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DECRETO LEGISLATIVO 2 febbraio 2001, n. 31
Attuazione della direttiva
98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano.
(in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 3 marzo, n. 52). -
Preambolo
IL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visti gli articoli 76 e 87 della Costituzione;
Vista la direttiva 98/83/CE del Consiglio, del 3 novembre 1998 concernente la
qualità delle acque destinate al consumo umano;
Vista la legge 21 dicembre 1999, n. 526, recante "Disposizioni per l'adempimento
di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee"
(legge comunitaria 1999), e in particolare, gli articoli 1 e 2 e l'allegato A;
Visto il decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 236;
Visto il decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152, e successive modifiche;
Vista la deliberazione preliminare del Consiglio dei Ministri, adottata nella
riunione del 26 gennaio 2001;
Sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le
province autonome di Trento e Bolzano, unificata, per le materie ed i compiti di
interesse comune delle regioni, delle province e dei comuni, con la Conferenza
Stato-città ed autonomie locali;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 2
febbraio 2001;
Sulla proposta del Ministro per le politiche comunitarie e del Ministro della
sanità, di concerto con i Ministri degli affari esteri, della giustizia, del
tesoro, del bilancio e della programmazione economica, dei lavori pubblici,
dell'industria, del commercio e dell'artigianato e del commercio con l'estero,
delle politiche agricole e forestali, dell'ambiente e per gli affari regionali.
Emana il seguente decreto legislativo:
Articolo 1
(Finalità)
1. Il
presente decreto disciplina la qualità delle acque destinate al consumo umano al
fine di proteggere la salute umana dagli effetti negativi derivanti dalla
contaminazione delle acque, garantendone la salubrità e là pulizia.
Articolo 2
(Definizioni)
1. Ai fini
del presente decreto, si intende per:
a) "acque destinate al consumo umano":
1) le acque trattate o non trattate, destinate ad uso potabile; per la
preparazione ,di cibi e bevande, o per altri usi domestici, a prescindere dalla
loro origine, siano esse fomite tramite una rete di distribuzione, mediante
cisterne, in bottiglie o in contenitori;
2) le acque utilizzate in un'impresa alimentare per la fabbricazione, il
trattamento, la conservazione o l'immissione sul mercato di prodotti o di
sostanze destinate al consumo umano, escluse quelle, individuate ai sensi
dell'articolo 11, comma 1, lettera e), la cui qualità non può avere conseguenze
sulla salubrità del prodotto alimentare finale;
b)"impianto di distribuzione domestico": le condutture, i raccordi, le
apparecchiature installati tra i rubinetti normalmente utilizzati per
l'erogazione dell'acqua destinata al consumo umano e la rete di distribuzione
esterna. La delimitazione tra impianto di distribuzione domestico e rete di
distribuzione esterna, di seguito denominata punto di consegna, è costituita dal
contatore, salva diversa indicazione del contratto di somministrazione;
c) "gestore": il gestore del servizio idrico integrato, così come definito
dall'articolo 2, comma 1, lettera o-bis) del decreto legislativo 11 maggio 1999,
n.152, e successive modifiche, nonché chiunque fornisca acqua a terzi attraverso
impianti idrici autonomi o cisterne, fisse o mobili; (1)
d) "autorità d'ambito": la forma di cooperazione tra comuni e province ai sensi
dell'articolo 9, comma 2, della legge 5 gennaio 1994, n. 36, e, fino alla piena
operatività del servizio idrico integrato, l'amministrazione pubblica titolare
del servizio".
(1) Lettera modificata dall'art. 1, d.lg. 2 febbraio 2002, n. 27.
Articolo 3
(Esenzioni)
1. La
presente normativa non si applica:
a) alle acque minerali naturali e medicinali riconosciute;
b) alle acque destinate esclusivamente a quegli usi per i quali la qualità delle
stesse non ha ripercussioni, dirette od indirette, sulla salute dei consumatori
interessati, individuate con decreto del Ministro della sanità, di concerto i
Ministri dell'industria, del commercio e dell'artigianato, dell'ambiente, dei
lavori pubblici e delle politiche agricole e forestali.
Articolo 4
(Obblighi generali)
1. Le
acque destinate al consumo umano devono essere salubri e pulite.
2. Al fine di cui al comma 1, le acque destinate al consumo umano:
a) non devono contenere microrganismi e parassiti, né altre sostanze, in
quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la
salute umana;
b) fatto salvo quanto previsto dagli articoli 13 e 16, devono soddisfare i
requisiti minimi di cui alle parti A e B dell'allegato I;
c) devono essere conformi a quanto previsto nei provvedimenti adottati ai sensi
dell'articolo 14, comma 1.
3. L'applicazione delle disposizioni del presente decreto non può avere
l'effetto di consentire un deterioramento del livello esistente della qualità
delle acque destinate al consumo umano tale da avere ripercussioni sulla tutela
della salute umana, né l'aumento dell'inquinamento delle acque destinate alla
produzione di acqua potabile.
Articolo 5
(Punti
di rispetto della conformità)
1. I
valori di parametro fissati nell'allegato I devono essere rispettati nei
seguenti punti:
a) per le acque fornite attraverso una rete di distribuzione, nel punto di
consegna ovvero, ove sconsigliabile per difficoltà tecniche o pericolo di
inquinamento del campione, in un punto prossimo della rete di distribuzione
rappresentativo e nel punto in cui queste fuoriescono dai rubinetti utilizzati
per il consumo umano; (1)
b) per le acque fornite da una cisterna, nel punto in cui fuoriescono dalla
cisterna;
c) per le acque confezionate in bottiglie o contenitori, rese disponibili per il
consumo umano, nel punto in cui sono imbottigliate o introdotte nei contenitori
e nelle confezioni in fase di commercializzazione o comunque di messa a
disposizione per il consumo; (1)
d) per le acque utilizzate nelle imprese alimentari, nel punto in cui sono
utilizzate nell'impresa.
2. Nell'ipotesi di cui al comma 1, lettera a), si considera che il gestore abbia
adempiuto agli obblighi di cui al presente decreto quando i valori di parametro
fissati nell'allegato I sono rispettati nel punto di consegna, indicato
all'articolo 2, comma 1, lettera b). Per gli edifici e le strutture in cui
l'acqua è fornita al pubblico, il titolare ed il responsabile della gestione
dell'edificio o della struttura devono assicurare che i valori di parametro
fissati nell'allegato I, rispettati nel punto di consegna, siano mantenuti nel
punto in cui l'acqua fuoriesce dal rubinetto. (2)
3. Fermo restando quanto stabilito al comma 2, qualora sussista il rischio che
le acque di cui al comma 1, lettera a), pur essendo nel punto di consegna
rispondenti ai valori di parametro fissati nell'allegato I, non siano conformi a
tali valori al rubinetto, l'azienda sanitaria locale dispone che il gestore
adotti misure appropriate per eliminare il rischio che le acque non rispettino i
valori di parametro dopo la fornitura. L'autorità sanitaria competente ed il
gestore, ciascuno per quanto di competenza, provvedono affinché i consumatori
interessati siano debitamente informati e consigliati sugli eventuali
provvedimenti e sui comportamenti da adottare. (3)
(1) Lettera modificata dall'art. 1, d.lg. 2 febbraio 2002, n. 27.
(2) Comma modificato dall'art. 1, d.lg. 2 febbraio 2002, n. 27.
(3) Comma sostituito dall'art. 1, d.lg. 2 febbraio 2002, n. 27.
Articolo 6
(Controlli)
1. I
controlli interni ed esterni di cui agli articoli 7 e 8 intesi a garantire che
le acque destinate al consumo umano soddisfino, nei punti indicati nell'articolo
5, comma 1, i requisiti del presente decreto, devono essere effettuati:
a) ai punti di prelievo delle acque superficiali e sotterranee da destinare al
consumo umano;
b) agli impianti di adduzione, di accumulo e di potabilizzazione
c) alle reti di distribuzione;
d) agli impianti di confezionamento di acqua in bottiglia o in contenitori;
e) sulle acque confezionate;
f) sulle acque utilizzate nelle imprese alimentari;
g) sulle acque fornite mediante cisterna, fissa o mobile.
2. Per le acque destinate al consumo umano fornite mediante cisterna i controlli
di cui al comma 1 devono essere estesi anche all'idoneità del mezzo di
trasporto.
3. Nei casi in cui la disinfezione rientra nel processo di preparazione o di
distribuzione delle acque destinate al consumo umano, i controlli di cui al
comma 1 verificano l'efficacia della disinfezione e accertano che la
contaminazione da presenza di sottoprodotti di disinfezione sia mantenuta al
livello più basso possibile senza compromettere la disinfezione stessa.
4. In sede di controllo debbono essere utilizzate, per le analisi dei parametri
dell'allegato I, le specifiche indicate dall'allegato III.
5. I laboratori di analisi di cui agli articoli 7 e 8 devono seguire procedure
di controllo analitico della qualità sottoposte periodicamente al controllo del
Ministero della sanità, in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità. Il
controllo è svolto nell'ambito degli ordinari stanziamenti di bilancio.
5-bis. Il giudizio di idoneità dell'acqua destinata al consumo umano spetta
all'azienda U.S.L. territorialmente competente. (1)
(1) Comma aggiunto dall'art. 1, d.lg. 2 febbraio 2002, n. 27.
Articolo 7
(Controlli interni)
1. Sono
controlli interni i controlli che il gestore è tenuto ad effettuare per la
verifica della qualità dell'acqua, destinata al consumo umano. (1)
2. I punti di prelievo e la frequenza dei controlli interni possono essere
concordati con l'azienda unità sanitaria locale. (1)
3. Per l'effettuazione dei controlli il gestore si avvale di laboratori di
analisi interni, ovvero stipula apposita convenzione con altri gestori di
servizi idrici. (1)
4. I risultati dei controlli devono essere conservati per un periodo di almeno
cinque anni per l'eventuale consultazione da parte dell'amministrazione che
effettua i controlli esterni.
5. I controlli di cui al presente articolo non possono essere effettuati dai
laboratori di analisi di cui all'articolo 8, comma 7.
(1) Comma sostituito dall'art. 1, d.lg. 2 febbraio 2002, n. 27.
Articolo 8
(Controlli esterni)
1. I
controlli esterni sono quelli svolti dall'azienda unità sanitaria locale
territorialmente competente, per verificare che le acque destinate al consumo
umano soddisfino i requisiti del presente decreto, sulla base di programmi
elaborati secondo i criteri generali dettati dalle regioni in ordine
all'ispezione degli impianti, alla fissazione dei punti di prelievo dei campioni
da analizzare, anche con riferimento agli impianti di distribuzione domestici, e
alle frequenze dei campionamenti, intesi a garantire la significativa
rappresentatività della qualità delle acque distribuite durante l'anno, nel
rispetto di quanto stabilito dall'allegato II.
2. Per quanto concerne i controlli di cui all'articolo 6, comma 1, lettera a)
l'azienda unità sanitaria locale tiene conto dei risultati del rilevamento dello
stato di qualità dei corpi idrici di cui all'articolo 43 del decreto legislativo
11 maggio 1999, n. 152, e successive modificazioni, e, in particolare per le
acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile, dei risultati
della classificazione e del monitoraggio effettuati secondo le modalità previste
nell'allegato 2, sezione A, del citato decreto legislativo n. 152 del 1999. (1)
3. L'azienda unità sanitaria locale assicura una ricerca supplementare, caso per
caso, delle sostanze e dei microrganismi per i quali non sono stati fissati
valori di parametro a norma dell'allegato 1, qualora vi sia motivo di
sospettarne la presenza in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un
potenziale pericolo per la salute umana ricerca dei parametri supplementari è
effettuata con metodiche predisposte dall'Istituto superiore di sanità.
4. Ove gli impianti di acquedotto ricadano nell'area di competenza territoriale
di più aziende unità sanitarie locali la regione può individuare l'azienda alla
quale attribuire la competenza in materia di controlli.
5. Per gli acquedotti interregionali l'organo sanitario di controllo è
individuato d'intesa fra le regioni interessate.
6. L'azienda unità sanitaria locale comunica i punti di prelievo fissati per il
controllo, le frequenze dei campionamenti e gli eventuali aggiornamenti alla
competente regione o provincia autonoma ed al Ministero della sanità secondo
modalità proposte dal Ministro della salute e sulle quali la Conferenza
Stato-regioni esprime intesa entro il 31 dicembre 2001 e trasmette gli eventuali
aggiornamenti entro trenta giorni dalle variazioni apportate. (1)
7. Per le attività di laboratorio le aziende unità sanitarie locali si avvalgono
delle agenzie regionali per la protezione dell'ambiente, ai sensi dell'articolo
7-quinquies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive
modificazioni o di propri laboratori secondo il rispettivo ordinamento. I
risultati delle analisi eseguite sono trasmessi mensilmente alle competenti
regioni o province autonome ed al Ministero della sanità, secondo le modalità
stabilite rispettivamente dalle regioni o provincie autonome e dal Ministero
della sanità. (1)
(1) Comma modificato dall'art. 1, d.lg. 2 febbraio 2002, n. 27.
Articolo 9
(Assicurazione di qualità del trattamento, delle attrezzature e dei materiali)
(1)
1. Nessuna
sostanza o materiale utilizzati per i nuovi impianti o per l'adeguamento di
quelli esistenti, per la preparazione o la distribuzione delle acque destinate
al consumo umano, o impurezze associate a tali sostanze o materiali, deve essere
presente in acque destinate al consumo umano in concentrazioni superiori a
quelle consentite per il fine per cui sono impiegati e non debbono ridurre,
direttamente o indirettamente, la tutela della salute umana prevista dal
presente decreto.
2. Con decreto del Ministro della sanità, da emanare di concerto con i Ministri
dell'industria, del commercio e dell'artigianato e dell'ambiente, sono adottate
le prescrizioni tecniche necessarie ai fini dell'osservanza di quanto disposto
dal comma I.
(1) Rubrica modificata dall'art. 1, d.lg. 2 febbraio 2002, n. 27.
Articolo 10
(Provvedimenti e limitazioni dell'uso)
1. Fatto
salvo quanto disposto dagli articoli 13, 14 e 16, nel caso in cui le acque
destinate al consumo umano non corrispondono ai valori di parametro fissati a
norma dell'allegato "I", l'azienda unità sanitaria locale interessata, comunica
al gestore l'avvenuto superamento e, effettuate le valutazioni del caso, propone
al sindaco l'adozione degli eventuali provvedimenti cautelativi a tutela della
salute pubblica, tenuto conto dell'entità del superamento del valore di
parametro pertinente e dei potenziali rischi per la salute umana nonché dei
rischi che potrebbero derivare da un'interruzione dell'approvvigionamento o da
una limitazione di uso delle acque erogate.
2. Il gestore, sentite l'azienda unità sanitaria locale e l'Autorità d'ambito,
individuate tempestivamente le cause della non conformità, attua i correttivi
gestionali di competenza necessari all'immediato ripristino della qualità delle
acque erogate.
3. La procedura di cui al comma precedente deve essere posta in atto anche in
presenza di sostanze o agenti biologici in quantità tali che possono determinare
un rischio per la salute umana.
4. Il sindaco, l'azienda unità sanitaria locale, l'Autorità d'ambito ed il
gestore informano i consumatori in ordine ai provvedimenti adottati, ciascuno
per quanto di propria competenza. (1)
(1) Articolo sostituito dall'art. 1, d.lg. 2 febbraio 2002, n. 27.
Articolo 11
(Competenze statali)
1. é di
competenza statale la determinazione di principi fondamentali concernenti: (1)
a) le modifiche degli allegati I, II e III, in relazione all'evoluzione delle
conoscenze tecnico scientifiche o in esecuzione di disposizioni adottate in
materia in sede comunitaria;
b) la fissazione di valori per parametri aggiuntivi non riportati nell'allegato
I qualora ciò sia necessario per tutelare la salute umana in una parte od in
tutto il territorio nazionale; i valori fissati devono, al minimo, soddisfare i
requisiti di cui all'articolo 4, comma 2, lettera a);
c) l'adozione di metodi analitici diversi da quelli indicati nell'allegato III,
punto 1, previa verifica, da parte dell'Istituto superiore di sanità, che i
risultati ottenuti siano affidabili almeno quanto quelli ottenuti con i metodi
specificati; di tale riconoscimento deve esserne data completa informazione alla
Commissione europea;
d) l'adozione, previa predisposizione da parte dell'Istituto superiore di
sanità, dei metodi analitici di riferimento da utilizzare per i parametri
elencati nell'allegato III, punti 2, nel rispetto dei requisiti di cui allo
stesso allegato; (2)
e) l'individuazione di acque utilizzate in imprese alimentari la cui qualità non
può avere conseguenze sulla salubrità del prodotto alimentare finale;
f) l'adozione di norme tecniche per la potabilizzazione e la disinfezione delle
acque;
g) l'adozione di norme tecniche per la installazione degli impianti di
acquedotto, nonché per lo scavo, la perforazione, la trivellazione, la
manutenzione, la chiusura e la riapertura dei pozzi;
h) l'adozione di prescrizioni tecniche concernenti il settore delle acque
destinate al consumo umano confezionate in bottiglie o in contenitori, nonché
per il confezionamento di acque per equipaggiamenti di emergenza; (2)
i) adozione di prescrizioni tecniche concernenti l'impiego delle apparecchiature
tendenti a migliorare le caratteristiche dell'acqua potabile distribuita sia in
ambito domestico che nei pubblici esercizi;
l) l'adozione di prescrizioni tecniche concernenti il trasporto di acqua
destinata al consumo umano.
2. Le funzioni di cui al comma 1, lettere a), b), c), d), e), f), h), i) l),
sono esercitate dal Ministero della sanità, di concerto con il Ministero
dell'ambiente, per quanto concerne le competenze di cui alle lettere a) e b);
sentiti i Ministeri dell'ambiente e dei lavori pubblici, per quanto concerne la
competenza di cui alla lettera f); di concerto con il Ministero dei trasporti e
della navigazione per quanto concerne la competenza di cui la lettera l). Le
funzioni di cui al comma 1, lettera g), sono esercitate dal Ministero dei lavori
pubblici, di concerto con i Ministeri della sanità e dell'ambiente, sentiti i
Ministeri dell'industria, del commercio e dell'artigianato e delle politiche
agricole e forestali.
3. Gli oneri economici connessi all'eventuale attività di sostituzione
esercitata, ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativa 31 marzo 1998, n.
112, in relazione alle funzioni e ai compiti spettanti a norma del presente
decreto alle regioni e agli enti locali, sono posti a carico dell'ente
inadempiente.
(1) Alinea modificato dall'art. 1, d.lg. 2 febbraio 2002, n. 27.
(2) Lettera modificata dall'art. 1, d.lg. 2 febbraio 2002, n. 27.
Articolo 12
(Competenze delle regioni o province autonome)
1. Alle
regioni e alle province autonome compete quanto segue:
a) previsione di misure atte a rendere possibile un approvvigionamento idrico di
emergenza per fornire acqua potabile rispondente ai requisiti previsti
dall'allegato I, per la quantità ed il periodo minimi necessari a far fronte a
contingenti esigenze locali;
b) esercizio dei poteri sostitutivi in casi di inerzia delle autorità locali
competenti nell'adozione dei provvedimenti necessari alla tutela della salute
umana nel settore dell'approvvigionamento idrico-potabile;
c) concessione delle deroghe ai valori di parametro fissati all'allegato I parte
B o fissati ai sensi dell'articolo 11, comma l, lettera b),e gli ulteriori
adempimenti di cui all'articolo 13;
d) adempimenti relativi all'inosservanza dei valori di parametro o delle
specifiche contenute nell'allegato I, parte C, di cui all'articolo 14;
e) adempimenti relativi si casi eccezionali per i quali è necessaria particolare
richiesta di proroga di cui all'articolo 16;
f) adozione di piani di intervento per il miglioramento della qualità delle
acque destinate al consumo umano;
g) definizione delle competenze delle aziende unità sanitarie locali.
Articolo 13
(Deroghe) (1)
1. La
regione o provincia autonoma può stabilire deroghe ai valori di parametro
fissati nell'allegato I, parte B, o fissati ai sensi dell'articolo 11, comma 1,
lettera b), entro i valori massimi ammissibili stabiliti dal Ministero della
sanità con decreto da adottate di concerto con il Ministero dell'ambiente,
purché nessuna deroga presenti potenziale pericolo per la salute umana e
sempreché l'approvvigionamento di acque destinate al consumo umano conformi ai
valori di parametro non possa essere assicurato con nessun altro mezzo congruo.
2. Il valore massimo ammissibile di cui al comma 1 è fissato su motivata
richiesta della regione o provincia autonoma, corredata dalle seguenti
informazioni:
a) motivi della richiesta di deroga con indicazione della causa del degrado
della risorsa idrica;
b) i parametri interessati, i risultati dei controlli effettuati negli ultimi
tre anni, il valore massimo ammissibile proposto e la durata necessaria di
deroga;
c) l'area geografica, la quantità di acqua fornita ogni giorno, la popolazione
interessata e gli eventuali effetti sulle industrie alimentari interessate;
d) un opportuno programma di controllo che preveda, se necessario, una maggiore
frequenza dei controlli rispetto a quelli minimi previsti;
e) il piano relativo alla necessaria azione correttiva, compreso un calendario
dei lavori, una stima dei costi, la relativa copertura finanziaria e le
disposizioni per il riesame.
3. Le deroghe devono avere la durata più breve possibile, comunque non superiore
ad un periodo di tre anni. Sei mesi prima della scadenza di tale periodo, la
regione o la provincia autonoma trasmette al Ministero della sanità una
circostanziata relazione sui risultati conseguiti, ai sensi di quanto disposto
al comma 2, nel periodo di deroga, in ordine alla qualità delle acque,
comunicando e documentando altresì l'eventuale necessità di un ulteriore periodo
di deroga.
4. Il Ministero della sanità con decreto da adottare di concerto con il
Ministero dell'ambiente, valutata la documentazione pervenuta, stabilisce un
valore massimo ammissibile per l'ulteriore periodo di deroga che potrà essere
concesso dalla regione. Tale periodo non dovrà, comunque, avere durata superiore
ai tre anni.
5. Sei mesi prima della scadenza dell'ulteriore periodo di deroga, la regione o
provincia autonoma trasmette al Ministero della sanità un'aggiornata e
circostanziata relazione sui risultati conseguiti. Qualora, per circostanze
eccezionali, non sia stato possibile dare completa attuazione ai provvedimenti
necessari per ripristinare la qualità dell'acqua, la regione o la provincia
autonoma documenta adeguatamente la necessità di un'ulteriore periodo di deroga.
6. Il Ministero della sanità con decreto di concerto con il Ministero
dell'ambiente, valutata la documentazione pervenuta, previa acquisizione del
parere favorevole della Commissione europea, stabilisce un valore massimo
ammissibile per l'ulteriore periodo di deroga che non deve essere superiore a
tre anni.
7. Tutti i provvedimenti di deroga devono riportare quanto segue:
a) i motivi della deroga;
b) i parametri interessati, i risultati del precedente controllo pertinente ed
il valore massimo ammissibile per la deroga per ogni parametro;
c) l'area geografica, la quantità di acqua fornita ogni giorno, la popolazione
interessata e gli eventuali effetti sulle industrie alimentari interessate;
d) un opportuno programma di controllo che preveda, se necessario, ima maggiore
frequenza dei controlli;
e) una sintesi del piano relativo alla necessaria azione correttiva, compreso un
calendario dei lavori, una stima dei costi, la relativa copertura finanziaria e
le disposizioni per il riesame;
f) la durata della deroga.
8. I provvedimenti di deroga debbono essere trasmessi al Ministero della sanità
ed al Ministero dell'ambiente entro e non oltre quindici giorni dalla loro
adozione.
9. In deroga a quanto disposto dai commi da 1 a 8, se la regione o la provincia
autonoma ritiene che l'inosservanza del valore di parametro sia trascurabile e
se l'azione correttiva intrapresa a norma dell'articolo 10, comma 1, è
sufficiente a risolvere il problema entra un periodo massimo di trenta giorni,
fissa il valore massimo ammissibile per il parametro interessato e stabilisce il
periodo necessario per ripristinare la conformità ai valori di parametro. La
regione o la provincia autonoma trasmette al Ministero della sanità, entro il
mese di gennaio di ciascun anno, gli eventuali provvedimenti adottati ai sensi
del presente comma.
10. Il ricorso alla procedura di cui al comma 9 non è consentito se
l'inosservanza di uno stesso valore di parametro per un determinato
approvvigionamento d'acqua si è verificata per oltre trenta giorni complessivi
nel corso dei dodici mesi precedenti.
11. La regione o provincia autonoma che si avvale delle deroghe di cui al
presente articolo provvede affinché la popolazione interessata sia
tempestivamente e adeguatamente informata delle deroghe applicate e delle
condizioni che le disciplinano. Ove occorra, la regione o provincia autonoma
provvede inoltre a fornire raccomandazioni a gruppi specifici di popolazione per
i quali la deroga possa costituire un rischio particolare. Le informazioni e
raccomandazioni fornite alla popolazione fanno parte integrante del
provvedimento di deroga. Gli obblighi di cui al presente comma sono osservati
anche nei casi di cui al comma 9, qualora la regione o la provincia autonoma lo
ritenga opportuno.
12. La regione o la provincia autonoma tiene conto delle deroghe adottate a
norma del presente articolo ai fini della redazione dei piani di tutela delle
acque di cui agli articoli 42 e seguenti del decreto-legislativo n.152 del 1999
e successive modifiche.
13. Il Ministero della sanità, entro due mesi dalla loro adozione, comunica alla
Commissione europea i provvedimenti di deroga adottati ai sensi del presente
articolo e, nei casi di cui ai commi 3 e 4, i risultati conseguiti nei periodi
di deroga.
14. Il presente articolo non si applica alle acque fornite mediante cisterna ed
a quelle confezionate in bottiglie o contenitori, rese disponibili per il
consumo umano (2).
(1) Vedi, anche, il D.M. 23 dicembre 2003.
(2) Comma modificato dall'art. 1, d.lg. 2 febbraio 2002, n. 27.
Articolo 14
(Conformità ai parametri indicatori)
1. In caso
di non conformità ai valori di parametro o alle specifiche di cui alla parte C
dell'allegato I, l'autorità d'ambito, sentito il parere dell'azienda unità
sanitaria locale in merito al possibile rischio per la salute umana derivante
dalla non conformità ai valori di parametro o alle specifiche predetti, mette in
atto i necessari adempimenti di competenza e dispone che vengano presi
provvedimenti intesi a ripristinare la qualità delle acque ove ciò sia
necessario per tutelare la salute umana. (1)
2. Entro il 31 gennaio di ciascun anno, la regione o la provincia autonoma
comunica al Ministero della sanità e dell'ambiente le seguenti informazioni
relative ai casi di non conformità riscontrati nell'anno precedente:
a) il parametro interessato ed il relativo valore, i risultati dei controlli
effettuati nel corso degli ultimi dodici mesi, la durata delle situazioni di non
conformità;
b) l'area geografica, la quantità di acqua fornita ogni giorno, la popolazione
coinvolta e gli eventuali effetti sulle industrie alimentari interessate;
c) una sintesi dell'eventuale piano relativo all'azione correttiva ritenuta
necessaria, compreso un calendario dei lavori, una stima dei costi e la relativa
copertura finanziaria nonché disposizioni in materia di riesame.
3. Nel caso di utenze inferiori a 500 abitanti, l'obbligo di cui al comma 2 è
assolto, mediante la trasmissione di una relazione contenente i parametri
interessati con i relativi valori e la popolazione coinvolta.
4. Il presente articolo non si applica alle acque confezionate in bottiglie o
contenitori, rese disponibili per il consumo umano e a quelle fornite tramite
cisterna. (1)
(1) Comma modificato dall'art. 1, d.lg. 2 febbraio 2002, n. 27.
Articolo 15
(Termini per la messa in conformità)
1. La
qualità delle acque destinate al consumo umano deve essere resa conforme ai
valori di parametro dell'allegato 1 entro il 25 dicembre 2003, fatto salvo
quanto disposto dalle note 2, 4, 10 e 11 dell'allegato I, parte B. (1)
(1) Comma modificato dall'art. 1, d.lg. 2 febbraio 2002, n. 27.
Articolo 16
(Casi
eccezionali)
1. In casi
eccezionali e per aree geograficamente delimitate, qualora non sia possibile un
approvvigionamento di acque destinate al consumo umano, conformi ai valori di
parametro di cui all'allegato 1, con nessun mezzo congruo, il Ministero della
sanità, su istanza della regione, o provincia autonoma, può chiedere alla
Commissione europea la proroga del termine di cui all'articolo 15 per un periodo
non superiore a tre anni.
2. L'istanza di cui al comma 1 deve essere trasmessa al Ministero della sanità
entro il 31 marzo 2002 e deve essere debitamente motivata, deve indicare le
difficoltà incontrate e deve essere corredata almeno delle informazioni di cui
all'articolo 13, comma 2.
3. Sei mesi prima della scadenza del periodo di proroga concesso ai sensi del
comma 1, la regione, o provincia autonoma, interessata trasmette al Ministero
delta sanità un'aggiornata e circostanziata relazione sui progressi compiuti,
comunicando e documentando altresì l'eventuale necessità di un ulteriore periodo
di proroga in relazione alle difficoltà incontrate. Il Ministero della sanità
può chiedere alla Commissione europea la concessione di una ulteriore proroga
per un periodo non superiore a tre anni.
4. La regione, o provincia autonoma, provvede affinché la popolazione
interessata dall'istanza sia tempestivamente ed adeguatamente informata del suo
esito. La regione, o provincia autonoma, assicura, ove necessario, che siano
forniti consigli a gruppi specifici di popolazione per i quali potrebbe
sussistere un rischio particolare. La regione, o provincia autonoma, informa
tempestivamente il Ministero della sanità delle iniziative adottate ai sensi del
presente comma.
5. Il presente articolo non si applica alle acque fornite mediante cisterna ed a
quelle confezionate in bottiglie o contenitori rese disponibili per il consumo
umano. (1)
(1) Comma modificato dall'art. 1, d.lg. 2 febbraio 2002, n. 27.
Articolo 17
(Informazioni e relazioni)
1. Il
Ministero della sanità provvede all'elaborazione ed alla pubblicazione di una
relazione triennale sulla qualità delle acque destinate al consumo umano al fine
di informare i consumatori.
2. La relazione di cui al comma 1 contiene le informazioni relative alle
forniture di acqua superiori a 1000 m3 al giorno in media o destinate
all'approvvigionamento di 5000 o più persone. La relazione, in particolare, deve
rendere conto delle misure di cui agli articoli 3, comma 1, lettera b), 4;
8;10;11;13, commi 9 e 11;14;16 e all'allegato I, parte C, nota 10.
3. La relazione di cui al comma 1 viene pubblicata entro l'anno successivo al
triennio cui si riferisce e viene trasmessa alla Commissione europea entro due
mesi dalla pubblicazione. La prima relazione dovrà riferirsi agli anni, 2002,
2003 e 2004.
4. Il Ministero della sanità provvede alla redazione di una relazione da
trasmettere alla Commissione europea sulle misure adottate e sui provvedimenti
da prendere ai sensi dell'articolo 5, comma 3, ed in relazione al valore
parametrico dei trialometani di cui all'allegato I, parte B, nota 10. (1)
5. Le informazioni elaborate dal Ministero della sanità ai sensi del presente
decreto sono rese accessibili ai Ministeri interessati.
(1) Comma modificato dall'art. 1, d.lg. 2 febbraio 2002, n. 27.
Articolo 18
(Competenze delle regioni speciali e province autonome)
1. Sono
fatte salve le competenze delle regioni a statuto speciale e delle province
autonome di Trento e Bolzano.
Articolo 19
(Sanzioni)
1.
Chiunque fornisce acqua destinata al consumo umano, in violazione delle
disposizioni di cui all'articolo 4, camma 2, è punito con la sanzione
amministrativa pecuniaria da lire venti milioni a lire centoventi milioni.
2. La violazione delle disposizioni di cui all'articolo 5, comma 2, secondo
periodo, è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire dieci
milioni a lire sessanta milioni.
3. Si applica la stessa sanzione prevista al comma 2 a chiunque utilizza, in
imprese alimentari, mediante incorporazione o contatto per la fabbricazione, il
trattamento, la conservazione, l'immissione sul mercato di prodotti o sostanze
destinate al consumo umano, acqua che, pur conforme al punto di consegna alle
disposizioni di cui all'articolo 4, comma 2, non lo sia al punto in cui essa
fuoriesce dal rubinetto, se l'acqua utilizzata ha conseguenze per la salubrità
del prodotto alimentare finale.
4. L'inosservanza delle prescrizioni imposte, ai sensi degli articoli 5, comma
3, o 10, commi 1 e 2, con i provvedimenti adottati dalle competenti autorità è
punita:
a) con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire cinquecentomila a lire tre
milioni se i provvedimenti riguardano edifici o strutture in cui l'acqua non è
fornita al pubblico;
b) con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire dieci milioni a lire
sessanta milioni se i provvedimenti riguardano edifici o strutture in cui
l'acqua è fornita al pubblico;
c) con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire venti milioni a lire
centoventi milioni se i provvedimenti riguardano la fornitura di acqua destinata
al consumo umano.
4-bis. La violazione degli adempimenti di cui all'articolo 7, comma 4, è punita
con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 5165 a euro 30987. (1)
5. La violazione delle disposizioni di cui all'articolo 9 è punita con la
sanzione amministrativa pecuniaria da lire venti milioni a lire centoventi
milioni.
5-bis. Fatta salva l'applicazione delle sanzioni penali per i fatti costituenti
reato, la violazione delle disposizioni emanate ai sensi dell'articolo 11, comma
1, lettere f), g), h), i) ed l) sono punite con la sanzione amministrativa da
euro 5165 a euro 30987. (1)
(1) Comma aggiunto dall'art. 1, d.lg. 2 febbraio 2002, n. 27.
Articolo 19 Bis
1. In relazione a quanto disposto dall'articolo 117, comma quinto, della
Costituzione e fatto salvo quanto previsto dalla legge di procedura dello Stato
di cui al medesimo articolo 117, nelle materie di competenze delle regioni e
delle province autonome, le disposizioni di cui agli articoli precedenti del
presente decreto si applicano, per le regioni e le province autonome di Trento e
di Bolzano che non abbiano ancora provveduto al recepimento della direttiva
98/83/CE, sino alla data di entrata in vigore della normativa di attuazione di
ciascuna regione e provincia autonoma. Tale normativa è adottata da ciascuna
regione e provincia nel rispetto dei principi fondamentali desumibili dal
presente decreto. (1)
(1) Articolo inserito dall'art. 1, d.lg. 2 febbraio 2002, n. 27.
Articolo 20
(Norme
transitorie e finali)
1. Le
disposizioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988,
n. 236, cessano di avere efficacia al momento della effettiva vigenza delle
disposizioni del presente decreto legislativo, conformemente a quanto previsto
dall'articolo 15, fatte salve le proroghe concesse dalla Commissione europea ai
sensi dell'articolo 16.
2. Le norme tecniche adottate ai sensi del decreto del Presidente della
Repubblica 24 maggio 1988, n. 236, restano in vigore, ove compatibili, con le
disposizioni del presente decreto, fino all'adozione di diverse specifiche
tecniche in materia. (1)
3. Dall'attuazione del presente decreto non derivano nuovi o maggiori oneri a
carico del bilancio dello Stato.
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sarà inserito nella
Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. È fatto
obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare
(1) Comma sostituito dall'art. 1, d.lg. 2 febbraio 2002, n. 27.
Allegato 1
Allegato
unico.
(Sono omessi gli allegati)