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Testo coordinato del Decreto-Legge 6 novembre 2008, n. 172
Testo del decreto-legge 6 novembre 2008, n. 172 (in Gazzetta Ufficiale - serie generale - n. 260 del 6 novembre 2008), coordinato con la legge di conversione 30 dicembre 2008, n. 210 (in questa stessa Gazzetta Ufficiale a pag. 1), recante «Misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, nonche' misure urgenti di tutela ambientale».
(GU n. 2 del 3-1-2009)
Avvertenza:
Il testo coordinato qui pubblicato e' stato redatto dal Ministero della
giustizia ai sensi dell'art. 11, comma 1, del testo unico delle disposizioni
sulla promulgazione delle leggi, sull'emanazione dei decreti del Presidente
della Repubblica e sulle pubblicazioni ufficiali della Repubblica italiana,
approvato con D.P.R. 28 dicembre 1985, n. 1092, nonche' dell'art. 10, commi 3,
del medesimo testo unico, al solo fine di facilitare la lettura sia delle
disposizioni del decreto-legge, integrate con le modifiche apportate dalla legge
di conversione, che di quelle richiamate nel decreto, trascritte nelle note.
Restano invariati il valore e l'efficacia degli atti legislativi qui riportati.
Le modifiche apportate dalla legge di conversione sono stampate con caratterini
corsivi.
Tali modifiche sul video sono riportate tra i segni (( ... )) A norma
dell'art. 15, comma 5, della legge 23 agosto 1988, n. 400 (Disciplina dell'attivita'
di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri), le
modifiche apportate dalla legge di conversione hanno efficacia dal giorno
successivo a quello della sua pubblicazione.
Art. 1.
Misure per incentivare il conferimento di rifiuti ingombranti, di imballaggi
usati e di rifiuti di imballaggio
(( 1. Fino al termine dello stato di emergenza nel settore dello
smaltimento dei rifiuti nella regione Campania di cui all'articolo 19 del
decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge
14 luglio 2008, n. 123, )) al fine di incentivare la raccolta
differenziata, sono autorizzati la raccolta e il trasporto occasionale o
saltuario di singole tipologie di imballaggi usati e rifiuti di imballaggio,
nella misura massima di 100 chilogrammi al giorno, per il relativo conferimento
presso aree di raccolta attrezzate, gestite da soggetti pubblici o privati
all'uopo autorizzati. Per tale attivita' al soggetto conferente il materiale
spetta un indennizzo forfetario, a carico del Consorzio nazionale imballaggi (CONAI),
parametrato a quello riconosciuto dallo stesso CONAI ai gestori del servizio di
gestione integrata dei rifiuti, ai sensi del vigente accordo quadro stipulato
con l'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI).
2. Fino alla cessazione dello stato di emergenza di cui al comma 1 ed in via
sperimentale, chi provvede al conferimento dei rifiuti ingombranti a soggetti
pubblici o privati, autorizzati a svolgere il servizio di raccolta a domicilio
e' esentato dal pagamento degli oneri di trasporto e di smaltimento. Tali oneri,
fino alla concorrenza massima di due milioni di euro sono certificati e
liquidati dall'amministrazione comunale ((a valere sulle disponibilita'
iscritte nell'apposita contabilita' speciale istituita ai sensi dell'articolo 17
)) del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, convertito, con
modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123.
3. Con una o piu' ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri, sentito
il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ai sensi
dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e successive
modificazioni, sono disciplinate le modalita' attuative delle disposizioni di
cui al presente articolo.
Riferimenti normativi:
- Si riporta il testo degli articoli 17 e 19 del decreto-legge 23 maggio 2008,
n. 90 (Misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello
smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di
protezione civile), convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008,
n. 123:
«Art. 17 (Copertura finanziaria investimenti). - 1. Nello stato di previsione
del Ministero dell'economia e delle finanze e' istituito il Fondo per
l'emergenza rifiuti Campania, con una dotazione pari a 150 milioni di euro
nell'anno 2008, che costituisce limite di spesa per l'attuazione degli
interventi di cui al presente decreto, ad eccezione delle spese derivanti dagli
articoli 11, comma 12, e 16. La dotazione del Fondo di cui al periodo precedente
e' assegnata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed e' trasferita,
nell'anno 2008, su apposita contabilita' speciale per l'attuazione degli
interventi di cui al precedente periodo. Una quota della medesima dotazione,
pari al 10 per cento, e' destinata a spese di parte corrente.
2. Alla copertura degli oneri di cui al comma 1 si provvede mediante riduzione
del Fondo per le aree sottoutilizzate di cui all'art. 61 della legge 27 dicembre
2002, n. 289, per un importo di 450 milioni di euro, per l'anno 2008, al fine di
compensare gli effetti sui saldi di finanza pubblica.
2-bis. All'attuazione dell'art. 16, comma 1, lettera b), si provvede a valere
sulle risorse di parte corrente del Fondo per la protezione civile, come
determinato dalla tabella C allegata alla legge 24 dicembre 2007, n. 244, e
senza nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato.
3. Il Ministro dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad apportare, con
propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
3-bis. Il Sottosegretario di Stato provvede al monitoraggio degli impegni
finanziari assunti, a valere sulla contabilita' speciale di cui al comma 1, in
attuazione delle disposizioni di cui al presente decreto, informando il Ministro
dell'economia e delle finanze, anche ai fini dell'adozione dei provvedimenti
correttivi di cui all'articolo 11-ter, comma 7, della legge 5 agosto 1978, n.
468, e successive modificazioni. Per il periodo strettamente necessario
all'adozione dei predetti provvedimenti correttivi, alle eventuali eccedenze di
spesa rispetto alla dotazione del Fondo di cui al comma 1 si provvede a valere
sul Fondo per la protezione civile di cui alla legge 24 febbraio 1992, n. 225.
3-ter. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con
il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la
Conferenza unificata di cui all'art. 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997,
n. 281, e successive modificazioni, sono definiti criteri, tempi e modalita' per
l'acquisizione al bilancio dello Stato, attraverso la riduzione dei
trasferimenti, di somme corrispondenti alle entrate previste dalla riscossione
della tassa o della tariffa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani dei
comuni riconosciuti, sulla base dei criteri determinati dal decreto medesimo,
inadempienti agli obblighi relativi all'attivita' di raccolta e smaltimento dei
suddetti rifiuti. La disposizione di cui al presente comma si applica anche in
relazione alle somme gia' destinate dallo Stato alle regioni interessate dalla
dichiarazione dello stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti
ai sensi dell'art. 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225. Relativamente alla
quota della tariffa riferita alla contribuzione statale, il decreto determina,
con riferimento agli enti che rientrino in entrambe le fattispecie di cui al
primo e al secondo periodo del presente comma, l'importo delle somme da
acquisire al bilancio dello Stato, in misura tale da non pregiudicare
l'equilibrio finanziario degli enti medesimi.».
«Art. 19 (Cessazione dello stato di emergenza nella regione Campania). - 1. Lo
stato di emergenza dichiarato nella regione Campania, ai sensi dell'art. 5 della
legge 24 febbraio 1992, n. 225, cessa il 31 dicembre 2009.».
- Si riporta il testo dell'art. 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225
(Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile):
«Art. 5. (Stato di emergenza e potere di ordinanza). - 1. Al verificarsi degli
eventi di cui all'art. 2, comma 1, lettera c), il Consiglio dei Ministri, su
proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, ovvero, per sua delega ai
sensi dell'art. 1, comma 2, del Ministro per il coordinamento della protezione
civile, delibera lo stato di emergenza, determinandone durata ed estensione
territoriale in stretto riferimento alla qualita' ed alla natura degli eventi.
Con le medesime modalita' si procede alla eventuale revoca dello stato di
emergenza al venir meno dei relativi presupposti.
2. Per l'attuazione degli interventi di emergenza conseguenti alla dichiarazione
di cui al comma 1, si provvede, nel quadro di quanto previsto dagli articoli 12,
13, 14, 15 e 16, anche a mezzo di ordinanze in deroga ad ogni disposizione
vigente, e nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico.
3. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, ovvero, per sua delega ai sensi
dell'art. 1, comma 2, il Ministro per il coordinamento della protezione civile,
puo' emanare altresi' ordinanze finalizzate ad evitare situazioni di pericolo o
maggiori danni a persone o a cose. Le predette ordinanze sono comunicate al
Presidente del Consiglio dei Ministri, qualora non siano di diretta sua
emanazione.
4. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, ovvero, per sua delega ai sensi
dell'art. 1, comma 2, il Ministro per il coordinamento della protezione civile,
per l'attuazione degli interventi di cui ai commi 2 e 3 del presente articolo,
puo' avvalersi di commissari delegati. Il relativo provvedimento di delega deve
indicare il contenuto della delega dell'incarico, i tempi e le modalita' del suo
esercizio.
5. Le ordinanze emanate in deroga alle leggi vigenti devono contenere
l'indicazione delle principali norme a cui si intende derogare e devono essere
motivate.
6. Le ordinanze emanate ai sensi del presente articolo sono pubblicate nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, nonche' trasmesse ai sindaci
interessati affinche' vengano pubblicate ai sensi dell'art. 47, comma 1, della
legge 8 giugno 1990, n. 142.».
Art. 2.
Rimozione di cumuli di rifiuti indifferenziati e pericolosi ed impianti di
gestione dei rifiuti
1. (( Per tutta la durata dello stato di emergenza nel settore dello
smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, )) allo scopo di
fronteggiare il fenomeno dell'illecito abbandono dei rifiuti sul territorio
della regione Campania (( e fermo restando il rispetto della normativa
comunitaria vigente in materia, i soggetti pubblici competenti, informando le
competenti strutture sanitarie, con le risorse umane, strumentali e finanziarie
disponibili allo scopo a legislazione vigente, )) dispongono la
rimozione ed il trasporto di cumuli di rifiuti, anche pericolosi, presenti su
aree pubbliche o private da parte di soggetti in possesso dei necessari titoli
abilitativi, anche in deroga alle procedure vigenti, ivi comprese quelle sul
prelievo ed il trasporto dei rifiuti pericolosi, con l'assistenza dell'Agenzia
regionale per la protezione ambientale della Campania per assicurare adeguate
condizioni di igiene a tutela della salute pubblica e dell'ambiente, nonche'
anche in deroga alle procedure di cui all'articolo 242 del decreto legislativo 3
aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni; a tale fine, e' consentito
l'affidamento diretto del servizio a soggetti in possesso della necessaria
idoneita' tecnica ai sensi della normativa vigente. I soggetti pubblici
competenti individuano, anche in deroga alla vigente normativa, nel rispetto dei
principi generali in materia di tutela dei beni culturali, apposite aree
attrezzate o da attrezzare quali siti di stoccaggio provvisorio per la
salvaguardia dell'ambiente, presso cui conferire i rifiuti rimossi per il tempo
necessario ad una prima selezione e caratterizzazione, nonche' all'attribuzione
dei codici CER ai fini dell'avvio delle successive fasi di gestione, garantendo
adeguate condizioni di igiene e di tutela della salute pubblica e delle matrici
ambientali. 2. I rifiuti provenienti dalle aree di cui al comma 1 sono destinati
ad attivita' di recupero, ovvero di smaltimento secondo quanto previsto dalla
parte IV e relativi allegati del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e
successive modificazioni.
(( 2-bis. Il Sottosegretario di Stato di cui al decreto-legge 23 maggio
2008, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123,
in collaborazione con l'Agenzia regionale per la protezione ambientale della
Campania, nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili
a legislazione vigente, avvia un progetto pilota per garantire la piena
tracciabilita' dei rifiuti, al fine di ottimizzare la gestione integrata dei
rifiuti stessi.
2-ter. All'articolo 121, comma 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152,
dopo la lettera g) e' inserita la seguente:
«g-bis) i dati in possesso delle autorita' e agenzie competenti rispetto al
monitoraggio delle acque di falda delle aree interessate e delle acque potabili
dei comuni interessati, rilevati e periodicamente aggiornati presso la rete di
monitoraggio esistente, da pubblicare in modo da renderli disponibili per i
cittadini». ))
3. Le autorita' competenti autorizzano l'attivazione e la gestione dei
siti di stoccaggio provvisorio e di smaltimento entro quindici giorni dalla
richiesta. Decorso inutilmente tale termine, il Ministero dell'ambiente e della
tutela del territorio e del mare provvede in via sostitutiva, con oneri a carico
dell'autorita' inadempiente, su proposta del Sottosegretario di cui al
decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge
14 luglio 2008, n. 123.
4. All'articolo 8 del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, convertito, con
modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123, dopo il comma 1, e' inserito
il seguente: «1-bis. Il Sottosegretario di Stato dispone, (( previa
motivata verifica di un'effettiva esigenza legata alla gestione del ciclo dei
rifiuti nella regione Campania, )) la progettazione, la realizzazione e
la gestione, con il sistema della finanza di progetto, di un impianto di
recupero dei rifiuti gia' prodotti e stoccati per la produzione di energia
mediante l'applicazione delle migliori tecnologie disponibili a salvaguardia
della salute della popolazione e dell'ambiente; a tale fine il Sottosegretario
di Stato individua, (( sentiti gli enti locali competenti, un sito idoneo
nel territorio della regione Campania. All'attuazione del presente comma si
provvede nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili
a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».
))
Riferimenti normativi:
- Si riporta il testo dell'art. 242 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.
152 (Norme in materia ambientale), recita:
«Art. 242 (Procedure operative ed amministrative). - 1. Al verificarsi di un
evento che sia potenzialmente in grado di contaminare il sito, il responsabile
dell'inquinamento mette in opera entro ventiquattro ore le misure necessarie di
prevenzione e ne da' immediata comunicazione ai sensi e con le modalita' di cui
all'art. 304, comma 2. La medesima procedura si applica all'atto di
individuazione di contaminazioni storiche che possano ancora comportare rischi
di aggravamento della situazione di contaminazione.
2. Il responsabile dell'inquinamento, attuate le necessarie misure di
prevenzione, svolge, nelle zone interessate dalla contaminazione, un'indagine
preliminare sui parametri oggetto dell'inquinamento e, ove accerti che il
livello delle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) non sia stato
superato, provvede al ripristino della zona contaminata, dandone notizia, con
apposita autocertificazione, al comune ed alla provincia competenti per
territorio entro quarantotto ore dalla comunicazione. L'autocertificazione
conclude il procedimento di notifica di cui al presente articolo, ferme restando
le attivita' di verifica e di controllo da parte dell'autorita' competente da
effettuarsi nei successivi quindici giorni. Nel caso in cui l'inquinamento non
sia riconducibile ad un singolo evento, i parametri da valutare devono essere
individuati, caso per caso, sulla base della storia del sito e delle attivita'
ivi svolte nel tempo.
3. Qualora l'indagine preliminare di cui al comma 2 accerti l'avvenuto
superamento delle CSC anche per un solo parametro, il responsabile
dell'inquinamento ne da' immediata notizia al comune ed alle province competenti
per territorio con la descrizione delle misure di prevenzione e di messa in
sicurezza di emergenza adottate. Nei successivi trenta giorni, presenta alle
predette amministrazioni, nonche' alla regione territorialmente competente il
piano di caratterizzazione con i requisiti di cui all'Allegato 2 alla parte
quarta del presente decreto. Entro i trenta giorni successivi la regione,
convocata la conferenza di servizi, autorizza il piano di caratterizzazione con
eventuali prescrizioni integrative. L'autorizzazione regionale costituisce
assenso per tutte le opere connesse alla caratterizzazione, sostituendosi ad
ogni altra autorizzazione, concessione, concerto, intesa, nulla osta da parte
della pubblica amministrazione.
4. Sulla base delle risultanze della caratterizzazione, al sito e' applicata la
procedura di analisi del rischio sito specifica per la determinazione delle
concentrazioni soglia di rischio (CSR). I criteri per l'applicazione della
procedura di analisi di rischio sono stabiliti con decreto del Ministro
dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con i
Ministri dello sviluppo economico e della salute entro il 30 giugno 2008. Nelle
more dell'emanazione del predetto decreto, i criteri per l'applicazione della
procedura di analisi di rischio sono riportati nell'Allegato 1 alla parte quarta
del presente decreto. Entro sei mesi dall'approvazione del piano di
caratterizzazione, il soggetto responsabile presenta alla regione i risultati
dell'analisi di rischio. La conferenza di servizi convocata dalla regione, a
seguito dell'istruttoria svolta in contraddittorio con il soggetto responsabile,
cui e' dato un preavviso di almeno venti giorni, approva il documento di analisi
di rischio entro i sessanta giorni dalla ricezione dello stesso. Tale documento
e' inviato ai componenti della conferenza di servizi almeno venti giorni prima
della data fissata per la conferenza e, in caso di decisione a maggioranza, la
delibera di adozione fornisce una adeguata ed analitica motivazione rispetto
alle opinioni dissenzienti espresse nel corso della conferenza.
5. Qualora gli esiti della procedura dell'analisi di rischio dimostrino che la
concentrazione dei contaminanti presenti nel sito e' inferiore alle
concentrazioni soglia di rischio, la conferenza dei servizi, con l'approvazione
del documento dell'analisi del rischio, dichiara concluso positivamente il
procedimento. In tal caso la conferenza di servizi puo' prescrivere lo
svolgimento di un programma di monitoraggio sul sito circa la stabilizzazione
della situazione riscontrata in relazione agli esiti dell'analisi di rischio e
all'attuale destinazione d'uso del sito. A tal fine, il soggetto responsabile,
entro sessanta giorni dall'approvazione di cui sopra, invia alla provincia ed
alla regione competenti per territorio un piano di monitoraggio nel quale sono
individuati:
a) i parametri da sottoporre a controllo;
b) la frequenza e la durata del monitoraggio.
6. La regione, sentita la provincia, approva il piano di monitoraggio entro
trenta giorni dal ricevimento dello stesso. L'anzidetto termine puo' essere
sospeso una sola volta, qualora l'autorita' competente ravvisi la necessita' di
richiedere, mediante atto adeguatamente motivato, integrazioni documentali o
approfondimenti del progetto, assegnando un congruo termine per l'adempimento.
In questo caso il termine per l'approvazione decorre dalla ricezione del
progetto integrato. Alla scadenza del periodo di monitoraggio il soggetto
responsabile ne da' comunicazione alla regione ed alla provincia, inviando una
relazione tecnica riassuntiva degli esiti del monitoraggio svolto.
Nel caso in cui le attivita' di monitoraggio rilevino il superamento di uno o
piu' delle concentrazioni soglia di rischio, il soggetto responsabile dovra'
avviare la procedura di bonifica di cui al comma 7.
7. Qualora gli esiti della procedura dell'analisi di rischio dimostrino che la
concentrazione dei contaminanti presenti nel sito e' superiore ai valori di
concentrazione soglia di rischio (CSR), il soggetto responsabile sottopone alla
regione, nei successivi sei mesi dall'approvazione del documento di analisi di
rischio, il progetto operativo degli interventi di bonifica o di messa in
sicurezza, operativa o permanente, e, ove necessario, le ulteriori misure di
riparazione e di ripristino ambientale, al fine di minimizzare e ricondurre ad
accettabilita' il rischio derivante dallo stato di contaminazione presente nel
sito. La regione, acquisito il parere del comune e della provincia interessati
mediante apposita conferenza di servizi e sentito il soggetto responsabile,
approva il progetto, con eventuali prescrizioni ed integrazioni entro sessanta
giorni dal suo ricevimento. Tale termine puo' essere sospeso una sola volta,
qualora la regione ravvisi la necessita' di richiedere, mediante atto
adeguatamente motivato, integrazioni documentali o approfondimenti al progetto,
assegnando un congruo termine per l'adempimento. In questa ipotesi il termine
per l'approvazione del progetto decorre dalla presentazione del progetto
integrato. Ai soli fini della realizzazione e dell'esercizio degli impianti e
delle attrezzature necessarie all'attuazione del progetto operativo e per il
tempo strettamente necessario all'attuazione medesima, l'autorizzazione
regionale di cui al presente comma sostituisce a tutti gli effetti le
autorizzazioni, le concessioni, i concerti, le intese, i nulla osta, i pareri e
gli assensi previsti dalla legislazione vigente compresi, in particolare, quelli
relativi alla valutazione di impatto ambientale, ove necessaria, alla gestione
delle terre e rocce da scavo all'interno dell'area oggetto dell'intervento ed
allo scarico delle acque emunte dalle falde. L'autorizzazione costituisce,
altresi', variante urbanistica e comporta dichiarazione di pubblica utilita', di
urgenza ed indifferibilita' dei lavori. Con il provvedimento di approvazione del
progetto sono stabiliti anche i tempi di esecuzione, indicando altresi' le
eventuali prescrizioni necessarie per l'esecuzione dei lavori ed e' fissata l'entita'
delle garanzie finanziarie, in misura non superiore al cinquanta per cento del
costo stimato dell'intervento, che devono essere prestate in favore della
regione per la corretta esecuzione ed il completamento degli interventi
medesimi.
8. I criteri per la selezione e l'esecuzione degli interventi di bonifica e
ripristino ambientale, di messa in sicurezza operativa o permanente, nonche' per
l'individuazione delle migliori tecniche di intervento a costi sostenibili (B.A.T.N.E.E.C.
- Best Available Technology Not Entailing Excessive Costs) ai sensi delle
normative comunitarie sono riportati nell'Allegato 3 alla parte quarta del
presente decreto.
9. La messa in sicurezza operativa, riguardante i siti contaminati con attivita'
in esercizio, garantisce una adeguata sicurezza sanitaria ed ambientale ed
impedisce un'ulteriore propagazione dei contaminanti. I progetti di messa in
sicurezza operativa sono accompagnati da accurati piani di monitoraggio
dell'efficacia delle misure adottate ed indicano se all'atto della cessazione
dell'attivita' si rendera' necessario un intervento di bonifica o un intervento
di messa in sicurezza permanente.
10. Nel caso di caratterizzazione, bonifica, messa in sicurezza e ripristino
ambientale di siti con attivita' in esercizio, la regione, fatto salvo l'obbligo
di garantire la tutela della salute pubblica e dell'ambiente, in sede di
approvazione del progetto assicura che i suddetti interventi siano articolati in
modo tale da risultare compatibili con la prosecuzione della attivita'.
11. Nel caso di eventi avvenuti anteriormente all'entrata in vigore della parte
quarta del presente decreto che si manifestino successivamente a tale data in
assenza di rischio immediato per l'ambiente e per la salute pubblica, il
soggetto interessato comunica alla regione, alla provincia e al comune
competenti l'esistenza di una potenziale contaminazione unitamente al piano di
caratterizzazione del sito, al fine di determinarne l'entita' e l'estensione con
riferimento ai parametri indicati nelle CSC ed applica le procedure di cui ai
commi 4 e seguenti.
12. Le indagini ed attivita' istruttorie sono svolte dalla provincia, che si
avvale della competenza tecnica dell'Agenzia regionale per la protezione
dell'ambiente e si coordina con le altre amministrazioni.
13. La procedura di approvazione della caratterizzazione e del progetto di
bonifica si svolge in Conferenza di servizi convocata dalla regione e costituita
dalle amministrazioni ordinariamente competenti a rilasciare i permessi,
autorizzazioni e concessioni per la realizzazione degli interventi compresi nel
piano e nel progetto. La relativa documentazione e' inviata ai componenti della
conferenza di servizi almeno venti giorni prima della data fissata per la
discussione e, in caso di decisione a maggioranza, la delibera di adozione deve
fornire una adeguata ed analitica motivazione rispetto alle opinioni
dissenzienti espresse nel corso della conferenza. Compete alla provincia
rilasciare la certificazione di avvenuta bonifica. Qualora la provincia non
provveda a rilasciare tale certificazione entro trenta giorni dal ricevimento
della delibera di adozione, al rilascio provvede la regione.».
- La Parte IV del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia
ambientale), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 88
del 14 aprile 2006, reca «Norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica
dei siti inquinati».
- Si riporta il testo dell'art. 121 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.
152 (Norme in materia ambientale), cosi' come modificato dall'art. 2, comma
2-ter, della presente legge recita:
«Art. 121 (Piani di tutela delle acque). - 1. Il Piano di tutela delle acque
costituisce uno specifico piano di settore ed e' articolato secondo i contenuti
elencati nel presente articolo, nonche' secondo le specifiche indicate nella
parte B dell'Allegato 4 alla parte terza del presente decreto.
2. Entro il 31 dicembre 2006 le Autorita' di bacino, nel contesto delle
attivita' di pianificazione o mediante appositi atti di indirizzo e
coordinamento, sentite le province e le Autorita' d'ambito, definiscono gli
obiettivi su scala di distretto cui devono attenersi i piani di tutela delle
acque, nonche' le priorita' degli interventi. Entro il 31 dicembre 2007, le
regioni, sentite le province e previa adozione delle eventuali misure di
salvaguardia, adottano il Piano di tutela delle acquee lo trasmettono al
Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio nonche' alle competenti
Autorita' di bacino, per le verifiche di competenza.
3. Il Piano di tutela contiene, oltre agli interventi volti a garantire il
raggiungimento o il mantenimento degli obiettivi di cui alla parte terza del
presente decreto, le misure necessarie alla tutela qualitativa e quantitativa
del sistema idrico.
4. Per le finalita' di cui al comma 1 il Piano di tutela contiene in
particolare:
a) i risultati dell'attivita' conoscitiva;
b) l'individuazione degli obiettivi di qualita' ambientale e per specifica
destinazione;
c) l'elenco dei corpi idrici a specifica destinazione e delle aree richiedenti
specifiche misure di prevenzione dall'inquinamento e di risanamento;
d) le misure di tutela qualitative e quantitative tra loro integrate e
coordinate per bacino idrografico;
e) l'indicazione della cadenza temporale degli interventi e delle relative
priorita';
f) il programma di verifica dell'efficacia degli interventi previsti;
g) gli interventi di bonifica dei corpi idrici;
g-bis) i dati in possesso delle autorita' e agenzie competenti rispetto al
monitoraggio delle acque di falda delle aree interessate e delle acque potabili
dei comuni interessati, rilevati e periodicamente aggiornati presso la rete di
monitoraggio esistente, da pubblicare in modo da renderli disponibili per i
cittadini;
h) l'analisi economica di cui all'Allegato 10 alla parte terza del presente
decreto e le misure previste al fine di dare attuazione alle disposizioni di cui
all'art. 119 concernenti il recupero dei costi dei servizi idrici;
i) le risorse finanziarie previste a legislazione vigente.
5. Entro centoventi giorni dalla trasmissione del Piano di tutela le Autorita'
di bacino verificano la conformita' del piano agli atti di pianificazione o agli
atti di indirizzo e coordinamento di cui al comma 2, esprimendo parere
vincolante. Il Piano di tutela e' approvato dalle regioni entro i successivi sei
mesi e comunque non oltre il 31 dicembre 2008. Le successive revisioni e gli
aggiornamenti devono essere effettuati ogni sei anni.».
- Si riporta il testo dell'art. 8 del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90
(Misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento
dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione
civile), convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123,
cosi' come modificato dall'art. 2, comma 4, della presente legge:
«Art. 8. (Termovalorizzatore di Napoli, ecoballe e stoccaggi). - 1. Al fine di
raggiungere un'adeguata capacita' complessiva di smaltimento dei rifiuti
prodotti nella regione Campania, il Sottosegretario di Stato e' autorizzato alla
realizzazione di un impianto di termovalorizzazione nel territorio del comune di
Napoli, mediante l'applicazione delle migliori tecnologie disponibili a
salvaguardia della salute della popolazione e dell'ambiente. Il sindaco del
comune di Napoli individua, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore
del presente decreto, il sito del predetto impianto. In caso di mancato rispetto
del predetto termine di trenta giorni, il Consiglio dei Ministri, su proposta
del Presidente del Consiglio dei Ministri, delibera, in via sostitutiva, circa
l'individuazione del sito da destinare alla realizzazione dell'impianto di
termovalorizzazione, anche in deroga alle previsioni edilizie ed urbanistiche
vigenti.
1-bis Il Sottosegretario di Stato dispone, previa motivata verifica di
un'effettiva esigenza legata alla gestione del ciclo dei rifiuti nella regione
Campania, la progettazione, la realizzazione e la gestione, con il sistema della
finanza di progetto, di un impianto di recupero dei rifiuti gia' prodotti e
stoccati per la produzione di energia mediante l'applicazione delle migliori
tecnologie disponibili a salvaguardia della salute della popolazione e
dell'ambiente; a tale fine il Sottosegretario di Stato individua, sentiti gli
enti locali competenti, un sito idoneo nel territorio della regione Campania.
All'attuazione del presente comma si provvede nell'ambito delle risorse umane,
finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o
maggiori oneri per la finanza pubblica.
2. Nelle more del funzionamento a regime del sistema di smaltimento dei rifiuti
della regione Campania di cui al presente decreto e ferma restando la necessita'
di adottare misure di salvaguardia ambientale e di tutela igienico-sanitaria, e'
autorizzato l'esercizio degli impianti in cui i rifiuti aventi i codici CER
19.12.10, 19.12.12, 19.05.01, 19.05.03, 20.03.01 e 20.03.99 sono scaricati al
fine di essere preparati per il successivo trasporto in un impianto di recupero,
trattamento o smaltimento, e sono altresi' autorizzati lo stoccaggio dei rifiuti
in attesa di smaltimento e il deposito temporaneo limitatamente ai rifiuti
aventi i medesimi codici sopra richiamati.
3. Agli oneri derivanti dal presente articolo si fa fronte a valere sulle
risorse di cui all'art. 17.».
(( Art. 2-bis
Modifica al comma 4 dell'articolo 2 del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90,
convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n.123, in materia di individuazione di aree di interesse strategico nazionale.
1. All'articolo 2, comma 4, del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, convertito,
con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n.123, dopo le parole. «I siti, le aree» sono inserite le seguenti: «,le sedi
degli uffici». ))
Riferimenti normativi:
- Si riporta il testo dell'art. 2, comma 4, del decreto-legge 23 maggio 2008, n.
90 (Misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello
smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di
protezione civile), convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008,
n. 123, cosi' come modificato dall'art. 2-bis della presente legge:
«Art. 2. (Attribuzioni del Sottosegretario di Stato). -
1.-3. (Omissis).
4. I siti, le aree, le sedi degli uffici e gli impianti comunque connessi all'attivita'
di gestione dei rifiuti costituiscono aree di interesse strategico nazionale,
per le quali il Sottosegretario di Stato provvede ad individuare le occorrenti
misure, anche di carattere straordinario, di salvaguardia e di tutela per
assicurare l'assoluta protezione e l'efficace gestione. (Omissis).».
(( Art. 2-ter
Interpretazione autentica del comma 2 dell'articolo 8 del decreto-legge 23
maggio 2008, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008,
n. 123, in materia di stoccaggio e deposito temporaneo di rifiuti.
1. Il comma 2 dell'articolo 8 del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90,
convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123, si interpreta
nel senso che, nelle more del funzionamento a regime del sistema dello
smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, sono autorizzati lo stoccaggio
dei rifiuti in attesa di smaltimento aventi i codici CER 19.12.10, 19.12.12,
19.05.01, 19.05.03, 20.03.01 e 20.03.99 e il deposito di essi presso qualsiasi
area di deposito temporaneo.
2. L'attuazione del comma 2 dell'articolo 8 del citato decreto-legge n. 90 del
2008, come interpretato dal comma 1 del presente articolo, e' sottoposta
all'autorizzazione comunitaria. ))
Riferimenti normativi:
- Per il testo dell'art. 8 del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90 (Misure
straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei
rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile),
convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123, si vedano i
riferimenti normativi all'art. 2.
Art. 3.
Commissariamento di enti locali
1. All'articolo 142 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti
locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, dopo il comma 1 e'
inserito il seguente:
«1-bis. Nei territori in
cui vige lo stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti
dichiarato ai sensi della legge 24 febbraio 1992, n. 225, in caso di ((
grave inosservanza )) degli obblighi posti a carico delle province
inerenti alla programmazione ed organizzazione del recupero e dello smaltimento
dei rifiuti a livello provinciale ed alla individuazione delle zone idonee alla
localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti, ovvero in
caso di (( grave )) inosservanza di specifici obblighi posti a
carico dei comuni inerenti alla disciplina delle modalita' del servizio di
raccolta e trasporto dei rifiuti urbani, della raccolta differenziata, della
promozione del recupero delle diverse frazioni di rifiuti, della raccolta e
trasporto dei rifiuti primari di imballaggio ai sensi degli articoli 197 e 198
del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, anche come precisati dalle
ordinanze di protezione civile, (( il Sottosegretario di Stato delegato
alla gestione dell'emergenza assegna all'ente interessato un congruo termine
perentorio per adottare i provvedimenti dovuti o necessari; decorso inutilmente
tale termine, su proposta motivata del medesimo Sottosegretario, )) con
decreto del Ministro dell'interno possono essere rimossi il sindaco, il
presidente della provincia o i componenti dei consigli e delle giunte.».
Riferimenti normativi:
- Si riporta il testo dell'art. 142 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n.
267 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali), cosi' come
modificato dall'art. 1, comma 1, della presente legge:
«Art. 142 (Rimozione e sospensione di amministratori locali). - 1. Con decreto
del Ministro dell'interno il sindaco, il presidente della provincia, i
presidenti dei consorzi e delle comunita' montane, i componenti dei consigli e
delle giunte, i presidenti dei consigli circoscrizionali possono essere rimossi
quando compiano atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti
violazioni di legge o per gravi motivi di ordine pubblico.
1-bis. Nei territori in cui vige lo stato di emergenza nel settore dello
smaltimento dei rifiuti dichiarato ai sensi della legge 24 febbraio 1992, n.
225, in caso di grave inosservanza degli obblighi posti a carico delle province
inerenti alla programmazione ed organizzazione del recupero e dello smaltimento
dei rifiuti a livello provinciale ed alla individuazione delle zone idonee alla
localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti, ovvero in
caso di grave inosservanza di specifici obblighi posti a carico dei comuni
inerenti alla disciplina delle modalita' del servizio di raccolta e trasporto
dei rifiuti urbani, della raccolta differenziata, della promozione del recupero
delle diverse frazioni di rifiuti, della raccolta e trasporto dei rifiuti
primari di imballaggio ai sensi degli articoli 197 e 198 del decreto legislativo
3 aprile 2006, n. 152, anche come precisati dalle ordinanze di protezione
civile, il Sottosegretario di Stato delegato alla gestione dell'emergenza
assegna all'ente interessato un congruo termine perentorio per adottare i
provvedimenti dovuti o necessari; decorso inutilmente tale termine, su proposta
motivata del medesimo Sottosegretario, con decreto del Ministro dell'interno
possono essere rimossi il sindaco, il presidente della provincia o i componenti
dei consigli e delle giunte.
2. In attesa del decreto, il prefetto puo' sospendere gli amministratori di cui
al comma 1 qualora sussistano motivi di grave e urgente necessita'.
3. Sono fatte salve le disposizioni dettate dagli articoli 58 e 59.».
- La legge 24 febbraio 1992, n. 225 recante “Istituzione del Servizio nazionale
della protezione civile” e' stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della
Repubblica italiana n. 64 del 17 marzo 1992.
- Si riporta il testo degli articoli 197 e 198 del decreto legislativo 3 aprile
2006, n. 152 (Norme in materia ambientale):
«Art. 197 (Competenze delle province). - 1. In attuazione dell'art. 19 del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, alle province competono in linea
generale le funzioni amministrative concernenti la programmazione ed
organizzazione del recupero e dello smaltimento dei rifiuti a livello
provinciale, da esercitarsi con le risorse umane, strumentali e finanziarie
disponibili a legislazione vigente, ed in particolare:
a) il controllo e la verifica degli interventi di bonifica ed il monitoraggio ad
essi conseguenti;
b) il controllo periodico su tutte le attivita' di gestione, di intermediazione
e di commercio dei rifiuti, ivi compreso l'accertamento delle violazioni delle
disposizioni di cui alla parte quarta del presente decreto;
c) la verifica ed il controllo dei requisiti previsti per l'applicazione delle
procedure semplificate, con le modalita' di cui agli articoli 214, 215, e 216;
d) l'individuazione, sulla base delle previsioni del piano territoriale di
coordinamento di cui all'art. 20, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto
2000, n. 267, ove gia' adottato, e delle previsioni di cui all'art. 199, comma
3, lettere d) e h), nonche' sentiti l'Autorita' d'ambito ed i comuni, delle zone
idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti, nonche'
delle zone non idonee alla localizzazione di impianti di recupero e di
smaltimento dei rifiuti.
2. Ai fini dell'esercizio delle proprie funzioni le province possono avvalersi,
mediante apposite convenzioni, di organismi pubblici, ivi incluse le Agenzie
regionali per la protezione dell'ambiente (ARPA), con specifiche esperienze e
competenze tecniche in materia, fermo restando quanto previsto dagli articoli
214, 215 e 216 in tema di procedure semplificate.
3. Gli addetti al controllo sono autorizzati ad effettuare ispezioni, verifiche
e prelievi di campioni all'interno di stabilimenti, impianti o imprese che
producono o che svolgono attivita' di gestione dei rifiuti. Il segreto
industriale non puo' essere opposto agli addetti al controllo, che sono, a loro
volta, tenuti all'obbligo della riservatezza ai sensi della normativa vigente.
4. Il personale appartenente al Comando carabinieri tutela ambiente (C.C.T.A.)
e' autorizzato ad effettuare le ispezioni e le verifiche necessarie ai fini
dell'espletamento delle funzioni di cui all'art. 8 della legge 8 luglio 1986, n.
349, istitutiva del Ministero dell'ambiente.
5. Nell'ambito delle competenze di cui al comma 1, le province sottopongono ad
adeguati controlli periodici gli stabilimenti e le imprese che smaltiscono o
recuperano rifiuti, curando, in particolare, che vengano effettuati adeguati
controlli periodici sulle attivita' sottoposte alle procedure semplificate di
cui agli articoli 214, 215, e 216 e che i controlli concernenti la raccolta ed
il trasporto di rifiuti pericolosi riguardino, in primo luogo, l'origine e la
destinazione dei rifiuti.».
6. Restano ferme le altre disposizioni vigenti in materia di vigilanza e
controllo previste da disposizioni speciali.
«Art. 198 (Competenze dei comuni). - 1. I comuni concorrono, nell'ambito delle
attivita' svolte a livello degli ambiti territoriali ottimali di cui all'art.
200 e con le modalita' ivi previste, alla gestione dei rifiuti urbani ed
assimilati. Sino all'inizio delle attivita' del soggetto aggiudicatario della
gara ad evidenza pubblica indetta dall'Autorita' d'ambito ai sensi dell'art.
202, i comuni continuano la gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati
avviati allo smaltimento in regime di privativa nelle forme di cui all'art. 113,
comma 5, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
2. I comuni concorrono a disciplinare la gestione dei rifiuti urbani con
appositi regolamenti che, nel rispetto dei principi di trasparenza, efficienza,
efficacia ed economicita' e in coerenza con i piani d'ambito adottati ai sensi
dell'art. 201, comma 3, stabiliscono in particolare:
a) le misure per assicurare la tutela igienico-sanitaria in tutte le fasi della
gestione dei rifiuti urbani;
b) le modalita' del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani;
c) le modalita' del conferimento, della raccolta differenziata e del trasporto
dei rifiuti urbani ed assimilati al fine di garantire una distinta gestione
delle diverse frazioni di rifiuti e promuovere il recupero degli stessi;
d) le norme atte a garantire una distinta ed adeguata gestione dei rifiuti
urbani pericolosi e dei rifiuti da esumazione ed estumulazione di cui all'art.
184, comma 2, lettera f);
e) le misure necessarie ad ottimizzare le forme di conferimento, raccolta e
trasporto dei rifiuti primari di imballaggio in sinergia con altre frazioni
merceologiche, fissando standard minimi da rispettare;
f) le modalita' di esecuzione della pesata dei rifiuti urbani prima di inviarli
al recupero e allo smaltimento;
g) l'assimilazione, per qualita' e quantita', dei rifiuti speciali non
pericolosi ai rifiuti urbani, secondo i criteri di cui all'art. 195, comma 2,
lettera e), ferme restando le definizioni di cui all'art. 184, comma 2, lettere
c) e d).
3. I comuni sono tenuti a fornire alla regione, alla provincia ed alle Autorita'
d'ambito tutte le informazioni sulla gestione dei rifiuti urbani da esse
richieste.
4. I comuni sono altresi' tenuti ad esprimere il proprio parere in ordine
all'approvazione dei progetti di bonifica dei siti inquinati rilasciata dalle
regioni.».
Art. 4.
Affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti nella provincia di Caserta
1. Per la durata dello stato di emergenza e fino alla costituzione delle
societa' provinciali di cui all'articolo 20 della legge della regione Campania
28 marzo 2007, n. 4, e successive modificazioni, i comuni della provincia di
Caserta, anche in forma associata, che si avvalgono del Consorzio unico di
bacino della provincia di Napoli e di Caserta, entro sette giorni dalla data di
entrata in vigore del presente decreto, avviano le procedure per l'affidamento
del servizio di raccolta dei rifiuti urbani, (( anche avvalendosi delle
deroghe al codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture,
di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, previste dall'articolo 18
)) del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, convertito, con
modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123, purche' si tratti di bacino
di utenza di almeno quindicimila abitanti. I bandi di gara contengono misure di
assegnazione del personale dipendente dal Consorzio unico, in proporzione alle
quote di partecipazione dei comuni ai consorzi di bacino costituiti in base alla
legge della regione Campania 10 febbraio 1993, n. 10, e comunque utilizzato
presso i medesimi comuni, agli affidatari del servizio, ai sensi del contratto
collettivo nazionale di lavoro di categoria Federambiente, nonche' criteri di
preferenza per l'assorbimento del personale del Consorzio medesimo.
2. I comuni che si avvalgono del Consorzio unico di bacino delle province di
Napoli e di Caserta limitatamente alla raccolta differenziata, con le procedure
di cui al comma 1, affidano entro sette giorni dalla data di entrata in vigore
del presente decreto, il predetto servizio alle societa' che svolgono il
servizio di raccolta dei rifiuti urbani, con il trasferimento del personale
dipendente del Consorzio utilizzato presso i medesimi comuni ai gestori del
servizio. Nel caso in cui il predetto personale sia utilizzato in piu' comuni,
la ripartizione del personale avviene in proporzione alle quote di
partecipazione dei comuni ai consorzi di bacino costituiti in base alla legge
della regione Campania 10 febbraio 1993, n. 10.
3. Le procedure di gara di cui ai commi 1 e 2 sono svolte sotto la vigilanza dei
prefetti territorialmente competenti che nominano il presidente della
Commissione di gara per l'affidamento del servizio. Qualora i comuni non
provvedano entro il termine di cui ai commi 1 e 2, i prefetti competenti, previa
diffida, nominano un commissario ad acta per i necessari adempimenti, ((
con oneri a carico delle autorita' inadempienti e senza nuovi o maggiori oneri
)) a carico del bilancio dello Stato.
Riferimenti normativi:
- Si riporta il testo dell'art. 20 della legge della regione Campania 28 marzo
2007, n. 4 (Norme in materia di gestione, trasformazione, riutilizzo dei rifiuti
bonifica dei siti inquinati), e successive modificazioni, reca:
«Art. 20 (Organizzazione della gestione dei rifiuti). - 1. L'autorita' d'ambito
affida il servizio di gestione integrata dei rifiuti, nel rispetto del decreto
legislativo n. 152/06, art. 202 e della normativa comunitaria e nazionale
sull'evidenza pubblica, nonche' in conformita' alle leggi regionali in materia.
2. All'autorita' d'ambito e' trasferito l'esercizio delle competenze degli enti
locali consorziati in materia di gestione integrata dei rifiuti.
3. L'autorita' d'ambito adottando apposito regolamento, in sede di definizione
delle tariffe a carico dei cittadini, nel rispetto della normativa vigente,
definisce:
a) le misure di perequazione a vantaggio delle fasce sociali piu' deboli;
b) le misure di incentivazione e premialita', compresa la compensazione
economica, per l'attuazione di forme di raccolta virtuose che dipendono dalla
partecipazione attiva dei cittadini.».
- Il decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 recante «Codice dei contratti
pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive
2004/17/CE e 2004/18/CE» e' stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della
Repubblica italiana n. 100 del 2 maggio 2006.
- Si riporta il testo dell'art. 18 del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90
(Misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento
dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione
civile), convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123:
«Art. 18 (Deroghe). - 1. Per le finalita' di cui al presente decreto e fermo
restando il rispetto dei principi dell'ordinamento comunitario e dei principi
fondamentali in materia di tutela della salute, della sicurezza sul lavoro,
dell'ambiente e del patrimonio culturale, il Sottosegretario di Stato e i capi
missione sono autorizzati, ove necessario per la salvaguardia della salute
pubblica e per il tempo strettamente necessario a garantire la tutela di tale
interesse, a derogare alle seguenti disposizioni:
regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, articoli 216 e 217;
legge 20 marzo 1865, n. 2248, recante «Legge sui lavori pubblici» articoli 7 e
11, allegato F, titolo VI, articolo 331;
regio decreto 18 novembre 1923, n. 2440, e successive modificazioni, recante
«Nuove disposizioni sull'amministrazione del patrimonio e sulla contabilita'
generale dello Stato»; in particolare titolo I, articoli 3, 5, 6, secondo comma,
7, 8, 9, 11, 13, 14, 15, 19, 20;
regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3267, recante «Riordinamento e riforma della
legislazione in materia di boschi e di terreni montani» articoli 1, 7, 8, 12,
17;
regio decreto 23 maggio 1924, n. 827, recante «Regolamento per l'amministrazione
del patrimonio e per la contabilita' generale dello Stato» e successive
modificazioni, titolo II, articoli 37, 38, 39, 40, 41, 42, 119;
legge 16 giugno 1927, n. 1766 recante «Conversione in legge del regio decreto 22
maggio 1924, n. 751, riguardante il riordinamento degli usi civici nel Regno,
del regio decreto 28 agosto 1924, n. 1484, che modifica l'art. 26 del regio
decreto 22 maggio 1924, n. 751, e del regio decreto 16 maggio 1926, n. 895, che
proroga i termini assegnati dall'art. 2 del regio decreto-legge 22 maggio 1924,
n. 751», art. 12; e regio decreto 26 febbraio 1928, n. 332 recante «Regolamento
usi civici del Regno»; e legge 17 agosto 1942, n. 1150, recante «Legge
urbanistica» titoli I, II e III;
legge 30 novembre 1950, n. 996, recante «Definitivita' dei provvedimenti
adottati dai prefetti, in base all'art. 7 della legge 20 marzo 1865, n. 2248»;
decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957 recante «Testo unico
delle disposizioni concernenti lo statuto degli impiegati civili dello Stato»
art. 56;
legge 18 dicembre 1973, n. 836, recante «Trattamento economico di missione e di
trasferimento dei dipendenti statali»; art. 8, comma 1, secondo periodo;
legge 28 gennaio 1977, n. 10, recante «Norme per l'edificabilita' dei suoli»
articoli 1, 2, 3, 4, 5 e 10;
decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, recante «Attribuzione
delle funzioni amministrative ai comuni, alle province ed alle comunita'
montane», articoli 69, 81, 82 e 101;
legge regione Campania 31 ottobre 1978, n. 51, e successive modificazioni,
articoli 25, 26, 27, 28 e 29;
legge regione Campania 7 gennaio 1983, n. 9, articoli 2 e 5;
decreto-legge 27 giugno 1985, n. 312, convertito, con modificazione, dalla legge
8 agosto 1985, n. 431, recante «Disposizioni urgenti per la tutela delle zone di
particolare interesse ambientale»;
legge 7 agosto 1990, n. 241, recante «Nuove norme in materia di procedimento
amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi»;
legge 6 dicembre 1991, n. 394, recante «Legge quadro sulle aree protette»
articoli 6, 11 e 13;
legge della regione Campania 10 febbraio 1993, n. 10;
legge della regione Campania 1° marzo 1994, n. 11;
decreto del Presidente della Repubblica 20 aprile 1994, n. 373 recante
«Regolamento recante devoluzione delle funzioni dei Comitati interministeriali
soppressi e per il riordino della relativa disciplina»;
legge della regione Campania 13 aprile 1995, n. 17;
decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 1995, recante «Istituzione
dell'Ente parco nazionale del Vesuvio», allegato A, articoli 3, 4, 5, 7 e 8;
legge 14 novembre 1995, n. 481, recante «Norme per la concorrenza e la
regolazione dei servizi di pubblica utilita'. Istituzione delle Autorita' di
regolazione dei servizi di pubblica utilita'» art. 2, comma 12 e art. 3, commi 1
e 7;
decreto del Presidente della Repubblica 12 gennaio 1998, n. 37, «Regolamento
recante disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione incendi, a norma
dell'art. 20, comma 8, della legge 15 marzo 1997, n. 59»; legge della regione
Campania 13 agosto 1998, n. 16, articoli 10 e 11;
decreto del Presidente della Repubblica 10 ottobre 1998, n. 408, recante
«Regolamento recante norme sulla revisione generale periodica dei veicoli a
motore e loro rimorchi.» articoli 4, 5, 6, 7, 8, 12, 14, 16 e 18;
decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, «Attuazione della direttiva 96/92/CE
recante norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica», art. 3,
comma 12 e art. 15;
decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1999, n. 554, recante
«Regolamento di attuazione della legge 11 febbraio 1994, n. 109 legge quadro in
materia di lavori pubblici e successive modificazioni», articoli 9 e 12;
decreto del Ministro dei lavori pubblici 19 aprile 2000, n. 145, recante
«Regolamento recante il capitolato generale d'appalto dei lavori pubblici, ai
sensi dell'art. 3, comma 5, della legge 11 febbraio 1994, n. 109 e successive
modificazioni», articoli 29 e 30;
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, recante «Testo unico delle leggi
sull'ordinamento degli enti locali», articoli 50 e 54;
decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327, recante «Testo
unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di
espropriazione per pubblica utilita'» cosi' come modificato e integrato dal
decreto legislativo 27 dicembre 2002, n. 302;
legge 27 dicembre 2002, n. 289, recante «Disposizioni per la formazione del
bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2003)», art. 24;
decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 «Attuazione della direttiva
1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti», art. 5; articoli 8, 9 e 10,
limitatamente alla tempistica e alle modalita' ivi previste, 14, fermo il
rispetto dell'art. 10 della citata direttiva 1999/31/CE, punto 2.4.2
dell'allegato I, quarto capoverso;
decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio in data 13
marzo 2003, articoli 2, 3 e 4, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 67 del 21
marzo 2003;
decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, recante «Codice dei beni culturali e
del paesaggio, ai sensi dell'art. 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137» come
modificato dal decreto legislativo 26 marzo 2008, n. 63, e dal decreto
legislativo 26 marzo 2008, n. 62, articoli 20, 21, 22, 25, 26, 28, 45, 46, 135,
142, 143, 146, 147, 150, 152, 169, 181;
decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 3
agosto 2005, recante «Definizione dei criteri di ammissibilita' dei rifiuti in
discarica» articoli 1, comma 2, 3, comma 1, 4, commi 1 e 3, 6, 7, 8, 10, comma
3;
decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante «Norme in materia
ambientale», e successive modificazioni, articoli 178, limitatamente ai commi 4
e 5, 182, limitatamente ai commi 4 e 5, 193, limitatamente ai rifiuti non
pericolosi, 202, 205, 208, ad eccezione dei commi 1 e 11, 212, commi da 5 a 13,
limitatamente all'impiego delle Forze armate, 214, 215, 216, 238;
decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, recante «Codice dei contratti
pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive
2004/17/CE e 2004/18/CE» articoli 3, 6, 7, 29, 34, 37, 40, 48, 53, 55, 56, 57,
67, 72, 75, 80, 81, 82, 83, 84, 88, 90, 91, 92, 93, 95, 96, 97, 98, 111, 112,
118, 122, 123, 125, 126, 127, 128, 129, 132, 133, 141, 144, titolo III, capo IV
- sezioni I, II e III, 241 e 243 e relative disposizioni del decreto del
Presidente della Repubblica 21 dicembre 1999, n. 554;
decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, convertito, con modificazioni, dalla legge
6 dicembre 2006, n. 290, recante «Misure straordinarie emergenza rifiuti
Campania» art. 1, comma 1, art. 3, comma 1-ter;
legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante «Disposizioni per la formazione del
bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)» art. 1,
commi 1117 e 1118;
decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, convertito, con modificazioni, dalla legge
5 luglio 2007, n. 87, recante «Interventi straordinari per emergenza settore
smaltimento rifiuti Campania», articolo 1, comma 3, articolo 3;
legge della regione Campania 28 marzo 2007, n. 4 come modificata dalla legge
regionale 14 aprile 2008, n. 4;
decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 recante «Attuazione dell'articolo 1
della legge 3 agosto 2007, n. 123 in materia di tutela della salute e della
sicurezza nei luoghi di lavoro», articoli 18, 46, 225 e allegati; le normative
statali e regionali in materia di espropriazioni, salvaguardando il diritto di
indennizzo dei soggetti espropriandi;
leggi regionali strettamente collegate agli interventi da eseguire.
1-bis. Il Sottosegretario di Stato svolge le funzioni di autorita' competente di
spedizione di cui all'articolo 194, commi 5 e 6, del decreto legislativo 3
aprile 2006, n. 152, in deroga alle disposizioni ivi previste.».
- La legge della regione Campania 10 febbraio 1993, n. 10 recante “Norme e
procedure per lo smaltimento dei rifiuti in Campania” e' stata pubblicata sul
Bollettino ufficiale della regione Campania n. 11 del 3 marzo 1993.
Art. 5.
Lavoro straordinario del personale militare
(( 1. Per remunerare il maggior impegno richiesto al personale
militare assegnato alla struttura commissariale, per il periodo dal 16 gennaio
2008 al 9 giugno 2008, e' autorizzata l'erogazione di un compenso ulteriore
rispetto a quello di cui all'ordinanza del Commissario delegato per l'emergenza
rifiuti nella regione Campania 26 febbraio 2008, n. 92. Il compenso e' da
considerarsi remunerativo anche del compenso forfettario di impiego, del
compenso forfettario di guardia e dell'indennita' di marcia riferiti al medesimo
periodo.
Per l'attuazione del presente comma e' autorizzata la spesa massima di 660.000
euro per l'anno 2008. Al relativo onere si provvede a valere sulle
disponibilita' iscritte nell'apposita contabilita' speciale istituita ai sensi
dell'articolo 17 del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, convertito, con
modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123. ))
2. (Abrogato).
3. All'articolo 2, comma 7-bis, del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90,
convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123, dopo le
parole: «comma 7» sono inserite le seguenti: «, nonche' per il controllo della
corretta gestione del ciclo dei rifiuti,».
Riferimenti normativi:
- Per il testo dell'art. 17 del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90 (Misure
straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei
rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile),
convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123, si vedano i
riferimenti normativi all'art. 1 della presente legge.
- Si riporta il testo dell'art. 2, comma 7-bis, del decreto-legge 23 maggio
2008, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123,
cosi' come modificato dalla presente legge:
«Art. 2 (Procedura ai fini del rilascio dell'Autorizzazione integrata
ambientale). - 1 - 7
(Omissis).
7-bis Senza compensi aggiuntivi rispetto a quelli previsti dalle vigenti
ordinanze di protezione civile, il personale delle Forze armate impiegato per lo
svolgimento delle attivita' di vigilanza e protezione, di cui al comma 7,
nonche' per il controllo della corretta gestione del ciclo dei rifiuti, agisce
con le funzioni di agente di pubblica sicurezza e puo' procedere
all'identificazione e all'immediata perquisizione sul posto di persone e mezzi
di trasporto a norma dell'articolo 4 della legge 22 maggio 1975, n. 152, anche
al fine di prevenire o impedire comportamenti che possono mettere in pericolo l'incolumita'
di persone o la sicurezza dei luoghi vigilati, con esclusione delle funzioni di
polizia giudiziaria. Ai fini di identificazione, per completare gli accertamenti
e per procedere a tutti gli atti di polizia giudiziaria, il personale delle
Forze armate accompagna le persone indicate presso i piu' vicini uffici o
comandi della Polizia di Stato o dell'Arma dei carabinieri. Nei confronti delle
persone accompagnate si applicano le disposizioni dell'art. 349 del codice di
procedura penale.
(Omissis).».
Art. 6.
Disciplina sanzionatoria
1. Nei territori in cui vige lo stato di emergenza nel settore dello
smaltimento dei rifiuti dichiarato ai sensi della legge 24 febbraio 1992, n.
225:
a) chiunque in modo incontrollato o presso siti non autorizzati abbandona,
scarica, deposita sul suolo o nel sottosuolo o immette nelle acque superficiali
o sotterranee ovvero incendia rifiuti pericolosi, speciali ovvero rifiuti
ingombranti domestici e non, di volume pari ad almeno 0,5 metri cubi e con
almeno due delle dimensioni di altezza, lunghezza o larghezza superiori a
cinquanta centimetri, e' punito con la reclusione fino a tre anni e sei mesi; se
l'abbandono, lo sversamento, il deposito o l'immissione nelle acque superficiali
o sotterranee riguarda rifiuti diversi, si applica la sanzione amministrativa
pecuniaria da cento euro a seicento euro;
b) i titolari di imprese ed i responsabili di enti che abbandonano, scaricano o
depositano sul suolo o nel sottosuolo in modo incontrollato e presso siti non
autorizzati o incendiano i rifiuti, ovvero li immettono nelle acque superficiali
o sotterranee, sono puniti con la reclusione da tre mesi a quattro anni se si
tratta di rifiuti non pericolosi e con la reclusione da sei mesi a cinque anni
se si tratta di rifiuti pericolosi;
c) se i fatti di cui alla lettera b) sono posti in essere con colpa, il
responsabile e' punito con l'arresto da un mese ad otto mesi se si tratta di
rifiuti non pericolosi e con l'arresto da sei mesi a un anno se si tratta di
rifiuti pericolosi;
d) chiunque effettua una attivita' di raccolta, trasporto, recupero,
smaltimento, commercio ed intermediazione di rifiuti in mancanza
dell'autorizzazione, iscrizione o comunicazione prescritte dalla normativa
vigente e' punito:
1) con la pena della reclusione da sei mesi a quattro anni, nonche' con la multa
da diecimila euro a trentamila euro se si tratta di rifiuti non pericolosi;
2) con la pena della reclusione da uno a sei anni e con la multa da quindicimila
euro a cinquantamila euro se si tratta di rifiuti pericolosi;
e) chiunque realizza o gestisce una discarica non autorizzata e' punito con la
reclusione da un anno e sei mesi a cinque anni e con la multa da ventimila euro
a sessantamila euro. Si applica la pena della reclusione da due a sette anni e
della multa da cinquantamila euro a centomila euro se la discarica e' destinata,
anche in parte, allo smaltimento di rifiuti pericolosi; alla sentenza di
condanna o alla sentenza pronunciata ai sensi dell'art. 444 del codice di
procedura penale consegue la confisca dell'area sulla quale e' realizzata la
discarica abusiva se di proprieta' dell'autore del reato, fatti salvi gli
obblighi di bonifica o di ripristino dello stato dei luoghi;
f) le pene di cui alle lettere b), c), d) ed e) sono ridotte della meta' nelle
ipotesi di inosservanza delle prescrizioni contenute o richiamate nelle
autorizzazioni, nonche' nelle ipotesi di carenza dei requisiti e delle
condizioni richiesti per le iscrizioni o comunicazioni;
g) chiunque effettua attivita' di miscelazione di categorie diverse di rifiuti
pericolosi di cui all'allegato G della parte IV del decreto legislativo 3 aprile
2006, n. 152, ovvero rifiuti pericolosi con rifiuti non pericolosi, e' punito
con la pena di cui alla lettera d), numero 2), o, se il fatto e' commesso per
colpa, con l'arresto da sei mesi a un anno;
h) chiunque effettua il deposito temporaneo presso il luogo di produzione di
rifiuti sanitari pericolosi, con violazione delle disposizioni di cui al decreto
del Presidente della Repubblica 15 luglio 2003, n. 254, e' punito con la pena
della reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da diecimila euro a
quarantamila euro, ovvero con la pena dell'arresto da tre mesi a un anno se il
fatto e' commesso per colpa. Si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da
duemilaseicento euro a quindicimilacinquecento euro per i quantitativi non
superiori a duecento litri o quantita' equivalenti.
(( 1-bis. Per tutte le fattispecie penali di cui al presente articolo,
poste in essere con l'uso di un veicolo, si procede, nel corso delle indagini
preliminari, al sequestro preventivo del medesimo veicolo. Alla sentenza di
condanna consegue la confisca del veicolo. ))
Riferimenti normativi:
- Per la legge 24 febbraio 1992, n. 225, si vedano i riferimenti normativi
all'art. 3 della presente legge.
- Si riporta il testo dell'art. 444 del codice di procedura penale:
«Art. 444. (Applicazione della pena su richiesta). - 1. L'imputato e il pubblico
ministero possono chiedere al giudice l'applicazione, nella specie e nella
misura indicata, di una sanzione sostitutiva o di una pena pecuniaria, diminuita
fino a un terzo, ovvero di una pena detentiva quando questa, tenuto conto delle
circostanze e diminuita fino a un terzo, non supera cinque anni soli o congiunti
a pena pecuniaria.
1-bis. Sono esclusi dall'applicazione del comma 1 i procedimenti per i delitti
di cui all'art. 51, commi 3-bis e 3-quater, i procedimenti per i delitti di cui
agli articoli 600-bis, primo e terzo comma, 600-quater, primo, secondo, terzo e
quinto comma, 600-quater, secondo comma, 600-quater.1, relativamente alla
condotta di produzione o commercio di materiale pornografico, 600-quinquies,
nonche' 609-bis, 609-ter, 609-quater e 609-octies del codice penale, nonche'
quelli contro coloro che siano stati dichiarati delinquenti abituali,
professionali e per tendenza, o recidivi ai sensi dell'art. 99, quarto comma,
del codice penale, qualora la pena superi due anni soli o congiunti a pena
pecuniaria.
2. Se vi e' il consenso anche della parte che non ha formulato la richiesta e
non deve essere pronunciata sentenza di proscioglimento a norma dell'art. 129,
il giudice, sulla base degli atti, se ritiene corrette la qualificazione
giuridica del fatto, l'applicazione e la comparazione delle circostanze
prospettate dalle parti, nonche' congrua la pena indicata, ne dispone con
sentenza l'applicazione enunciando nel dispositivo che vi e' stata la richiesta
delle parti [c.p.p. 445]. Se vi e' costituzione di parte civile, il giudice non
decide sulla relativa domanda; l'imputato e' tuttavia condannato al pagamento
delle spese sostenute dalla parte civile, salvo che ricorrano giusti motivi per
la compensazione totale o parziale. Non si applica la disposizione dell'art. 75,
comma 3.
3. La parte, nel formulare la richiesta, puo' subordinarne l'efficacia, alla
concessione della sospensione condizionale della pena [c.p. 163]. In questo caso
il giudice, se ritiene che la sospensione condizionale non puo' essere concessa,
rigetta la richiesta.».
- L'allegato G della parte IV del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 reca
«Categorie o tipi generici di rifiuti pericolosi elencati in base alla loro
natura o all'attivita' che li ha prodotti».
- Il decreto del Presidente della Repubblica 15 luglio 2003, n. 254 (Regolamento
recante disciplina della gestione dei rifiuti sanitari a norma dell'art. 24
della legge 31 luglio 2002, n. 179) e' stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
della Repubblica italiana n. 211 dell'11 settembre 2003.
Art. 7.
Campagna informativa
1. Al fine di sensibilizzare e responsabilizzare la popolazione sul sistema
di raccolta differenziata dei rifiuti, si puo' far ricorso ad una campagna
informativa e di comunicazione, anche sul sistema sanzionatorio introdotto dal
presente decreto, mediante appositi comunicati o adeguati spazi all'interno
della programmazione televisiva e radiofonica.
2. Nei programmi televisivi e radiofonici dedicati alla enogastronomia la
concessionaria del servizio pubblico puo' garantire un congruo spazio di
approfondimento avente contenuto educativo sulle tipologie e le corrette
modalita' di conferimento, smaltimento e recupero dei rifiuti, (( nonche'
sull'importanza, dal punto di vista economico, del recupero dei rifiuti
attraverso la raccolta differenziata. ))
3. Le iniziative di informazione sono attuate dal Ministro dell'ambiente e della
tutela del territorio e del mare, anche in collaborazione con il Dipartimento
per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Alle relative attivita' si fa fronte con gli ordinari stanziamenti di bilancio
delle suddette amministrazioni coinvolte, allo scopo finalizzati e gia' previsti
a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
(( 4. E' prevista, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza
pubblica, la realizzazione di adeguati spazi informativi nelle reti
radiofoniche, televisive analogiche, digitali, satellitari, nonche' mediante
l'utilizzazione della piattaforma web.
4-bis. Nell'ambito della relazione di cui all'art. 19-bis del decreto-legge 23
maggio 2008, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008,
n. 123, il Governo, su proposta del Sottosegretario di Stato di cui al medesimo
decreto-legge, informa il Parlamento circa lo stato di attuazione dell'articolo
6, comma 3, del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, convertito, con
modificazioni, dalla legge 5 luglio 2007, n. 87, ovvero circa le ragioni della
mancata revoca della dichiarazione dello stato d'emergenza per i singoli ambiti
provinciali che presentano sufficiente dotazione impiantistica per assicurare in
via ordinaria il ciclo dei rifiuti. ))
Riferimenti normativi:
- Si riporta il testo dell'art. 19-bis del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90
(Misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento
dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione
civile), convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123:
«Art. 19-bis (Relazione al Parlamento). - 1. Entro il 31 dicembre 2008 e,
successivamente, ogni sei mesi, il Governo presenta al Parlamento una relazione
sullo stato di attuazione delle disposizioni di cui al presente decreto, con
particolare riferimento alle misure previste dagli articoli 5, 6, 8, 9, 10, 11 e
18, nonche' sugli effetti prodotti e sui risultati conseguiti. Nella relazione
e' fornita dettagliata illustrazione dell'impiego del Fondo di cui all'art. 17 e
di ogni altro finanziamento eventualmente destinato alle finalita' del presente
decreto, con distinta indicazione degli interventi per i quali le risorse sono
state utilizzate. La relazione espone, altresi', le modalita' con cui, nel
ricorrere alle deroghe di cui all'art. 18, e' stato assicurato il rispetto dei
principi fondamentali in materia igienico-sanitaria.».
- Si riporta il testo dell'art. 6 del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61
(Interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento
dei rifiuti nella regione Campania e per garantire l'esercizio dei propri poteri
agli enti ordinariamente competenti), convertito, con modificazioni, dalla legge
5 luglio 2007, n. 87, recita:
«Art. 6 (Nomina a sub-commissari dei Presidenti delle province) - 1. Al fine di
accelerare le iniziative dirette alla tempestiva restituzione dei poteri agli
enti ordinariamente competenti, in un quadro di autosufficienza degli ambiti
provinciali, i Presidenti delle province della regione Campania sono nominati
sub-commissari a titolo gratuito: essi concorrono alla programmazione ed attuano
nei rispettivi ambiti provinciali d'intesa con il Commissario delegato le
iniziative necessarie ad assicurare la piena realizzazione del ciclo di gestione
e smaltimento dei rifiuti in ambito provinciale, con particolare riferimento
all'impiantistica e all'esigenza di incrementare la raccolta differenziata.
2. Il comma 3 dell'art. 1 del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, convertito,
con modificazioni, dalla legge 6 dicembre 2006, n. 290, e' abrogato.
3. Con appositi decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, adottati ai
sensi dell'art. 5, comma 1, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, su proposta
del Commissario delegato, si provvede alla revoca della dichiarazione dello
stato d'emergenza anche limitatamente a singoli ambiti provinciali che
presentano sufficiente dotazione impiantistica per assicurare in via ordinaria
il ciclo dei rifiuti.».
Art. 7-bis
Formazione scolastica
(( 1. Al fine di formare i giovani relativamente all'importanza della
conservazione di un ambiente sano e al rispetto del territorio, nonche' alla
realizzazione di tutte le pratiche utili per l'attuazione del ciclo completo dei
rifiuti, sono previste iniziative di formazione attraverso l'inserimento
dell'educazione ambientale nei programmi scolastici relativi al periodo
dell'obbligo di istruzione, come definito dall'articolo 1, comma 622, della
legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni.
2. Con decreto del Ministero dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca,
di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del
mare, sono definite le modalita' attuative delle disposizioni di cui al presente
articolo, nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili
a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza
pubblica. ))
Riferimenti normativi:
- Si riporta il testo dell'art. 1, comma 622, della legge 27 dicembre 2006, n.
296 recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale
dello Stato (legge finanziaria 2007)»:
«622. (Principi su istruzione scolastica obbligatoria). L'istruzione impartita
per almeno dieci anni e' obbligatoria ed e' finalizzata a consentire il
conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una
qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di
eta'. L'eta' per l'accesso al lavoro e' conseguentemente elevata da quindici a
sedici anni. Resta fermo il regime di gratuita' ai sensi degli art. 28, comma 1,
e 30, comma 2, secondo periodo, del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226.
L'adempimento dell'obbligo di istruzione deve consentire, una volta conseguito
il titolo di studio conclusivo del primo ciclo, l'acquisizione dei saperi e
delle competenze previste dai curricula relativi ai primi due anni degli
istituti di istruzione secondaria superiore, sulla base di un apposito
regolamento adottato dal Ministro della pubblica istruzione ai sensi dell'art.
17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400. L'obbligo di istruzione si
assolve anche nei percorsi di istruzione e formazione professionale di cui al
Capo III del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, e, sino alla completa
messa a regime delle disposizioni ivi contenute, anche nei percorsi sperimentali
di istruzione e formazione professionale di cui al comma 624 del presente
articolo. Sono fatte salve le competenze delle regioni a statuto speciale e
delle province autonome di Trento e di Bolzano, in conformita' ai rispettivi
statuti e alle relative norme di attuazione, nonche' alla legge costituzionale
18 ottobre 2001, n. 3. L'innalzamento dell'obbligo di istruzione decorre
dall'anno scolastico 2007/2008.».
Art. 8.
Potenziamento delle strutture di contrasto al fenomeno degli incendi
1. In relazione alle esigenze connesse all'emergenza rifiuti in Campania ed
al fine di potenziare le capacita' operative, anche per gli aspetti antincendi,
sono assegnate in posizione di comando, al Dipartimento della protezione civile
della Presidenza del Consiglio dei Ministri, un numero non inferiore a 35 unita'
di personale operativo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco per un periodo
non superiore al termine di cui all'articolo 19 del decreto-legge 23 maggio
2008, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123.
2. Il provvedimento di assegnazione, adottato ai sensi del presente articolo ed
in coerenza con il decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, e' rinnovato
ogni novanta giorni.
(( 2-bis. Per l'attuazione dei commi 1 e 2 e' autorizzata la spesa di
980.000 euro. Al relativo onere si provvede a valere sulle disponibilita'
iscritte nell'apposita contabilita' speciale istituita ai sensi dell'articolo 17
del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla
legge 14 luglio 2008, n. 123. ))
3. Il Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della
difesa civile e' autorizzato ad acquistare, (( entro il termine dello stato di
emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania di
cui all'articolo 19 del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, convertito, con
modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123, )) anche in deroga alle
procedure ordinarie ed in particolare di quelle di cui al decreto legislativo 12
aprile 2006, n. 163, i mezzi e le dotazioni logistiche necessari per assicurare
la piena capacita' operativa del personale del Corpo nazionale assegnato al
Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei
Ministri. (( Ai relativi oneri, pari a 2.160.000 euro, si provvede a valere
sulle disponibilita' iscritte nell'apposita contabilita' speciale istituita ai
sensi dell'articolo 17 del citato decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90,
convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123, che a tale
fine sono versate all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate
alla missione e al programma pertinenti del Ministero dell'interno. ))
4. Il personale e i mezzi di cui ai commi 1, 2 e 3 sono impiegati per compiti
comunque rientranti nelle attivita' istituzionali del Corpo nazionale dei vigili
del fuoco, nelle localita' individuate dal Dipartimento della protezione civile
della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dandone comunicazione, per i
necessari raccordi operativi, al direttore regionale dei Vigili del fuoco della
Campania.
5. All'articolo 177 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, nella
rubrica dopo la parola: «antincendio» sono inserite le seguenti: «, di
protezione civile» ed al comma 1 dopo la parola: «antincendio» sono inserite le
seguenti: «e di protezione civile come individuati dal Ministero delle
infrastrutture e dei trasporti su proposta del Dipartimento della protezione
civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri».
6. Al fine dell'immediata identificazione durante le operazioni di emergenza
degli aeromobili del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del
Consiglio dei Ministri, le marche di immatricolazione da I-DPCA a I-DPCZ,
qualora gia' assegnate ad aeromobili che siano stati cancellati dal Registro
aeronautico nazionale, possono essere nuovamente assegnate dall'ENAC
esclusivamente ad aeromobili del Dipartimento medesimo.
Riferimenti normativi:
- Per il testo degli articoli 17 e 19 del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90,
convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123, si vedano i
riferimenti normativi all'art. 1 della presente legge.
- Il decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217 (Ordinamento del personale del
Corpo nazionale dei vigili del fuoco a norma dell'art. 2 della legge 30
settembre 2004, n. 252) e' stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 249 del
25 ottobre 2005.
- Per il decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, si vedano i riferimenti
all'art. 4 della presente legge.
- Si riporta il testo dell'art. 177 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n.
285 recante «Nuovo codice della strada», cosi' come modificato dall'art. 8,
comma 5, della presente legge:
«Art. 177 (Circolazione degli autoveicoli e dei motoveicoli adibiti a servizi di
polizia o antincendio, di protezione civile e delle autoambulanze). - 1. L'uso
del dispositivo acustico supplementare di allarme e, qualora i veicoli ne siano
muniti, anche del dispositivo supplementare di segnalazione visiva a luce
lampeggiante blu e' consentito ai conducenti degli autoveicoli e motoveicoli
adibiti a servizi di polizia o antincendio e di protezione civile come
individuati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti su proposta del
Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei
Ministri, a quelli del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico del Club
alpino italiano, nonche' degli organismi equivalenti, esistenti nella regione
Valle d'Aosta e nelle province autonome di Trento e di Bolzano, a quelli delle
autoambulanze e veicoli assimilati adibiti al trasporto di plasma ed organi,
solo per l'espletamento di servizi urgenti di istituto. I predetti veicoli
assimilati devono avere ottenuto il riconoscimento di idoneita' al servizio da
parte del Dipartimento per i trasporti terrestri. Agli incroci regolati, gli
agenti del traffico provvederanno a concedere immediatamente la via libera ai
veicoli suddetti.
2. I conducenti dei veicoli di cui al comma 1, nell'espletamento di servizi
urgenti di istituto, qualora usino congiuntamente il dispositivo acustico
supplementare di allarme e quello di segnalazione visiva a luce lampeggiante
blu, non sono tenuti a osservare gli obblighi, i divieti e le limitazioni
relativi alla circolazione, le prescrizioni della segnaletica stradale e le
norme di comportamento in genere, ad eccezione delle segnalazioni degli agenti
del traffico e nel rispetto comunque delle regole di comune prudenza e
diligenza.
3. Chiunque si trovi sulla strada percorsa dai veicoli di cui al comma 1, o
sulle strade adiacenti in prossimita' degli sbocchi sulla prima, appena udito il
segnale acustico supplementare di allarme, ha l'obbligo di lasciare libero il
passo e, se necessario, di fermarsi. E' vietato seguire da presso tali veicoli
avvantaggiandosi nella progressione di marcia.
4. Chiunque, al di fuori dei casi di cui al comma 1, fa uso dei dispositivi
supplementari ivi indicati e' soggetto alla sanzione amministrativa del
pagamento di una somma da euro 74 a euro 296.
5. Chiunque viola le disposizioni del comma 3 e' soggetto alla sanzione
amministrativa del pagamento di una somma da euro 36 a euro 148.».
Art. 9.
Incentivi per la realizzazione degli inceneritori
1. All'articolo 2, comma 137, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, come
modificato dal comma 7 dell'articolo 4-bis del decreto-legge 3 giugno 2008, n.
97, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2008, n. 129, sono
apportate le seguenti modificazioni:
a) dopo le parole: «per quelli in costruzione» sono inserite le seguenti: «o
entrati in esercizio fino alla data del 31 dicembre 2008»;
b) le parole: «inderogabilmente entro il 31 dicembre 2008» sono sostituite dalle
seguenti: «inderogabilmente entro il 31 dicembre
2009»;
c) dopo il primo periodo, e' aggiunto, in fine, il seguente: «Sono comunque
fatti salvi i finanziamenti e gli incentivi di cui al secondo periodo del comma
1117 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, per gli impianti,
senza distinzione fra parte organica ed inorganica, ammessi ad accedere agli
stessi per motivi connessi alla situazione di emergenza rifiuti che sia stata,
prima della data di entrata in vigore della medesima legge, dichiarata con
provvedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri.».
(( 1-bis. All'articolo 2, comma 143, della legge 24 dicembre 2007, n. 244,
sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «Ai fini della definizione delle
modalita' di calcolo, il Gestore dei servizi elettrici (GSE), con il supporto
tecnico e normativo del Comitato termotecnico italiano (CTI), ogni tre anni a
decorrere dalla data di emanazione del decreto di cui al periodo precedente,
sviluppa e sottopone all'approvazione del Ministro dello sviluppo economico, di
concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare,
l'aggiornamento delle procedure e dei metodi per la determinazione della quota
di produzione di energia elettrica imputabile alle fonti energetiche
rinnovabili, anche quando realizzata in impianti che impiegano contestualmente
fonti energetiche non rinnovabili; con il medesimo decreto, sono altresi'
identificate le tipologie dei rifiuti per le quali e' predeterminata la quota
fissa di produzione di energia elettrica riconosciuta ai fini dell'accesso ai
meccanismi incentivanti. Nelle more della definizione delle modalita' di calcolo
di cui al periodo precedente, la quota di produzione di energia elettrica
imputabile a fonti rinnovabili riconosciuta ai fini dell'accesso ai meccanismi
incentivanti e' pari al 51 per cento della produzione complessiva per tutta la
durata degli incentivi nei seguenti casi:
a) impiego di rifiuti urbani a valle della raccolta differenziata;
b) impiego di combustibile da rifiuti ai sensi dell'articolo 183 del decreto
legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, prodotto
esclusivamente da rifiuti urbani». ))
Riferimenti normativi:
- Si riporta il testo dell'art. 2, comma 137, della legge 24 dicembre 2007, n.
244 recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale
dello Stato (legge finanziaria 2008)», cosi' come modificato dall'art. 9, comma
1, della presente legge:
«137. (Procedura di riconoscimento in deroga del diritto agli incentivi). - La
procedura del riconoscimento in deroga del diritto agli incentivi di cui al
comma 1118 dell'art. 1 della citata legge n. 296 del 2006, per gli impianti
autorizzati e non ancora in esercizio, e, in via prioritaria, per quelli in
costruzione o entrati in esercizio fino alla data del 31 dicembre 2008, con
riferimento alla parte organica dei rifiuti, e' completata dal Ministro dello
sviluppo economico, sentite le Commissioni parlamentari competenti,
inderogabilmente entro il 31 dicembre 2009. Sono comunque fatti salvi i
finanziamenti e gli incentivi di cui al secondo periodo del comma 1117 dell'art.
1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, per gli impianti, senza distinzione fra
parte organica ed inorganica, ammessi ad accedere agli stessi per motivi
connessi alla situazione di emergenza rifiuti che sia stata, prima della data di
entrata in vigore della medesima legge, dichiarata con provvedimento del
Presidente del Consiglio dei Ministri.».
- Il comma 1117 dell'art. 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante
«Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato
(legge finanziaria 2007)», recita:
«1117. Dalla data di entrata in vigore della presente legge i finanziamenti e
gli incentivi pubblici di competenza statale finalizzati alla promozione delle
fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica sono concedibili
esclusivamente per la produzione di energia elettrica prodotta da fonti
energetiche rinnovabili, cosi' come definite dall'art. 2 della direttiva
2001/77/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 settembre 2001, sulla
promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili.
Sono fatti salvi i finanziamenti e gli incentivi concessi, ai sensi della
previgente normativa, ai soli impianti gia' autorizzati e di cui sia stata
avviata concretamente la realizzazione anteriormente all'entrata in vigore della
presente legge, ivi comprese le convenzioni adottate con delibera del Comitato
interministeriale prezzi il 12 aprile 1992 e destinate al sostegno alle fonti
energetiche assimilate, per i quali si applicano le disposizioni di cui al comma
1118.».
- Si riporta il testo dell'art. 2, comma 143, della legge 24 dicembre 2007, n.
244, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale
dello Stato (legge finanziaria 2008)», cosi' come modificato dall'art. 9, comma
1-bis, della presente legge:
«143. La produzione di energia elettrica mediante impianti alimentati da fonti
energetiche rinnovabili, entrati in esercizio in data successiva al 31 dicembre
2007, a seguito di nuova costruzione, rifacimento o potenziamento, e'
incentivata con i meccanismi di cui ai commi da 144 a 154. Con le medesime
modalita' e' incentivata la sola quota di produzione di energia elettrica
imputabile alle fonti energetiche rinnovabili, realizzata in impianti che
impiegano anche altre fonti energetiche non rinnovabili. Le modalita' di calcolo
di tale quota sono definite, entro novanta giorni dalla data di entrata in
vigore della presente legge, con decreto del Ministro dello sviluppo economico
di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del
mare. Ai fini della definizione delle modalita' di calcolo, il Gestore dei
servizi elettrici (GSE), con il supporto tecnico e normativo del Comitato
termotecnico italiano (CTI), ogni tre anni a decorrere dalla data di emanazione
del decreto di cui al periodo precedente, sviluppa e sottopone all'approvazione
del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'ambiente
e della tutela del territorio e del mare, l'aggiornamento delle procedure e dei
metodi per la determinazione della quota di produzione di energia elettrica
imputabile alle fonti energetiche rinnovabili, anche quando realizzata in
impianti che impiegano contestualmente fonti energetiche non rinnovabili; con il
medesimo decreto, sono altresi' identificate le tipologie dei rifiuti per le
quali e' predeterminata la quota fissa di produzione di energia elettrica
riconosciuta ai fini dell'accesso ai meccanismi incentivanti. Nelle more della
definizione delle modalita' di calcolo di cui al periodo precedente, la quota di
produzione di energia elettrica imputabile a fonti rinnovabili riconosciuta ai
fini dell'accesso ai meccanismi incentivanti e' pari al 51 per cento della
produzione complessiva per tutta la durata degli incentivi nei seguenti casi:
a) impiego di rifiuti urbani a valle della raccolta differenziata;
b) impiego di combustibile da rifiuti ai sensi dell'art. 183 del decreto
legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, prodotto
esclusivamente da rifiuti urbani.».
- Si riporta il testo dell'art. 183 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.
152 (Norme in materia ambientale) recita:
«Art. 183 (Definizioni) - 1. Ai fini della parte quarta del presente decreto e
fatte salve le ulteriori definizioni contenute nelle disposizioni speciali, si
intende per:
a) rifiuto: qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate
nell'allegato A alla parte quarta del presente decreto e di cui il detentore si
disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi;
b) produttore: la persona la cui attivita' ha prodotto rifiuti cioe' il
produttore iniziale e la persona che ha effettuato operazioni di pretrattamento,
di miscuglio o altre operazioni che hanno mutato la natura o la composizione di
detti rifiuti;
c) detentore: il produttore dei rifiuti o il soggetto che li detiene;
d) gestione: la raccolta, il trasporto, il recupero e lo smaltimento dei
rifiuti, compreso il controllo di queste operazioni, nonche' il controllo delle
discariche dopo la chiusura;
e) raccolta: l'operazione di prelievo, di cernita o di raggruppamento dei
rifiuti per il loro trasporto;
f) raccolta differenziata: la raccolta idonea a raggruppare i rifiuti urbani in
frazioni merceologiche omogenee compresa la frazione organica umida, destinate
al riutilizzo, al riciclo ed al recupero di materia. La frazione organica umida
e' raccolta separatamente o con contenitori a svuotamento riutilizzabili o con
sacchetti biodegradabili certificati;
g) smaltimento: le operazioni previste nell'allegato B alla parte quarta del
presente decreto;
h) recupero: le operazioni previste nell'allegato C alla parte quarta del
presente decreto;
i) luogo di produzione dei rifiuti: uno o piu' edifici o stabilimenti o siti
infrastrutturali collegati tra loro all'interno di un'area delimitata in cui si
svolgono le attivita' di produzione dalle quali sono originati i rifiuti;
l) stoccaggio: le attivita' di smaltimento consistenti nelle operazioni di
deposito preliminare di rifiuti di cui al punto D15 dell'allegato B alla parte
quarta del presente decreto, nonche' le attivita' di recupero consistenti nelle
operazioni di messa in riserva di materiali di cui al punto R13 dell'allegato C
alla medesima parte quarta;
m) deposito temporaneo: il raggruppamento dei rifiuti effettuato, prima della
raccolta, nel luogo in cui gli stessi sono prodotti, alle seguenti condizioni:
1) i rifiuti depositati non devono contenere policlorodibenzodiossine,
policlorodibenzofurani, policlorodibenzofenoli in quantita' superiore a 2,5
parti per milione (ppm), ne' policlorobifenile e policlorotrifenili in quantita'
superiore a 25 parti per milione (ppm);
2) i rifiuti devono essere raccolti ed avviati alle operazioni di recupero o di
smaltimento secondo una delle seguenti modalita' alternative, a scelta del
produttore, con cadenza almeno trimestrale, indipendentemente dalle quantita' in
deposito; quando il quantitativo di rifiuti in deposito raggiunga
complessivamente i 10 metri cubi nel caso di rifiuti pericolosi o i 20 metri
cubi nel caso di rifiuti non pericolosi. In ogni caso, allorche' il quantitativo
di rifiuti pericolosi non superi i 10 metri cubi l'anno e il quantitativo di
rifiuti non pericolosi non superi i 20 metri cubi l'anno, il deposito temporaneo
non puo' avere durata superiore ad un anno;
3) il deposito temporaneo deve essere effettuato per categorie omogenee di
rifiuti e nel rispetto delle relative norme tecniche, nonche', per i rifiuti
pericolosi, nel rispetto delle norme che disciplinano il deposito delle sostanze
pericolose in essi contenute;
4) devono essere rispettate le norme che disciplinano l'imballaggio e
l'etichettatura delle sostanze pericolose;
5) per alcune categorie di rifiuto, individuate con decreto del Ministero
dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di concerto con il
Ministero per lo sviluppo economico, sono fissate le modalita' di gestione del
deposito temporaneo;
n) frazione umida: rifiuto organico putrescibile ad alto tenore di umidita',
proveniente da raccolta differenziata o selezione o trattamento dei rifiuti
urbani;
o) frazione secca: rifiuto a bassa putrescibilita' e a basso tenore di umidita'
proveniente da raccolta differenziata o selezione o trattamento dei rifiuti
urbani, avente un rilevante contenuto energetico;
p) sottoprodotto: sono sottoprodotti le sostanze ed i materiali dei quali il
produttore non intende disfarsi ai sensi dell'art. 183, comma 1, lettera a), che
soddisfino tutti i seguenti criteri, requisiti e condizioni: 1) siano originati
da un processo non direttamente destinato alla loro produzione; 2) il loro
impiego sia certo, sin dalla fase della produzione, integrale e avvenga
direttamente nel corso del processo di produzione o di utilizzazione
preventivamente individuato e definito; 3) soddisfino requisiti merceologici e
di qualita' ambientale idonei a garantire che il loro impiego non dia luogo ad
emissioni e ad impatti ambientali qualitativamente e quantitativamente diversi
da quelli autorizzati per l'impianto dove sono destinati ad essere utilizzati;
4) non debbano essere sottoposti a trattamenti preventivi o a trasformazioni
preliminari per soddisfare i requisiti merceologici e di qualita' ambientale di
cui al punto 3), ma posseggano tali requisiti sin dalla fase della produzione;
5) abbiano un valore economico di mercato;
q) materia prima secondaria: sostanza o materia avente le caratteristiche
stabilite ai sensi dell'art. 181-bis;
r) combustibile da rifiuti (CDR): il combustibile classificabile, sulla base
delle norme tecniche UNI 9903-1 e successive modifiche ed integrazioni, come RDF
di qualita' normale, che e' ottenuto dai rifiuti urbani e speciali non
pericolosi mediante trattamenti finalizzati a garantire un potere calorifico
adeguato al suo utilizzo, nonche' a ridurre e controllare: 1) il rischio
ambientale e sanitario; 2) la presenza di materiale metallico, vetri, inerti,
materiale putrescibile e il contenuto di umidita'; 3) la presenza di sostanze
pericolose, in particolare ai fini della combustione;
s) combustibile da rifiuti di qualita' elevata (CDR-Q): il combustibile
classificabile, sulla base delle norme tecniche UNI 9903-1 e successive
modifiche ed integrazioni, come RDF di qualita' elevata;
t) compost da rifiuti: prodotto ottenuto dal compostaggio della frazione
organica dei rifiuti urbani nel rispetto di apposite norme tecniche finalizzate
a definirne contenuti e usi compatibili con la tutela ambientale e sanitaria e,
in particolare, a definirne i gradi di qualita';
u) compost di qualita': prodotto, ottenuto dal compostaggio di rifiuti organici
raccolti separatamente, che rispetti i requisiti e le caratteristiche stabilite
dall'allegato 2 del decreto legislativo n. 217 del 2006 e successive modifiche e
integrazioni;
v) emissioni: le emissioni in atmosfera di cui all'art. 268, lettera b);
z) scarichi idrici: le immissioni di acque reflue di cui all'art. 74, comma 1,
lettera ff);
aa) inquinamento atmosferico: ogni modifica atmosferica di cui all'art. 268,
lettera a);
bb) gestione integrata dei rifiuti: il complesso delle attivita' volte ad
ottimizzare la gestione dei rifiuti, come definita alla lettera d), ivi compresa
l'attivita' di spazzamento delle strade;
cc) centro di raccolta: area presidiata ed allestita, senza ulteriori oneri a
carico della finanza pubblica, per l'attivita' di raccolta mediante
raggruppamento differenziato dei rifiuti per frazioni omogenee conferiti dai
detentori per il trasporto agli impianti di recupero e trattamento. La
disciplina dei centri di raccolta e' data con decreto del Ministro dell'ambiente
e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza unificata
Stato-Regioni, citta' e autonomie locali, di cui al decreto legislativo 28
agosto 1997, n. 281;
dd) spazzamento delle strade: modalita' di raccolta dei rifiuti su strada.».
(( Art. 9-bis
Altre misure urgenti di tutela ambientale
1. Allo scopo di fronteggiare il fenomeno dell'illecito abbandono di rifiuti e
di evitare l'espandersi dello stato di emergenza nel settore dello smaltimento
dei rifiuti sul territorio nazionale, si applicano le seguenti disposizioni
dirette a superare, nell'immediato, le difficolta' riscontrate dagli operatori
del settore del recupero dei rifiuti nell'applicazione del decreto legislativo 3
aprile 2006, n. 152, come modificato dal decreto legislativo 16 gennaio 2008, n.
4:
a) fino alla data di entrata in vigore del decreto di cui all'articolo 181-bis,
comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, le caratteristiche dei
materiali di cui al citato comma 2 si considerano altresi' conformi alle
autorizzazioni rilasciate ai sensi degli articoli 208, 209 e 210 del medesimo
decreto legislativo n. 152 del 2006, e successive modificazioni, e del decreto
legislativo 18 febbraio 2005, n. 59;
b) fino alla data di entrata in vigore del decreto di cui all'art. 195, comma 2,
lettera s-bis), del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, gli accordi e i
contratti di programma in materia di rifiuti stipulati tra le amministrazioni
pubbliche e i soggetti economici interessati o le associazioni di categoria
rappresentative dei settori interessati prima della soppressione del comma 4
dell'articolo 181 del medesimo decreto legislativo n. 152 del 2006, operata dal
decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4, continuano ad avere efficacia, con le
semplificazioni ivi previste, anche in deroga alle disposizioni della parte IV
del citato decreto legislativo n. 152 del 2006, e successive modificazioni,
purche' nel rispetto delle norme comunitarie. ))
Riferimenti normativi:
- Il decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 (Ulteriori disposizioni
correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante
norme in materia ambientale) e' stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della
Repubblica italiana n. 24 del 29 gennaio 2008.
- Si riporta il testo dell'art. 181-bis, comma 2, del decreto legislativo 3
aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale):
«Art. 181-bis (Materie, sostanze e prodotti secondari). - 1. (Omissis).
2. I metodi di recupero dei rifiuti utilizzati per ottenere materie, sostanze e
prodotti secondari devono garantire l'ottenimento di materiali con
caratteristiche fissate con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela
del territorio e del mare, ai sensi dell'art. 17, comma 3, della legge 23 agosto
1988, n. 400, di concerto con il Ministro della salute e con il Ministro dello
sviluppo economico, da emanarsi entro il 31 dicembre 2008.
3. - 5. (Omissis).».
- Si riporta il testo degli articoli 208, 209 e 210 del decreto legislativo 3
aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale):
«Art. 208 (Autorizzazione unica per i nuovi impianti di smaltimento e di
recupero dei rifiuti). - 1. I soggetti che intendono realizzare e gestire nuovi
impianti di smaltimento o di recupero di rifiuti, anche pericolosi, devono
presentare apposita domanda alla regione competente per territorio, allegando il
progetto definitivo dell'impianto e la documentazione tecnica prevista per la
realizzazione del progetto stesso dalle disposizioni vigenti in materia
urbanistica, di tutela ambientale, di salute di sicurezza sul lavoro e di igiene
pubblica. Ove l'impianto debba essere sottoposto alla procedura di valutazione
di impatto ambientale ai sensi della normativa vigente, alla domanda e' altresi'
allegata la comunicazione del progetto all'autorita' competente ai predetti
fini; i termini di cui ai commi 3 e 8 restano sospesi fino all'acquisizione
della pronuncia sulla compatibilita' ambientale ai sensi della parte seconda del
presente decreto.
2. Resta ferma l'applicazione della normativa nazionale di attuazione della
direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate
dell'inquinamento, per gli impianti rientranti nel campo di applicazione della
medesima, con particolare riferimento al decreto legislativo 18 febbraio 2005,
n. 59.
3. Entro trenta giorni dal ricevimento della domanda di cui al comma 1, la
regione individua il responsabile del procedimento e convoca apposita conferenza
di servizi cui partecipano i responsabili degli uffici regionali competenti e i
rappresentanti delle Autorita' d'ambito e degli enti locali interessati. Alla
conferenza e' invitato a partecipare, con preavviso di almeno venti giorni,
anche il richiedente l'autorizzazione o un suo rappresentante al fine di
acquisire documenti, informazioni e chiarimenti. La documentazione di cui al
comma 1 e' inviata ai componenti della conferenza di servizi almeno venti giorni
prima della data fissata per la riunione; in caso di decisione a maggioranza, la
delibera di adozione deve fornire una adeguata ed analitica motivazione rispetto
alle opinioni dissenzienti espresse nel corso della conferenza.
4. Entro novanta giorni dalla sua convocazione, la Conferenza di servizi:
a) procede alla valutazione dei progetti;
b) acquisisce e valuta tutti gli elementi relativi alla compatibilita' del
progetto con le esigenze ambientali e territoriali;
c) acquisisce, ove previsto dalla normativa vigente, la valutazione di
compatibilita' ambientale;
d) trasmette le proprie conclusioni con i relativi atti alla regione.
5. Per l'istruttoria tecnica della domanda le regioni possono avvalersi delle
Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente.
6. Entro trenta giorni dal ricevimento delle conclusioni della conferenza di
servizi e sulla base delle risultanze della stessa, la regione, in caso di
valutazione positiva, approva il progetto e autorizza la realizzazione e la
gestione dell'impianto. L'approvazione sostituisce ad ogni effetto visti,
pareri, autorizzazioni e concessioni di organi regionali, provinciali e
comunali, costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico e
comporta la dichiarazione di pubblica utilita', urgenza ed indifferibilita' dei
lavori.
7. Nel caso in cui il progetto riguardi aree vincolate ai sensi del decreto
legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, si applicano le disposizioni dell'art. 146
di tale decreto in materia di autorizzazione.
8. L'istruttoria si conclude entro centocinquanta giorni dalla presentazione
della domanda di cui al comma 1 con il rilascio dell'autorizzazione unica o con
il diniego motivato della stessa.
9. I termini di cui al comma 8 sono interrotti, per una sola volta, da eventuali
richieste istruttorie fatte dal responsabile del procedimento al soggetto
interessato e ricominciano a decorrere dal ricevimento degli elementi forniti
dall'interessato.
10. Ove l'autorita' competente non provveda a concludere il procedimento di
rilascio dell'autorizzazione unica entro i termini previsti al comma 8, si
applica il potere sostitutivo di cui all'art. 5 del decreto legislativo 31 marzo
1998, n. 112.
11. L'autorizzazione individua le condizioni e le prescrizioni necessarie per
garantire l'attuazione dei principi di cui all'art. 178 e contiene almeno i
seguenti elementi:
a) i tipi ed i quantitativi di rifiuti da smaltire o da recuperare;
b) i requisiti tecnici con particolare riferimento alla compatibilita' del sito,
alle attrezzature utilizzate, ai tipi ed ai quantitativi massimi di rifiuti ed
alla conformita' dell'impianto al progetto approvato;
c) le precauzioni da prendere in materia di sicurezza ed igiene ambientale;
d) la localizzazione dell'impianto da autorizzare;
e) il metodo di trattamento e di recupero;
f) le prescrizioni per le operazioni di messa in sicurezza, chiusura
dell'impianto e ripristino del sito;
g) le garanzie finanziarie richieste, che devono essere prestate solo al momento
dell'avvio effettivo dell'esercizio dell'impianto; a tal fine, le garanzie
finanziarie per la gestione della discarica, anche per la fase successiva alla
sua chiusura, dovranno essere prestate conformemente a quanto disposto dall'art.
14 del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36;
h) la data di scadenza dell'autorizzazione, in conformita' con quanto previsto
al comma 12;
i) i limiti di emissione in atmosfera per i processi di trattamento termico dei
rifiuti, anche accompagnati da recupero energetico.
12. L'autorizzazione di cui al comma 1 e' concessa per un periodo di dieci anni
ed e' rinnovabile. A tale fine, almeno centottanta giorni prima della scadenza
dell'autorizzazione, deve essere presentata apposita domanda alla regione che
decide prima della scadenza dell'autorizzazione stessa. In ogni caso l'attivita'
puo' essere proseguita fino alla decisione espressa, previa estensione delle
garanzie finanziarie prestate. Le prescrizioni dell'autorizzazione possono
essere modificate, prima del termine di scadenza e dopo almeno cinque anni dal
rilascio, nel caso di condizioni di criticita' ambientale, tenendo conto
dell'evoluzione delle migliori tecnologie disponibili.
13. Ferma restando l'applicazione delle norme sanzionatorie di cui al titolo VI
della parte quarta del presente decreto, in caso di inosservanza delle
prescrizioni dell'autorizzazione l'autorita' competente procede, secondo la
gravita' dell'infrazione:
a) alla diffida, stabilendo un termine entro il quale devono essere eliminate le
inosservanze;
b) alla diffida e contestuale sospensione dell'autorizzazione per un tempo
determinato, ove si manifestino situazioni di pericolo per la salute pubblica e
per l'ambiente;
c) alla revoca dell'autorizzazione in caso di mancato adeguamento alle
prescrizioni imposte con la diffida e in caso di reiterate violazioni che
determinino situazione di pericolo per la salute pubblica e per l'ambiente.
14. Il controllo e l'autorizzazione delle operazioni di carico, scarico,
trasbordo, deposito e maneggio di rifiuti in aree portuali sono disciplinati
dalle specifiche disposizioni di cui alla legge 28 gennaio 1994, n. 84 e di cui
al decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 182 di attuazione della direttiva
2000/59/CE sui rifiuti prodotti sulle navi e dalle altre disposizioni previste
in materia dalla normativa vigente. Nel caso di trasporto transfrontaliero di
rifiuti, l'autorizzazione delle operazioni di imbarco e di sbarco non puo'
essere rilasciata se il richiedente non dimostra di avere ottemperato agli
adempimenti di cui all'art. 194 del presente decreto.
15. Gli impianti mobili di smaltimento o di recupero, esclusi gli impianti
mobili che effettuano la disidratazione dei fanghi generati da impianti di
depurazione e reimmettono l'acqua in testa al processo depurativo presso il
quale operano, ad esclusione della sola riduzione volumetrica e separazione
delle frazioni estranee, sono autorizzati, in via definitiva, dalla regione ove
l'interessato ha la sede legale o la societa' straniera proprietaria
dell'impianto ha la sede di rappresentanza. Per lo svolgimento delle singole
campagne di attivita' sul territorio nazionale, l'interessato, almeno sessanta
giorni prima dell'installazione dell'impianto, deve comunicare alla regione nel
cui territorio si trova il sito prescelto le specifiche dettagliate relative
alla campagna di attivita', allegando l'autorizzazione di cui al comma 1 e
l'iscrizione all'Albo nazionale gestori ambientali, nonche' l'ulteriore
documentazione richiesta. La regione puo' adottare prescrizioni integrative
oppure puo' vietare l'attivita' con provvedimento motivato qualora lo
svolgimento della stessa nello specifico sito non sia compatibile con la tutela
dell'ambiente o della salute pubblica.
16. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano anche ai
procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della parte quarta del
presente decreto, eccetto quelli per i quali sia completata la procedura di
valutazione di impatto ambientale.
17. Fatti salvi l'obbligo di tenuta dei registri di carico e scarico da parte
dei soggetti di cui all'art. 190 ed il divieto di miscelazione di cui all'art.
187, le disposizioni del presente articolo non si applicano al deposito
temporaneo effettuato nel rispetto delle condizioni stabilite dall'art. 183,
comma 1, lettera m).
18. L'autorizzazione di cui al presente articolo deve essere comunicata, a cura
dell'amministrazione che la rilascia, all'Albo di cui all'art. 212, comma 1, che
cura l'inserimento in un elenco nazionale, accessibile al pubblico, degli
elementi identificativi di cui all'art. 212, comma 23, senza nuovi o maggiori
oneri per la finanza pubblica.
19. In caso di eventi incidenti sull'autorizzazione, questi sono comunicati,
previo avviso all'interessato, oltre che allo stesso, anche all'Albo.
20. Le procedure di cui al presente articolo si applicano anche per la
realizzazione di varianti sostanziali in corso d'opera o di esercizio che
comportino modifiche a seguito delle quali gli impianti non sono piu' conformi
all'autorizzazione rilasciata.
«Art. 209 (Rinnovo delle autorizzazioni alle imprese in possesso di
certificazione ambientale). - 1. Nel rispetto delle normative comunitarie, in
sede di espletamento delle procedure previste per il rinnovo delle
autorizzazioni all'esercizio di un impianto, ovvero per il rinnovo
dell'iscrizione all'Albo di cui all'art. 212, le imprese che risultino
registrate ai sensi del regolamento (CE) n. 761/2001, del Parlamento europeo e
del Consiglio, del 19 marzo 2001 (Emas) ed operino nell'ambito del sistema
Ecolabel di cui al regolamento 17 luglio 2000, n. 1980, o certificati UNI-EN ISO
14001 possono sostituire tali autorizzazioni o il nuovo certificato di
iscrizione al suddetto Albo con autocertificazione resa alle autorita'
competenti, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre
2000, n. 445.
2. L'autocertificazione di cui al comma 1 deve essere accompagnata da una copia
conforme del certificato di registrazione ottenuto ai sensi dei regolamenti e
degli standard parametrici di cui al medesimo comma 1, nonche' da una denuncia
di prosecuzione delle attivita', attestante la conformita' dell'impresa, dei
mezzi e degli impianti alle prescrizioni legislative e regolamentari, con
allegata una certificazione dell'esperimento di prove a cio' destinate, ove
previste.
3. L'autocertificazione e i relativi documenti, di cui ai commi 1 e 2,
sostituiscono a tutti gli effetti l'autorizzazione alla prosecuzione, ovvero
all'esercizio delle attivita' previste dalle norme di cui al comma 1 e ad essi
si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 26 aprile 1992, n. 300. Si applicano, altresi', le
disposizioni sanzionatone di cui all'art. 21 della legge 7 agosto 1990, n. 241.
4. L'autocertificazione e i relativi documenti mantengono l'efficacia
sostitutiva di cui al comma 3 fino ad un periodo massimo di centottanta giorni
successivi alla data di comunicazione all'interessato della decadenza, a
qualsiasi titolo avvenuta, della registrazione ottenuta ai sensi dei regolamenti
e degli standard parametrici di cui al comma 1.
5. Salva l'applicazione delle sanzioni specifiche e salvo che il fatto
costituisca piu' grave reato, in caso di accertata falsita' delle attestazioni
contenute nell'autocertificazione e dei relativi documenti, si applica l'art.
483 del codice penale nei confronti di chiunque abbia sottoscritto la
documentazione di cui ai commi 1 e 2.
6. Resta ferma l'applicazione della normativa nazionale di attuazione della
direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate
dell'inquinamento, per gli impianti rientranti nel campo di applicazione della
medesima, con particolare riferimento al decreto legislativo 18 febbraio 2005,
n. 59.
7. I titoli abilitativi di cui al presente articolo devono essere comunicati, a
cura dell'amministrazione che li rilascia, all'Albo di cui all'art. 212, comma
1, che cura l'inserimento in un elenco nazionale, accessibile al pubblico, degli
elementi identificativi di cui all'art. 212, comma 23, senza nuovi o maggiori
oneri per la finanza pubblica.
Art. 210 (Autorizzazioni in ipotesi particolari). - 1. Coloro che alla data di
entrata in vigore della parte quarta del presente decreto non abbiano ancora
ottenuto l'autorizzazione alla gestione dell'impianto, ovvero intendano,
comunque, richiedere una modifica dell'autorizzazione alla gestione di cui sono
in possesso, ovvero ne richiedano il rinnovo presentano domanda alla regione
competente per territorio, che si pronuncia entro novanta giorni dall'istanza.
La procedura di cui al presente comma si applica anche a chi intende avviare una
attivita' di recupero o di smaltimento di rifiuti in un impianto gia' esistente,
precedentemente utilizzato o adibito ad altre attivita'. Ove la nuova attivita'
di recupero o di smaltimento sia sottoposta a valutazione di impatto ambientale,
si applicano le disposizioni previste dalla parte seconda del presente decreto
per le modifiche sostanziali.
2. Resta ferma l'applicazione della normativa nazionale di attuazione della
direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate
dell'inquinamento per gli impianti rientranti nel campo di applicazione della
medesima, con particolare riferimento al decreto legislativo 18 febbraio 2005,
n. 59.
3. L'autorizzazione individua le condizioni e le prescrizioni necessarie per
garantire l'attuazione dei principi di cui all'art. 178 e contiene almeno i
seguenti elementi:
a) i tipi ed i quantitativi di rifiuti da smaltire o da recuperare;
b) i requisiti tecnici, con particolare riferimento alla compatibilita' del
sito, alle attrezzature utilizzate, ai tipi ed ai quantitativi massimi di
rifiuti ed alla conformita' dell'impianto alla nuova forma di gestione
richiesta;
c) le precauzioni da prendere in materia di sicurezza ed igiene ambientale;
d) la localizzazione dell'impianto da autorizzare;
e) il metodo di trattamento e di recupero;
f) i limiti di emissione in atmosfera per i processi di trattamento termico dei
rifiuti, anche accompagnati da recupero energetico;
g) le prescrizioni per le operazioni di messa in sicurezza, chiusura
dell'impianto e ripristino del sito;
h) le garanzie finanziarie, ove previste dalla normativa vigente, o altre
equivalenti; tali garanzie sono in ogni caso ridotte del cinquanta per cento per
le imprese registrate ai sensi del regolamento (CE) n. 761/2001, del Parlamento
europeo e del Consiglio, del 19 marzo 2001 (Emas), e del quaranta per cento nel
caso di imprese in possesso della certificazione ambientale ai sensi della norma
Uni En Iso 14001;
l) la data di scadenza dell'autorizzazione, in conformita' a quanto previsto
dall'art. 208, comma 12.
4. Ferma restando l'applicazione delle norme sanzionatorie di cui al titolo VI
della parte quarta del presente decreto, in caso di inosservanza delle
prescrizioni dell'autorizzazione l'autorita' competente procede, secondo la
gravita' dell'infrazione:
a) alla diffida, stabilendo un termine entro il quale devono essere eliminate le
inosservanze;
b) alla diffida e contestuale sospensione dell'autorizzazione per un tempo
determinato, ove si manifestino situazioni di pericolo per la salute pubblica e
per l'ambiente;
c) alla revoca dell'autorizzazione in caso di mancato adeguamento alle
prescrizioni imposte con la diffida e in caso di reiterate violazioni che
determinino situazione di pericolo per la salute pubblica e per l'ambiente.
5. Le disposizioni del presente articolo non si applicano al deposito temporaneo
effettuato nel rispetto delle condizioni di cui all'art. 183, comma 1, lettera
m), che e' soggetto unicamente agli adempimenti relativi al registro di carico e
scarico di cui all'art. 190 ed al divieto di miscelazione di cui all'art. 187.
6. Per i rifiuti in aree portuali e per le operazioni di imbarco e sbarco in
caso di trasporto transfrontaliero di rifiuti si applica quanto previsto
dall'art. 208, comma 14.
7. Per gli impianti mobili, di cui all'art. 208, comma 15, si applicano le
disposizioni ivi previste.
8. Ove l'autorita' competente non provveda a concludere il procedimento relativo
al rilascio dell'autorizzazione entro i termini previsti dal comma 1, si applica
il potere sostitutivo di cui all'art. 5 del decreto legislativo 31 marzo 1998,
n. 112.
9. Le autorizzazioni di cui al presente articolo devono essere comunicate, a
cura dell'amministrazione che li rilascia, all'Albo di cui all'art. 212, comma
1, che cura l'inserimento in un elenco nazionale, accessibile al pubblico, degli
elementi identificativi di cui all'art. 212, comma 23, senza nuovi o maggiori
oneri per la finanza pubblica.».
- Il decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59 recante «Attuazione integrale
della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate
dell'inquinamento» e' stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica
italiana n. 93 del 22 aprile 2005.
- Il testo dell'art. 195 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in
materia ambientale) recita: «195. (Competenze dello Stato). - 1. 1. Ferme
restando le ulteriori competenze statali previste da speciali disposizioni,
anche contenute nella parte quarta del presente decreto, spettano allo Stato:
a) le funzioni di indirizzo e coordinamento necessarie all'attuazione della
parte quarta del presente decreto, da esercitare ai sensi dell'art. 8 della
legge 15 marzo 1997, n. 59, nei limiti di quanto stabilito dall'art. 8, comma 6,
della legge 5 giugno 2003, n. 131;
b) la definizione dei criteri generali e delle metodologie per la gestione
integrata dei rifiuti, nonche' l'individuazione dei fabbisogni per lo
smaltimento dei rifiuti sanitari, anche al fine di ridurne la movimentazione;
c) l'individuazione delle iniziative e delle misure per prevenire e limitare,
anche mediante il ricorso a forme di deposito cauzionale sui beni immessi al
consumo, la produzione dei rifiuti, nonche' per ridurne la pericolosita';
d) l'individuazione dei flussi omogenei di produzione dei rifiuti con piu'
elevato impatto ambientale, che presentano le maggiori difficolta' di
smaltimento o particolari possibilita' di recupero sia per le sostanze impiegate
nei prodotti base sia per la quantita' complessiva dei rifiuti medesimi;
e) l'adozione di criteri generali per la redazione di piani di settore per la
riduzione, il riciclaggio, il recupero e l'ottimizzazione dei flussi di rifiuti;
f) l'individuazione, nel rispetto delle attribuzioni costituzionali delle
regioni, degli impianti di recupero e di smaltimento di preminente interesse
nazionale da realizzare per la modernizzazione e lo sviluppo del paese;
l'individuazione e' operata, sentita la Conferenza unificata di cui all'art. 8
del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, a mezzo di un programma,
adottato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri su proposta del
Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, e inserito nel Documento
di programmazione economico-finanziaria, con indicazione degli stanziamenti
necessari per la loro realizzazione. Nell'individuare le infrastrutture e gli
insediamenti strategici di cui al presente comma il Governo procede secondo
finalita' di riequilibrio socio-economico fra le aree del territorio nazionale.
Il Governo indica nel disegno di legge finanziaria ai sensi dell'art. 11, comma
3, lettera i-ter), della legge 5 agosto 1978, n. 468, le risorse necessarie,
anche ai fini dell'erogazione dei contributi compensativi a favore degli enti
locali, che integrano i finanziamenti pubblici, comunitari e privati allo scopo
disponibili;
g) la definizione, nel rispetto delle attribuzioni costituzionali delle regioni,
di un piano nazionale di comunicazione e di conoscenza ambientale. La
definizione e' operata, sentita la Conferenza unificata di cui all'art. 8 del
decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, a mezzo di un Programma, formulato
con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro
dell'ambiente e della tutela del territorio, inserito nel Documento di
programmazione economico-finanziaria, con indicazione degli stanziamenti
necessari per la realizzazione;
h) l'indicazione delle tipologie delle misure atte ad incoraggiare la
razionalizzazione della raccolta, della cernita e del riciclaggio dei rifiuti;
i) l'individuazione delle iniziative e delle azioni, anche economiche, per
favorire il riciclaggio e il recupero di materia prima secondaria dai rifiuti,
nonche' per promuovere il mercato dei materiali recuperati dai rifiuti ed il
loro impiego da parte delle pubbliche amministrazioni e dei soggetti economici,
anche ai sensi dell'art. 52, comma 56, lettera a), della legge 28 dicembre 2001,
n. 448, e del decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio 8
maggio 2003, n. 203;
l) l'individuazione di obiettivi di qualita' dei servizi di gestione dei
rifiuti;
m) la determinazione di criteri generali, differenziati per i rifiuti urbani e
per i rifiuti speciali, ai fini della elaborazione dei piani regionali di cui
all'art. 199 con particolare riferimento alla determinazione, d'intesa con la
Conferenza Stato-regioni, delle linee guida per la individuazione degli Ambiti
territoriali ottimali, da costituirsi ai sensi dell'art. 200, e per il
coordinamento dei piani stessi;
n) la determinazione, relativamente all'assegnazione della concessione del
servizio per la gestione integrata dei rifiuti, d'intesa con la Conferenza
Stato-regioni, delle linee guida per la definizione delle gare d'appalto, ed in
particolare dei requisiti di ammissione delle imprese, e dei relativi
capitolati, anche con riferimento agli elementi economici relativi agli impianti
esistenti;
o) la determinazione, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, delle linee
guida inerenti le forme ed i modi della cooperazione fra gli enti locali, anche
con riferimento alla riscossione della tariffa sui rifiuti urbani ricadenti nel
medesimo ambito territoriale ottimale, secondo criteri di trasparenza,
efficienza, efficacia ed economicita';
p) l'indicazione dei criteri generali relativi alle caratteristiche delle aree
non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti;
q) l'indicazione dei criteri generali per l'organizzazione e l'attuazione della
raccolta differenziata dei rifiuti urbani;
r) la determinazione, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, delle linee
guida, dei criteri generali e degli standard di bonifica dei siti inquinati,
nonche' la determinazione dei criteri per individuare gli interventi di bonifica
che, in relazione al rilievo dell'impatto sull'ambiente connesso all'estensione
dell'area interessata, alla quantita' e pericolosita' degli inquinanti presenti,
rivestono interesse nazionale;
s) la determinazione delle metodologie di calcolo e la definizione di materiale
riciclato per l'attuazione dell'art. 196, comma 1, lettera p);
t) l'adeguamento della parte quarta del presente d ecreto alle direttive, alle
decisioni ed ai regolamenti dell'Unione europea.
2. Sono inoltre di competenza dello Stato:
a) l'indicazione dei criteri e delle modalita' di adozione, secondo principi di
unitarieta', compiutezza e coordinamento, delle norme tecniche per la gestione
dei rifiuti, dei rifiuti pericolosi e di specifiche tipologie di rifiuti, con
riferimento anche ai relativi sistemi di accreditamento e di certificazione ai
sensi dell'art. 178, comma 5;
b) l'adozione delle norme e delle condizioni per l'applicazione delle procedure
semplificate di cui agli articoli 214, 215 e 216, ivi comprese le linee guida
contenenti la specificazione della relazione da allegare alla comunicazione
prevista da tali articoli;
c) la determinazione dei limiti di accettabilita' e delle caratteristiche
chimiche, fisiche e biologiche di talune sostanze contenute nei rifiuti in
relazione a specifiche utilizzazioni degli stessi;
d) la determinazione e la disciplina delle attivita' di recupero dei prodotti di
amianto e dei beni e dei prodotti contenenti amianto, mediante decreto del
Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, di concerto con il
Ministro della salute e con il Ministro delle attivita' produttive;
e) La determinazione dei criteri qualitativi e quali-quantitativi per
l'assimilazione, ai fini della raccolta e dello smaltimento, dei rifiuti
speciali e dei rifiuti urbani. Ai rifiuti assimilati, entro un anno, si applica
esclusivamente una tariffazione per le quantita' conferite al servizio di
gestione dei rifiuti urbani. La tariffazione per le quantita' conferite che deve
includere, nel rispetto del principio della copertura integrale dei costi del
servizio prestato, una parte fissa ed una variabile e una quota dei costi dello
spazzamento stradale, e' determinata dall'amministrazione comunale tenendo conto
anche della natura dei rifiuti, del tipo, delle dimensioni economiche e
operative delle attivita' che li producono. A tale tariffazione si applica una
riduzione, fissata dall'amministrazione comunale, in proporzione alle quantita'
dei rifiuti assimilati che il produttore dimostri di aver avviato al recupero
tramite soggetto diverso dal gestore dei rifiuti urbani. Non sono assimilabili
ai rifiuti urbani i rifiuti che si formano nelle aree produttive, compresi i
magazzini di materie prime e di prodotti finiti, salvo i rifiuti prodotti negli
uffici, nelle mense, negli spacci, nei bar e nei locali al servizio dei
lavoratori o comunque aperti al pubblico; allo stesso modo, non sono
assimilabili ai rifiuti urbani i rifiuti che si formano nelle strutture di
vendita con superficie due volte superiore ai limiti di cui all'art. 4, comma 1,
lettera d), del decreto legislativo n. 114 del 1998. Per gli imballaggi
secondari e terziari per i quali risulti documentato il non conferimento al
servizio di gestione dei rifiuti urbani e l'avvio a recupero e riciclo diretto
tramite soggetti autorizzati, non si applica la predetta tariffazione. Con
decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare,
d'intesa con il Ministro dello sviluppo economico, sono definiti, entro novanta
giorni, i criteri per l'assimilabilita' ai rifiuti urbani;
f) l'adozione di un modello uniforme del certificato di avvenuto smaltimento
rilasciato dal titolare dell'impianto che dovra' indicare per ogni carico e/o
conferimento la quota smaltita in relazione alla capacita' autorizzata annuale
dello stesso impianto;
g) la definizione dei metodi, delle procedure e degli standard per il
campionamento e l'analisi dei rifiuti;
h) la determinazione dei requisiti e delle capacita' tecniche e finanziarie per
l'esercizio delle attivita' di gestione dei rifiuti, ivi compresi i criteri
generali per la determinazione delle garanzie finanziarie a favore delle
regioni, con particolare riferimento a quelle dei soggetti sottoposti
all'iscrizione all'Albo di cui all'art. 212, secondo la modalita' di cui al
comma 9 dello stesso articolo;
i) la riorganizzazione e la tenuta del Catasto nazionale dei rifiuti;
l) la definizione del modello e dei contenuti del formulario di cui all'art. 193
e la regolamentazione del trasporto dei rifiuti, ivi inclusa l'individuazione
delle tipologie di rifiuti che per comprovate ragioni tecniche, ambientali ed
economiche devono essere trasportati con modalita' ferroviaria;
m) l'individuazione delle tipologie di rifiuti che per comprovate ragioni
tecniche, ambientali ed economiche possono essere smaltiti direttamente in
discarica;
n) l'adozione di un modello uniforme del registro di cui all'art. 190 e la
definizione delle modalita' di tenuta dello stesso, nonche' l'individuazione
degli eventuali documenti sostitutivi del registro stesso;
o) l'individuazione dei rifiuti elettrici ed elettronici, di cui all'art. 227,
comma 1, lettera a);
p) l'aggiornamento degli Allegati alla parte quarta del presente decreto;
q) l'adozione delle norme tecniche, delle modalita' e delle condizioni di
utilizzo del prodotto ottenuto mediante compostaggio, con particolare
riferimento all'utilizzo agronomico come fertilizzante, ai sensi della legge 19
ottobre 1984, n. 748, e del prodotto di qualita' ottenuto mediante compostaggio
da rifiuti organici selezionati alla fonte con raccolta differenziata;
r) l'autorizzazione allo smaltimento di rifiuti nelle acque marine, in
conformita' alle disposizioni stabilite dalle norme comunitarie e dalle
convenzioni internazionali vigenti in materia, rilasciata dal Ministro
dell'ambiente e della tutela del territorio su proposta dell'autorita' marittima
nella cui zona di competenza si trova il porto piu' vicino al luogo dove deve
essere effettuato lo smaltimento ovvero si trova il porto da cui parte la nave
con il carico di rifiuti da smaltire;
s) l'individuazione della misura delle sostanze assorbenti e neutralizzanti,
previamente testate da Universita' o Istituti specializzati, di cui devono
dotarsi gli impianti destinati allo stoccaggio, ricarica, manutenzione, deposito
e sostituzione di accumulatori al fine di prevenire l'inquinamento del suolo,
del sottosuolo e di evitare danni alla salute e all'ambiente derivanti dalla
fuoriuscita di acido, tenuto conto della dimensione degli impianti, del numero
degli accumulatori e del rischio di sversamento connesso alla tipologia dell'attivita'
esercitata;
s-bis) l'individuazione e la disciplina, nel rispetto delle norme comunitarie ed
anche in deroga alle disposizioni della parte quarta del presente decreto, di
semplificazioni con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del
territorio e del mare da adottarsi entro tre mesi dalla entrata in vigore della
presente disciplina in materia di adempimenti amministrativi per la raccolta e
il trasporto di specifiche tipologie di rifiuti destinati al recupero e
conferiti direttamente dagli utenti finali dei beni che originano i rifiuti ai
produttori, ai distributori, a coloro che svolgono attivita' di istallazione e
manutenzione presso le utenze domestiche dei beni stessi o ad impianti
autorizzati alle operazioni di recupero di cui alle voci R2, R3, R4, R5, R6 e R9
dell'Allegato C alla parte quarta del presente decreto.
3. Salvo che non sia diversamente disposto dalla parte quarta del presente
decreto, le funzioni di cui ai comma 1 sono esercitate ai sensi della legge 23
agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del
territorio, di concerto con i Ministri delle attivita' produttive, della salute
e dell'interno, sentite la Conferenza Stato-regioni, le regioni e le province
autonome di Trento e di Bolzano.
4. Salvo che non sia diversamente disposto dalla parte quarta del presente
decreto, le norme regolamentari e tecniche di cui al comma 2 sono adottate, ai
sensi dell'art. 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, con decreti del
Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, di concerto con i Ministri
delle attivita' produttive, della salute e dell'interno, nonche', quando le
predette norme riguardino i rifiuti agricoli ed il trasporto dei rifiuti, di
concerto, rispettivamente, con i Ministri delle politiche agricole e forestali e
delle infrastrutture e dei trasporti.
5. Fatto salvo quanto previsto dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, ai
fini della sorveglianza e dell'accertamento degli illeciti in violazione della
normativa in materia di rifiuti nonche' della repressione dei traffici illeciti
e degli smaltimenti illegali dei rifiuti provvedono il Comando carabinieri
tutela ambiente (C.C.T.A.) e il Corpo delle Capitanerie di porto; puo' altresi'
intervenire il Corpo forestale dello Stato e possono concorrere la Guardia di
finanza e la Polizia di Stato.».
- Per la parte IV del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 si vedano i
riferimenti normativi all'art. 2 della presente legge.
(( Art. 9-ter
Piano nazionale degli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani
1 Ai fini di prevenire le emergenze nel settore dello smaltimento dei rifiuti,
di contribuire al raggiungimento degli obiettivi derivanti dal Protocollo di
Kyoto, di incrementare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e
di contribuire all'aumento dell'occupazione e degli investimenti, il Presidente
del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente e della
tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dello sviluppo
economico, d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del
decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, e previo
parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili
finanziari, nel rispetto delle attribuzioni delle regioni e della normativa
europea sulla gestione dei rifiuti, adotta, entro dodici mesi dalla data di
entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il piano
nazionale degli inceneritori dei rifiuti urbani residuati dalla raccolta
differenziata.
2. Il piano nazionale di cui al comma 1 indica i finanziamenti pubblici,
comunitari e privati disponibili a legislazione vigente per la realizzazione
degli interventi in esso previsti e individua i contributi compensativi a favore
degli enti locali.
3. Al piano nazionale di cui al comma 1 non si applicano le disposizioni di cui
alla lettera f) del comma 1 dell'articolo 195 del decreto legislativo 3 aprile
2006, n. 152. ))
Riferimenti normativi:
- Si riporta il testo dell'art. 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281
(Definizione ed ampliamento delle attribuzioni della Conferenza permanente per i
rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano ed
unificazione, per le materie ed i compiti di interesse comune delle regioni,
delle province e dei comuni, con la Conferenza Stato-citta' ed autonomie
locali):
«Art. 8 (Conferenza Stato-citta' ed autonomie locali e Conferenza unificata). -
1. La Conferenza Stato-citta' ed autonomie locali e' unificata per le materie ed
i compiti di interesse comune delle regioni, delle province, dei comuni e delle
comunita' montane, con la Conferenza Stato-regioni.
2. La Conferenza Stato-citta' ed autonomie locali e' presieduta dal Presidente
del Consiglio dei Ministri o, per sua delega, dal Ministro dell'interno o dal
Ministro per gli affari regionali nella materia di rispettiva competenza; ne
fanno parte altresi' il Ministro del tesoro e del bilancio e della
programmazione economica, il Ministro delle finanze, il Ministro dei lavori
pubblici, il Ministro della sanita', il presidente dell'Associazione nazionale
dei comuni d'Italia - ANCI, il presidente dell'Unione province d'Italia - UPI ed
il presidente dell'Unione nazionale comuni, comunita' ed enti montani - UNCEM.
Ne fanno parte inoltre quattordici sindaci designati dall'ANCI e sei presidenti
di provincia designati dall'UPI. Dei quattordici sindaci designati dall'ANCI
cinque rappresentano le citta' individuate dall'art. 17 della legge 8 giugno
1990, n. 142. Alle riunioni possono essere invitati altri membri del Governo,
nonche' rappresentanti di amministrazioni statali, locali o di enti pubblici.
3. La Conferenza Stato-citta' ed autonomie locali e' convocata almeno ogni tre
mesi, e comunque in tutti i casi il presidente ne ravvisi la necessita' o
qualora ne faccia richiesta il presidente dell'ANCI, dell'UPI o dell'UNCEM.
4. La Conferenza unificata di cui al comma 1 e' convocata dal Presidente del
Consiglio dei Ministri. Le sedute sono presiedute dal Presidente del Consiglio
dei Ministri o, su sua delega, dal Ministro per gli affari regionali o, se tale
incarico non e' conferito, dal Ministro dell'interno.».
- Per il testo dell'art. 195 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152
(Norme in materia ambientale) si vedano i riferimenti normativi all'art. 9-bis
della presente legge.
(( Art. 9-quater
Misure urgenti in materia di rifiuti
1. Ai fini di una maggiore sostenibilita' economica e gestionale dello
smaltimento della parte organica dei rifiuti solidi urbani sul territorio
nazionale e di una riduzione quantitativa dei rifiuti da avviare allo
smaltimento finale, il comma 3 dell'articolo 107 del decreto legislativo 3
aprile 2006, n. 152, come modificato dal decreto legislativo 16 gennaio 2008, n.
4, e' sostituito dal seguente:
«3. Non e' ammesso lo smaltimento dei rifiuti, anche se triturati, in fognatura,
ad eccezione di quelli organici provenienti dagli scarti dell'alimentazione
trattati con apparecchi dissipatori di rifiuti alimentari che ne riducano la
massa in particelle sottili, previo accertamento dell'esistenza di un sistema di
depurazione da parte dell'ente gestore del servizio idrico integrato, che
assicura adeguata informazione al pubblico anche in merito alla planimetria
delle zone servite da tali sistemi. L'installazione delle apparecchiature e'
comunicata da parte del rivenditore al gestore del servizio idrico, che ne
controlla la diffusione sul territorio». 2. Il comma 8-bis dell'articolo 2 del
decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4, e' abrogato.
3. Il comma 19 dell'articolo 2 del decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4, e'
sostituito dal seguente:
«19. All'articolo 182, il comma 8 e' abrogato». ))
Riferimenti normativi:
- Si riporta il testo del comma 3 dell'art. 107 del decreto legislativo 3 aprile
2006, n. 152 (Norme in materia ambientale), cosi' come modificato dall'art.
9-quater, comma 1, della presente legge:
«Art. 107. (Scarichi in reti fognarie). - 1.1. Ferma restando l'inderogabilita'
dei valori-limite di emissione di cui alla tabella 3/A dell'Allegato 5 alla
parte terza del presente decreto e, limitatamente ai parametri di cui alla nota
2 della Tabella 5 del medesimo Allegato 5, alla Tabella 3, gli scarichi di acque
reflue industriali che recapitano in reti fognarie sono sottoposti alle norme
tecniche, alle prescrizioni regolamentari e ai valori-limite adottati dall'Autorita'
d'ambito competente in base alle caratteristiche dell'impianto, e in modo che
sia assicurata la tutela del corpo idrico ricettore nonche' il rispetto della
disciplina degli scarichi di acque reflue urbane definita ai sensi dell'art.
101, commi 1 e 2.
2. Gli scarichi di acque reflue domestiche che recapitano in reti fognarie sono
sempre ammessi purche' osservino i regolamenti emanati dal soggetto gestore del
servizio idrico integrato ed approvati dall'Autorita' d'ambito competente.
3. Non e' ammesso lo smaltimento dei rifiuti, anche se triturati, in fognatura,
ad eccezione di quelli organici provenienti dagli scarti dell'alimentazione
trattati con apparecchi dissipatori di rifiuti alimentari che ne riducano la
massa in particelle sottili, previo accertamento dell'esistenza di un sistema di
depurazione da parte dell'ente gestore del servizio idrico integrato, che
assicura adeguata informazione al pubblico anche in merito alla planimetria
delle zone servite da tali sistemi. L'installazione delle apparecchiature e'
comunicata da parte del rivenditore al gestore del servizio idrico, che ne
controlla la diffusione sul territorio.
4. Le regioni, sentite le province, possono stabilire norme integrative per il
controllo degli scarichi degli insediamenti civili e produttivi allacciati alle
pubbliche fognature, per la funzionalita' degli impianti di pretrattamento e per
il rispetto dei limiti e delle prescrizioni previsti dalle relative
autorizzazioni».
- Si riporta il testo dell'art. 2 del decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4
(Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3
aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale), cosi' come modificato
dall'art. 9-quater, commi 2 e 3, della
presente legge: «Art. 2. (Modifiche alle Parti terza e quarta del decreto
legislativo 3 aprile 2006, n. 152). - 1. All'art.
74, comma 1, la lettera h) e' sostituita dalla seguente:
“h) “acque reflue industriali”: qualsiasi tipo di acque reflue scaricate da
edifici od impianti in cui si svolgono attivita' commerciali o di produzione di
beni, diverse dalle acque reflue domestiche e dalle acque meteoriche di
dilavamento”; ».
2. All'art. 74, comma 1, la lettera i) e' sostituita dalla seguente: « i) “acque
reflue urbane”: acque reflue domestiche o il miscuglio di acque reflue
domestiche, di acque reflue industriali ovvero meteoriche di dilavamento
convogliate in reti fognarie, anche separate, e provenienti da agglomerato; ».
3. All'art. 74, comma 1, lettera n), le parole: «in una fognatura dinamica» sono
soppresse.
4. All'art. 74, comma 1, la lettera dd) e' sostituita dalla seguente: «dd) “rete
fognaria”: un sistema di condotte per la raccolta e il convogliamento delle
acque reflue urbane.».
5. All'art. 74, comma 1, lettera ff), le parole: «qualsiasi immissione di acque
reflue in» sono sostituite dalle seguenti: «qualsiasi immissione effettuata
esclusivamente tramite un sistema stabile di collettamento che collega senza
soluzione di continuita' il ciclo di produzione del refluo con il corpo
ricettore».
6. All'art. 74, comma 1, lettera oo), e' aggiunto, in fine, il seguente periodo:
«i valori limite di emissione possono essere fissati anche per determinati
gruppi, famiglie o categorie di sostanze. I valori limite di emissione delle
sostanze si applicano di norma nel punto di fuoriuscita delle emissioni
dall'impianto, senza tener conto dell'eventuale diluizione; l'effetto di una
stazione di depurazione di acque reflue puo' essere preso in considerazione
nella determinazione dei valori limite di emissione dell'impianto, a condizione
di garantire un livello equivalente di protezione dell'ambiente nel suo insieme
e di non portare carichi inquinanti maggiori nell'ambiente.».
7. All'art. 74, comma 2, la lettera qq) e' abrogata.
8. All'art. 101, comma 5, l'ultimo periodo e' sostituito con il seguente: «L'autorita'
competente, in sede di autorizzazione prescrive che lo scarico delle acque di
raffreddamento, di lavaggio, ovvero impiegate per la produzione di energia, sia
separato dagli scarichi terminali contenenti le sostanze di cui al comma 4.»; al
medesimo art. 101, comma 7, lettera b) dopo le parole: «allevamento di bestiame»
sono soppresse le parole da «che, per quanto» fino alla fine della lettera;
8-bis. Abrogato.
9. All'art. 108, comma 2, le parole: «puo' fissare» sono sostituite dalla
seguente: «fissa».
10. All'art. 108, comma 5, le parole: «Qualora l'impianto di trattamento di
acque reflue industriali che tratta le sostanze pericolose, di cui alla tabella
5 del medesimo allegato 5, riceva acque reflue contenenti sostanze pericolose
non sensibili al tipo di trattamento adottato,» sono sostituite dalle seguenti:
«Qualora, come nel caso dell'art. 124, comma 2, secondo periodo, l'impianto di
trattamento di acque reflue industriali che tratta le sostanze pericolose, di
cui alla tabella 5 del medesimo allegato 5, riceva, tramite condotta, acque
reflue provenienti da altri stabilimenti industriali o acque reflue urbane,
contenenti sostanze diverse non utili ad un modifica o ad una riduzione delle
sostanze pericolose,».
11. All'art. 124, il comma 2 e' sostituito dal seguente: «2. L'autorizzazione e'
rilasciata al titolare dell'attivita' da cui origina lo scarico. Ove uno o piu'
stabilimenti conferiscano, tramite condotta, ad un terzo soggetto, titolare
dello scarico finale, le acque reflue provenienti dalle loro attivita', oppure
qualora tra piu' stabilimenti sia costituito un consorzio per l'effettuazione in
comune dello scarico delle acque reflue provenienti dalle attivita' dei
consorziati, l'autorizzazione e' rilasciata in capo al titolare dello scarico
finale o al consorzio medesimo, ferme restando le responsabilita' dei singoli
titolari delle attivita' suddette e del gestore del relativo impianto di
depurazione in caso di violazione delle disposizioni della parte terza del
presente decreto.».
12. All'art. 124, il comma 7 e' sostituito dal seguente:
«7. Salvo diversa disciplina regionale, la domanda di autorizzazione e'
presentata alla provincia ovvero all'Autorita' d'ambito se lo scarico e' in
pubblica fognatura. L'autorita' competente provvede entro novanta giorni dalla
ricezione della domanda.».
12-bis. All'art. 127, comma 1, dopo le parole «ove applicabile», sono aggiunte
le seguenti: «e alla fine del complessivo processo di trattamento effettuato
nell'impianto di depurazione».
13. All'art. 147, comma 2, lettera b), ed all'art. 150, comma 1, le parole: «unicita'
della gestione» sono sostituite dalle seguenti: «unitarieta' della gestione».
14. All'art. 148, il comma 5 e' sostituito dal seguente: «5. Ferma restando la
partecipazione obbligatoria all'Autorita' d'ambito di tutti gli enti locali ai
sensi del comma 1, l'adesione alla gestione unica del servizio idrico integrato
e' facoltativa per i comuni con popolazione fino a 1.000 abitanti inclusi nel
territorio delle comunita' montane, a condizione che gestiscano l'intero
servizio idrico integrato, e previo consenso della Autorita' d'ambito
competente.».
15. L'art. 161 e' sostituito dal seguente: «Art. 161. (Comitato per la vigilanza
sull'uso delle risorse idriche). - 1. Il Comitato per la vigilanza sull'uso
delle risorse idriche di cui al decreto legislativo 7 novembre 2006, n. 284,
art. 1, comma 5, e' istituito presso il Ministero dell'ambiente e della tutela
del territorio e del mare, al fine di garantire l'osservanza dei principi di cui
all'art. 141, comma 2 del presente decreto legislativo, con particolare
riferimento alla regolare determinazione ed al regolare adeguamento delle
tariffe, nonche' alla tutela dell'interesse degli utenti.
2. Il Comitato e' composto, nel rispetto del principio dell'equilibrio di
genere, da sette membri, nominati con decreto del Ministro dell'ambiente e della
tutela del territorio e del mare. Di tali componenti, tre sono designati dalla
Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome e quattro - di
cui uno con funzioni di presidente individuato con il medesimo decreto - sono
scelti tra persone particolarmente esperte in materia di tutela ed uso delle
acque, sulla base di specifiche esperienze e conoscenze del settore.
3. I membri del Comitato durano in carica tre anni e non possono essere
confermati. I componenti non possono essere dipendenti di soggetti di diritto
privato operanti nel settore, ne' possono avere interessi diretti e indiretti
nei medesimi; qualora siano dipendenti pubblici, essi sono collocati fuori ruolo
o, se professori universitari, sono collocati in aspettativa per l'intera durata
del mandato. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta
del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto
con il Ministro dell'economia e delle finanze, e' determinato il trattamento
economico spettante ai membri del Comitato.
4. Il Comitato, nell'ambito delle attivita' previste all'art. 6, comma 2, del
decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 90, in particolare:
a) predispone con delibera il metodo tariffario per la determinazione della
tariffa di cui all'art. 154 e le modalita' di revisione periodica, e lo
trasmette al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare,
che lo adotta con proprio decreto sentita la Conferenza permanente per i
rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;
b) verifica la corretta redazione del piano d'ambito, esprimendo osservazioni,
rilievi e prescrizioni sugli elementi tecnici ed economici e sulla necessita' di
modificare le clausole contrattuali e gli atti che regolano il rapporto tra le
Autorita' d'ambito e i gestori in particolare quando cio' sia richiesto dalle
ragionevoli esigenze degli utenti;
c) predispone con delibera una o piu' convenzioni tipo di cui all'art. 151, e la
trasmette al Ministro per l'ambiente e per la tutela del territorio e del mare,
che la adotta con proprio decreto sentita la Conferenza permanente per i
rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;
d) emana direttive per la trasparenza della contabilita' delle gestioni e valuta
i costi delle singole prestazioni;
e) definisce i livelli minimi di qualita' dei servizi da prestare, sentite le
regioni, i gestori e le associazioni dei consumatori;
f) controlla le modalita' di erogazione dei servizi richiedendo informazioni e
documentazioni ai gestori operanti nel settore idrico, anche al fine di
individuare situazioni di criticita' e di irregolarita' funzionali dei servizi
idrici;
g) tutela e garantisce i diritti degli utenti emanando linee guida che indichino
le misure idonee al fine di assicurare la parita' di trattamento degli utenti,
garantire la continuita' della prestazione dei servizi e verificare
periodicamente la qualita' e l'efficacia delle prestazioni;
h) predispone periodicamente rapporti relativi allo stato di organizzazione dei
servizi al fine di consentire il confronto delle prestazioni dei gestori;
i) esprime pareri in ordine a problemi specifici attinenti la qualita' dei
servizi e la tutela dei consumatori, su richiesta del Ministero dell'ambiente e
della tutela del territorio e del mare, delle regioni, degli enti locali, delle
Autorita' d'ambito, delle associazioni dei consumatori e di singoli utenti del
servizio idrico integrato; per lo svolgimento delle funzioni di cui al presente
comma il Comitato promuove studi e ricerche di settore;
l) predispone annualmente una relazione al parlamento sullo stato dei servizi
idrici e sull'attivita' svolta. 5. Per l'espletamento dei propri compiti e per
lo svolgimento di funzioni ispettive, il Comitato si avvale della segreteria
tecnica di cui al decreto del Presidente della Repubblica 17 giugno 2003, n.
261, art. 3, comma 1, lettera o). Esso puo' richiedere di avvalersi, altresi',
dell'attivita' ispettiva e di verifica dell'Osservatorio di cui al comma 6 e di
altre amministrazioni.
6. Per l'espletamento dei propri compiti il Comitato si avvale, altresi',
dell'Osservatorio dei servizi idrici, di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 17 giugno 2003, n. 261, art. 3, comma 1, lettera o). L'Osservatorio
svolge funzioni di raccolta, elaborazione e restituzione di dati statistici e
conoscitivi, in particolare, in materia di:
a) censimento dei soggetti gestori dei servizi idrici e relativi dati
dimensionali, tecnici e finanziari di esercizio;
b) convenzioni e condizioni generali di contratto per l'esercizio dei servizi
idrici;
c) modelli adottati di organizzazione, di gestione, di controllo e di
programmazione dei servizi e degli impianti;
d) livelli di qualita' dei servizi erogati;
e) tariffe applicate;
f) piani di investimento per l'ammodernamento degli impianti e lo sviluppo dei
servizi.
6-bis. Le attivita' della Segreteria tecnica e dell'Osservatorio dei servizi
idrici sono svolte nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie
gia' operanti presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e
del mare.
7. I soggetti gestori dei servizi idrici trasmettono entro il 31 dicembre di
ogni anno all'Osservatorio, alle regioni e alle province autonome di Trento e di
Bolzano i dati e le informazioni di cui al comma 6. L'Osservatorio ha, altresi',
facolta' di acquisire direttamente le notizie relative ai servizi idrici ai fini
della proposizione innanzi agli organi giurisdizionali competenti, da parte del
Comitato, dell'azione avverso gli atti posti in essere in violazione del
presente decreto legislativo, nonche' dell'azione di responsabilita' nei
confronti degli amministratori e di risarcimento dei danni a tutela dei diritti
dell'utente.
8. L'Osservatorio assicura l'accesso generalizzato, anche per via informatica,
ai dati raccolti e alle elaborazioni effettuate per la tutela degli interessi
degli utenti.».
16. All'art. 177, dopo il comma 2 e' aggiunto, in fine, il seguente: «2-bis. Ai
fini dell'attuazione dei principi e degli obiettivi stabiliti dalle disposizioni
di cui alla parte quarta del presente decreto, il Ministro puo' avvalersi del
supporto tecnico dell'APAT - Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i
servizi tecnici, senza nuovi o maggiori oneri ne' compensi o indennizzi per i
componenti dell'APAT - Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i servizi
tecnici.».
16-bis. All'art. 178, comma 1, alla fine, sono aggiunte le parole: «nonche' al
fine di preservare le risorse naturali».
17. All'art. 179, il comma 2 e' sostituito dal seguente:
«2. Nel rispetto delle misure prioritarie di cui al comma 1, le misure dirette
al recupero dei rifiuti mediante riutilizzo, riciclo o ogni altra azione diretta
ad ottenere da essi materia prima secondaria sono adottate con priorita'
rispetto all'uso dei rifiuti come fonte di energia».
18. L'art. 181 e' sostituito dal seguente: «Art. 181. (Recupero dei rifiuti). -
1. Ai fini di una corretta gestione dei rifiuti le autorita' competenti
favoriscono la riduzione dello smaltimento finale degli stessi, attraverso:
a) il riutilizzo, il riciclo o le altre forme di recupero;
b) l'adozione di misure economiche e la determinazione di condizioni di appalto
che prevedano l'impiego dei materiali recuperati dai rifiuti al fine di favorire
il mercato dei materiali medesimi;
c) l'utilizzazione dei rifiuti come combustibile o come altro mezzo per produrre
energia.
2. Al fine di favorire ed incrementare le attivita' di riutilizzo, riciclo e
recupero le autorita' competenti ed i produttori promuovono analisi dei cicli di
vita dei prodotti, ecobilanci, informazioni e tutte le altre iniziative utili.
3. La disciplina in materia di gestione dei rifiuti si applica fino al
completamento delle operazioni di recupero.».
18-bis. Dopo l'art. 181, e' introdotto il seguente: «Art. 181-bis. (Materie,
sostanze e prodotti secondari). - 1. Non rientrano nella definizione di cui
all'art. 183, comma 1, lettera a), le materie, le sostanze e i prodotti
secondari definiti dal decreto ministeriale di cui al comma 2, nel rispetto dei
seguenti criteri, requisiti e condizioni:
a) siano prodotti da un'operazione di riutilizzo, di riciclo o di recupero di
rifiuti;
b) siano individuate la provenienza, la tipologia e le caratteristiche dei
rifiuti dai quali si possono produrre;
c) siano individuate le operazioni di riutilizzo, di riciclo o di recupero che
le producono, con particolare riferimento alle modalita' ed alle condizioni di
esercizio delle stesse;
d) siano precisati i criteri di qualita' ambientale, i requisiti merceologici e
le altre condizioni necessarie per l'immissione in commercio, quali norme e
standard tecnici richiesti per l'utilizzo, tenendo conto del possibile rischio
di danni all'ambiente e alla salute derivanti dall'utilizzo o dal trasporto del
materiale, della sostanza o del prodotto secondario;
e) abbiano un effettivo valore economico di scambio sul mercato.
2. I metodi di recupero dei rifiuti utilizzati per ottenere materie, sostanze e
prodotti secondari devono garantire l'ottenimento di materiali con
caratteristiche fissate con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela
del territorio e del mare, ai sensi dell'art. 17, comma 3, della legge 23 agosto
1988, n. 400, di concerto con il Ministro della salute e con il Ministro dello
sviluppo economico, da emanarsi entro il 31 dicembre 2008.
3. Sino all'emanazione del decreto di cui al comma 2 continuano ad applicarsi le
disposizioni di cui ai decreti ministeriali 5 febbraio 1998, 12 giugno 2002, n.
161, e 17 novembre 2005, n. 269.
4. Nelle more dell'adozione del decreto di cui all'art. 181-bis del decreto
legislativo n. 152 del 2006, comma 2, continua ad applicarsi la circolare del
Ministero dell'ambiente 28 giugno 1999, prot. n 3402/V/MIN.
5. In caso di mancata adozione del decreto di cui al comma 2 nel termine
previsto, il Consiglio dei Ministri provvede in sostituzione nei successivi
novanta giorni, ferma restando l'applicazione del regime transitorio di cui al
comma 4 del presente articolo.».
19. All'art. 182, il comma 8 e' abrogato.
20. - 47. (Omissis).».
Art. 10.
Norma di interpretazione autentica
1. Il comma 1 dell'articolo 12 del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90,
convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123, si interpreta
nel senso che per creditori si intendono anche le societa' appartenenti al
medesimo gruppo societario, ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile, delle
societa' originarie affidatarie del servizio di smaltimento dei rifiuti nella
regione Campania di cui esse si sono comunque avvalse ai fini della
realizzazione del termovalorizzatore di Acerra.
Riferimenti normativi:
- Il testo dell'art. 12 del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90 (Misure
straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei
rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile),
convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123 recita:
«Art. 12. (Corresponsione degli importi dovuti a subappaltatori, fornitori e
cottimisti). - 1. Fermi restando gli obblighi gravanti sulle originarie societa'
affidatarie del servizio di gestione dei rifiuti, di cui all'art. 1, comma 7,
del decreto-legge 30 novembre 2005, n. 245, convertito, con modificazioni, dalla
legge 27 gennaio 2006, n. 21, i capi missione possono provvedere alle necessarie
attivita' solutorie nei confronti degli eventuali creditori, subappaltatori,
fornitori o cottimisti delle stesse societa' affidatarie, a scomputo delle
situazioni creditorie vantate dalle societa' affidatarie medesime verso la
gestione commissariale.
2. Ai fini del pagamento diretto, le societa' originariamente affidatarie o
eventuali societa' ad esse subentrate dovranno trasmettere i contratti
registrati e le fatture protocollate ai capi missione contenenti la parte delle
attivita' eseguite dai soggetti di cui al comma 1.
3. Agli oneri derivanti dall'attuazione dell'art. 5 e del presente articolo si
provvede, nel limite massimo di quaranta milioni di euro, con le risorse del
Fondo di cui all'art. 17.».
- Si riporta il testo dell'art. 2359 del codice civile: «2359. (Societa'
controllate e societa' collegate). - 1. Sono considerate societa' controllate:
1) le societa' in cui un'altra societa' dispone della maggioranza dei voti
esercitabili nell'assemblea ordinaria; 2) le societa' in cui un'altra societa'
dispone di voti sufficienti per esercitare un'influenza dominante nell'assemblea
ordinaria; 3) le societa' che sono sotto influenza dominante di un'altra
societa' in virtu' di particolari vincoli contrattuali con essa.
2. Ai fini dell'applicazione dei numeri 1) e 2) del primo comma si computano
anche i voti spettanti a societa' controllate, a societa' fiduciarie e a persona
interposta: non si computano i voti spettanti per conto di terzi.
3. Sono considerate collegate le societa' sulle quali un'altra societa' esercita
un'influenza notevole. L'influenza si presume quando nell'assemblea ordinaria
puo' essere esercitato almeno un quinto dei voti ovvero un decimo se la societa'
ha azioni quotate in mercati regolamentati.».
Art. 11.
Entrata in vigore
1. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua
pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sara'
presentato alle Camere per la conversione in legge.