Copyright © Ambiente Diritto.it
Decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112
Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della l. 15 marzo 1997, n. 59.
(G.U. n. 92 del 21-4-1998, S.O.).
Testo coordinato ed aggiornato al d.l. 7 settembre 2001, n. 343.
(Omissis).
Oggetto.
1. Il presente decreto legislativo
disciplina, ai sensi del Capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59, il
conferimento di funzioni e compiti amministrativi alle regioni, alle province,
ai comuni, alle comunità montane o ad altri enti locali e, nei casi
espressamente previsti, alle autonomie funzionali, nelle materie non
disciplinate dal decreto legislativo 4 giugno 1997, n. 143, dal decreto
legislativo 19 novembre 1997, n. 422, dal decreto legislativo 18 novembre
1997, n. 426, dal decreto legislativo 23 dicembre 1997, n. 469, dal decreto
legislativo 8 gennaio 1998, n. 3, dal decreto legislativo 11 febbraio 1998, n.
32, nonché dal decreto legislativo recante riforma della disciplina in materia
di commercio, dal decreto legislativo recante interventi per la
razionalizzazione del sostegno pubblico alle imprese e dal decreto legislativo
recante disposizioni in materia di commercio con l'estero.
2. Salvo diversa espressa disposizione del presente decreto legislativo, il
conferimento comprende anche le funzioni di organizzazione e le attività
connesse e strumentali all'esercizio delle funzioni e dei compiti conferiti,
quali fra gli altri, quelli di programmazione, di vigilanza, di accesso al
credito, di polizia amministrativa, nonché l'adozione di provvedimenti
contingibili e urgenti previsti dalla legge.
3. Nelle materie oggetto del conferimento, le regioni e gli enti locali
esercitano funzioni legislative o normative ai sensi e nei limiti stabiliti
dall'articolo 2 della legge 15 marzo 1997, n. 59.
4. In nessun caso le norme del presente decreto legislativo possono essere
interpretate nel senso della attribuzione allo Stato, alle sue amministrazioni
o ad enti pubblici nazionali, di funzioni e compiti trasferiti, delegati o
comunque attribuiti alle regioni, agli enti locali e alle autonomie funzionali
dalle disposizioni vigenti alla data di entrata in vigore del presente decreto
legislativo.
Rapporti internazionali e con
l'Unione europea.
1. Lo Stato assicura la
rappresentanza unitaria nelle sedi internazionali e il coordinamento dei
rapporti con l'Unione europea. Spettano allo Stato i compiti preordinati ad
assicurare l'esecuzione a livello nazionale degli obblighi derivanti dal
Trattato sull'Unione europea e dagli accordi internazionali. Ogni altra
attività di esecuzione è esercitata dallo Stato ovvero dalle regioni e dagli
enti locali secondo la ripartizione delle attribuzioni risultante dalle norme
vigenti e dalle disposizioni del presente decreto legislativo.
Conferimenti alle regioni e agli
enti locali e strumenti di raccordo.
1. Ciascuna regione, ai sensi
dell'articolo 4, commi 1 e 5, della legge 15 marzo 1997, n. 59, entro sei mesi
dall'emanazione del presente decreto legislativo, determina, in conformità al
proprio ordinamento, le funzioni amministrative che richiedono l'unitario
esercizio a livello regionale, provvedendo contestualmente a conferire tutte
le altre agli enti locali, in conformità ai princìpi stabiliti dall'articolo
4, comma 3, della stessa legge n. 59 del 1997, nonché a quanto previsto
dall'articolo 3 della legge 8 giugno 1990, n. 142.
2. La generalità dei compiti e delle funzioni amministrative è attribuita ai
comuni, alle province e alle comunità montane, in base ai princìpi di cui
all'articolo 4, comma 3, della legge 15 marzo 1997, n. 59, secondo le loro
dimensioni territoriali, associative ed organizzative, con esclusione delle
sole funzioni che richiedono l'unitario esercizio a livello regionale. Le
regioni, nell'emanazione della legge di cui al comma 1 del presente articolo,
attuano il trasferimento delle funzioni nei confronti della generalità dei
comuni. Al fine di favorire l'esercizio associato delle funzioni dei comuni di
minore dimensione demografica, le regioni individuano livelli ottimali di
esercizio delle stesse, concordandoli nelle sedi concertative di cui al comma
5 del presente articolo. Nell'ambito della previsione regionale, i comuni
esercitano le funzioni in forma associata, individuando autonomamente i
soggetti, le forme e le metodologie, entro il termine temporale indicato dalla
legislazione regionale. Decorso inutilmente il termine di cui sopra, la
regione esercita il potere sostitutivo nelle forme stabilite dalla legge
stessa. La legge regionale prevede altresì appositi strumenti di
incentivazione per favorire l'esercizio associato delle funzioni.
3. La legge regionale di cui al comma 1 attribuisce agli enti locali le
risorse umane, finanziarie, organizzative e strumentali in misura tale da
garantire la congrua copertura degli oneri derivanti dall'esercizio delle
funzioni e dei compiti trasferiti, nel rispetto dell'autonomia organizzativa e
regolamentare degli enti locali.
4. Qualora la regione non provveda entro il termine indicato, il Governo
adotta con apposito decreto legislativo le misure di cui all'articolo 4, comma
5, della legge 15 marzo 1997, n. 59.
5. Le regioni, nell'ambito della propria autonomia legislativa, prevedono
strumenti e procedure di raccordo e concertazione, anche permanenti, che diano
luogo a forme di cooperazione strutturali e funzionali, al fine di consentire
la collaborazione e l'azione coordinata fra regioni ed enti locali nell'ambito
delle rispettive competenze.
6. I decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri di cui all'articolo 7
della legge 15 marzo 1997, n. 59, sono comunque emanati entro il 31 dicembre
1999.
7. Ai fini dell'applicazione del presente decreto legislativo e ai sensi
dell'articolo 1 e dell'articolo 3 della legge 15 marzo 1997, n. 59, tutte le
funzioni e i compiti non espressamente conservati allo Stato con le
disposizioni del presente decreto legislativo sono conferiti alle regioni e
agli enti locali.
Indirizzo e coordinamento.
1. Relativamente alle funzioni e
ai compiti conferiti alle regioni e agli enti locali con il presente decreto
legislativo, è conservato allo Stato il potere di indirizzo e coordinamento da
esercitarsi ai sensi dell'articolo 8 della legge 15 marzo 1997, n. 59.
Poteri sostitutivi.
1. Con riferimento alle funzioni e
ai compiti spettanti alle regioni e agli enti locali, in caso di accertata
inattività che comporti inadempimento agli obblighi derivanti
dall'appartenenza alla Unione europea o pericolo di grave pregiudizio agli
interessi nazionali, il Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del
Ministro competente per materia, assegna all'ente inadempiente un congruo
termine per provvedere.
2. Decorso inutilmente tale termine, il Consiglio dei Ministri, sentito il
soggetto inadempiente, nomina un commissario che provvede in via sostitutiva.
3. In casi di assoluta urgenza, non si applica la procedura di cui al comma 1
e il Consiglio dei Ministri può adottare il provvedimento di cui al comma 2,
su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il
Ministro competente. Il provvedimento in tal modo adottato ha immediata
esecuzione ed è immediatamente comunicato rispettivamente alla Conferenza
permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di
Trento e di Bolzano, di seguito denominata "Conferenza Stato-regioni" e alla
Conferenza Stato-Città e autonomie locali allargata ai rappresentanti delle
comunità montane, che ne possono chiedere il riesame, nei termini e con gli
effetti previsti dall'articolo 8, comma 3, della legge 15 marzo 1997, n. 59.
4. Restano ferme le disposizioni in materia di poteri sostitutivi previste
dalla legislazione vigente.
Coordinamento delle informazioni.
1. I compiti conoscitivi e
informativi concernenti le funzioni conferite dal presente decreto legislativo
a regioni ed enti locali o ad organismi misti sono esercitati in modo da
assicurare, anche tramite sistemi informativo-statistici automatizzati, la
circolazione delle conoscenze e delle informazioni fra le amministrazioni, per
consentirne, quando prevista, la fruizione su tutto il territorio nazionale.
2. Lo Stato, le regioni, gli enti locali e le autonomie funzionali, nello
svolgimento delle attività di rispettiva competenza e nella conseguente
verifica dei risultati, utilizzano sistemi informativo-statistici che operano
in collegamento con gli uffici di statistica istituiti ai sensi del decreto
legislativo 6 settembre 1989, n. 322. È in ogni caso assicurata l'integrazione
dei sistemi informativo-statistici settoriali con il Sistema statistico
nazionale (SISTAN).
3. Le misure necessarie sono adottate con le procedure e gli strumenti di cui
agli articoli 6 e 9 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.
Attribuzione delle risorse.
1. I provvedimenti di cui
all'articolo 7 della legge 15 marzo 1997, n. 59, determinano la decorrenza
dell'esercizio da parte delle regioni e degli enti locali delle funzioni
conferite ai sensi del presente decreto legislativo, contestualmente
all'effettivo trasferimento dei beni e delle risorse finanziarie, umane,
strumentali e organizzative. Con la medesima decorrenza ha altresì efficacia
l'abrogazione delle corrispondenti norme previste dal presente decreto
legislativo.
2. Per garantire l'effettivo esercizio delle funzioni e dei compiti conferiti,
i provvedimenti di cui all'articolo 7 della legge 15 marzo 1997, n. 59, che
individuano i beni e le risorse da ripartire tra le regioni e tra le regioni e
gli enti locali, osservano i seguenti criteri:
a) la decorrenza dell'esercizio delle funzioni e dei compiti conferiti
contestualmente all'effettivo trasferimento dei beni e delle risorse
finanziarie, umane, organizzative e strumentali, può essere graduata, secondo
date certe, in modo da completare il trasferimento entro il 31 dicembre 2000;
b) la devoluzione alle regioni e agli enti locali di una quota delle risorse
erariali deve garantire la congrua copertura, ai sensi e nei termini di cui al
comma 3 del presente articolo, degli oneri derivanti dall'esercizio delle
funzioni e dei compiti conferiti nel rispetto dell'autonomia politica e di
programmazione degli enti; in caso di delega regionale agli enti locali, la
legge regionale attribuisce ai medesimi risorse finanziarie tali da garantire
la congrua copertura degli oneri derivanti dall'esercizio delle funzioni
delegate, nell'ambito delle risorse a tale scopo effettivamente trasferite
dallo Stato alle regioni;
c) ai fini della determinazione delle risorse da trasferire, si effettua la
compensazione con la diminuzione di entrate erariali derivanti dal
conferimento delle medesime entrate alle regioni ed agli enti locali ai sensi
del presente decreto legislativo.
3. Con i provvedimenti di cui all'articolo 7 della legge 15 marzo 1997, n. 59,
alle regioni e agli enti locali destinatari delle funzioni e dei compiti
conferiti sono attribuiti beni e risorse corrispondenti per ammontare a quelli
utilizzati dallo Stato per l'esercizio delle medesime funzioni e compiti prima
del conferimento. Ai fini della quantificazione, si tiene conto:
a) dei beni e delle risorse utilizzati dallo Stato in un arco temporale
pluriennale, da un minimo di tre ad un massimo di cinque anni;
b) dell'andamento complessivo delle spese finali iscritte nel bilancio statale
nel medesimo periodo di riferimento;
c) dei vincoli, degli obiettivi e delle regole di variazione delle entrate e
delle spese pubbliche stabiliti nei documenti di programmazione
economico-finanziaria, approvati dalle Camere, con riferimento sia agli anni
che precedono la data del conferimento, sia agli esercizi considerati nel
bilancio pluriennale in vigore alla data del conferimento medesimo.
4. Con i provvedimenti, di cui all'articolo 7 della legge 15 marzo 1997, n.
59, si provvede alla individuazione delle modalità e delle procedure di
trasferimento, nonché dei criteri di ripartizione del personale. Ferma
restando l'autonomia normativa e organizzativa degli enti territoriali
riceventi, al personale trasferito è comunque garantito il mantenimento della
posizione retributiva già maturata. Il personale medesimo può optare per il
mantenimento del trattamento previdenziale previgente.
5. Al personale inquadrato nei ruoli delle regioni, delle province, dei comuni
e delle comunità montane, si applica la disciplina sul trattamento economico e
stipendiale e sul salario accessorio prevista dal contratto collettivo
nazionale di lavoro per il comparto regioni-autonomie locali.
6. Gli oneri relativi al personale necessario per le funzioni conferite
incrementano in pari misura il tetto di spesa di cui all'articolo 1, comma 9,
della legge 28 dicembre 1995, n. 549.
7. Nelle materie oggetto di conferimento di funzioni e di compiti ai sensi del
presente decreto legislativo, lo Stato provvede al finanziamento dei fondi
previsti in leggi pluriennali di spesa mantenendo gli stanziamenti già
previsti dalle leggi stesse o dalla programmazione finanziaria triennale. Sono
finanziati altresì, nella misura prevista dalla legge istitutiva, i fondi
gestiti mediante convenzione, sino alla scadenza delle convenzioni stesse.
8. Al fine della elaborazione degli schemi di decreto del Presidente del
Consiglio dei Ministri, la Conferenza unificata Stato, regioni, città e
autonomie locali, di cui al decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, di
seguito denominata "Conferenza unificata", promuove accordi tra Governo,
regioni ed enti locali, ai sensi dell'articolo 9, comma 2, lettera c), del
medesimo decreto legislativo. Gli schemi dei singoli decreti debbono
contenere:
a) l'individuazione del termine, eventualmente differenziato, da cui decorre
l'esercizio delle funzioni conferite e la contestuale individuazione delle
quote di tributi e risorse erariali da devolvere agli enti, fermo restando
quanto previsto dall'articolo 48 della legge 27 dicembre 1997, n. 449;
b) l'individuazione dei beni e delle strutture da trasferire, in relazione
alla ripartizione delle funzioni, alle regioni e agli enti locali;
c) la definizione dei contingenti complessivi, per qualifica e profilo
professionale, del personale necessario per l'esercizio delle funzioni
amministrative conferite e del personale da trasferire;
d) la congrua quantificazione dei fabbisogni finanziari in relazione alla
concreta ripartizione di funzioni e agli oneri connessi al personale, con
decorrenza dalla data di effettivo esercizio delle funzioni medesime, secondo
i criteri stabiliti al comma 2 del presente articolo.
9. In caso di mancato accordo, il Presidente del Consiglio dei Ministri
provvede, acquisito il parere della Conferenza unificata, ai sensi
dell'articolo 7 della legge 15 marzo 1997, n. 59.
10. Nei casi in cui lo Stato non provveda ad adottare gli atti e i
provvedimenti di attuazione entro le scadenze previste dalla legge 15 marzo
1997, n. 59 e dal presente decreto legislativo, la Conferenza unificata può
predisporre lo schema dell'atto o del provvedimento e inviarlo al Presidente
del Consiglio dei Ministri, per le iniziative di cui all'articolo 7 della
legge 15 marzo 1997, n. 59. Si applica a tal fine la disposizione di cui
all'articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.
11. Ove non si provveda al trasferimento delle risorse disposte ai sensi
dell'articolo 7 della legge 15 marzo 1997, n. 59, nei termini previsti, la
regione e gli enti locali interessati chiedono alla Conferenza unificata di
segnalare il ritardo o l'inerzia al Presidente del Consiglio dei Ministri, che
indica il termine per provvedere. Decorso inutilmente tale termine il
Presidente del Consiglio dei Ministri nomina un commissario ad acta.
Regime fiscale del trasferimento
dei beni.
1. I decreti del Presidente del
Consiglio dei Ministri di cui all'articolo 7 della legge 15 marzo 1997, n. 59,
che trasferiscono a regioni ed enti locali i beni in relazione alle funzioni
conferite, costituiscono titolo per l'apposita trascrizione dei beni immobili
che dovrà avvenire con esenzione per gli enti interessati di ogni onere
relativo ad imposte e tasse.
Riordino di strutture.
1. Al riordino degli uffici e
delle strutture centrali e periferiche, nonché degli organi collegiali che
svolgono le funzioni e i compiti oggetto del presente decreto legislativo ed
eventualmente alla loro soppressione o al loro accorpamento con altri uffici o
con organismi tecnici nazionali, si provvede con i decreti previsti dagli
articoli 7, 10 e 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59.
2. Le disposizioni di cui all'articolo 7, comma 4, del presente decreto
legislativo si applicano anche al personale delle strutture soppresse o
riordinate in caso di trasferimento ad altra amministrazione.
Regioni a statuto speciale.
1. Con le modalità previste dai
rispettivi statuti si provvede a trasferire alle regioni a statuto speciale e
alle province autonome di Trento e di Bolzano, in quanto non siano già
attribuite, le funzioni e i compiti conferiti dal presente decreto legislativo
alle regioni a statuto ordinario.
Ambito di applicazione.
1. In attuazione della delega
conferita dall'articolo 1 della legge 15 marzo 1997, n. 59, il presente titolo
disciplina il conferimento alle regioni ed agli enti locali, nonché, nei casi
espressamente previsti, alle autonomie funzionali, delle funzioni e compiti
esercitati, nel settore dello sviluppo economico, da qualunque organo o
amministrazione dello Stato o da enti pubblici da questo dipendenti.
2. Il settore sviluppo economico attiene, in particolare, oltre alla materia
"agricoltura e foreste", che resta disciplinata dal decreto legislativo 4
giugno 1997, n. 143, alle materie "artigianato", "industria", "energia",
"miniere e risorse geotermiche", "ordinamento delle camere di commercio,
industria, artigianato e agricoltura", "fiere e mercati e commercio", "turismo
ed industria alberghiera".
3. Il conferimento comprende anche gli atti di organizzazione e ogni altro
atto strumentale in rapporto di stretta connessione all'esercizio delle
funzioni e dei compiti conferiti.
Definizioni.
1. Le funzioni amministrative
relative alla materia "artigianato", così come definita dall'articolo 63 del
decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, comprendono
anche tutte le funzioni amministrative relative alla erogazione di
agevolazioni, contributi, sovvenzioni, incentivi e benefìci di qualsiasi
genere, comunque denominati, alle imprese artigiane, con particolare riguardo
alle imprese artistiche.
Funzioni e compiti conservati allo
Stato.
1. In materia di artigianato sono
conservate all'amministrazione statale le funzioni attualmente previste
concernenti:
a) la tutela delle produzioni ceramiche, in particolare di quella artistica e
di qualità, di cui alla legge 9 luglio 1990, n. 188;
b) eventuali cofinanziamenti, nell'interesse nazionale, di programmi regionali
di sviluppo e sostegno dell'artigianato, secondo criteri e modalità definiti
con decreto del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato,
d'intesa con la Conferenza unificata. In tali casi lo Stato, d'intesa con la
regione interessata, può avvalersi dei comitati tecnici regionali di cui
all'articolo 37 della legge 25 luglio 1952, n. 949. La composizione dei
comitati tecnici regionali può essere modificata dalla Conferenza unificata.
Conferimento di funzioni alle
regioni.
1. Sono conferite alle regioni tutte le funzioni amministrative statali concernenti la materia dell'artigianato, come definita nell'articolo 12, non riservate allo Stato ai sensi dell'articolo 13.
Agevolazioni alle imprese
artigiane.
1. Le regioni provvedono
all'incentivazione delle imprese artigiane, secondo quanto previsto con legge
regionale. Esse subentrano alle amministrazioni statali nei diritti e negli
obblighi derivanti dalle convenzioni dalle stesse stipulate in forza di leggi
ed in vigore alla data di emanazione del presente decreto legislativo e
stipulando, ove occorra, atti integrativi alle convenzioni stesse per i
necessari adeguamenti.
2. Resta ferma, ove prevista, l'estensione alle imprese artigiane di
agevolazioni, sovvenzioni, contributi o incentivi comunque denominati.
Abrogazioni.
1. (Omissis) (1).
2. (Omissis) (2).
3. (Omissis) (3).
4. (Omissis) (4).
(1) Modifica l'art. 127, comma primo, r.d. 18 giugno 1931, n. 773.
(2) Abroga l'art. 111, r.d. 18 giugno 1931, n. 773 e gli artt. 197, 198 e 199,
r.d. 6 maggio 1940, n. 635 e modifica l'art. 243, comma primo, del citato r.d.
635/1940.
(3) Abroga l'art. 3, d.l. 31 luglio 1987, n. 318, conv. in l. 3 ottobre 1987,
n. 399, il d.m. 28 novembre 1989, n. 453 e il d.m. 2 febbraio 1994, n. 285.
(4) Abroga l'art. 12, l. 8 agosto 1985, n. 443.
Definizioni.
1. Le funzioni amministrative
relative alla materia "industria" comprendono qualsiasi attività
imprenditoriale diretta alla lavorazione e alla trasformazione di materie
prime, alla produzione e allo scambio di semilavorati, di merci e di beni
anche immateriali, con esclusione delle funzioni relative alle attività
artigianali ed alle altre attività produttive di spettanza regionale in base
all'articolo 117, comma primo, della Costituzione e ad ogni altra disposizione
vigente.
2. Sono comprese nella materia anche le attività di erogazione e scambio di
servizi a sostegno delle attività di cui al comma 1, con esclusione comunque
delle attività creditizie, di intermediazione finanziaria, delle attività
concernenti le società fiduciarie e di revisione e di quelle di assicurazione.
Funzioni e compiti conservati allo
Stato.
1. Sono conservate allo Stato le
funzioni amministrative concernenti:
a) i brevetti e la proprietà industriale, salvo quanto previsto all'articolo
20 del presente decreto legislativo;
b) la classificazione delle tipologie di attività industriali ai sensi
dell'articolo 2 della legge 12 agosto 1977, n. 675;
c) la determinazione dei campioni nazionali di unità di misura; la
conservazione dei prototipi nazionali del chilogrammo e del metro la
definizione di norme in materia di metrologia legale; la omologazione di
modelli di strumenti di misura (1);
d) la definizione dei criteri generali per la tutela dei consumatori e degli
utenti;
e) le manifestazioni a premio di rilevanza nazionale;
f) la classificazione delle sostanze che presentano pericolo di scoppio o di
incendio e la determinazione delle norme da osservarsi per l'impianto e
l'esercizio dei relativi opifici, stabilimenti o depositi e per il trasporto
di tali sostanze, compresi gli oli minerali, loro derivati e residui, ai sensi
dell'articolo 63 del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773;
g) le industrie operanti nel settore della difesa militare, ivi comprese le
funzioni concernenti l'autorizzazione alla fabbricazione, all'importazione e
all'esportazione di armi da guerra;
h) la fabbricazione, l'importazione, il deposito, la vendita e il trasporto di
armi non da guerra e di materiali esplodenti, ivi compresi i fuochi
artificiali; la vigilanza sul Banco nazionale di prova delle armi portatili e
delle munizioni commerciali;
i) la classificazione dei gas tossici e l'autorizzazione per il relativo
impiego;
l) le prescrizioni, il ritiro temporaneo dal mercato e il divieto di
utilizzazione in materia di macchine, prodotti e dispositivi pericolosi,
nonché le direttive e le competenze in materia di certificazione, nei limiti
previsti dalla normativa comunitaria;
m) l'amministrazione straordinaria delle imprese in crisi, ai sensi
dell'articolo 1 della legge 3 aprile 1979, n. 95, e successive modifiche;
n) la determinazione dei criteri generali per la concessione, per il controllo
e per la revoca di agevolazioni, contributi, sovvenzioni, incentivi, benefìci
di qualsiasi genere all'industria, per la raccolta di dati e di informazioni
relative alle operazioni stesse, anche ai fini di monitoraggio e valutazione
degli interventi, la fissazione dei limiti massimi per l'accesso al credito
agevolato alle imprese industriali, la determinazione dei tassi minimi di
interesse a carico dei beneficiari di credito agevolato;
o) la concessione di agevolazioni, contributi, sovvenzioni, incentivi,
benefìci di qualsiasi genere all'industria, nei casi di cui alle lettere
seguenti, ovvero in caso di attività o interventi di rilevanza economica
strategica o di attività valutabili solo su scala nazionale per i caratteri
specifici del settore o per l'esigenza di assicurare un'adeguata
concorrenzialità fra gli operatori; tali attività sono identificate con
decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, d'intesa con la Conferenza
Stato-regioni;
p) la concessione di agevolazioni, anche fiscali, di contributi, incentivi,
benefìci per attività di ricerca, sulle risorse allo scopo disponibili per le
aree depresse;
q) la gestione del fondo speciale per la ricerca applicata e del fondo
speciale rotativo per l'innovazione tecnologica ai sensi della legge 17
febbraio 1982, n. 46;
r) la gestione del fondo di garanzia di cui all'articolo 2, comma 100, lettera
a), della legge 23 dicembre 1996, n. 662. Con delibera della Conferenza
unificata sono individuate, tenuto conto dell'esistenza di fondi regionali di
garanzia, le regioni sul cui territorio il fondo limita il proprio intervento
alla contro-garanzia dei predetti fondi regionali e dei consorzi di garanzia
collettiva fidi di cui all'articolo 155, comma 4, del decreto legislativo 1°
settembre 1993, n. 385;
s) le prestazioni, i servizi, le agevolazioni e la gestione dei fondi
destinati alle agevolazioni di cui alla legge 24 maggio 1977, n. 227, nonché
la determinazione delle tipologie e caratteristiche delle operazioni
ammissibili al contributo e delle condizioni, modalità e tempi della loro
concessione;
t) la determinazione delle caratteristiche delle macchine utensili, del prezzo
di vendita, delle modalità per l'applicazione e il distacco del contrassegno,
dei modelli del certificato di origine e dei registri speciali, ai sensi
dell'articolo 4 della legge 28 novembre 1965, n. 1329;
u) l'individuazione, sentita la Conferenza unificata, delle aree
economicamente depresse del territorio nazionale, il coordinamento, la
programmazione e la vigilanza sul complesso dell'azione di intervento pubblico
nelle aree economicamente depresse del territorio nazionale, la programmazione
e il coordinamento delle grandi infrastrutture a carattere interregionale o di
interesse nazionale ai sensi di quanto previsto dall'articolo 3 del
decreto-legge 22 ottobre 1992, n. 415, convertito con modificazioni dalla
legge 19 dicembre 1992, n. 488;
v) il coordinamento delle intese istituzionali di programma, definite
dall'articolo 2, comma 203, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, e dei
connessi strumenti di programmazione negoziata;
z) l'attuazione delle misure di cui alla legge 25 febbraio 1992, n. 215, per
l'imprenditoria femminile e al decreto-legge 30 dicembre 1985, n. 786,
convertito con modificazioni dalla legge 28 febbraio 1986, n. 44, per
l'imprenditorialità giovanile nel Mezzogiorno;
aa) l'attuazione delle misure di cui al decreto-legge 22 ottobre 1992, n. 415,
convertito con modificazioni dalla legge 19 dicembre 1992, n. 488, per la
disciplina organica dell'intervento nel Mezzogiorno e agevolazioni alle
attività produttive. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente
decreto legislativo, le direttive per la concessione delle agevolazioni di cui
al predetto decreto-legge n. 415, sono determinate con decreto del Ministro
dell'industria, del commercio e dell'artigianato, d'intesa con la Conferenza
Stato-regioni, ad eccezione di quelle per le agevolazioni previste dalla
lettera p) del presente comma;
bb) la concessione di sovvenzioni e ausili finanziari ai soggetti operanti nel
settore della cinematografia, di cui alla legge 4 novembre 1965, n. 1213, e
successive modificazioni e integrazioni.
2. Senza pregiudizio delle attività concorrenti che possono svolgere le
regioni e gli enti locali, ai sensi dell'articolo 1, comma 6, della legge 15
marzo 1997, n. 59, lo Stato continua a svolgere funzioni e compiti
concernenti:
a) l'assicurazione, la riassicurazione ed il finanziamento dei crediti
all'esportazione;
b) la partecipazione ad imprese e società miste, promosse o partecipate da
imprese italiane; la promozione ed il sostegno finanziario, tecnico-economico
ed organizzativo di iniziative di penetrazione commerciale, di investimento e
di cooperazione commerciale ed industriale da parte di imprese italiane;
c) il sostegno alla partecipazione di imprese e società italiane a gare
internazionali;
d) l'attività promozionale di rilievo nazionale, attualmente disciplinata
dalla legge 25 marzo 1997, n. 68.
3. Restano fermi le funzioni e i compiti assegnati alla cabina di regia
nazionale dalla legislazione vigente.
(1) Lettera così modificata dall'art. 1, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
Conferimento di funzioni alle
regioni e agli enti locali.
1. Sono delegate alle regioni
tutte le funzioni amministrative statali concernenti la materia
dell'industria, come definita nell'articolo 17, non riservate allo Stato ai
sensi dell'articolo 18 e non attribuite alle province e alle camere di
commercio, industria, artigianato e agricoltura, ai sensi del presente
articolo e dell'articolo 20. Tra le funzioni delegate sono comprese anche le
funzioni amministrative concernenti l'attuazione di interventi dell'Unione
europea salvo quanto disposto dall'articolo 18.
2. Salvo quanto previsto nell'articolo 18, comma 1, lettere n), o), p), q),
r), s), z), aa) e bb), sono incluse fra le funzioni delegate alle regioni
quelle inerenti alla concessione di agevolazioni, contributi, sovvenzioni,
incentivi e benefìci di qualsiasi genere all'industria, ivi compresi quelli
per le piccole e medie imprese, per le aree ricomprese in programmi
comunitari, per programmi di innovazione e trasferimento tecnologico, nonché
quelli per singoli settori industriali, per l'incentivazione, per la
cooperazione nel settore industriale, per il sostegno agli investimenti per
impianti ed acquisto di macchine, per il sostegno allo sviluppo della
commercializzazione e dell'internazionalizzazione delle imprese, per lo
sviluppo dell'occupazione e dei servizi reali alle industrie. Alle funzioni
delegate ineriscono anche l'accertamento di speciali qualità delle imprese,
che siano richieste specificamente dalla legge ai fini della concessione di
tali agevolazioni, contributi, sovvenzioni, incentivi e benefìci. Alle
funzioni delegate ineriscono, inoltre, gli adempimenti tecnici, amministrativi
e di controllo per la concessione e l'erogazione delle agevolazioni alle
attività produttive nelle aree individuate dallo Stato come economicamente
depresse. Alle funzioni delegate ineriscono, infine, le determinazioni delle
modalità di attuazione degli strumenti della programmazione negoziata, per
quanto attiene alle relazioni tra regioni ed enti locali anche in ordine alle
competenze che verranno affidate ai soggetti responsabili.
3. Per la definizione dei provvedimenti attuativi delle funzioni
amministrative delegate e programmatorie, le regioni attivano forme di
cooperazione funzionali con gli enti locali secondo le modalità previste
dall'articolo 3, comma 1, lettera c) della legge 15 marzo 1997, n. 59.
4. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto
legislativo, ciascuna regione può proporre l'adozione di criteri differenziati
per l'attuazione nel proprio ambito territoriale delle misure di cui alla
lettera aa) del comma 1 dell'articolo 18.
5. Salvo quanto previsto dall'articolo 18, comma 1, lettere n), o), p), q),
r), s), z), aa) e bb), i fondi che le leggi dello Stato destineranno alla
concessione di agevolazioni, contributi, sovvenzioni, incentivi e benefìci di
qualsiasi genere all'industria saranno erogati dalle regioni.
6. I fondi relativi alle materie delegate alle regioni sono ripartiti tra le
medesime e confluiscono in un unico fondo regionale amministrato secondo norme
stabilite da ciascuna regione.
7. Sono soppresse le forme di concertazione o le intese col Ministro
dell'industria, del commercio e dell'artigianato previste in relazione a
funzioni conferite alle regioni.
8. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta della
Conferenza Stato-regioni, sono definiti i criteri di riparto, recanti anche
eventuali quote minime relative alle diverse finalità di rilievo nazionale
previste, nonché quelle relative alle diverse tipologie di concessione
disposte dal presente decreto legislativo.
9. Sono conferite alle province le funzioni amministrative relative alla
produzione di mangimi semplici, composti, completi o complementari, di cui
agli articoli 4 e 5 della legge 15 febbraio 1963, n. 281, e successive
modificazioni, ed al decreto del Presidente della Repubblica 31 marzo 1988, n.
152. Lo svolgimento di dette attività si intende autorizzato, conformemente
alla disciplina prevista dall'articolo 20 della legge 7 agosto 1990, n. 241,
qualora non sia comunicato all'interessato il provvedimento di diniego entro
il termine di novanta giorni, che può essere ridotto con regolamento da
emanare ai sensi dello stesso articolo 20 della legge n. 241 del 1990 (1).
10. (Omissis) (2).
11. Con i decreti legislativi, emanati ai sensi dell'articolo 10 della legge
15 marzo 1997, n. 59, sono individuate le attività di collaudo, autorizzazione
o omologazione comunque denominate, relative a macchine, prodotti e
dispositivi, ivi inclusi quelli sottoposti a marcatura CE, da conservare allo
Stato, da attribuire agli enti locali o che possono essere svolte anche da
soggetti privati abilitati.
12. Le regioni provvedono alle incentivazioni ad esse conferite ai sensi del
presente articolo, con legge regionale. Esse subentrano alle amministrazioni
statali nei diritti e negli obblighi derivanti dalle convenzioni dalle stesse
stipulate in forza di leggi ed in vigore alla data di effettivo trasferimento
e delega delle funzioni disposte dal presente decreto legislativo e
stipulando, ove occorra, atti integrativi alle convenzioni stesse per i
necessari adeguamenti (3).
(1) Il termine "mangimi semplici" deve intendersi sostituito dal termine
"materie prime per mangimi" così come stabilito dall'art. 1, d.lg. 17 agosto
1999, n. 360.
(2) Comma abrogato dall'art. 2, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
(3) Comma così modificato dall'art. 2, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
Funzioni delle camere di
commercio, industria artigianato e agricoltura.
1. Sono attribuite alle camere di
commercio, industria, artigianato e agricoltura le funzioni esercitate dagli
uffici metrici provinciali e dagli uffici provinciali per l'industria, il
commercio e l'artigianato, ivi comprese quelle relative ai brevetti e alla
tutela della proprietà industriale.
2. Presso le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura è
individuato un responsabile delle attività finalizzate alla tutela del
consumatore e della fede pubblica, con particolare riferimento ai compiti in
materia di controllo di conformità dei prodotti e strumenti di misura già
svolti dagli uffici di cui al comma 1.
Semplificazioni e
liberalizzazioni.
1. Sono soppresse le seguenti
funzioni:
a) autorizzazione agli investimenti per l'apertura e l'ampliamento di nuovi
impianti industriali, prevista dagli articoli 3 e 4 del decreto-legge 30
aprile 1976, n. 156, convertito con modificazioni dalla legge 24 maggio 1976,
n. 350, come modificati dalla legge 1° marzo 1986, n. 64;
b) autorizzazione per la realizzazione di nuovi impianti di macinazione,
ampliamento, riattivazione e trasformazione degli impianti di macinazione e
operazioni di trasferimento o concentrazione degli stessi, ai sensi del
decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 386.
2. Il riconoscimento come impresa produttrice di amido, fecole e derivati, ai
sensi dell'articolo 1 del decreto del Ministro dell'industria, del commercio e
dell'artigianato 31 maggio 1989, si intende concesso ove nel termine di
sessanta giorni dalla richiesta non sia comunicato all'interessato il
provvedimento di diniego, ai sensi dell'articolo 20 della legge 7 agosto 1990,
n. 241.
Liberalizzazioni e semplificazioni
concernenti le funzioni delle camere di commercio, industria, artigianato e
agricoltura.
1. È soppresso il visto annuale
della camera di commercio, industria, artigianato ed agricoltura alle licenze
di panificazione ai sensi dell'articolo 7 della legge 31 luglio 1956, n. 1002.
2. Lo svolgimento delle seguenti attività si intende assentito, conformemente
alla disciplina prevista dall'articolo 20 della legge 7 agosto 1990, n. 241,
qualora non sia comunicato all'interessato il provvedimento di diniego entro
il termine pure di seguito indicato:
a) l'esercizio dei mulini per la macinazione dei cereali, nonché il loro
trasferimento, trasformazione, ampliamento o riattivazione di cui alla legge 7
novembre 1949, n. 857; l'eventuale provvedimento di diniego deve essere
comunicato nel termine di sessanta giorni, termine che può essere ridotto con
regolamento emanato ai sensi dell'articolo 20 della legge 7 agosto 1990, n.
241;
b) l'esercizio dei nuovi panifici, i trasferimenti e le trasformazioni dei
panifici esistenti, di cui all'articolo 3 della legge 31 luglio 1956, n. 1002;
l'eventuale provvedimento di diniego deve essere comunicato nel termine di
sessanta giorni, termine che può essere ridotto con regolamento emanato ai
sensi dell'articolo 20 della legge 7 agosto 1990, n. 241;
c) la produzione a scopo di vendita e la vendita del materiale forestale di
propagazione da destinarsi al rimboschimento, di cui all'articolo 2 della
legge 22 maggio 1973, n. 269; l'eventuale provvedimento di diniego deve essere
comunicato nel termine di sessanta giorni, termine che può essere ridotto con
regolamento emanato ai sensi dell'articolo 20 della legge 7 agosto 1990, n.
241.
3. È subordinato ad una denuncia di inizio attività l'esercizio delle seguenti
attività, precedentemente assoggettate ad iscrizione nei registri camerali:
a) attività di installazione, trasformazione, ampliamento e manutenzione di
impianti di cui all'articolo 2 della legge 5 marzo 1990, n. 46, e al decreto
del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 392;
b) attività di pulizia, disinfezione, disinfestazione, derattizzazione,
sanificazione di cui all'articolo 1 della legge 25 gennaio 1994, n. 82;
c) attività di autoriparazione di cui alla legge 5 febbraio 1992, n. 122.
4. È subordinato ad una denuncia di inizio attività l'esercizio dell'attività
relativa alla fabbricazione e alla gestione di depositi all'ingrosso di
margarina e di grassi alimentari idrogenati di cui al decreto del Presidente
della Repubblica 13 novembre 1997, n. 519, precedentemente assoggettato a
licenza camerale.
Conferimento di funzioni ai
comuni.
1. Sono attribuite ai comuni le
funzioni amministrative concernenti la realizzazione, l'ampliamento, la
cessazione, la riattivazione, la localizzazione e la rilocalizzazione di
impianti produttivi, ivi incluso il rilascio delle concessioni o
autorizzazioni edilizie.
2. Nell'ambito delle funzioni conferite in materia di industria dall'articolo
19, le regioni provvedono, nella propria autonomia organizzativa e
finanziaria, anche attraverso le province, al coordinamento e al miglioramento
dei servizi e dell'assistenza alle imprese, con particolare riferimento alla
localizzazione ed alla autorizzazione degli impianti produttivi e alla
creazione di aree industriali. L'assistenza consiste, in particolare, nella
raccolta e diffusione, anche in via telematica, delle informazioni concernenti
l'insediamento e lo svolgimento delle attività produttive nel territorio
regionale, con particolare riferimento alle normative applicabili, agli
strumenti agevolativi e all'attività delle unità organizzative di cui
all'articolo 24, nonché nella raccolta e diffusione delle informazioni
concernenti gli strumenti di agevolazione contributiva e fiscale a favore
dell'occupazione dei lavoratori dipendenti e del lavoro autonomo.
3. Le funzioni di assistenza sono esercitate prioritariamente attraverso gli
sportelli unici per le attività produttive.
Princìpi organizzativi per
l'esercizio delle funzioni amministrative in materia di insediamenti
produttivi.
1. Ogni comune esercita,
singolarmente o in forma associata, anche con altri enti locali, le funzioni
di cui all'articolo 23, assicurando che un'unica struttura sia responsabile
dell'intero procedimento.
2. Presso la struttura è istituito uno sportello unico al fine di garantire a
tutti gli interessati l'accesso, anche in via telematica, al proprio archivio
informatico contenente i dati concernenti le domande di autorizzazione e il
relativo iter procedurale, gli adempimenti necessari per le procedure
autorizzatorie, nonché tutte le informazioni disponibili a livello regionale,
ivi comprese quelle concernenti le attività promozionali, che dovranno essere
fornite in modo coordinato.
3. I comuni possono stipulare convenzioni con le camere di commercio,
industria, artigianato e agricoltura per la realizzazione dello sportello
unico.
4. Ai fini di cui al presente articolo, gli enti locali possono avvalersi,
nelle forme concordate, di altre amministrazioni ed enti pubblici, cui possono
anche essere affidati singoli atti istruttori del procedimento.
5. Laddove siano stipulati patti territoriali o contratti d'area, l'accordo
tra gli enti locali coinvolti può prevedere che la gestione dello sportello
unico sia attribuita al soggetto pubblico responsabile del patto o del
contratto.
Procedimento.
1. Il procedimento amministrativo
in materia di autorizzazione all'insediamento di attività produttive è unico.
L'istruttoria ha per oggetto in particolare i profili urbanistici, sanitari,
della tutela ambientale e della sicurezza.
2. Il procedimento, disciplinato con uno o più regolamenti ai sensi
dell'articolo 20, comma 8, della legge 15 marzo 1997, n. 59, si ispira ai
seguenti princìpi:
a) istituzione di uno sportello unico presso la struttura organizzativa e
individuazione del responsabile del procedimento;
b) trasparenza delle procedure e apertura del procedimento alle osservazioni
dei soggetti portatori di interessi diffusi;
c) facoltà per l'interessato di ricorrere all'autocertificazione per
l'attestazione, sotto la propria responsabilità, della conformità del progetto
alle singole prescrizioni delle norme vigenti;
d) facoltà per l'interessato, inutilmente decorsi i termini per il rilascio
degli atti di assenso previsti, di realizzare l'impianto in conformità alle
autocertificazioni prodotte, previa valutazione favorevole di impatto
ambientale, ove prevista dalle norme vigenti e purché abbia ottenuto la
concessione edilizia;
e) previsione dell'obbligo della riduzione in pristino nel caso di falsità di
alcuna delle autocertificazioni, fatti salvi i casi di errori od omissioni
materiali suscettibili di correzioni o integrazioni;
f) possibilità del ricorso da parte del comune, nella qualità di
amministrazione procedente, ove non sia esercitata la facoltà di cui alla
lettera c), alla conferenza di servizi, le cui determinazioni sostituiscono il
provvedimento ai sensi dell'articolo 14 della legge 7 agosto 1990, n. 241,
come modificato dalla legge 15 maggio 1997, n. 127;
g) possibilità del ricorso alla conferenza di servizi quando il progetto
contrasti con le previsioni di uno strumento urbanistico; in tal caso, ove la
conferenza di servizi registri un accordo sulla variazione dello strumento
urbanistico, la determinazione costituisce proposta di variante sulla quale si
pronuncia definitivamente il consiglio comunale, tenuto conto delle
osservazioni, proposte e opposizioni avanzate in conferenza di servizi nonché
delle osservazioni e opposizioni formulate dagli aventi titolo ai sensi della
legge 17 agosto 1942, n. 1150; (1)
h) effettuazione del collaudo, da parte di soggetti abilitati non collegati
professionalmente né economicamente in modo diretto o indiretto all'impresa,
con la presenza dei tecnici dell'unità organizzativa, entro i termini
stabiliti; l'autorizzazione e il collaudo non esonerano le amministrazioni
competenti dalle proprie funzioni di vigilanza e controllo e dalle connesse
responsabilità previste dalla legge.
3. Le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano
provvedono ad adeguare i rispettivi ordinamenti alle norme fondamentali
contenute nel presente articolo secondo le previsioni dei rispettivi statuti e
delle relative norme di attuazione.
(1) La Corte costituzionale, con sentenza 26 giugno 2001, n. 206, ha
dichiarato l'illegittimità costituzionale della presente lettera, nella parte
in cui prevede che, ove la conferenza di servizi registri un accordo sulla
variazione dello strumento urbanistico, la determinazione costituisce proposta
di variante sulla quale si pronuncia definitivamente il consiglio comunale,
anche quando vi sia il dissenso della Regione.
Aree industriali e aree
ecologicamente attrezzate.
1. Le regioni e le province
autonome di Trento e di Bolzano disciplinano, con proprie leggi, le aree
industriali e le aree ecologicamente attrezzate, dotate delle infrastrutture e
dei sistemi necessari a garantire la tutela della salute, della sicurezza e
dell'ambiente. Le medesime leggi disciplinano altresì le forme di gestione
unitaria delle infrastrutture e dei servizi delle aree ecologicamente
attrezzate da parte di soggetti pubblici o privati, anche costituiti ai sensi
di quanto previsto dall'articolo 12 della legge 23 dicembre 1992, n. 498, e
dall'articolo 22 della legge 8 giugno 1990, n. 142, nonché le modalità di
acquisizione dei terreni compresi nelle aree industriali, ove necessario anche
mediante espropriazione. Gli impianti produttivi localizzati nelle aree
ecologicamente attrezzate sono esonerati dall'acquisizione delle
autorizzazioni concernenti la utilizzazione dei servizi ivi presenti.
2. Le regioni e le province autonome individuano le aree di cui al comma 1
scegliendole prioritariamente tra le aree, zone o nuclei già esistenti, anche
se totalmente o parzialmente dismessi. Al procedimento di individuazione
partecipano gli enti locali interessati.
Esclusioni.
1. Sono fatte salve le vigenti
norme in materia di valutazione di compatibilità e di impatto ambientale. Per
gli impianti nei quali siano utilizzati materiali nucleari, per gli impianti
di produzione di materiale d'armamento, per i depositi costieri, per gli
impianti di produzione, raffinazione e stoccaggio di oli minerali e deposito
temporaneo, smaltimento, recupero e riciclaggio dei rifiuti non si applicano i
princìpi di cui alle lettere c) e d) del comma 2 dell'articolo 25.
Misure organizzative per lo
sportello unico delle imprese.
1. Le amministrazioni, gli enti e
le autorità competenti a svolgere, ai sensi degli articoli da 23 a 27,
attività istruttorie nell'ambito del procedimento di cui al regolamento
previsto dall'articolo 20, comma 8, della legge 15 marzo 1997, n. 59, per la
realizzazione, la riconversione di impianti produttivi e per l'esecuzione di
opere interne ai fabbricati, nonché per la determinazione delle aree destinate
agli investimenti produttivi, provvedono all'adozione delle misure
organizzative necessarie allo snellimento delle predette attività istruttorie,
al fine di assicurare il coordinamento dei termini di queste con i termini di
cui al citato regolamento (1).
(1) Articolo aggiunto dall'art. 6, l. 24 novembre 2000, n. 340.
Definizioni.
1. Le funzioni amministrative
relative alla materia "energia" concernono le attività di ricerca, produzione,
trasporto e distribuzione di qualunque forma di energia.
Funzioni e compiti conservati allo
Stato.
1. Ai sensi dell'articolo 1, comma
4, della legge 15 marzo 1997, n. 59, sono conservate allo Stato le funzioni e
i compiti concernenti l'elaborazione e la definizione degli obiettivi e delle
linee della politica energetica nazionale, nonché l'adozione degli atti di
indirizzo e coordinamento per una articolata programmazione energetica a
livello regionale.
2. Sono conservate, inoltre, allo Stato le funzioni amministrative
concernenti:
a) la ricerca scientifica in campo energetico;
b) le determinazioni inerenti l'importazione, l'esportazione e lo stoccaggio
di energia limitatamente allo stoccaggio di metano in giacimento (1);
c) la determinazione dei criteri generali tecnico-costruttivi e le norme
tecniche essenziali degli impianti di produzione, conservazione e
distribuzione dell'energia;
d) la determinazione delle caratteristiche tecniche e merceologiche
dell'energia prodotta, distribuita e consumata;
e) la vigilanza sull'Ente nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e
l'ambiente (ENEA);
f) l'impiego di materiali radioattivi o macchine radiogene;
g) la costruzione e l'esercizio degli impianti di produzione di energia
elettrica di potenza superiore a 300 MW termici, salvo quelli che producono
energia da fonti rinnovabili di energia e da rifiuti ai sensi del decreto
legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, nonché le reti per il trasporto con
tensione superiore a 150 KV, l'emanazione di norme tecniche relative alla
realizzazione di elettrodotti, il rilascio delle concessioni per l'esercizio
delle attività elettriche, di competenza statale, le altre reti di interesse
nazionale di oleodotti e gasdotti;
h) la fissazione degli obiettivi e dei programmi nazionali di cui al comma 1
del presente articolo in materia di fonti rinnovabili e di risparmio
energetico, nonché le competenze di cui all'articolo 18, comma 1, lettere n) e
o), in caso di agevolazioni per le medesime finalità;
i) salvo quanto previsto nel capo IV del presente titolo, gli impianti
nucleari, le sorgenti di radiazioni ionizzanti, i rifiuti radioattivi, le
materie fissili o radioattive, compreso il relativo trasporto, nonché gli
adempimenti di protezione in materia, ai sensi della normativa vigente;
l) prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, ivi comprese le
funzioni di polizia mineraria in mare; le funzioni amministrative relative a
prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in terraferma, ivi comprese
quelle di polizia mineraria, sono svolte dallo Stato d'intesa con la regione
interessata secondo modalità procedimentali da emanare entro sei mesi dalla
entrata in vigore del presente decreto legislativo (2);
m) l'imposizione delle scorte petrolifere obbligatorie ai sensi delle norme
vigenti;
n) l'attuazione sino al suo esaurimento, del programma di metanizzazione del
Mezzogiorno di cui all'articolo 11 della legge 28 novembre 1980, n. 784, e
successive modifiche ed integrazioni;
o) la determinazione delle tariffe da corrispondersi da parte dei richiedenti
per autorizzazioni, verifiche, collaudi;
p) la rilevazione, l'elaborazione, l'analisi e la diffusione dei dati
statistici, anche ai fini del rispetto degli obblighi comunitari, finalizzati
alle funzioni inerenti la programmazione energetica e al coordinamento con le
regioni e gli enti locali.
3. In sede di recepimento della direttiva 96/1992/CE, lo Stato definisce
obiettivi generali e vincoli specifici per la pianificazione regionale e di
bacino idrografico in materia di utilizzazione delle risorse idriche ai fini
energetici, disciplinando altresì le concessioni di grandi derivazioni di
acqua pubblica per uso idroelettrico. Fino all'entrata in vigore delle norme
di recepimento della direttiva 96/1992/CE le concessioni di grandi derivazioni
per uso idroelettrico sono rilasciate dallo Stato d'intesa con la regione
interessata. In mancanza dell'intesa, entro sessanta giorni dalla proposta, il
Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato decide, in via
definitiva, motivatamente.
4. Le determinazioni di cui alla lettera h) del comma 2, l'articolazione
territoriale dei programmi di ricerca, le procedure per il coordinamento
finanziario degli interventi regionali, nazionali e dell'Unione europea sono
adottati sentita la Conferenza unificata.
(1) Lettera così modificata dall'art. 3, comma 1, lett. a), d.lg. 29 ottobre
1999, n. 443. La Corte costituzionale, con sentenza 26 giugno 2001, n. 206, ha
dichiarato l'illegittimità costituzionale della lett. a), comma 1, art. 3, del
decreto legislativo citato.
(2) Lettera così spstituita dall'art. 3, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
Conferimento di funzioni alle
regioni.
1. Sono delegate alle regioni le
funzioni amministrative in tema di energia, ivi comprese quelle relative alle
fonti rinnovabili, all'elettricità, all'energia nucleare, al petrolio ed al
gas, che non siano riservate allo Stato ai sensi dell'articolo 29 o che non
siano attribuite agli enti locali ai sensi dell'articolo 31.
2. Sono attribuiti alle regioni i compiti previsti dagli articoli 12, 14 e 30
della legge 9 gennaio 1991, n. 10, ad esclusione di quelli concernenti
iniziative per le quali risultino già formalmente impegnati i fondi. Per
quanto attiene alle funzioni di cui al medesimo articolo 30 della legge n. 10
del 1991 trasferite alle regioni, resta ferma la funzione d'indirizzo ai sensi
dell'articolo 8 della legge 15 marzo 1997, n. 59.
3. Il coordinamento e la verifica in ambito nazionale delle iniziative
relative ai progetti dimostrativi di cui all'articolo 12 della legge 9 gennaio
1991, n. 10, è affidato alla Conferenza unificata. Le decisioni assunte in
tale sede sono vincolanti ai fini dell'ammissibilità delle iniziative al
finanziamento da parte delle singole regioni. Per le regioni a statuto
speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano il conferimento delle
funzioni e dei compiti, nonché dei connessi beni e risorse, avviene nel
rispetto degli statuti e attraverso apposite norme di attuazione.
4. Per fare fronte alle esigenze di spesa relative alle attività di cui al
comma 1 del presente articolo e per le finalità della legge 9 gennaio 1991, n.
10, le regioni a statuto ordinario destinano, con le loro leggi di bilancio,
almeno la quota dell'1 per cento delle disponibilità conseguite annualmente ai
sensi dell'articolo 3, comma 12, della legge 28 dicembre 1995, n. 549.
5. Le regioni svolgono funzioni di coordinamento dei compiti attribuiti agli
enti locali per l'attuazione del decreto del Presidente della Repubblica 26
agosto 1993, n. 412, nonché compiti di assistenza agli stessi per le attività
di informazione al pubblico e di formazione degli operatori pubblici e privati
nel campo della progettazione, installazione, esercizio e controllo degli
impianti termici. Le regioni riferiscono annualmente alla Conferenza unificata
sullo stato di attuazione del decreto del Presidente della Repubblica 26
agosto 1993, n. 412, nei rispettivi territori.
Conferimento di funzioni agli enti
locali.
1. Sono attribuite agli enti
locali, in conformità a quanto disposto dalle norme sul principio di
adeguatezza, le funzioni amministrative in materia di controllo sul risparmio
energetico e l'uso razionale dell'energia e le altre funzioni che siano
previste dalla legislazione regionale.
2. Sono attribuite in particolare alle province, nell'ambito delle linee di
indirizzo e di coordinamento previste dai piani energetici regionali, le
seguenti funzioni:
a) la redazione e l'adozione dei programmi di intervento per la promozione
delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico;
b) l'autorizzazione alla installazione ed all'esercizio degli impianti di
produzione di energia;
c) il controllo sul rendimento energetico degli impianti termici.
Definizioni.
1. Le funzioni amministrative
relative alla materia "miniere e risorse geotermiche" concernono le attività
di ricerca e di coltivazione dei minerali solidi e delle risorse geotermiche e
dell'anidride carbonica ed includono tutte le funzioni connesse con lo
svolgimento di tali attività (1).
(1) Comma così modificato dall'art. 4, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
Funzioni e compiti riservati allo
Stato.
1. Sono conservate allo Stato le
funzioni amministrative concernenti:
a) la polizia mineraria per le risorse collocate in mare;
b) l'approvazione di disciplinari-tipo per gli aspetti di interesse statale;
c) la determinazione dei limiti massimi dei diritti, canoni e contributi
dovuti dai titolari dei permessi e delle concessioni, ove non siano stabiliti
con legge;
d) la ricerca mineraria, la promozione della ricerca mineraria all'estero, la
raccolta e l'elaborazione dei dati relativi all'industria mineraria;
e) la determinazione degli indirizzi della politica mineraria nazionale ed i
relativi programmi;
f) la dichiarazione di aree indiziate di minerale, sentite le regioni
interessate;
g) l'inventario delle risorse geotermiche;
h) la definizione dei contenuti e della durata dei corsi per il diploma di cui
all'articolo 27, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 9 aprile
1959, n. 128, come sostituito dall'articolo 20 del decreto legislativo 25
novembre 1996, n. 624;
i) la determinazione dei limiti massimi delle tariffe da corrispondersi da
parte dei richiedenti autorizzazioni, verifiche, collaudi, ove non siano
stabiliti con legge;
l) la determinazione dei requisiti generali dei progetti di riassetto
ambientale che le regioni devono tenere presenti nei procedimenti per la
concessione degli speciali contributi previsti dalla legislazione statale;
m) la determinazione degli indirizzi per la raccolta dei dati in materia di
sicurezza e salute dei lavoratori nel settore minerario;
n) il riconoscimento dell'idoneità dei prodotti esplodenti e la tenuta del
relativo elenco.
Conferimento di funzioni alle
regioni.
1. Le funzioni degli uffici
centrali e periferici dello Stato relative ai permessi di ricerca ed alle
concessioni di coltivazione di minerali solidi e delle risorse geotermiche
sulla terraferma sono delegate alle regioni, che le esercitano nell'osservanza
degli indirizzi della politica nazionale nel settore minerario e dei programmi
nazionali di ricerca.
2. Sono altresì delegate alle regioni le funzioni di polizia mineraria su
terraferma che le leggi vigenti attribuiscono agli ingegneri capo dei
distretti minerari ed ai prefetti, nonché le funzioni di polizia mineraria
relative alle risorse geotermiche su terraferma.
3. Sono delegate alle regioni la concessione e l'erogazione degli ausilii
finanziari che le leggi dello Stato prevedono a favore dei titolari di
permessi di ricerca o di concessioni di coltivazione di sostanze minerali e di
risorse geotermiche, nonché degli ausilii disposti dai programmi previsti
dalle leggi dello Stato per aree interessate a processi di riconversione delle
attività minerarie.
4. È altresì delegata alle regioni la determinazione delle tariffe entro i
limiti massimi fissati ai sensi dell'articolo 33, lettera i).
5. I canoni dovuti dai titolari dei permessi e delle concessioni sono devoluti
alle regioni territorialmente interessate, le quali provvedono altresì alla
loro determinazione entro i limiti fissati ai sensi dell'articolo 33, lettera
c).
6. Gli obblighi di informazione previsti a carico dei titolari di permessi e
di concessioni sono assolti mediante comunicazione all'autorità regionale
competente, la quale provvede alla trasmissione dei dati al Ministero
dell'industria, del commercio e dell'artigianato per i compiti di spettanza di
questo.
7. Nulla è innovato quanto agli obblighi di informazione delle imprese nei
confronti dei comuni, i quali trasmettono all'autorità regionale le relazioni
previste dalla legislazione vigente.
8. Sono soppressi i pareri di organi consultivi centrali previsti dalla
disciplina dei procedimenti relativi a competenze delegate alle regioni ai
sensi del presente articolo.
Valutazione di impatto ambientale.
1. Agli adempimenti relativi alla
valutazione di impatto ambientale (VIA) dei progetti di ricerca e di
coltivazione di cui all'articolo 34 provvedono le regioni, sentiti i comuni
interessati, secondo le norme dei rispettivi ordinamenti, a decorrere
dall'entrata in vigore delle leggi regionali in materia.
2. Le disposizioni di cui al comma 1 non si applicano ai progetti di ricerca e
di coltivazione di idrocarburi in mare.
Abrogazioni.
1. Dalla data dell'attuazione
delle deleghe previste all'articolo 34 del presente decreto legislativo sono
abrogati gli articoli 44 e 53 del regolamento approvato con decreto del
Presidente della Repubblica 27 maggio 1991, n. 395.
Vigilanza sulle camere di
commercio, industria, artigianato e agricoltura.
1. Sono aboliti gli atti di
controllo sugli statuti delle camere di commercio, industria, artigianato e
agricoltura, sui bilanci e sulla determinazione delle piante organiche delle
stesse, sulla costituzione di aziende speciali, nonché gli atti di controllo
sulle unioni regionali, i centri estero e le unioni interregionali delle
camere stesse.
2. Ai fini di quanto previsto dall'articolo 4 della legge 29 dicembre 1993, n.
580, il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, sentita la
Conferenza Stato-regioni, presenta ogni anno al Parlamento una relazione
generale sulle attività delle camere di commercio, industria, artigianato e
agricoltura e delle loro unioni regionali, che riguardi in particolare i
programmi attuati e gli interventi realizzati. La relazione è redatta sulla
base delle relazioni trasmesse dalle regioni sentite le unioni regionali delle
predette camere.
3. Le regioni esercitano il controllo sugli organi camerali, in particolare
per i casi di mancato funzionamento o costituzione, ivi compreso lo
scioglimento dei consigli camerali nei casi previsti dall'articolo 5 della
legge 29 dicembre 1993, n. 580, salvo quanto previsto all'articolo 38, comma
1, lettera e), del presente decreto legislativo. Nel collegio dei revisori
delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura è garantita la
presenza di rappresentanti della regione, del Ministero del tesoro, del
bilancio e della programmazione economica e del Ministero dell'industria, del
commercio e dell'artigianato.
Funzioni e compiti conservati allo
Stato.
1. Sono conservate allo Stato, in
tema di ordinamento delle camere di commercio, industria, artigianato e
agricoltura, le funzioni amministrative concernenti:
a) l'approvazione dello statuto, e relative modifiche, dell'Unione italiana
delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura;
b) la vigilanza sull'attività dell'Unione italiana delle camere di commercio,
industria, artigianato e agricoltura;
c) l'emanazione, con regolamento adottato ai sensi dell'articolo 17 della
legge 23 agosto 1988, n. 400, delle norme di attuazione dell'articolo 8 della
legge 29 dicembre 1993, n. 580, relativo alla disciplina del registro delle
imprese istituito presso ogni camera di commercio, industria, artigianato e
agricoltura;
d) la determinazione delle voci e degli importi massimi dei diritti di
segreteria sull'attività certificatoria svolta e sulla iscrizione in ruoli,
elenchi, registri ed albi tenuti ai sensi delle disposizioni vigenti;
e) lo scioglimento degli organi camerali per gravi motivi di ordine pubblico;
f) la tenuta dell'elenco dei segretari generali, l'iscrizione allo stesso e la
nomina dei segretari generali ai sensi dell'articolo 20 della legge 29
dicembre 1993, n. 580.
2. Sono conservate allo Stato, che le esercita previa intesa con la Conferenza
Stato-regioni, le funzioni concernenti:
a) l'istituzione delle camere di commercio, industria, artigianato e
agricoltura derivanti dall'accorpamento delle circoscrizioni territoriali di
due o più camere;
b) la fissazione dei criteri per la determinazione, da parte del consiglio
camerale, degli emolumenti da corrispondere ai componenti degli organi
camerali;
c) l'emanazione delle norme di attuazione dell'articolo 12, commi 1 e 2, e
dell'articolo 14, comma 1, della legge 29 dicembre 1993, n. 580, relativi alla
costituzione del consiglio camerale e, rispettivamente, della giunta camerale;
d) la disciplina della gestione patrimoniale e finanziaria delle camere di
commercio, ivi inclusi i termini per l'approvazione del conto consuntivo e del
bilancio preventivo (1).
3. Su proposta del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato,
la Conferenza unificata delibera sulle seguenti materie:
a) la determinazione dei diritti annuali e della quota destinata al fondo
perequativo delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura;
b) la definizione dei criteri generali per la ripartizione dei componenti i
consigli camerali;
c) la determinazione delle modalità per l'elezione diretta dei consigli
camerali, ai sensi dell'articolo 12, comma 5, della legge 29 dicembre 1993, n.
580.
(1) Lettera aggiunta dall'art. 5, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
Definizioni.
1. Le funzioni amministrative
relative materia "fiere e mercati" ricomprendono le attività non permanenti,
volte a promuovere il commercio, la cultura, l'arte e la tecnica attraverso la
presentazione da parte di una pluralità di espositori di beni o di servizi nel
contesto di un evento rappresentativo dei settori produttivi interessati.
Quelle relative alla materia "commercio" ricomprendono l'attività di commercio
all'ingrosso, commercio al minuto, l'attività di somministrazione al pubblico
di bevande e alimenti, l'attività di commercio su aree pubbliche, l'attività
di commercio dei pubblici esercizi e le forme speciali di vendita. Si
intendono altresì ricomprese le attività concernenti la promozione
dell'associazionismo e della cooperazione nel settore del commercio e
l'assistenza integrativa alle piccole e medie imprese sempre nel settore del
commercio.
Funzioni e compiti conservati allo
Stato.
1. Sono conservate allo Stato le
funzioni amministrative concernenti:
a) le competenze attribuite allo Stato dal decreto legislativo recante riforma
della disciplina in materia di commercio;
b) le esposizioni universali;
c) il riconoscimento della qualifica delle manifestazioni fieristiche di
rilevanza internazionale;
d) la pubblicazione del calendario annuale delle manifestazioni fieristiche di
rilevanza internazionale e nazionale;
e) il coordinamento, sentite le regioni interessate, dei tempi di svolgimento
delle manifestazioni fieristiche di rilievo internazionale;
f) l'attività regolamentare in materia di somministrazione al pubblico di
alimenti e bevande e di commercio dei pubblici esercizi, d'intesa con le
regioni (1).
2. Resta fermo quanto previsto dall'articolo 19, comma terzo, del decreto del
Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616.
(1) Lettera aggiunta dall'art. 6, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443. La Corte
costituzionale, con sentenza 26 giugno 2001, n. 206, ha dichiarato
l'illegittimità costituzionale della presente lettera.
Conferimento di funzioni alle
regioni e agli enti locali.
1. Sono trasferite alle regioni e
ai comuni tutte le funzioni in materia di fiere e mercati, salvo quelle
espressamente conservate allo Stato dall'articolo 40.
2. Sono trasferite in particolare alle regioni le funzioni amministrative
concernenti:
a) il riconoscimento della qualifica delle manifestazioni fieristiche di
rilevanza nazionale e regionale nonché il rilascio dell'autorizzazione allo
svolgimento, sentito il comune interessato;
b) gli enti fieristici di Milano, Verona e Bari, d'intesa con i comuni
interessati;
c) la pubblicazione del calendario annuale delle manifestazioni fieristiche;
d) le competenze già delegate ai sensi dell'articolo 52, comma primo, del
decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616;
e) la promozione dell'associazionismo e della cooperazione nel settore del
commercio, nonché l'assistenza integrativa alle piccole e medie imprese sempre
nel settore del commercio;
f) la concessione e l'erogazione di ogni tipo di ausilio finanziario;
g) l'organizzazione, anche avvalendosi dell'Istituto nazionale per il
commercio estero (ICE), di corsi di formazione professionale, tecnica e
manageriale per gli operatori commerciali con l'estero, di cui all'articolo 35
del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616.
3. Sono trasferite ai comuni, anche in forma associata e nelle zone montane
anche attraverso le comunità montane, le funzioni amministrative concernenti
il riconoscimento della qualifica delle manifestazioni fieristiche di
rilevanza locale e le relative autorizzazioni allo svolgimento.
4. Le regioni assicurano, mediante intese tra loro, sentiti i comuni
interessati, il coordinamento dei tempi di svolgimento delle manifestazioni
fieristiche, fatto salvo quanto previsto dall'articolo 40, comma 1, lettera
e).
5. Fino alla data di effettivo conferimento delle funzioni di cui al presente
capo restano in carica gli attuali titolari degli organi degli enti di cui al
comma 2, lettera b).
Abrogazioni.
1. Sono abrogate le disposizioni
dell'articolo 60, comma 10, del decreto 4 agosto 1988, n. 375 del Ministro
dell'industria, del commercio e dell'artigianato, dell'articolo 23, comma 6,
del decreto 4 giugno 1993, n. 248 del Ministro dell'industria, del commercio e
dell'artigianato, dell'articolo 10, comma 4, della legge 25 agosto 1991, n.
287, nella parte in cui individuano l'ufficio provinciale dell'industria, del
commercio e dell'artigianato come organo competente per l'irrogazione delle
sanzioni pecuniarie, nonché tutte le disposizioni incompatibili con la
normativa vigente per effetto dell'abrogazione delle menzionate disposizioni.
2. (Omissis) (1).
(1) Abroga gli artt. 6 e 7, r.d. 31 maggio 1928, n. 1334.
Definizioni.
1. Le funzioni amministrative
relative alla materia "turismo ed industria alberghiera", così come definita
dall'articolo 56 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977,
n. 616, concernono ogni attività pubblica o privata attinente al turismo, ivi
incluse le agevolazioni, le sovvenzioni, i contributi, gli incentivi, comunque
denominati, anche se per specifiche finalità, a favore delle imprese
turistiche.
Funzioni e compiti conservati allo
Stato.
1. Sono conservate allo Stato:
a) la definizione, in accordo con le regioni, dei princìpi e degli obiettivi
per la valorizzazione e lo sviluppo del sistema turistico. Le connesse linee
guida sono contenute in un documento approvato, d'intesa con la Conferenza
Stato-regioni, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri adottato
ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281,
sentite le associazioni di categoria maggiormente rappresentative degli
operatori turistici, dei consumatori e del turismo sociale e le organizzazioni
sindacali dei lavoratori del turismo più rappresentative nella categoria.
Prima della sua definitiva adozione, il documento è trasmesso alle competenti
Commissioni parlamentari. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del
presente decreto legislativo è approvato il predetto documento contenente le
linee guida;
b) il monitoraggio delle fasi attuative del documento di cui alla lettera a)
relativamente agli aspetti statali;
c) il coordinamento intersettoriale delle attività di competenza dello Stato
connesse alla promozione, sviluppo e valorizzazione del sistema turistico
nazionale;
d) il cofinanziamento, nell'interesse nazionale, di programmi regionali o
interregionali per lo sviluppo del turismo.
Conferimento di funzioni alle
regioni.
1. Sono conferite alle regioni
tutte le funzioni amministrative statali concernenti la materia del turismo,
come definita nell'articolo 43, non riservate allo Stato ai sensi
dell'articolo 44.
Abrogazioni.
1. Ai sensi dell'articolo 4, comma
3, lettera c), della legge 15 marzo 1997, n. 59, è abrogato il comma 5
dell'articolo 9 della legge 17 maggio 1983, n. 217.
2. (Omissis) (1).
3. Nel testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con regio
decreto 18 giugno 1931, n. 773:
a) (Omissis) (2);
b) (Omissis) (3).
4. (Omissis) (4).
5. (Omissis) (5).
6. Sono o restano abrogate le seguenti leggi o disposizioni:
a) (Omissis) (6);
b) (Omissis) (7);
c) (Omissis) (8);
d) (Omissis) (9).
7. L'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 21 aprile 1994, n.
394, è abrogato. Resta fermo quanto previsto relativamente agli aspetti
tecnici di sicurezza e di igiene per i circhi equestri e le attività di
spettacolo viaggiante.
(1) Modifica il comma 6 dell'art. 9, l. 17 maggio 1983, n. 217.
(2) Modifica il comma 1 dell'art. 17-bis, r.d. 18 giugno 1931, n. 773.
(3) Abroga l'art. 123, r.d. 18 giugno 1931, n. 773.
(4) Abroga gli artt. da 234 a 241, r.d. 6 maggio 1940, n. 635.
(5) Modifica la tabella C, costituente l'allegato 1, d.p.r. 9 maggio 1994, n.
407.
(6) Abroga la l. 15 maggio 1986, n. 192.
(7) Abroga l'art. 12, d.l. 20 maggio 1993, n. 149, conv. in l. 19 luglio 1993,
n. 237.
(8) Abroga il comma 2 dell'art. 57, d.p.r. 24 luglio 1977, n. 616.
(9) Abroga gli artt. 13, 14 e 15, l. 17 maggio 1983, n. 217.
Funzioni e compiti conservati allo
Stato.
1. Nelle materie oggetto di
trasferimento di funzioni ai sensi del presente titolo, è conservata allo
Stato la definizione degli indirizzi generali delle politiche economiche e
delle politiche di settore.
2. Sono conservate, altresì, allo Stato le funzioni amministrative concernenti
la definizione, nei limiti della normativa comunitaria, di norme tecniche
uniformi e standard di qualità per prodotti e servizi, di caratteristiche
merceologiche dei prodotti, ivi compresi quelli alimentari e dei servizi,
nonché le condizioni generali di sicurezza negli impianti e nelle produzioni,
ivi comprese le strutture ricettive.
3. Resta di competenza degli organi e delle amministrazioni statali e
centrali, fino al compimento degli atti di liquidazione, erogazione e
controllo, la gestione dei procedimenti amministrativi inerenti ad
agevolazioni, contributi, sovvenzioni, incentivi e benefici di qualunque
genere alle imprese, per i quali, alla data di effettivo esercizio delle
funzioni conferite, sia già avviato il relativo procedimento amministrativo
(1).
4. I fondi relativi alle funzioni in materia di agevolazioni alle imprese, a
qualunque titolo conferite alle regioni, confluiscono nel fondo di cui al
comma 6 dell'articolo 19 e sono ripartiti tra le regioni sulla base di quanto
previsto dal comma 8 del medesimo articolo (1).
5. Al fine di concertare i criteri e gli indirizzi unitari nel rispetto delle
specificità delle singole realtà regionali, in conformità con l'articolo 2
della legge 3 agosto 1999, n. 280, ed assicurare l'uniforme applicazione su
tutto il territorio nazionale, il Ministero delle politiche agricole e
forestali predispone, d'intesa con la conferenza permanente per i rapporti tra
lo Stato, le regioni e le province autonome, sentite le associazioni nazionali
di allevatori interessate, il programma annuale dei controlli funzionali (1).
6. Compete al Ministero per le politiche agricole e forestali, ai sensi
dell'articolo 2, comma 3, del decreto legislativo 4 giugno 1997, n. 143, il
finanziamento delle attività di tenuta dei registri e dei libri genealogici
esercitate dalle associazioni di allevatori operanti a livello nazionale, nei
limiti autorizzati dalla legislazione vigente (1).
7. Compete alle regioni, nel rispetto dei principi fissati dalla legge 3
agosto 1999, n. 280, il finanziamento delle attività relative ai controlli
funzionali esercitate da associazioni di allevatori operanti a livello
territoriale (1).
(1) Comma aggiunto dall'art. 7, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
Conferimento di funzioni alle
regioni.
1. I trasferimenti e le deleghe di
funzioni alle regioni, disposti nelle materie di cui al presente titolo,
comprendono, tra l'altro, le funzioni relative:
a) all'organizzazione ed alla partecipazione a fiere, mostre ed esposizioni
organizzate al di fuori dei confini nazionali per favorire l'incremento delle
esportazioni dei prodotti locali, anche con la stampa e la distribuzione di
pubblicazioni per la relativa propaganda;
b) alla promozione e al sostegno alla costituzione di consorzi, esclusi quelli
a carattere multiregionale, tra piccole e medie imprese industriali,
commerciali e artigiane, come individuati dagli articoli 1 e 2 della legge 21
febbraio 1989, n. 83 (1);
c) alla promozione ed al sostegno finanziario, tecnico-economico ed
organizzativo di iniziative di investimento e di cooperazione commerciale ed
industriale da parte di imprese italiane;
d) allo sviluppo della commercializzazione nei mercati di altri Paesi dei
prodotti agro-alimentari locali;
e) alla promozione ed al sostegno della costituzione di consorzi
agro-alimentari, come individuati dall'articolo 10, comma 1, del decreto-legge
28 maggio 1981, n. 251, convertito con modificazioni dalla legge 29 luglio
1981, n. 394;
f) alla promozione ed al sostegno della costituzione di consorzi
turistico-alberghieri, come individuati dall'articolo 10, comma 2, del citato
decreto-legge n. 251 del 1981;
g) alla predisposizione ed all'attuazione di ogni altra iniziativa idonea a
favorire i predetti obiettivi.
2. Nell'esercizio delle funzioni amministrative di cui al comma 1, le regioni
possono avvalersi anche dell'ICE e delle camere di commercio, industria,
artigianato e agricoltura.
(1) Lettera così modificata dall'art. 8, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
Agevolazioni di credito.
1. Sono comprese tra le funzioni
amministrative trasferite o delegate alle regioni nelle materie di cui al
presente titolo, anche quelle concernenti ogni tipo di intervento per
agevolare l'accesso al credito nei limiti massimi stabiliti in base a legge
dello Stato, nonché la disciplina dei rapporti con gli istituti di credito, la
determinazione dei criteri dell'ammissibilità al credito agevolato ed i
controlli sulla sua effettiva destinazione.
2. Rimangono assegnate allo Stato ed ai competenti organismi indipendenti le
funzioni in materia di ordinamento creditizio, di banche e intermediari
finanziari, di mercati finanziari e di vigilanza sul sistema creditizio e
finanziario.
3. La determinazione dei tassi minimi d'interesse agevolati a carico dei
beneficiari è operata ai sensi dell'articolo 8 della legge 15 marzo 1997, n.
59.
4. Il trasferimento di funzioni di cui al comma 1 del presente articolo
comprende le funzioni di determinazione dei criteri applicativi dei
provvedimenti regionali di agevolazione creditizia, di prestazione di garanzie
e di assegnazione di fondi, anticipazioni e quote di concorso, destinati
all'agevolazione dell'accesso al credito sulle materie di competenza
regionale, anche se relativi a provvedimenti di incentivazione definiti in
sede statale o comunitaria.
Accorpamenti e soppressioni di
strutture amministrative e statali e attribuzione di beni e risorse.
1. Sono soppressi gli uffici
metrici provinciali e gli uffici provinciali per l'industria, il commercio e
l'artigianato. Sono, inoltre, soppressi gli uffici periferici già appartenenti
all'Agenzia per la promozione dello sviluppo per il Mezzogiorno (Agensud), a
decorrere dalla conclusione delle operazioni previste per la gestione
stralcio.
2. (Omissis) (1).
3. (Omissis) (1).
4. Il personale e le dotazioni tecniche degli uffici metrici provinciali e
degli uffici provinciali per l'industria, il commercio e l'artigianato sono
trasferiti alle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura.
(1) Comma abrogato dall'art. 9, l. 8 marzo 1999, n. 50.
Oggetto.
1. Il presente titolo disciplina
il conferimento alle regioni e agli enti locali di funzioni e compiti
amministrativi in tema di "territorio e urbanistica", "protezione della natura
e dell'ambiente, tutela dell'ambiente dagli inquinamenti e gestione dei
rifiuti", "risorse idriche e difesa del suolo", "opere pubbliche",
"viabilità", "trasporti" e "protezione civile".
Compiti di rilievo nazionale.
1. Ai sensi dell'articolo 1, comma
4, lettera c), della legge 15 marzo 1997, n. 59, hanno rilievo nazionale i
compiti relativi alla identificazione delle linee fondamentali dell'assetto
del territorio nazionale con riferimento ai valori naturali e ambientali, alla
difesa del suolo e alla articolazione territoriale delle reti infrastrutturali
e delle opere di competenza statale, nonché al sistema delle città e delle
aree metropolitane, anche ai fini dello sviluppo del Mezzogiorno e delle aree
depresse del paese.
2. Spettano allo Stato i rapporti con gli organismi internazionali e il
coordinamento con l'Unione europea di cui all'articolo 1, comma 4, lettera e),
della legge 15 marzo 1997, n. 59, in materia di politiche urbane e di assetto
territoriale.
3. I compiti di cui al comma 1 del presente articolo sono esercitati
attraverso intese nella Conferenza unificata.
4. (Omissis) (1).
(1) Abroga la lett. a), del comma 1 dell'art. 81, d.p.r. 24 luglio 1977, n.
616.
Funzioni soppresse.
1. Sono o restano soppresse:
a) le funzioni consultive, spettanti al Consiglio superiore dei lavori
pubblici ai sensi dell'articolo 2 della legge 17 agosto 1942, n. 1150, sui
progetti e le questioni di interesse urbanistico;
b) le attribuzioni spettanti al Ministero dei lavori pubblici ai sensi
dell'articolo 5 della legge 17 agosto 1942, n. 1150, in materia di piani
territoriali di coordinamento;
c) le funzioni relative alla tenuta dell'albo degli esperti di pianificazione;
d) le residue funzioni statali in materia di piani di ricostruzione;
e) le funzioni giurisdizionali delle commissioni centrale e regionali di
vigilanza per l'edilizia popolare ed economica.
Funzioni mantenute allo Stato.
1. Sono mantenute allo Stato, ai
sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera a) della legge 15 marzo 1997, n. 59,
le funzioni relative:
a) all'osservatorio e monitoraggio delle trasformazioni territoriali, con
particolare riferimento ai compiti di cui all'articolo 52, all'abusivismo
edilizio ed al recupero, anche sulla base dei dati forniti dai comuni;
b) all'indicazione dei criteri per la raccolta e l'informatizzazione di tutto
il materiale cartografico ufficiale esistente, e per quello in corso di
elaborazione, al fine di unificare i diversi sistemi per una più agevole
lettura dei dati;
c) alla predisposizione della normativa tecnica nazionale per le opere in
cemento armato e in acciaio e le costruzioni in zone sismiche;
d) alla salvaguardia di Venezia, della zona lagunare e al mantenimento del
regime idraulico lagunare, nei limiti e con le modalità di cui alle leggi
speciali vigenti nonché alla legge 5 marzo 1963, n. 366;
e) alla promozione di programmi innovativi in ambito urbano che implichino un
intervento coordinato da parte di diverse amministrazioni dello Stato.
2. Le funzioni di cui alle lettere a), b), c) ed e) del comma 1 sono
esercitate di intesa con la Conferenza unificata.
Localizzazione di opere di
interesse statale.
1. Le procedure di localizzazione
delle opere pubbliche di interesse di amministrazioni diverse dalle regioni e
dagli enti locali sono attivate previa presentazione alla regione, ogni anno,
da parte dell'amministrazione interessata, di un quadro complessivo delle
opere e degli interventi compresi nella propria programmazione triennale, da
realizzarsi nel territorio regionale.
2. Nei casi di variazione degli strumenti urbanistici vigenti conseguente
all'approvazione di progetti di opere e interventi pubblici, l'amministrazione
procedente è tenuta a predisporre, insieme al progetto, uno specifico studio
sugli effetti urbanistico-territoriali e ambientali dell'opera o
dell'intervento e sulle misure necessarie per il suo inserimento nel
territorio comunale.
Funzioni conferite alle regioni e
agli enti locali.
1. Sono conferite alle regioni e
agli enti locali, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, della legge 15 marzo
1997, n. 59, tutte le funzioni amministrative non espressamente mantenute allo
Stato dalle disposizioni della presente sezione.
Pianificazione territoriale di
coordinamento e pianificazioni di settore.
1. La regione, con legge
regionale, prevede che il piano territoriale di coordinamento provinciale di
cui all'articolo 15 della legge 8 giugno 1990, n. 142, assuma il valore e gli
effetti dei piani di tutela nei settori della protezione della natura, della
tutela dell'ambiente, delle acque e della difesa del suolo e della tutela
delle bellezze naturali, sempreché la definizione delle relative disposizioni
avvenga nella forma di intese fra la provincia e le amministrazioni, anche
statali, competenti.
2. In mancanza dell'intesa di cui al comma 1, i piani di tutela di settore
conservano il valore e gli effetti ad essi assegnati dalla rispettiva
normativa nazionale e regionale.
3. Resta comunque fermo quanto disposto dall'articolo 149, comma 6, del
presente decreto legislativo.
Riordino e soppressione di
strutture.
1. Nell'ambito del riordino di cui all'articolo 9, è ricompresa, in particolare, la direzione generale del coordinamento territoriale presso il Ministero dei lavori pubblici.
Funzioni mantenute allo Stato.
1. Sono mantenute allo Stato le
funzioni e i compiti relativi:
a) alla determinazione dei princìpi e delle finalità di carattere generale e
unitario in materia di edilizia residenziale pubblica, anche nel quadro degli
obiettivi generali delle politiche sociali;
b) alla definizione dei livelli minimi del servizio abitativo, nonché degli
standard di qualità degli alloggi di edilizia residenziale pubblica;
c) al concorso, unitamente alle regioni ed agli altri enti locali interessati,
all'elaborazione di programmi di edilizia residenziale pubblica aventi
interesse a livello nazionale;
d) alla acquisizione, raccolta, elaborazione, diffusione e valutazione dei
dati sulla condizione abitativa; a tali fini è istituito l'Osservatorio della
condizione abitativa;
e) alla definizione dei criteri per favorire l'accesso al mercato delle
locazioni dei nuclei familiari meno abbienti e agli interventi concernenti il
sostegno finanziario al reddito.
Funzioni conferite alle regioni e
agli enti locali.
1. Sono conferite alle regioni e
agli enti locali tutte le funzioni amministrative non espressamente indicate
tra quelle mantenute allo Stato ai sensi dell'articolo 59 e, in particolare,
quelle relative:
a) alla determinazione delle linee d'intervento e degli obiettivi nel settore;
b) alla programmazione delle risorse finanziarie destinate al settore;
c) alla gestione e all'attuazione degli interventi, nonché alla definizione
delle modalità di incentivazione;
d) alla determinazione delle tipologie di intervento anche attraverso
programmi integrati, di recupero urbano e di riqualificazione urbana;
e) alla fissazione dei criteri per l'assegnazione degli alloggi di edilizia
residenziale destinati all'assistenza abitativa, nonché alla determinazione
dei relativi canoni.
Disposizioni finanziarie.
1. Dal 1° gennaio 1999 sono
accreditate alle singole regioni le disponibilità esistenti alla data di
entrata in vigore del presente decreto legislativo sulle annualità corrisposte
dallo Stato alla sezione autonoma per l'edilizia residenziale della Cassa
depositi e prestiti, relativamente ai limiti di impegno autorizzati:
a) dagli articoli 36, 37 e 38 della legge 5 agosto 1978, n. 457;
b) dall'articolo 9 del decreto-legge 15 dicembre 1979, n. 629, convertito, con
modificazioni, dalla legge 15 febbraio 1980, n. 25;
c) dai commi quarto ed undicesimo dell'articolo 1, dai commi undicesimo e
dodicesimo dell'articolo 2 e dall'articolo 21-quinquies del decreto-legge 23
gennaio 1982, n. 9, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 marzo 1982,
n. 94;
d) dal comma settimo dell'articolo 3 del decreto-legge 7 febbraio 1985, n. 12,
convertito con modificazioni dalla legge 5 aprile 1985, n. 118;
e) dal comma 3 dell'articolo 22 della legge 11 marzo 1988, n. 67;
f) dal comma 1 dell'articolo 2 della legge 17 febbraio 1992, n. 179.
2. A decorrere dal 1° gennaio 1998, sono versate alle regioni secondo la
ripartizione effettuata dal Comitato interministeriale per la programmazione
economica (CIPE), le annualità relative ai limiti di impegno autorizzati:
a) dagli articoli 36 e 38 della legge 5 agosto 1978, n. 457;
b) dall'articolo 9 del decreto-legge 15 dicembre 1979, n. 629, convertito, con
modificazioni, dalla legge 15 febbraio 1980, n. 25;
c) dai commi quarto e undicesimo dell'articolo 1 e dal comma 12 dell'articolo
2 del decreto-legge 23 gennaio 1982, n. 9, convertito, con modificazioni,
dalla legge 25 marzo 1982, n. 94;
d) dall'articolo 3, comma settimo, del decreto-legge 7 febbraio 1985, n. 12,
convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 1985, n. 118;
e) dal comma 3 dell'articolo 22 della legge 11 marzo 1988, n. 67.
3. L'erogazione dei fondi di cui all'articolo 10 della legge 14 febbraio 1963,
n. 60, attribuiti a ciascuna regione, il cui versamento è stato prorogato
dall'articolo 22 della legge 11 marzo 1988, n. 67 e dall'articolo 3, comma 24,
della legge 8 agosto 1995, n. 335, è effettuato dalla Cassa depositi e
prestiti su richiesta delle regioni, nei limiti delle disponibilità a ciascuna
regione attribuite.
4. Le regioni possono utilizzare le eventuali economie sulle annualità di cui
al comma 2 e, per esigenze di cassa, effettuare anticipazioni sul fondo di cui
al comma 3, per far fronte agli oneri derivanti da quanto previsto dalle
seguenti disposizioni:
a) articolo 1, comma 9, della legge 23 dicembre 1992, n. 498;
b) articolo 13, comma 8, della legge 24 dicembre 1993, n. 537;
c) articolo 38 della legge 23 dicembre 1994, n. 724;
d) articolo 1, comma 60, della legge 28 dicembre 1995, n. 549.
5. Le disposizioni di cui ai commi 1, 2, e 3 del presente articolo si
applicano ai rientri di cui alle lettere e) ed f) dell'articolo 13 della legge
5 agosto 1978, n. 457, nonché a quelli dell'articolo 18 della legge 17
febbraio 1992, n. 179.
6. Le risorse finanziarie relative alle funzioni conferite con il presente
decreto legislativo sono devolute alle regioni contestualmente alla data del
trasferimento, con corrispondente soppressione o riduzione dei capitoli di
bilancio dello Stato interessati.
7. Le risorse statali destinate alle finalità di cui all'articolo 59 vengono
determinate annualmente nella legge finanziaria, sentita la Conferenza
unificata.
Riordino e soppressione di
strutture.
1. Nell'ambito del riordino di cui
all'articolo 9, è ricompresa, in particolare, la sezione autonoma per
l'edilizia residenziale pubblica della Cassa depositi e prestiti.
2. Ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera d), della legge 15 marzo 1997,
n. 59, sono soppressi, contestualmente all'avvenuto trasferimento delle
competenze, secondo le modalità di cui all'articolo 63 del presente decreto
legislativo:
a) il Comitato per l'edilizia residenziale pubblica (CER) presso il Ministero
dei lavori pubblici e il relativo comitato esecutivo;
b) il Segretariato generale del CER e il centro permanente di documentazione.
Criteri e modalità per il
trasferimento alle regioni.
1. La competente amministrazione
dello Stato propone alla Conferenza Stato-regioni, di cui all'articolo 9 della
legge 15 marzo 1997, n. 59, i criteri, le modalità ed i tempi per il
trasferimento delle competenze alle regioni. Raggiunta l'intesa, sono attivati
accordi di programma tra la competente amministrazione dello Stato e ciascuna
regione per rendere operativo il trasferimento stesso, tenendo conto della
necessità di garantire l'efficacia delle procedure in essere.
2. In ogni caso l'intero processo di trasferimento deve completarsi entro
diciotto mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto
legislativo.
Patrimonio edilizio.
1. Con successivo provvedimento
legislativo verrà definito l'assetto del patrimonio di edilizia residenziale
pubblica, fatto salvo quello di proprietà degli enti locali.
Funzioni mantenute allo Stato.(*)
1. Sono mantenute allo Stato le
funzioni relative:
a) allo studio e allo sviluppo di metodologie inerenti alla classificazione
censuaria dei terreni e delle unità immobiliari urbane;
b) alla predisposizione di procedure innovative per la determinazione dei
redditi dei terreni e degli immobili urbani ai fini delle revisioni generali
degli estimi e del classamento;
c) alla disciplina dei libri fondiari;
d) alla tenuta dei
registri immobiliari, con esecuzione delle formalità di trascrizione,
iscrizione, rinnovazione e annotazione, nonché di visure e certificati
ipotecari;
e) alla disciplina delle imposte ipotecarie, catastali, delle tasse ipotecarie
e dei tributi speciali, ivi compresa la regolamentazione di eventuali
privilegi, di sgravi e rimborsi, nonché dell'annullamento dei carichi connessi
a tali imposte;
f) all'individuazione di metodologie per l'esecuzione di rilievi e
aggiornamenti topografici e la formazione di mappe e cartografie catastali;
g) al controllo di
qualità delle informazioni e dei processi di aggiornamento degli atti;
h) alla gestione unitaria e certificata della base dei dati catastali e dei flussi di aggiornamento delle informazioni di cui alla lettera g), assicurando il coordinamento operativo per la loro utilizzazione a fini istituzionali attraverso il sistema pubblico di connettività e garantendo l’accesso ai dati a tutti i soggetti interessati.
(*) Nota: Articolo così modificato dall'art. 1, c. 194 della L. n. 296/2006 (Finanziaria 2007)
Funzioni conferite agli enti
locali.
1. Sono attribuite, ai sensi
dell'articolo 4, comma 2, della legge 15 marzo 1997, n. 59, ai comuni le
funzioni relative:
a) alla conservazione, alla utilizzazione ed all’aggiornamento degli atti
catastali, partecipando al processo di determinazione degli estimi catastali
fermo restando quanto previsto dall’articolo 65, comma 1, lettera h);(*)
b) (Omissis) (1);
c) alla rilevazione dei consorzi di bonifica e degli oneri consortili gravanti
sugli immobili.
2. Nelle zone montane le funzioni di cui al comma 1 possono essere esercitate
dalle comunità montane d'intesa con i comuni componenti.
(1) Lettera abrogata dall'art. 9, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
(*) Nota: Lettera così sostituita dall'art. 1, c. 194 della L. n. 296/2006 (Finanziaria 2007)
Organismo tecnico.
1. Allo svolgimento dei compiti di
cui alle lettere d), g) e h) del comma 1 dell'articolo 65, e al coordinamento
delle funzioni mantenute allo Stato e di quelle attribuite ai comuni, si
provvede attraverso l'istituzione, con i decreti legislativi di cui
all'articolo 9 del presente decreto legislativo, di un apposito organismo
tecnico, assicurando la partecipazione delle amministrazioni statali e dei
comuni.
2. Alla formazione di mappe e di cartografia catastale e speciale, al
rilevamento e aggiornamento topografico, all'elaborazione di osservazioni
geodetiche e all'esecuzione delle compensazioni di reti trigonometriche e di
livellazione, provvedono, per quanto di rispettivo interesse, lo Stato, le
regioni, le province e i comuni, anche attraverso alle comunità montane,
avvalendosi di norma dell'organismo tecnico di cui al comma 1.
3. Allo svolgimento dei compiti di cui al comma 1 i comuni possono, al fine di
contenere le spese, provvedere anche mediante convenzioni con l'organismo
tecnico di cui allo stesso comma 1 e le amministrazioni che svolgono
corrispondenti funzioni a livello centrale.
Funzioni.
1. È soppresso il programma
triennale per la tutela dell'ambiente.
Compiti di rilievo nazionale.
1. Ai sensi dell'articolo 1, comma
4, lettera c), della legge 15 marzo 1997, n. 59, sono compiti di rilievo
nazionale per la tutela dell'ambiente quelli relativi:
a) al recepimento delle convenzioni internazionali e delle direttive
comunitarie relative alla tutela dell'ambiente e alla conseguente definizione
di obiettivi e delle iniziative necessarie per la loro attuazione
nell'ordinamento nazionale;
b) alla conservazione e alla valorizzazione delle aree naturali protette,
terrestri e marine ivi comprese le zone umide, riconosciute di importanza
internazionale o nazionale, nonché alla tutela della biodiversità, della fauna
e della flora specificamente protette da accordi e convenzioni e dalla
normativa comunitaria;
c) alla relazione generale sullo stato dell'ambiente;
d) alla protezione, alla sicurezza e all'osservazione della qualità
dell'ambiente marino;
e) alla determinazione di valori limite, standard, obiettivi di qualità e
sicurezza e norme tecniche necessari al raggiungimento di un livello adeguato
di tutela dell'ambiente sul territorio nazionale;
f) alla prestazione di supporto tecnico alla progettazione in campo
ambientale, nelle materie di competenza statale;
g) all'esercizio dei poteri statali di cui all'articolo 18 della legge 8
luglio 1986, n. 349;
h) all'acquisto, al noleggio e all'utilizzazione di navi e aerei speciali per
interventi di tutela dell'ambiente di rilievo nazionale;
i) alle variazioni dell'elenco delle specie cacciabili, ai sensi dell'articolo
18, comma 3, della legge 11 febbraio 1992, n. 157;
l) all'indicazione delle specie della fauna e della flora terrestre e marine
minacciate di estinzione;
m) all'autorizzazione in ordine all'importazione e all'esportazione di fauna
selvatica viva appartenente alle specie autoctone;
n) all'elencazione dei mammiferi e rettili pericolosi;
o) all'adozione della carta della natura;
p) alle funzioni di cui alle lettere a), b), c) ed e) dell'articolo 12 del
decreto del Presidente della Repubblica 17 maggio 1988, n. 175, come risultano
modificate dall'articolo 1, comma 8, della legge 19 maggio 1997, n. 137,
nonché quelle attualmente esercitate dallo Stato fino all'attuazione degli
accordi di programma di cui all'articolo 72.
2. Lo Stato continua a svolgere, in via concorrente con le regioni, le
funzioni relative:
a) alla informazione ed educazione ambientale;
b) alla promozione di tecnologie pulite e di politiche di sviluppo
sostenibile;
c) alle decisioni di urgenza a fini di prevenzione del danno ambientale;
d) alla protezione dell'ambiente costiero.
3. Sono altresì mantenute allo Stato le attività di vigilanza, sorveglianza
monitoraggio e controllo finalizzate all'esercizio delle funzioni e dei
compiti di cui al comma 1, ivi comprese le attività di vigilanza sull'Agenzia
nazionale per la protezione dell'ambiente (ANPA) e sull'Istituto centrale per
la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (ICRAM) (1).
4. I compiti di cui al comma 1, lettere b) e p), sono esercitati, sentita la
Conferenza unificata e i compiti di cui al comma 1, lettera o) sono esercitati
previa intesa con la Conferenza Stato-regioni.
(1) L'ANPA è stata soppressa dall'art. 38, d.lg. 30 luglio 1999, n. 300 ed i
suoi compiti trasferiti all'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i
servizi tecnici.
Funzioni conferite alle regioni e
agli enti locali.
1. Tutte le funzioni
amministrative non espressamente indicate nelle disposizioni degli articoli 68
e 69 sono conferite alle regioni e agli enti locali e tra queste, in
particolare:
a) i compiti di protezione ed osservazione delle zone costiere;
b) il controllo in ordine alla commercializzazione e detenzione degli animali
selvatici, il ricevimento di denunce, i visti su certificati di importazione,
il ritiro dei permessi errati o falsificati, l'autorizzazione alla detenzione
temporanea, ad eccezione della normativa di cui alla Convenzione sul commercio
internazionale delle specie di fauna e di flora selvatiche minacciate di
estinzione (CITES), resa esecutiva dalla legge 19 dicembre 1975, n. 875;
c) le competenze attualmente esercitate dal Corpo forestale dello Stato, salvo
quelle necessarie all'esercizio delle funzioni di competenza statale.
Valutazione di impatto ambientale.
1. In materia di valutazione di
impatto ambientale (VIA) sono di competenza dello Stato:
a) le opere ed impianti il cui impatto ambientale investe più regioni;
b) le opere e infrastrutture di rilievo internazionale e nazionale;
c) gli impianti industriali di particolare e rilevante impatto;
d) le opere la cui autorizzazione è di competenza dello Stato.
2. Con atto di indirizzo e coordinamento da adottare entro otto mesi dalla
data di entrata in vigore del presente decreto legislativo, sono individuate
le specifiche categorie di opere, interventi e attività attualmente sottoposti
a valutazione statale di impatto ambientale da trasferire alla competenza
delle regioni.
3. Il trasferimento delle competenze attualmente in capo allo Stato è
subordinato, per ciascuna regione, alla vigenza della legge regionale della
VIA, che provvede alla individuazione dell'autorità competente nell'ambito del
sistema delle regioni e delle autonomie locali, ferma restando la distinzione
tra autorità competente e soggetto proponente.
Attività a rischio di incidente
rilevante.
1. Sono conferite alle regioni le
competenze amministrative relative alle industrie soggette agli obblighi di
cui all'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 17 maggio 1988,
n. 175, l'adozione di provvedimenti discendenti dall'istruttoria tecnica,
nonché quelle che per elevata concentrazione di attività industriali a rischio
di incidente rilevante comportano l'esigenza di interventi di salvaguardia
dell'ambiente e della popolazione e di risanamento ambientale subordinatamente
al verificarsi delle condizioni di cui al comma 3 del presente articolo.
2. Le regioni provvedono a disciplinare la materia con specifiche normative ai
fini del raccordo tra i soggetti incaricati dell'istruttoria e di garantire la
sicurezza del territorio e della popolazione.
3. Il trasferimento di cui al comma 1 avviene subordinatamente all'adozione
della normativa di cui al comma 2, previa attivazione dell'Agenzia regionale
protezione ambiente di cui all'articolo 3 del decreto-legge 4 dicembre 1993,
n. 496, convertito con modificazioni dalla legge 21 gennaio 1994, n. 61, e a
seguito di accordo di programma tra Stato e regione per la verifica dei
presupposti per lo svolgimento delle funzioni, nonché per le procedure di
dichiarazione.
Ulteriori conferimenti alle
regioni in conseguenza di soppressione di funzioni statali.
1. Sono altresì conferite alle
regioni, in conseguenza della soppressione del programma triennale di difesa
dell'ambiente ai sensi dell'articolo 68 le seguenti funzioni:
a) la determinazione delle priorità dell'azione ambientale;
b) il coordinamento degli interventi ambientali;
c) la ripartizione delle risorse finanziarie assegnate tra i vari interventi.
2. Qualora l'attuazione dei programmi regionali di tutela ambientale richieda
l'iniziativa integrata e coordinata con l'amministrazione dello Stato o con
altri soggetti pubblici o privati, si procede con intesa, accordo di programma
o convenzione.
3. È conferita, previa intesa, alla regione Sardegna l'attuazione di tutti gli
interventi necessari per la realizzazione del programma di salvaguardia del
litorale e delle zone umide nell'area metropolitana di Cagliari di cui
all'articolo 17, comma 20, della legge 11 marzo 1988, n. 67. La regione
Sardegna succede allo Stato nei rapporti concessori e convenzionali in atto e
dispone delle relative risorse finanziarie.
Disciplina delle aree ad elevato
rischio di crisi ambientale.
1. (Omissis) (1).
2. Le regioni, sentiti gli enti locali, nei rispettivi territori, individuano
le aree caratterizzate da gravi alterazioni degli equilibri ecologici nei
corpi idrici, nell'atmosfera e nel suolo che comportano rischio per l'ambiente
e la popolazione.
3. Sulla base dell'individuazione di cui al comma 2, le regioni dichiarano
tali aree di elevato rischio di crisi ambientale. La dichiarazione ha validità
per un periodo di cinque anni ed è rinnovabile una sola volta.
4. Le regioni definiscono, per le aree di cui al comma 2, un piano di
risanamento teso ad individuare in via prioritaria le misure urgenti atte a
rimuovere le situazioni di rischio e al ripristino ambientale.
5. Le disposizioni contenute nei commi da 1 a 4 si applicano anche alle aree
dichiarate ad elevato rischio di crisi ambientale al momento dell'entrata in
vigore del presente decreto legislativo.
6. Resta salva l'efficacia dei provvedimenti adottati in base all'articolo 7
della legge 8 luglio 1986, n. 349, fino all'emanazione della disciplina
regionale e all'adozione dei relativi strumenti di pianificazione.
(1) Abroga l'art. 7, l. 8 luglio 1986, n. 349.
Riordino di strutture.
1. Nell'ambito del riordino di cui
all'articolo 9 del presente decreto legislativo sono ricompresi in
particolare:
a) il Consiglio nazionale per l'ambiente;
b) la Consulta per la difesa del mare (1);
c) la Commissione scientifica sul commercio internazionale di specie
selvatiche di cui all'articolo 4, comma 2, della legge 7 febbraio 1992, n.
150;
d) la Consulta tecnica per le aree naturali protette di cui all'articolo 3,
commi 7 e 8, della legge 6 dicembre 1991, n. 394.
(1) La Consulta per la difesa del mare è stata soppressa dall'art. 2, comma
14, l. 9 dicembre 1998, n. 426 e le relative funzioni sono state trasferite ai
competenti uffici del Ministero dell'ambiente.
Funzioni soppresse.
1. È soppresso il programma
triennale per le aree naturali protette.
Compiti di rilievo nazionale.
1. Ai sensi dell'articolo 1, comma
4, lettera c), della legge 15 marzo 1997, n. 59, hanno rilievo nazionale i
compiti e le funzioni in materia di parchi naturali e riserve statali, marine
e terrestri, attribuiti allo Stato dalla legge 6 dicembre 1991, n. 394.
2. L'individuazione, l'istituzione e la disciplina generale dei parchi e delle
riserve nazionali, comprese quelle marine e l'adozione delle relative misure
di salvaguardia sulla base delle linee fondamentali della Carta della natura,
sono operati, sentita la Conferenza unificata.
Funzioni conferite alle regioni e
agli enti locali.
1. Tutte le funzioni
amministrative in materia di aree naturali protette non indicate all'articolo
77 sono conferite alle regioni e agli enti locali.
2. Con atto di indirizzo e coordinamento sono individuate, sulla base di
criteri stabiliti d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, le riserve
statali, non collocate nei parchi nazionali, la cui gestione viene affidata a
regioni o enti locali.
Funzioni soppresse.
1. Sono soppressi i seguenti
piani:
a) il piano di risanamento del mare Adriatico;
b) il piano degli interventi della tutela della balneazione;
c) il piano generale di risanamento delle acque;
d) il piano generale di risanamento delle acque dolci superficiali destinate
alla potabilizzazione.
Compiti di rilievo nazionale.
1. Ai sensi dell'articolo 1, comma
4, lettera c), della legge 15 marzo 1997, n. 59, hanno rilievo nazionale i
seguenti compiti:
a) la definizione del piano generale di difesa del mare e della costa marina
dall'inquinamento;
b) l'aggiornamento dell'elenco delle sostanze nocive che non si possono
versare in mare;
c) la fissazione dei valori limite di emissione delle sostanze e agenti
inquinanti e degli obiettivi minimi di qualità dei corpi idrici;
d) la determinazione dei criteri metodologici generali per la formazione e
l'aggiornamento dei catasti degli scarichi e degli elenchi delle acque e delle
sostanze pericolose;
e) la determinazione delle modalità tecniche generali, delle condizioni e dei
limiti di utilizzo di prodotti, sostanze e materiali pericolosi;
f) l'emanazione di norme tecniche generali per la regolamentazione delle
attività di smaltimento dei liquami e dei fanghi;
g) la definizione dei criteri generali e delle metodologie concernenti le
attività di rilevamento delle caratteristiche, di campionamento, di
misurazione, di analisi e di controllo qualitativo delle acque, ovvero degli
scarichi inquinanti nelle medesime;
h) la determinazione dei criteri metodologici per l'acquisizione e la
elaborazione di dati conoscitivi e per la predisposizione e l'attuazione dei
piani di risanamento delle acque da parte delle regioni;
i) l'elaborazione delle informazioni sulla qualità delle acque destinate al
consumo umano;
l) l'organizzazione dei dati conoscitivi relativi allo scarico delle sostanze
pericolose;
m) l'elaborazione dei dati informativi sugli scarichi industriali di sostanze
pericolose;
n) la definizione dei criteri generali per l'elaborazione dei piani regionali
di risanamento delle acque;
o) la individuazione in via generale dei casi in cui si renda necessaria
l'installazione di strumenti di controllo in automatico degli scarichi
industriali contenenti sostanze pericolose;
p) la prevenzione e la sorveglianza nonché gli interventi operativi per azioni
di inquinamento marino;
q) la determinazione dei criteri generali per il monitoraggio e il controllo
della fascia costiera finalizzati in particolare a definire la qualità delle
acque costiere, l'idoneità alla balneazione nonché l'idoneità alla
molluschicoltura e sfruttamento dei banchi naturali di bivalvi;
r) la definizione di criteri e norme tecniche per la disciplina degli scarichi
nelle acque del mare;
s) l'autorizzazione agli scarichi nelle acque del mare da parte di navi e
aeromobili.
2. Restano altresì ferme le attribuzioni relative all'attuazione e alla
verifica del piano straordinario di completamento dei sistemi di collettamento
e depurazione delle acque reflue di cui all'articolo 6 del decreto-legge 25
marzo 1997, n. 67, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 1997,
n. 135, e successivamente modificato dall'articolo 8 della legge 8 ottobre
1997, n. 344, fermo restando che per la programmazione degli ulteriori
finanziamenti lo stesso dovrà essere verificato d'intesa con la Conferenza
Stato-regioni, per le finalità di cui all'articolo 11, comma 3, della legge 5
gennaio 1994, n. 36.
3. I programmi specifici di intervento per evitare o eliminare inquinamenti
derivanti da fonti significative di sostanze pericolose diverse dalle fonti
soggette a regime di valore limite di emissione comunitarie e nazionali sono
adottati sulla base di criteri generali stabiliti attraverso intese nella
Conferenza unificata.
Funzioni conferite alle regioni e
agli enti locali.
1. Sono conferite alle regioni e
agli enti locali tutte le funzioni amministrative non espressamente indicate
negli articoli della presente sezione e tra queste, in particolare:
a) la tenuta e l'aggiornamento dell'elenco delle acque dolci superficiali;
b) la tenuta e l'aggiornamento dell'elenco delle acque destinate alla
molluschicoltura;
c) il monitoraggio sulla produzione, sull'impiego, sulla diffusione, sulla
persistenza nell'ambiente e sull'effetto sulla salute umana delle sostanze
ammesse alla produzione di preparati per lavare;
d) il monitoraggio sullo stato di eutrofizzazione delle acque interne e
costiere.
2. Sono altresì conferite alle regioni interessate in conseguenza della
soppressione del piano di risanamento del mare Adriatico di cui all'articolo
79, comma 1, lettera a), le funzioni di coordinamento, a detti fini, dei piani
regionali di risanamento delle acque.
Funzioni soppresse.
1. È soppresso il piano nazionale
di tutela della qualità dell'aria.
Compiti di rilievo nazionale.
1. Ai sensi dell'articolo 1, comma
4, lettera c), della legge 15 marzo 1997, n. 59 hanno rilievo nazionale i
compiti relativi:
a) alla disciplina del monitoraggio della qualità dell'aria: metodi di
analisi, criteri di installazione e funzionamento delle stazioni di
rilevamento; criteri per la raccolta dei dati;
b) alla fissazione di valori limite e guida della qualità dell'aria;
c) alla fissazione delle soglie di attenzione e di allarme;
d) alla relazione annuale sullo stato di qualità dell'aria;
e) alla fissazione e aggiornamento delle linee guida per il contenimento delle
emissioni, dei valori minimi e massimi di emissione, metodi di campionamento,
criteri per l'utilizzazione delle migliori tecnologie disponibili e criteri di
adeguamento degli impianti esistenti;
f) alla individuazione di aree interregionali nelle quali le emissioni
nell'atmosfera o la qualità dell'aria sono soggette a limiti o valori più
restrittivi, fatto salvo quanto disposto dalla lettera a) del comma 1
dell'articolo 84;
g) alla determinazione delle caratteristiche merceologiche, aventi rilievo ai
fini dell'inquinamento atmosferico, dei combustibili e dei carburanti nonché
alla fissazione dei limiti del tenore di sostanze inquinanti in essi presenti;
h) alla determinazione dei criteri per l'elaborazione dei piani regionali di
risanamento e tutela della qualità dell'aria;
i) alla definizione di criteri generali per la redazione degli inventari delle
fonti di emissione;
l) alla fissazione delle prescrizioni tecniche in ordine alle emissioni
inquinanti dei veicoli a motore;
m) all'accertamento delle caratteristiche costruttive e funzionali dei veicoli
a motore e alla disciplina delle revisioni dei veicoli stessi, con riguardo
alle emissioni inquinanti;
n) alla determinazione dei valori limite e di qualità dei criteri di
misurazione, dei requisiti acustici, dei criteri di progettazione diretti alla
tutela dell'ambiente esterno e dell'ambiente abitativo dall'inquinamento
acustico;
o) al parere dei Ministri dell'ambiente e della sanità, di intesa con la
regione interessata, previsto dall'articolo 17, comma 2, del decreto del
Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203, limitatamente agli
impianti di produzione di energia riservati alla competenza dello Stato, ai
sensi dell'articolo 29 del presente decreto legislativo.
2. Le funzioni di cui alle lettere a), b), e), f), h), i) e l) del comma 1
sono esercitate sentita la Conferenza unificata.
Funzioni conferite alle regioni e
agli enti locali.
1. Sono conferite alle regioni e
agli enti locali tutte le funzioni amministrative non espressamente indicate
nelle disposizioni degli articoli 82 e 83 e tra queste, in particolare, le
funzioni relative:
a) all'individuazione di aree regionali o, di intesa tra le regioni
interessate, interregionali nelle quali le emissioni o la qualità dell'aria
sono soggette a limiti o valori più restrittivi in relazione all'attuazione di
piani regionali di risanamento;
b) al rilascio dell'abilitazione alla conduzione di impianti termici compresa
l'istituzione dei relativi corsi di formazione;
c) alla tenuta e all'aggiornamento degli inventari delle fonti di emissione.
Funzioni e compiti mantenuti allo
Stato.
1. Restano attribuiti allo Stato,
in materia di rifiuti, esclusivamente le funzioni e i compiti indicati dal
decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, come modificato ed integrato dal
decreto legislativo 8 novembre 1997, n. 389, nonché quelli già attribuiti allo
Stato da specifiche norme di legge relative a rifiuti radioattivi, rifiuti
contenenti amianto, materiali esplosivi in disuso, olii usati, pile e
accumulatori esausti. Restano ferme le competenze dello Stato previste dagli
articoli 22, comma 11, 31, 32 e 33 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n.
22, anche per quanto concerne gli impianti di produzione di energia elettrica
di cui all'articolo 29 del presente decreto legislativo.
Gestione del demanio idrico.
1. Alla gestione dei beni del
demanio idrico provvedono le regioni e gli enti locali competenti per
territorio.
2. I proventi dei canoni ricavati dalla utilizzazione del demanio idrico sono
introitati dalla regione (1).
3. (Omissis) (2).
(1) Comma così sostituito dall'art. 52, l. 23 dicembre 2000, n. 388.
(2) Comma abrogato dall'art. 52, l. 23 dicembre 2000, n. 388.
Approvazione dei piani di bacino.
1. Ai fini dell'approvazione dei
piani di bacino sono soppressi i pareri attribuiti dalla legge 18 maggio 1989,
n. 183, al Consiglio superiore dei lavori pubblici e alla Conferenza
Stato-regioni.
Compiti di rilievo nazionale.
1. Ai sensi dell'articolo 1, comma
4, lettera c), della legge 15 marzo 1997, n. 59, hanno rilievo nazionale i
compiti relativi:
a) al censimento nazionale dei corpi idrici;
b) alla programmazione ed al finanziamento degli interventi di difesa del
suolo;
c) alla determinazione di criteri, metodi e standard di raccolta elaborazione
e consultazione dei dati, alla definizione di modalità di coordinamento e di
collaborazione tra i soggetti pubblici operanti nel settore, nonché indirizzi
volti all'accertamento, ricerca e studio degli elementi dell'ambiente fisico e
delle condizioni generali di rischio; alla valutazione degli effetti
conseguenti alla esecuzione dei piani, dei programmi e dei progetti su scala
nazionale di opere nel settore della difesa del suolo;
d) alle direttive generali e di settore per il censimento ed il monitoraggio
delle risorse idriche, per la disciplina dell'economia idrica e per la
protezione delle acque dall'inquinamento;
e) alla formazione del bilancio idrico nazionale sulla scorta di quelli di
bacino;
f) alle metodologie generali per la programmazione della razionale
utilizzazione delle risorse idriche e alle linee di programmazione degli usi
plurimi delle risorse idriche;
g) alle direttive e ai parametri tecnici per la individuazione delle aree a
rischio di crisi idrica con finalità di prevenzione delle emergenze idriche;
h) ai criteri per la gestione del servizio idrico integrato come definito
dall'articolo 4 della legge 5 gennaio 1994, n. 36;
i) alla definizione dei livelli minimi dei servizi che devono essere garantiti
in ciascun ambito territoriale ottimale di cui all'articolo 8, comma 1, della
legge 5 gennaio 1994, n. 36, nonché ai criteri ed agli indirizzi per la
gestione dei servizi di approvvigionamento, di captazione e di accumulo per
usi diversi da quello potabile;
l) alla definizione di meccanismi ed istituti di conguaglio a livello di
bacino ai fini del riequilibrio tariffario;
m) ai criteri e agli indirizzi per la programmazione dei trasferimenti di
acqua per il consumo umano laddove il fabbisogno comporti o possa comportare
il trasferimento di acqua tra regioni diverse e ciò travalichi i comprensori
di riferimento dei bacini idrografici;
n) ai compiti fissati dall'articolo 17 della legge 5 gennaio 1994, n. 36, in
particolare alla adozione delle iniziative per la realizzazione delle opere e
degli interventi di trasferimento di acqua;
o) ai criteri ed indirizzi per la disciplina generale dell'utilizzazione delle
acque destinate a scopi idroelettrici ai sensi e nei limiti di cui
all'articolo 30 della legge 5 gennaio 1994, n. 36, fermo restando quanto
disposto dall'articolo 29, comma 3;
p) alle direttive sulla gestione del demanio idrico anche volte a garantire
omogeneità, a parità di condizioni, nel rilascio delle concessioni di
derivazione di acqua, secondo i princìpi stabiliti dall'articolo 1 della legge
5 gennaio 1994, n. 36;
q) alla definizione ed all'aggiornamento dei criteri e metodi per il
conseguimento del risparmio idrico previsto dall'articolo 5 della legge 5
gennaio 1994, n. 36;
r) alla definizione del metodo normalizzato per definire le componenti di
costo e determinare la tariffa di riferimento del servizio idrico;
s) alle attività di vigilanza e controllo indicate dagli articoli 21 e 22
della legge 5 gennaio 1994, n. 36;
t) all'individuazione e delimitazione dei bacini idrografici nazionali e
interregionali;
u) all'esercizio dei poteri sostitutivi in caso di mancata istituzione da
parte delle regioni delle autorità di bacino di rilievo interregionale di cui
all'articolo 15, comma 4, della legge 18 maggio 1989, n. 183, nonché dei
poteri sostitutivi di cui agli articoli 18, comma 2, 19, comma 3, e 20, comma
4 della stessa legge;
v) all'emanazione della normativa tecnica relativa alla progettazione e
costruzione delle dighe di sbarramento e di opere di carattere assimilabile di
qualsiasi altezza e capacità di invaso;
z) alla determinazione di criteri, metodi e standard volti a garantire
omogeneità delle condizioni di salvaguardia della vita umana, del territorio e
dei beni;
aa) agli indirizzi generali ed ai criteri per la difesa delle coste;
bb) (Omissis) (1).
2. Le funzioni di cui al comma 1 sono esercitate sentita la Conferenza
unificata, fatta eccezione per le funzioni di cui alle lettere t), u) e v),
che sono esercitate sentita la Conferenza Stato-regioni.
(1) Lettera abrogata dall'art. 8, d.lg. 11 maggio 1999, n. 141.
Funzioni conferite alle regioni e
agli enti locali.
1. Sono conferite alle regioni e
agli enti locali, ai sensi dell'articolo 4, comma 1 della legge 15 marzo 1997,
n. 59, tutte le funzioni non espressamente indicate nell'articolo 88 e tra
queste in particolare, sono trasferite le funzioni relative:
a) alla progettazione, realizzazione e gestione delle opere idrauliche di
qualsiasi natura;
b) alle dighe non comprese tra quelle indicate all'articolo 91, comma 1;
c) ai compiti di polizia idraulica e di pronto intervento di cui al regio
decreto 25 luglio 1904, n. 523 e al regio decreto 9 dicembre 1937, n. 2669,
ivi comprese l'imposizione di limitazioni e divieti all'esecuzione di
qualsiasi opera o intervento anche al di fuori dell'area demaniale idrica,
qualora questi siano in grado di influire anche indirettamente sul regime dei
corsi d'acqua;
d) alle concessioni di estrazione di materiale litoide dai corsi d'acqua;
e) alle concessioni di spiagge lacuali, superfici e pertinenze dei laghi;
f) alle concessioni di pertinenze idrauliche e di aree fluviali anche ai sensi
dell'articolo 8 della legge 5 gennaio 1994, n. 37;
g) alla polizia delle acque, anche con riguardo alla applicazione del testo
unico approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775;
h) alla programmazione, pianificazione e gestione integrata degli interventi
di difesa delle coste e degli abitati costieri;
i) alla gestione del demanio idrico, ivi comprese tutte le funzioni
amministrative relative alle derivazioni di acqua pubblica, alla ricerca,
estrazione e utilizzazione delle acque sotterranee, alla tutela del sistema
idrico sotterraneo nonché alla determinazione dei canoni di concessione e
all'introito dei relativi proventi, fatto salvo quanto disposto dall'articolo
29, comma 3, del presente decreto legislativo;
l) alla nomina di regolatori per il riparto delle disponibilità idriche
qualora tra più utenti debba farsi luogo delle disponibilità idriche di un
corso d'acqua sulla base dei singoli diritti e concessioni ai sensi
dell'articolo 43, comma 3, del testo unico approvato con regio decreto 11
dicembre 1933, n. 1775. Qualora il corso d'acqua riguardi il territorio di più
regioni la nomina dovrà avvenire di intesa tra queste ultime.
2. Sino all'approvazione del bilancio idrico su scala di bacino, previsto
dall'articolo 3 della legge 5 gennaio 1994, n. 36, le concessioni di cui al
comma 1, lettera i), del presente articolo che interessino più regioni sono
rilasciate d'intesa tra le regioni interessate. In caso di mancata intesa nel
termine di sei mesi dall'istanza, ovvero di altro termine stabilito ai sensi
dell'articolo 2 della legge n. 241 del 1990, il provvedimento è rimesso allo
Stato.
3. Fino alla adozione di apposito accordo di programma per la definizione del
bilancio idrico, le funzioni di cui al comma 1, lettera i), del presente
articolo sono esercitate dallo Stato, d'intesa con le regioni interessate, nei
casi in cui il fabbisogno comporti il trasferimento di acqua tra regioni
diverse e ciò travalichi i comprensori di riferimento dei bacini idrografici.
4. Le funzioni conferite con il presente articolo sono esercitate in modo da
garantire l'unitaria considerazione delle questioni afferenti ciascun bacino
idrografico.
5. Per le opere di rilevante importanza e suscettibili di interessare il
territorio di più regioni, lo Stato e le regioni interessate stipulano accordi
di programma con i quali sono definite le appropriate modalità, anche
organizzative, di gestione.
Attività private sostitutive di
funzioni amministrative.
1. Con decreto del Presidente
della Repubblica, si stabilisce la classificazione delle opere di sbarramento,
delle dighe di ritenuta e delle traverse, individuando quelle per le quali
l'approvazione tecnica può essere sostituita da una dichiarazione del
progettista che asseveri la rispondenza alla normativa tecnica della
progettazione e della costruzione.
Registro italiano dighe - RID.
1. Il Servizio nazionale dighe è
soppresso quale Servizio tecnico nazionale e trasformato in Registro italiano
dighe - RID, che provvede, ai fini della tutela della pubblica incolumità,
all'approvazione tecnica dei progetti ed alla vigilanza sulla costruzione e
sulle operazioni di controllo spettanti ai concessionari sulle dighe di
ritenuta aventi le caratteristiche indicate all'articolo 1, comma 1, del
decreto-legge 8 agosto 1994, n. 507, convertito con modificazioni dalla legge
21 ottobre 1994, n. 584 (1).
2. Le regioni e le province autonome possono delegare al RID l'approvazione
tecnica dei progetti delle dighe di loro competenza e richiedere altresì
consulenza ed assistenza anche relativamente ad altre opere tecnicamente
assimilabili alle dighe, per lo svolgimento dei compiti ad esse assegnati.
3. Ai sensi dell'articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59, con specifico
provvedimento da adottarsi su proposta del Ministro dei lavori pubblici
d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, sono definiti l'organizzazione,
anche territoriale, del RID, i suoi compiti e la composizione dei suoi organi,
all'interno dei quali dovrà prevedersi adeguata rappresentanza regionale.
(1) Comma così modificato dall'art. 10, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
Riordino di strutture.
1. Nell'ambito del riordino di cui
all'articolo 9, sono ricompresi in particolare:
a) gli uffici del Ministero dei lavori pubblici competenti in materie di acque
e difesa del suolo;
b) il Magistrato per il Po e l'ufficio del genio civile per il Po di Parma;
c) l'ufficio per il Tevere e l'Agro romano;
d) il Magistrato alle acque di Venezia, definendone le funzioni in materia di
salvaguardia di Venezia e della sua laguna.
2. Con decreti da emanarsi ai sensi dell'articolo 9 del presente decreto
legislativo, si provvede, previa intesa con la Conferenza unificata, al
riordino degli organismi e delle strutture operanti nel settore della difesa
del suolo nonché all'adeguamento delle procedure di intesa e leale
cooperazione tra lo Stato e le regioni previste dalla legge 18 maggio 1989, n.
183, in conformità ai princìpi e agli obiettivi nella stessa stabiliti.
3. Con uno o più decreti da emanarsi ai sensi degli articoli 11 e 12 della
legge 15 marzo 1997, n. 59, si provvede al riordino del Dipartimento dei
servizi tecnici nazionali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (1).
4. Gli uffici periferici del Dipartimento dei servizi tecnici nazionali sono
trasferiti alle regioni ed incorporati nelle strutture operative regionali
competenti in materia (1).
(1) I servizi tecnici nazionali sono stati soppressi dall'art. 38, d.lg. 30
luglio 1999, n. 300 ed i loro compiti trasferiti all'Agenzia per la protezione
dell'ambiente e per i servizi tecnici.
Funzioni mantenute allo Stato.
1. Sono mantenute allo Stato le
funzioni relative:
a) alla responsabilità dell'attuazione dei programmi operativi multiregionali
dei quadri comunitari di sostegno con cofinanziamento dell'Unione europea e
dello Stato membro, escluse la realizzazione e la gestione degli interventi;
b) alla programmazione, progettazione, esecuzione e manutenzione di opere
pubbliche relative a organi costituzionali o di rilievo costituzionale o
internazionale;
c) alla programmazione, progettazione, esecuzione e manutenzione di grandi
reti infrastrutturali dichiarate di interesse nazionale con legge statale;
d) alla programmazione, progettazione, esecuzione e manutenzione di opere in
materia di difesa, dogane, ordine e sicurezza pubblica ed edilizia
penitenziaria;
e) alla programmazione, alla localizzazione e al finanziamento della
realizzazione e della manutenzione ordinaria e straordinaria degli immobili
destinati a ospitare uffici dell'amministrazione dello Stato, nel rispetto
delle competenze conferite alle regioni e agli enti locali e fatte salve le
procedure di localizzazione e quanto previsto dall'articolo 55;
f) alla regolamentazione e alla vigilanza relativamente al sistema di
qualificazione degli esecutori di lavori pubblici;
g) ai criteri generali per l'individuazione delle zone sismiche e alle norme
tecniche per le costruzioni nelle medesime zone;
h) alla valutazione tecnico-amministrativa dei progetti delle opere di
competenza statale ai sensi del presente articolo.
2. Resta ferma la ripartizione di competenze prevista dalle vigenti leggi
relativamente agli interventi per il Giubileo del 2000 e per Roma capitale.
3. Sono, altresì, mantenute allo Stato le funzioni attualmente attribuite
all'Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici e all'Osservatorio dei
lavori pubblici.
4. Le funzioni di cui alle lettere e), g) e h) del comma 1 sono esercitate
sentita la Conferenza unificata.
Funzioni conferite alle regioni e
agli enti locali.
1. Ai sensi dell'articolo 4, comma
2, della legge 15 marzo 1997, n. 59, sono delegate alle regioni le funzioni
relative alla progettazione, esecuzione e manutenzione straordinaria di tutte
le opere relative alle materie di cui all'articolo 1, comma 3, della medesima
legge n. 59, non espressamente mantenute allo Stato ai sensi delle lettere c),
d), e) e f) dell'articolo 93 del presente decreto legislativo. Tali opere
comprendono gli interventi di ripristino in seguito ad eventi bellici o a
calamità naturali.
2. Tutte le altre funzioni in materia di opere pubbliche non espressamente
indicate nelle disposizioni dell'articolo 93 e del comma 1 del presente
articolo sono conferite alle regioni e agli enti locali e tra queste, in
particolare:
a) l'individuazione delle zone sismiche, la formazione e l'aggiornamento degli
elenchi delle medesime zone;
b) l'autorizzazione alla costruzione di elettrodotti con tensione normale sino
a 150 kV;
c) la valutazione tecnico-amministrativa e l'attività consultiva sui progetti
di opere pubbliche di rispettiva competenza;
d) l'edilizia di culto;
e) il ripristino di edifici privati danneggiati da eventi bellici;
f) le funzioni collegate alla cessazione del soppresso intervento nel
Mezzogiorno, con le modalità previste dall'articolo 23, comma 1, della legge
27 dicembre 1997, n. 449.
Interventi di interesse nazionale
in aree urbane e metropolitane.
1. Fatto salvo quanto disposto
dalla lettera d) del comma 1 dell'articolo 54 e dalla lettera f) del comma 1
dell'articolo 93, la realizzazione delle opere di cui al comma 1 dell'articolo
94 dichiarate di interesse nazionale e finanziate con leggi speciali relative
a singole aree urbane o metropolitane è delegata alle città metropolitane
ovvero, in mancanza, al comune capoluogo per le opere da realizzarsi nel
territorio comunale e alla provincia per le opere da realizzarsi nel restante
territorio dell'area urbana o metropolitana interessata.
2. Ai soggetti di cui al comma 1 spetta, per i territori di rispettiva
competenza, il coordinamento generale degli interventi relativi ad opere di
competenza dello Stato, della regione e degli enti locali.
3. La programmazione generale degli interventi di cui al comma 1 è definita in
sede di commissioni presiedute dal Presidente del Consiglio dei Ministri, e
composte da un pari numero di rappresentanti dello Stato e di rappresentanti
della regione e della città metropolitana o, in assenza, del comune capoluogo
e della provincia. La composizione e i compiti di tali commissioni sono
definiti con decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, previa
deliberazione del Consiglio dei ministri.
Riordino di strutture.
1. Nell'ambito del riordino di cui
all'articolo 9, sono ricompresi gli uffici centrali e periferici
dell'amministrazione dello Stato competenti in materia di opere pubbliche e,
in particolare:
a) il Dipartimento per le aree urbane presso la Presidenza del Consiglio dei
Ministri;
b) il Consiglio superiore dei lavori pubblici;
c) la direzione generale delle opere marittime del Ministero dei lavori
pubblici;
d) gli uffici del genio civile per le opere marittime;
e) la direzione generale dell'edilizia statale e dei servizi speciali;
f) i provveditorati regionali alle opere pubbliche.
2. Sono soppresse le sezioni autonome del genio civile per le zone terremotate
di Palermo, Trapani e Agrigento istituite con la legge 5 febbraio 1970, n. 21.
Funzioni soppresse.
1. Sono soppresse le funzioni
amministrative relative:
a) alla classificazione delle infrastrutture viarie di grande comunicazione di
cui all'articolo 1 della legge 12 agosto 1982, n. 531;
b) all'elaborazione del piano decennale di grande comunicazione di cui
all'articolo 2 della legge n. 531 del 1982;
c) alla definizione dei piani di priorità di intervento nell'ambito del piano
decennale prevista dall'articolo 4 della legge n. 531 del 1982;
d) agli interventi per il Frejus, concernenti i lavori, l'assunzione di
partecipazioni, e l'erogazione di contributi, previsti dall'articolo 6 della
legge n. 531 del 1982;
e) all'unificazione dei sistemi di esazione dei pedaggi autostradali, di cui
all'articolo 14 della legge n. 531 del 1982;
f) alla contribuzione al fabbisogno del Fondo centrale di garanzia di cui
all'articolo 15, comma primo, della legge n. 531 del 1982;
g) al riordino del sistema delle tariffe di pedaggio in concomitanza con la
predisposizione del piano decennale, di cui all'articolo 15, comma settimo,
della legge n. 531 del 1982;
h) alla relazione al Parlamento di cui all'articolo 15, comma ottavo, della
legge n. 531 del 1982;
i) alla definizione del programma triennale di interventi nell'ambito del
piano decennale di cui all'articolo 6 della legge 3 ottobre 1985, n. 526;
l) alla partecipazione in società per azioni con sede in Italia aventi per
fine lo studio, la progettazione, la costruzione e la temporanea gestione di
autostrade in territorio estero, nel limite del 10 per cento del capitale, di
cui all'articolo 4 della legge 28 dicembre 1982, n. 966;
m) al versamento dei contributi trentennali a carico dello Stato non ancora
versati alle concessionarie, di cui all'articolo 8, comma primo, della legge
28 marzo 1968, n. 385;
n) all'affidamento a trattativa privata a professionisti del compito di
redigere progetti per un periodo di 3 anni di cui all'articolo 9 della legge
n. 526 del 1985;
o) alla predisposizione di un elenco delle strade statali e delle autostrade
di cui all'articolo 2, lettera f), della legge 7 febbraio 1961, n. 59;
p) alla predisposizione di una relazione di carattere tecnico-economico
sull'attività svolta nell'esercizio precedente e sui rilevamenti statistici di
cui all'articolo 2, lettera h), della legge n. 59 del 1961;
q) alla costituzione di speciali uffici periferici di vigilanza sulla
costruzione di autostrade o sull'esecuzione di lavori eccezionali di cui
all'articolo 24, comma secondo, della legge n. 59 del 1961;
r) alla concessione della garanzia per mutui e obbligazioni contratti da
società concessionarie di cui all'articolo 3 della legge 24 luglio 1961, n.
729, e all'articolo 1 della legge 28 marzo 1968, n. 382.
Funzioni mantenute allo Stato.
1. Sono mantenute allo Stato le
funzioni relative:
a) alla pianificazione pluriennale della viabilità e alla programmazione,
progettazione, realizzazione e gestione della rete autostradale e stradale
nazionale, costituita dalle grandi direttrici del traffico nazionale e da
quelle che congiungono la rete viabile principale dello Stato con quella degli
Stati limitrofi;
b) alla tenuta dell'archivio nazionale delle strade;
c) alla regolamentazione della circolazione, anche ai sensi dell'articolo 5
del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, ai fini della salvaguardia
della sicurezza nazionale;
d) alla determinazione dei criteri relativi alla fissazione dei canoni per le
licenze e le concessioni, nonché per l'esposizione di pubblicità lungo o in
vista delle strade statali costituenti la rete nazionale;
e) alla relazione annuale al Parlamento sull'esito delle indagini periodiche
riguardanti i profili sociali, ambientali ed economici della circolazione
stradale ai sensi dell'articolo 1 del decreto legislativo n. 285 del 1992;
f) alla informazione dell'opinione pubblica con finalità prevenzionali ed
educative ai sensi dell'articolo 1 del decreto legislativo n. 285 del 1992;
g) alla definizione di standard e prescrizioni tecniche in materia di
sicurezza stradale e norme tecniche relative alle strade e loro pertinenze ed
alla segnaletica stradale, ai sensi del decreto legislativo n. 285 del 1992;
h) alle funzioni di indirizzo in materia di prevenzione degli incidenti, di
sicurezza ed informazione stradale e di telematica applicata ai trasporti,
anche mediante iniziative su scala nazionale;
i) alla funzione di regolamentazione della circolazione veicolare, ai sensi
dell'articolo 6 del decreto legislativo n. 285 del 1992, per motivi di
sicurezza pubblica, di sicurezza della circolazione, di tutela della salute e
per esigenze di carattere militare.
2. All'individuazione della rete autostradale e stradale nazionale si
provvede, entro novanta giorni dall'entrata in vigore del presente decreto
legislativo, attraverso intese nella Conferenza unificata. In caso di mancato
raggiungimento delle intese nel termine suddetto, si provvede nei successivi
sessanta giorni con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, previa
delibera del Consiglio dei Ministri.
3. Sono, in particolare, mantenute allo Stato, in materia di strade e
autostrade costituenti la rete nazionale, le funzioni relative:
a) alla determinazione delle tariffe autostradali e ai criteri di
determinazione dei piani finanziari delle società concessionarie;
b) all'adeguamento delle tariffe di pedaggio autostradale;
c) all'approvazione delle concessioni di costruzione ed esercizio di
autostrade;
d) alla progettazione, esecuzione, manutenzione e gestione delle strade e
delle autostrade, sia direttamente sia in concessione;
e) al controllo delle concessionarie autostradali, relativamente
all'esecuzione dei lavori di costruzione, al rispetto dei piani finanziari e
dell'applicazione delle tariffe, e alla stipula delle relative convenzioni;
f) alla determinazione annuale delle tariffe relative alle licenze e
concessioni ed alla esposizione della pubblicità.
4. La Conferenza unificata esprime parere in materia di pianificazione
pluriennale della viabilità e di programmazione per la gestione e il
miglioramento della rete autostradale e stradale d'interesse nazionale. La
programmazione delle reti stradali interregionali avviene tramite accordi tra
le regioni interessate, sulla base degli indirizzi generali stabiliti dalla
Conferenza unificata.
Funzioni conferite alle regioni e
agli enti locali.
1. Sono conferite alle regioni e
agli enti locali, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, della legge 15 marzo
1997, n. 59, tutte le funzioni amministrative non espressamente indicate negli
articoli del presente capo e tra queste, in particolare, le funzioni di
programmazione, progettazione, esecuzione, manutenzione e gestione delle
strade non rientranti nella rete autostradale e stradale nazionale, compresa
la nuova costruzione o il miglioramento di quelle esistenti, nonché la
vigilanza sulle strade conferite.
2. La progettazione, esecuzione, manutenzione e gestione delle strade di cui
al comma 1 può essere affidata temporaneamente, dagli enti territoriali cui la
funzione viene conferita, all'Ente nazionale per le strade (ANAS), sulla base
di specifici accordi.
3. Sono, in particolare, trasferite alle regioni le funzioni di programmazione
e coordinamento della rete viaria. Sono attribuite alle province le funzioni
di progettazione, costruzione e manutenzione della rete stradale, secondo le
modalità e i criteri fissati dalle leggi regionali.
4. Alle funzioni di progettazione, costruzione, manutenzione di rilevanti
opere di interesse interregionale si provvede mediante accordi di programma
tra le regioni interessate.
Riordino di strutture.
1. Nell'ambito del riordino di cui
all'articolo 9 del presente decreto legislativo è ricompreso, in particolare,
l'ANAS.
Trasferimento delle strade non
comprese nella rete autostradale e stradale nazionale.
1. Le strade e autostrade, già
appartenenti al demanio statale ai sensi dell'articolo 822 del codice civile e
non comprese nella rete autostradale e stradale nazionale, sono trasferite,
con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di cui all'articolo
98, comma 2, del presente decreto legislativo, al demanio delle regioni,
ovvero, con le leggi regionali di cui all'articolo 4, comma 1, della legge 15
marzo 1997, n. 59, al demanio degli enti locali. Tali leggi attribuiscono agli
enti titolari anche il compito della gestione delle strade medesime.
2. In seguito al trasferimento di cui al comma 1 spetta alle regioni o agli
enti locali titolari delle strade la determinazione dei criteri e la
fissazione e la riscossione, come entrate proprie, delle tariffe relative alle
licenze, alle concessioni e alla esposizione della pubblicità lungo o in vista
delle strade trasferite, secondo i princìpi definiti con atto di indirizzo e
di coordinamento ai sensi dell'articolo 8 della legge 15 marzo 1997, n. 59.
Funzioni soppresse.
1. Sono soppresse le funzioni
amministrative relative:
a) all'approvazione degli organici delle ferrovie in concessione;
b) all'approvazione degli organici delle gestioni governative e dei bilanci
delle stesse, all'approvazione dei modelli di contratti, alla nomina dei
consigli di disciplina;
c) all'autorizzazione alla fabbricazione dei segnali stradali;
d) al rilascio delle concessioni alle imprese di autoriparazione per
l'esecuzione delle revisioni;
e) al rilascio di nulla osta alla nomina del direttore di esercizio di
metropolitane e tramvie;
f) al rilascio di nulla osta per uniformi e segni distintivi;
g) al piano poliennale di escavazione dei porti di cui all'articolo 26 della
legge 28 gennaio 1994, n. 84;
h) al rilascio delle autorizzazioni agli autotrasportatori di merci per conto
terzi, a far data dal 1° gennaio 2001.
Funzioni affidate a soggetti
privati.
1. Sono svolte da soggetti privati
le attività relative:
a) all'accertamento medico della idoneità alla guida degli autoveicoli, da
parte di medici abilitati a seguito di esame per titoli professionali e
iscritti in apposito albo tenuto a livello provinciale; la certificazione
della conferma di validità viene effettuata con le modalità di cui
all'articolo 126, comma 5, del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285;
b) alla riscossione delle entrate per prestazioni rese da soggetti pubblici
nel settore dei trasporti, da parte delle Poste italiane s.p.a., delle banche
e dei concessionari della riscossione di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 28 gennaio 1988, n. 43.
Funzioni mantenute allo Stato.
1. Sono mantenute allo Stato le
funzioni relative:
a) alla predisposizione del piano generale dei trasporti;
b) a tutte le funzioni inerenti ai servizi di trasporto pubblico di interesse
nazionale, come individuati dall'articolo 3 del decreto legislativo 19
novembre 1997, n. 422;
c) alle competenze di cui all'articolo 4 del decreto legislativo 19 novembre
1997, n. 422;
d) alla definizione di standard e prescrizioni tecniche in materia di
sicurezza dei trasporti aerei, marittimi, di cabotaggio, automobilistici,
ferroviari, e dei trasporti ad impianti fissi, del trasporto di merci
pericolose, nocive e inquinanti;
e) alla vigilanza ai fini della sicurezza dei trasporti ad impianto fisso,
fatto salvo quanto stabilito dall'articolo 4 comma 1, lettera b), del decreto
legislativo 19 novembre 1997, n. 422;
f) alla vigilanza sulle imprese di trasporto pubblico di interesse nazionale e
sulla sicurezza e regolarità di esercizio della rete ferroviaria di interesse
nazionale;
g) al rilascio di concessioni per la gestione delle infrastrutture ferroviarie
di interesse nazionale;
h) alle funzioni attinenti alla programmazione realizzata previa intesa con le
regioni degli interporti e delle intermodalità di rilievo nazionale e
internazionale;
i) agli interventi statali a favore delle imprese di autotrasporto di cui alla
legge 23 dicembre 1997, n. 454;
l) al rilascio di autorizzazioni agli autotrasportatori di merci per conto
terzi sino alla data del 1° gennaio 2001;
m) all'albo nazionale degli autotrasportatori con funzioni di indirizzo,
coordinamento e vigilanza di cui all'articolo 1, comma 4, e articolo 7, comma
7 della legge 23 dicembre 1997, n. 454;
n) alla concessione di autolinee ordinarie e di gran turismo non comprese fra
quelle previste dal decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422;
o) alla omologazione e approvazione dei veicoli a motore e loro rimorchi, loro
componenti e unità tecniche indipendenti;
p) al riconoscimento delle omologazioni del Registro italiano navale (RINA) e
alla vigilanza sul RINA, l'Istituto nazionale per studi ed esperienze di
architettura navale (INSEAN) e la Lega navale italiana;
q) ai compiti di polizia stradale di cui agli articoli 11 e 12 del decreto
legislativo 30 aprile 1992, n. 285;
r) ai rapporti internazionali riguardanti la navigazione sui laghi Maggiore e
Lugano;
s) alla classificazione dei porti; alla pianificazione, programmazione e
progettazione degli interventi aventi ad oggetto la costruzione, la gestione,
la bonifica e la manutenzione dei porti e delle vie di navigazione, delle
opere edilizie a servizio dell'attività portuale, dei bacini di carenaggio, di
fari e fanali, nei porti di rilievo nazionale e internazionale;
t) alla disciplina e alla sicurezza della navigazione da diporto; alla
sicurezza della navigazione interna;
u) alle caratteristiche tecniche e al regime giuridico delle navi e delle
unità da diporto;
v) alla disciplina e alla sicurezza della navigazione marittima;
z) alla bonifica delle vie di navigazione;
aa) alla costituzione e gestione del sistema del traffico marittimo denominato
VTS;
bb) alla programmazione, costruzione, ampliamento e gestione degli aeroporti
di interesse nazionale;
cc) alla disciplina delle scuole di volo e del rilascio dei titoli aeronautici
(brevetti e abilitazioni), nonché alla disciplina delle scuole di formazione
marittima e del rilascio dei titoli professionali marittimi; alla
individuazione dei requisiti psico-fisici della gente di mare;
dd) alla disciplina della sicurezza del volo;
ee) alle funzioni dell'Ente nazionale per l'aviazione civile e del
dipartimento dell'aviazione civile previste dall'articolo 2 del decreto
legislativo 25 luglio 1997, n. 250;
ff) alla programmazione, previa intesa con le regioni interessate, del sistema
idroviario padano-veneto;
gg) alla pianificazione degli interventi per sostenere la trasformazione delle
compagnie portuali, anche in relazione agli organici e all'assegnazione della
cassa integrazione guadagni;
hh) alla tenuta dell'archivio nazionale dei veicoli e dei veicoli d'epoca e
dell'anagrafe nazionale degli abilitati alla guida;
ii) agli esami per conducenti di veicoli a motore e loro rimorchi nonché per
unità da diporto nautico (1);
ll) al rilascio di patenti, di certificati di abilitazione professionale, di
patenti nautiche e di loro duplicati e aggiornamenti (2);
mm) alla immatricolazione e registrazione della proprietà dei veicoli e delle
successive variazioni nell'archivio nazionale dei veicoli;
nn) alle revisioni generali e parziali sui veicoli a motore e i loro rimorchi,
anche tramite officine autorizzate ai sensi della lettera d) del comma 3
dell'articolo 105, del presente decreto legislativo, nonché alle visite e
prove di veicoli in circolazione per trasporti nazionali e internazionali,
anche con riferimento ai veicoli adibiti al trasporto di merci pericolose e
deperibili; al controllo tecnico sulle imprese autorizzate;
oo) al rilascio di certificati e contrassegni di circolazione per ciclomotori;
pp) all'utilizzazione del pubblico demanio marittimo e di zone del mare
territoriale per finalità di approvvigionamento di fonti di energia;
qq) al sistema informativo del demanio marittimo, la cui gestione è regolata
mediante protocolli d'intesa ai sensi dell'articolo 6 del decreto legislativo
n. 281/1997 (3).
(1) Lettera così modificata dall'art. 11, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
(2) Lettera così sostituita dall'art. 11, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
(3) Lettera aggiunta dall'art. 11, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
Funzioni conferite alle regioni e
agli enti locali.
1. Sono conferite alle regioni e
agli enti locali tutte le funzioni non espressamente indicate negli articoli
del presente capo e non attribuite alle autorità portuali dalla legge 28
gennaio 1994, n. 84, e successive modificazioni e integrazioni.
2. Tra le funzioni di cui al comma 1 sono, in particolare, conferite alle
regioni le funzioni relative:
a) al rilascio dell'autorizzazione all'uso in servizio di linea degli autobus
destinati al servizio di noleggio con conducente, relativamente alle autolinee
di propria competenza;
b) al rifornimento idrico delle isole;
c) all'estimo navale;
d) alla disciplina della navigazione interna;
e) alla programmazione, pianificazione, progettazione ed esecuzione degli
interventi di costruzione, bonifica e manutenzione dei porti di rilievo
regionale e interregionale delle opere edilizie a servizio dell'attività
portuale;
f) al conferimento di concessioni per l'installazione e l'esercizio di
impianti lungo le autostrade ed i raccordi autostradali;
g) alla gestione del sistema idroviario padano-veneto;
h) al rilascio di concessioni per la gestione delle infrastrutture ferroviarie
di interesse regionale;
i) alla programmazione degli interporti e delle intermodalità con esclusione
di quelli indicati alla lettera g) del comma 1 dell'articolo 104 del presente
decreto legislativo;
l) al rilascio di concessioni di beni del demanio della navigazione interna,
del demanio marittimo e di zone del mare territoriale per finalità diverse da
quelle di approvvigionamento di fonti di energia; tale conferimento non opera
nei porti finalizzati alla difesa militare ed alla sicurezza dello Stato, nei
porti di rilevanza economica internazionale e nazionale, nonché nelle aree di
preminente interesse nazionale individuate con il decreto del Presidente del
Consiglio dei ministri del 21 dicembre 1995, pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale n. 136 del 12 giugno 1996, e successive modificazioni. Nei porti di
rilevanza economica regionale ed interregionale il conferimento decorre dal 1°
gennaio 2002 (1).
3. Sono attribuite alle province, ai sensi del comma 2 dell'articolo 4 della
legge 15 marzo 1997, n. 59, le funzioni relative:
a) alla autorizzazione e vigilanza tecnica sull'attività svolta dalle
autoscuole e dalle scuole nautiche;
b) al riconoscimento dei consorzi di scuole per conducenti di veicoli a
motore;
c) agli esami per il riconoscimento dell'idoneità degli insegnanti e
istruttori di autoscuola;
d) al rilascio di autorizzazione alle imprese di autoriparazione per
l'esecuzione delle revisioni e al controllo amministrativo sulle imprese
autorizzate;
e) al controllo sull'osservanza delle tariffe obbligatorie a forcella nel
settore dell'autotrasporto di cose per conto terzi;
f) al rilascio di licenze per l'autotrasporto di merci per conto proprio;
g) agli esami per il conseguimento dei titoli professionali di
autotrasportatore di merci per conto terzi e di autotrasporto di persone su
strada e dell'idoneità ad attività di consulenza per la circolazione dei mezzi
di trasporto su strada;
h) alla tenuta degli albi provinciali, quali articolazioni dell'albo nazionale
degli autotrasportatori.
4. Sono, inoltre, delegate alle regioni ai sensi del comma 2 dell'articolo 4
della legge 15 marzo 1997, n. 59, le funzioni relative alle deroghe alle
distanze legali per costruire manufatti entro la fascia di rispetto delle
linee e infrastrutture di trasporto, escluse le strade e le autostrade.
5. In materia di trasporto pubblico locale, le regioni e gli enti locali
conservano le funzioni ad essi conferite o delegate dagli articoli 5, 6 e 7
del decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422.
6. Per lo svolgimento di compiti conferiti in materia di diporto nautico e
pesca marittima le regioni e gli enti locali si avvalgono degli uffici delle
capitanerie di porto.
7. L'attività di escavazione dei fondali dei porti è svolta dalle autorità
portuali o, in mancanza, è conferita alle regioni. Alla predetta attività si
provvede mediante affidamento a soggetti privati scelti attraverso procedura
di gara pubblica.
(1) Lettera così modificata dall'art. 9, l. 16 marzo 2001, n. 88.
Riordino e soppressione di
strutture.
1. Nell'ambito del riordino di cui
all'articolo 9, sono ricompresi gli uffici centrali e periferici
dell'amministrazione dello Stato competenti in materia di trasporti e demanio
marittimo e, in particolare:
a) il comitato centrale e i comitati provinciali per l'albo degli
autotrasportatori;
b) gli uffici della Motorizzazione civile e i centri prova autoveicoli;
c) la Direzione generale del lavoro marittimo e portuale;
d) la Direzione generale del demanio marittimo.
2. È soppresso il Servizio escavazione porti. Il relativo personale, è
trasferito ai sensi del comma 2 dell'articolo 9 (1).
(1) Comma così modificato dall'art. 12, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
Funzioni mantenute allo Stato.
1. Ai sensi dell'articolo 1, comma
4, lettera c), della legge 15 marzo 1997, n. 59, hanno rilievo nazionale i
compiti relativi:
a) all'indirizzo, promozione e coordinamento delle attività delle
amministrazioni dello Stato, centrali e periferiche, delle regioni, delle
province, dei comuni, delle comunità montane, degli enti pubblici nazionali e
territoriali e di ogni altra istituzione ed organizzazione pubblica e privata
presente sul territorio nazionale in materia di protezione civile;
b) alla deliberazione e alla revoca, d'intesa con le regioni interessate,
dello stato di emergenza al verificarsi degli eventi di cui all'art. 2, comma
1, lettera c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225;
c) alla emanazione, d'intesa con le regioni interessate, di ordinanze per
l'attuazione di interventi di emergenza, per evitare situazioni di pericolo, o
maggiori danni a persone o a cose, per favorire il ritorno alle normali
condizioni di vita nelle aree colpite da eventi calamitosi e nelle quali è
intervenuta la dichiarazione di stato di emergenza di cui alla lettera b);
d) alla determinazione dei criteri di massima di cui all'articolo 8, comma 1,
della legge 24 febbraio 1992, n. 225;
e) alla fissazione di norme generali di sicurezza per le attività industriali,
civili e commerciali;
f) alle funzione operative riguardanti:
1) gli indirizzi per la predisposizione e l'attuazione dei programmi di
previsione e prevenzione in relazione alle varie ipotesi di rischio;
2) la predisposizione, d'intesa con le regioni e gli enti locali interessati,
dei piani di emergenza in caso di eventi calamitosi di cui all'articolo 2,
comma 1, lettera c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e la loro
attuazione;
3) il soccorso tecnico urgente, la prevenzione e lo spegnimento degli incendi
e lo spegnimento con mezzi aerei degli incendi boschivi;
4) lo svolgimento di periodiche esercitazioni relative ai piani nazionali di
emergenza;
g) la promozione di studi sulla previsione e la prevenzione dei rischi
naturali ed antropici;
h) alla dichiarazione dell'esistenza di eccezionale calamità o avversità
atmosferica, ivi compresa l'individuazione, sulla base di quella effettuata
dalle regioni, dei territori danneggiati e delle provvidenze di cui alla legge
14 febbraio 1992, n. 185 (1).
2. Le funzioni di cui alle lettere a), d), e), e al numero 1) della lettera f)
del comma 1, sono esercitate attraverso intese nella Conferenza unificata.
(1) Lettera aggiunta dall'art. 13, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
Funzioni conferite alle regioni e
agli enti locali.
1. Tutte le funzioni
amministrative non espressamente indicate nelle disposizioni dell'articolo 107
sono conferite alle regioni e agli enti locali e tra queste, in particolare:
a) sono attribuite alle regioni le funzioni relative:
1) alla predisposizione dei programmi di previsione e prevenzione dei rischi,
sulla base degli indirizzi nazionali;
2) all'attuazione di interventi urgenti in caso di crisi determinata dal
verificarsi o dall'imminenza di eventi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera
b), della legge 24 febbraio 1992, n. 225, avvalendosi anche del Corpo
nazionale dei vigili del fuoco;
3) agli indirizzi per la predisposizione dei piani provinciali di emergenza in
caso di eventi calamitosi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b), della
legge n. 225 del 1992;
4) all'attuazione degli interventi necessari per favorire il ritorno alle
normali condizioni di vita nelle aree colpite da eventi calamitosi;
5) allo spegnimento degli incendi boschivi, fatto salvo quanto stabilito al
punto 3) della lettera f) del comma 1 dell'articolo 107;
6) (Omissis) (1);
7) agli interventi per l'organizzazione e l'utilizzo del volontariato;
b) sono attribuite alle province le funzioni relative:
1) all'attuazione, in ambito provinciale, delle attività di previsione e degli
interventi di prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi e piani
regionali, con l'adozione dei connessi provvedimenti amministrativi;
2) alla predisposizione dei piani provinciali di emergenza sulla base degli
indirizzi regionali;
3) alla vigilanza sulla predisposizione da parte delle strutture provinciali
di protezione civile, dei servizi urgenti, anche di natura tecnica, da
attivare in caso di eventi calamitosi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera
b) della legge 24 febbraio 1992, n. 225;
c) sono attribuite ai comuni le funzioni relative:
1) all'attuazione, in ambito comunale, delle attività di previsione e degli
interventi di prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi e piani
regionali;
2) all'adozione di tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi alla
preparazione all'emergenza, necessari ad assicurare i primi soccorsi in caso
di eventi calamitosi in ambito comunale;
3) alla predisposizione dei piani comunali e/o intercomunali di emergenza,
anche nelle forme associative e di cooperazione previste dalla legge 8 giugno
1990, n. 142, e, in ambito montano, tramite le comunità montane, e alla cura
della loro attuazione, sulla base degli indirizzi regionali;
4) all'attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi
urgenti necessari a fronteggiare l'emergenza;
5) alla vigilanza sull'attuazione, da parte delle strutture locali di
protezione civile, dei servizi urgenti;
6) all'utilizzo del volontariato di protezione civile a livello comunale e/o
intercomunale, sulla base degli indirizzi nazionali e regionali.
(1) Numero abrogato dall'art. 14, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
Riordino di strutture e del Corpo
nazionale dei vigili del fuoco.
1. Nell'ambito del riordino di cui
all'articolo 9, sono ricompresi, in particolare:
a) il Consiglio nazionale per la protezione civile;
b) il Comitato operativo della protezione civile.
2. Con uno o più decreti da emanarsi ai sensi degli articoli 11 e 12 della
legge 15 marzo 1997, n. 59, si provvede al riordino delle seguenti strutture:
a) Direzione generale della protezione civile e dei servizi antincendi presso
il Ministero dell'interno;
b) Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
c) Dipartimento della protezione civile presso la Presidenza del Consiglio dei
Ministri (1).
(1) Secondo quanto stabilito dall'art. 79, d.lg. 30 luglio 1999, n. 300,
all'Agenzia di protezione civile, istituita dal medesimo articolo, sono
trasferite le funzioni ed i compiti tecnico-operativi e scientifici in materia
di protezione civile svolti dalla direzione generale della protezione civile e
dai servizi antincendi del ministero dell'interno, dal dipartimento della
protezione civile e dal servizio sismico nazionale.
Riordino dell'ANPA.
1. Ai sensi dell'articolo 11 della
legge 15 marzo 1997, n. 59, sono ridefiniti gli organi dell'Agenzia nazionale
per la protezione dell'ambiente (ANPA) prevedendo il coinvolgimento delle
regioni, ai fini di garantire il sistema nazionale dei controlli in materia
ambientale (1).
(1) L'ANPA è stata soppressa dall'art. 38, d.lg. 30 luglio 1999, n. 300 ed i
suoi compiti trasferiti all'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i
servizi tecnici.
Servizio meteorologico nazionale
distribuito.
1. Per lo svolgimento di compiti
conoscitivi tecnico-scientifici ed operativi nel campo della meteorologia, è
istituito, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera c), della legge 15 marzo
1997, n. 59, il Servizio meteorologico nazionale distribuito, cui è
riconosciuta autonomia scientifica, tecnica ed amministrativa, costituito
dagli organi statali competenti in materia e dalle regioni ovvero da organismi
regionali da esse designati.
2. Con i decreti legislativi da emanarsi ai sensi dell'articolo 11 della legge
15 marzo 1997, n. 59, sono definiti la composizione ed i compiti del consiglio
direttivo del Servizio meteorologico nazionale distribuito con la presenza
paritetica di rappresentanti degli organismi statali competenti e delle
regioni ovvero degli organismi regionali, nonché del comitato scientifico
costituito da esperti nella materia designati dalla Conferenza unificata su
proposta del consiglio direttivo. Con i medesimi decreti è disciplinata
l'organizzazione del servizio che sarà comunque articolato per ogni regione da
un servizio meteorologico operativo coadiuvato da un ente tecnico centrale.
Oggetto.
1. Il presente capo ha come
oggetto le funzioni e i compiti amministrativi in tema di "salute umana" e di
"sanità veterinaria".
2. Restano esclusi dalla disciplina del presente capo le funzioni e i compiti
amministrativi concernenti le competenze sanitarie e medico-legali delle forze
armate, dei corpi di polizia, del Corpo dei vigili del fuoco, delle Ferrovie
dello Stato.
3. Resta invariato il riparto di competenze tra Stato e regioni stabilito
dalla vigente normativa in materia sanitaria per le funzioni concernenti:
a) le sostanze stupefacenti e psicotrope e la tossicodipendenza;
b) la procreazione umana naturale ed assistita;
c) i rifiuti speciali derivanti da attività sanitarie, di cui al decreto
legislativo 5 febbraio 1997, n. 22;
d) la tutela sanitaria rispetto alle radiazioni ionizzanti, di cui al decreto
legislativo 17 marzo 1995, n. 230;
e) la dismissione dell'amianto, di cui alla legge 27 marzo 1992, n. 257;
f) il sangue umano e i suoi componenti, la produzione di plasmaderivati ed i
trapianti;
g) la sorveglianza ed il controllo di epidemie ed epizozie di dimensioni
nazionali o internazionali;
h) la farmaco-vigilanza e farmaco-epidemiologia nonché la rapida allerta sui
prodotti irregolari;
i) l'impiego confinato e la emissione deliberata nell'ambiente di
microrganismi geneticamente modificati;
l) la tutela della salute e della sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro
(1).
(1) Lettera aggiunta dall'art. 15, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
Definizioni.
1. Ai sensi del presente decreto
legislativo attengono alla tutela della salute umana le funzioni e i compiti
rivolti alla promozione, alla prevenzione, al mantenimento e al recupero della
salute fisica e psichica della popolazione, nonché al perseguimento degli
obiettivi del Servizio sanitario nazionale, di cui all'articolo 2 della legge
23 dicembre 1978, n. 833.
2. Attengono alla sanità veterinaria, ai sensi del presente decreto
legislativo, le funzioni e i compiti relativi agli interventi profilattici e
terapeutici riguardanti la salute animale, nonché la salubrità dei prodotti di
origine animale.
3. In particolare, attengono alle funzioni e ai compiti di cui ai commi 1 e 2:
a) la profilassi e la cura relative alle malattie umane e animali, ivi
comprese le misure riguardanti gli scambi intracomunitari, fermo restando il
disposto dell'articolo 1, comma 3, lettera i), della legge 15 marzo 1997, n.
59;
b) le funzioni di igiene pubblica;
c) l'igiene e il controllo dei prodotti alimentari, ivi compresi i prodotti
dietetici e i prodotti destinati a una alimentazione particolare, nonché gli
alimenti di origine animale e i loro sottoprodotti;
d) la disciplina delle professioni sanitarie;
e) la disciplina di medicinali, farmaci, gas medicinali, presìdi
medico-chirurgici e dispositivi medici, anche ad uso veterinario;
f) la tutela sanitaria della riproduzione animale;
g) la disciplina dei prodotti cosmetici.
Conferimenti alle regioni.
1. Sono conferiti alle regioni,
secondo le modalità e le regole fissate dagli articoli del presente capo,
tutte le funzioni e i compiti amministrativi in tema di salute umana e sanità
veterinaria, salvo quelli espressamente mantenuti allo Stato.
2. I conferimenti di cui al presente capo si intendono effettuati come
trasferimenti, con la sola esclusione delle funzioni e dei compiti
amministrativi concernenti i prodotti cosmetici, effettuati a titolo di
delega.
Ripartizione delle competenze.
1. Ai sensi dell'articolo 3, comma
1, lettera a), della legge 15 marzo 1997, n. 59, sono conservati allo Stato i
seguenti compiti e funzioni amministrative:
a) l'adozione, d'intesa con la Conferenza unificata, del piano sanitario
nazionale, l'adozione dei piani di settore aventi rilievo ed applicazione
nazionali, nonché il riparto delle relative risorse alle regioni, previa
intesa con la Conferenza Stato-regioni;
b) l'adozione di norme, linee-guida e prescrizioni tecniche di natura
igienico-sanitaria relative ad attività, strutture, impianti, laboratori,
officine di produzione, apparecchi, modalità di lavorazione, sostanze e
prodotti, ivi compresi gli alimenti;
c) la formazione, l'aggiornamento, le integrazioni e le modifiche delle
tabelle e degli elenchi relativi a sostanze o prodotti la cui produzione,
importazione, cessione, commercializzazione o impiego sia sottoposta ad
autorizzazioni, nulla osta, assensi comunque denominati, obblighi di
notificazione, restrizioni o divieti;
d) l'approvazione di manuali e istruzioni tecniche su tematiche di interesse
nazionale;
e) lo svolgimento di ispezioni, anche mediante l'accesso agli uffici e alla
documentazione, nei confronti degli organismi che esercitano le funzioni e i
compiti amministrativi conferiti nonché lo svolgimento di ispezioni agli
stabilimenti di produzione di medicinali per uso umano e per uso veterinario,
ivi comprese le materie prime farmacologicamente attive e i gas medicinali, e
ai centri di sperimentazione clinica umana e veterinaria (1);
f) la definizione dei criteri per l'esercizio delle attività sanitarie ed i
relativi controlli ai sensi dell'articolo 8, comma 4, del decreto legislativo
30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni ed integrazioni e del
decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1997, pubblicato nel
supplemento ordinario n. 42 della Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana
del 20 febbraio 1997, recante l'approvazione dell'atto di indirizzo e
coordinamento alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano, in
materia di requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi per
l'esercizio delle attività sanitarie da parte delle strutture pubbliche e
private;
g) la definizione di un modello di accreditamento delle strutture sanitarie
pubbliche e private.
2. Nelle materie di cui all'articolo 112 sono conferiti tutte le funzioni e i
compiti amministrativi non compresi nel comma 1 del presente articolo né
disciplinati dagli articoli seguenti del presente capo, ed in particolare
quelli concernenti:
a) l'approvazione dei piani e dei programmi di settore non aventi rilievo e
applicazione nazionale;
b) l'adozione dei provvedimenti puntuali e l'erogazione delle prestazioni;
c) la verifica della conformità rispetto alla normativa nazionale e
comunitaria di attività, strutture, impianti, laboratori, officine di
produzione, apparecchi, modalità di lavorazione, sostanze e prodotti, ai fini
del controllo preventivo, salvo quanto previsto al comma 3 del presente
articolo, nonché la vigilanza successiva, ivi compresa la verifica
dell'applicazione della buona pratica di laboratorio;
d) le verifiche di conformità sull'applicazione dei provvedimenti di cui
all'articolo 119, comma 1, lettera d).
3. Il conferimento delle funzioni di verifica delle conformità di cui al comma
2 ha effetto dopo un anno dalla entrata in vigore del presente decreto
legislativo. Entro tale termine, con decreto legislativo da emanarsi ai sensi
dell'articolo 10 della legge 15 marzo 1997, n. 59, sono individuati gli
adempimenti affidabili ad idonei organismi privati, abilitati dall'autorità
competente, nonché quelli che, per caratteristiche tecniche e finalità, devono
restare di competenza degli organi centrali.
3-bis. Ai sensi del comma 3 del presente articolo, restano riservate allo
Stato le funzioni di verifica, ai fini del controllo preventivo, della
conformità rispetto alla normativa nazionale e comunitaria, limitatamente agli
aspetti di tutela della salute di rilievo nazionale:
a) degli stabilimenti di produzione dei prodotti destinati ad alimentazione
particolare e dei prodotti fitosanitari;
b) dei macelli, dei mercati ittici e stabilimenti dove si allevano animali o
pesci, nonché dei laboratori di trasformazione e delle altre strutture di
interesse veterinario che fabbricano o trattano prodotti destinati
all'esportazione;
c) dei laboratori (2).
3-ter. L'esercizio delle funzioni di cui ai commi 3 e 3 -bis è regolato sulla
base di modalità definite con apposito accordo da approvare in conferenza
Stato-regioni, ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto
1997, n. 281 (2).
4. La costituzione di scorte di medicinali di uso non ricorrente, sieri,
vaccini e presìdi profilattici può essere effettuata dall'autorità statale o
da quella regionale. Lo Stato assicura il coordinamento delle diverse
iniziative, anche attraverso gli strumenti informativi di cui all'articolo
118, ai fini della economicità nella costituzione delle scorte e, di
conseguenza, del loro utilizzo in comune.
5. Restano riservate allo Stato le competenze di cui agli articoli 10, commi
2, 3 e 4, e 14, comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e
successive modifiche e integrazioni, le attribuzioni del livello centrale in
tema di sperimentazioni gestionali di cui all'articolo 9-bis dello stesso
decreto, nonché quelle di cui all'articolo 32 della legge 27 dicembre 1997, n.
449.
(1) Lettera così modificata dall'art. 16, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
(2) Comma aggiunto dall'art. 16, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
Pianificazione.
1. L'individuazione degli
obiettivi essenziali e dei criteri comuni di azione amministrativa relativi ai
piani e programmi di settore adottati dalle regioni è operata con atti di
indirizzo e coordinamento ai sensi dell'articolo 8 della legge 15 marzo 1997,
n. 59, nel rispetto dei piani e programmi di cui all'articolo 115, comma 1,
lettera a) del presente decreto legislativo.
2. Le funzioni già esercitate da commissioni e organismi ministeriali, anche a
composizione mista o paritetica con altre amministrazioni, in relazione ai
piani e programmi di settore conferiti alle regioni, sono soppresse. Con
regolamento emanato ai sensi dell'articolo 7, comma 3, della legge 15 marzo
1997, n. 59, è operato il riordino delle medesime commissioni e organismi,
provvedendo alla relativa soppressione nei casi in cui non permangano funzioni
residue.
Interventi d'urgenza.
1. In caso di emergenze sanitarie
o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale le ordinanze
contingibili e urgenti sono adottate dal sindaco, quale rappresentante della
comunità locale. Negli altri casi l'adozione dei provvedimenti d'urgenza, ivi
compresa la costituzione di centri e organismi di referenza o assistenza,
spetta allo Stato o alle regioni in ragione della dimensione dell'emergenza e
dell'eventuale interessamento di più ambiti territoriali regionali.
2. In caso di emergenza che interessi il territorio di più comuni, ogni
sindaco adotta le misure necessarie fino a quando non intervengano i soggetti
competenti ai sensi del comma 1.
Attività di informazione.
1. In relazione alle funzioni
conferite ai sensi del presente capo restano allo Stato le funzioni e i
compiti amministrativi concernenti:
a) la raccolta e lo scambio di informazioni ai fini del collegamento con
l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), le altre organizzazioni
internazionali e gli organismi comunitari;
b) la gestione del Sistema informativo sanitario (SIS) per quanto concerne le
competenze statali, nonché il coordinamento dei Sistemi informativi regionali,
in connessione con gli osservatori regionali, con altri organismi pubblici e
privati; in particolare, rimangono salve le competenze dell'Osservatorio
centrale degli acquisti e dei prezzi, di cui all'articolo 1, comma 30, della
legge 23 dicembre 1996, n. 662;
c) l'analisi statistica e la diffusione dei dati ISTAT-SIS-SISTAN, ai sensi
dell'articolo 1, comma 5, della legge 15 marzo 1997, n. 59;
d) la redazione delle relazioni da presentarsi al Parlamento e le altre
relazioni o rapporti di carattere nazionale;
e) il coordinamento informativo e statistico relativo alle funzioni e ai
compiti conferiti; a tal fine i soggetti destinatari del conferimento sono
tenuti a comunicare alla competente autorità statale, con aggiornamento
periodico o comunque a richiesta, le principali informazioni concernenti
l'attività svolta, con particolare riferimento alle prestazioni erogate,
nonché all'insorgenza e alla diffusione di malattie umane o animali;
f) la predisposizione dello schema di decreto di cui al comma 5 dell'articolo
5 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modifiche e
integrazioni.
2. Sono conferite alle regioni tutte le funzioni amministrative concernenti la
pubblicità sanitaria, di cui alla legge 5 febbraio 1992, n. 175, ad esclusione
delle funzioni di cui agli articoli 7 e 9 della stessa legge, conservate allo
Stato.
Autorizzazioni.
1. Sono conservate allo Stato le
funzioni amministrative concernenti:
a) l'autorizzazione alla produzione, importazione e immissione in commercio di
medicinali, gas medicinali, presìdi medico-chirurgici, prodotti alimentari
destinati ad alimentazioni particolari e dispositivi medici, anche ad uso
veterinario, salvo quanto previsto dal decreto legislativo 24 febbraio 1997,
n. 46;
b) l'autorizzazione alla produzione, importazione e immissione in commercio
dei prodotti fitosanitari e dei relativi presidi sanitari;
c) l'autorizzazione alla importazione o esportazione di sostanze o preparati
chimici vietati o sottoposti a restrizioni;
d) l'autorizzazione alla pubblicità ed informazione scientifica di medicinali
e presìdi medico-chirurgici, dei dispositivi medici in commercio e delle
caratteristiche terapeutiche delle acque minerali;
e) l'autorizzazione alla fabbricazione per l'immissione in commercio degli
additivi o dei prodotti di cui al capitolo I.1.a) dell'allegato I al decreto
legislativo 13 aprile 1999, n. 123 (1).
2. (Omissis) (2).
(1) Lettera aggiunta dall'art. 17, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
(2) Comma abrogato dall'art. 17, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
Prestazioni e tariffe.
1. Rimangono ferme le attuali
competenze dello Stato concernenti:
a) la classificazione dei medicinali ai fini della loro erogazione da parte
del Servizio sanitario nazionale, di cui all'articolo 8 della legge 24
dicembre 1993, n. 537, all'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 20 giugno
1996, n. 323, convertito con modificazioni dalla legge 8 agosto 1996, n. 425,
e all'articolo 1, comma 42, della legge 23 dicembre 1996, n. 662;
b) la contrattazione, di cui all'articolo 1, comma 41, della legge 23 dicembre
1996, n. 662, dei prezzi dei medicinali sottoposti alla procedura di
autorizzazione prevista dal regolamento 93/2309/CEE;
c) il regime di rimborsabilità dei medicinali autorizzati con procedura
centralizzata, di cui alla direttiva 65/65/CEE;
d) la predisposizione e l'aggiornamento dell'elenco dei medicinali innovativi
da porre a carico del Servizio sanitario nazionale, di cui all'articolo 1,
comma 4, del decreto-legge 21 ottobre 1996, n. 536, convertito dalla legge 23
dicembre 1996, n. 648;
e) la determinazione delle ipotesi e delle modalità per l'erogazione di
prodotti dietetici a carico del Servizio sanitario nazionale, di cui
all'articolo 1 del decreto-legge 25 gennaio 1982, n. 16, convertito con
modificazioni dalla legge 25 marzo 1982, n. 98;
f) l'approvazione del nomenclatore tariffario protesi, sentita la Conferenza
Stato-regioni;
g) la definizione dei criteri generali per la fissazione delle tariffe delle
prestazioni, di cui all'articolo 8, comma 6, del decreto legislativo 30
dicembre 1992, n. 502; la definizione dei massimi tariffari, di cui
all'articolo 2, comma 9, della legge 28 dicembre 1995, n. 549;
l'individuazione delle prestazioni specialistiche ambulatoriali erogabili
nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, di cui al medesimo articolo 2,
comma 9;
h) l'assistenza penitenziaria; l'assistenza sanitaria ai cittadini italiani
all'estero, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 1980,
n. 618, all'articolo 2, ultimo comma, del decreto-legge 8 maggio 1981, n. 208,
convertito con modificazioni dalla legge 1° luglio 1981, n. 344, e
all'articolo 18, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502;
l'assistenza al personale navigante marittimo e della aviazione civile, nonché
le forme convenzionali di assistenza sanitaria all'estero per il personale
delle pubbliche amministrazioni;
i) la determinazione dei criteri di fruizione di prestazioni ad altissima
specializzazione all'estero, di cui all'articolo 3, comma 5, della legge 23
ottobre 1985, n. 595;
l) le autorizzazioni e i rimborsi relativi al trasferimento per cura in Italia
di cittadini stranieri residenti all'estero, di cui all'articolo 12, comma 2,
lettera c), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502;
m) le tariffe relative alle prestazioni sanitarie a favore degli stranieri,
nonché la loro iscrizione volontaria od obbligatoria al Servizio sanitario
nazionale.
Vigilanza su enti.
1. Sono conservate allo Stato le
funzioni di vigilanza e controllo sugli enti pubblici e privati che operano su
scala nazionale o ultraregionale, ivi compresi gli ordini e collegi
professionali. In particolare, spettano allo Stato le funzioni di approvazione
degli statuti e di autorizzazione a modifiche statutarie nei confronti degli
enti summenzionati.
2. Ferme restando le competenze regionali aventi ad oggetto l'attività
assistenziale degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e le
attività degli istituti zooprofilattici sperimentali, sono conservati allo
Stato il riconoscimento, il finanziamento, la vigilanza ed il controllo, in
particolare sull'attività di ricerca corrente e finalizzata, degli istituti di
ricovero e cura a carattere scientifico pubblici e privati e degli istituti
zooprofilattici sperimentali.
3. La definizione, previa intesa con la Conferenza Stato-regioni, delle
attività di alta specialità e dei requisiti necessari per l'esercizio delle
stesse, nonché il riconoscimento degli ospedali di rilievo nazionale e di alta
specializzazione e la relativa vigilanza sono di competenza dello Stato.
Restano ferme le competenze relative all'approvazione dei regolamenti degli
enti di assistenza ospedaliera a norma dell'articolo 4, comma 12, del decreto
legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modifiche ed integrazioni,
nonché quelle previste dallo stesso articolo 4, comma 13.
4. Spettano alle regioni le funzioni di vigilanza e controllo sugli enti
pubblici e privati che operano a livello infraregionale, nonché quelle già di
competenza delle regioni sulle attività di servizio rese dalle articolazioni
periferiche degli enti nazionali.
Vigilanza sui fondi integrativi.
1. Spetta allo Stato la vigilanza
sui fondi integrativi sanitari, di cui all'articolo 9 del decreto legislativo
30 dicembre 1992, n. 502, istituiti e gestiti a livello ultra-regionale.
2. È conferita alle regioni la vigilanza sui medesimi fondi istituiti e
gestiti a livello regionale o infraregionale.
Contenzioso.
1. Sono conservate allo Stato le
funzioni in materia di ricorsi per la corresponsione degli indennizzi a favore
di soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di
vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati.
2. Restano altresì salve le funzioni della Commissione centrale per gli
esercenti le professioni sanitarie, di cui al decreto del Capo provvisorio
dello Stato 13 settembre 1946, n. 233, e al decreto del Presidente della
Repubblica 5 aprile 1950, n. 221, nonché le funzioni contenziose della
Commissione medica d'appello avverso i giudizi di inidoneità permanente al
volo, di cui all'articolo 38 del decreto del Presidente della Repubblica 18
novembre 1988, n. 566.
3. Sono inoltre conservate le funzioni consultive esercitate dall'ufficio
medico legale del Ministero della sanità nei ricorsi amministrativi o
giurisdizionali in materia di pensioni di guerra e di servizio e nelle
procedure di riconoscimento di infermità da causa di servizio.
Professioni sanitarie.
1. Sono conservate allo Stato le
seguenti funzioni amministrative:
a) la disciplina delle attività libero-professionali e delle relative
incompatibilità, ai sensi dell'articolo 4, comma 7, della legge 30 dicembre
1991, n. 412, e dell'articolo 1, comma 14, della legge 23 dicembre 1996, n.
662;
b) la determinazione delle figure professionali e dei relativi profili delle
professioni sanitarie, sanitarie ausiliarie e delle arti sanitarie, ai sensi
dell'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502;
c) gli adempimenti in materia di riconoscimento dei diplomi ed esercizio delle
professioni sanitarie, sanitarie ausiliarie ed arti sanitarie da parte di
cittadini degli Stati membri dell'Unione europea;
d) il riconoscimento dei diplomi per l'esercizio delle professioni suddette,
conseguiti da cittadini italiani in paesi extracomunitari, ai sensi della
legge 8 novembre 1984, n. 752;
e) la programmazione del fabbisogno per le specializzazioni mediche e la
relativa formazione, di cui al decreto legislativo 8 agosto 1991, n. 256, e al
decreto legislativo 8 agosto 1991, n. 257, ivi compresa l'erogazione delle
borse di studio e la determinazione dei requisiti di idoneità delle strutture
ove viene svolta la formazione specialistica, d'intesa con la Conferenza
Stato-regioni;
f) la determinazione dei requisiti minimi e dei criteri generali relativi
all'ammissione all'impiego del personale delle aziende USL e ospedaliere,
nonché al conferimento degli incarichi dirigenziali d'intesa con la Conferenza
Stato-regioni.
2. È trasferito alle regioni il riconoscimento del servizio sanitario prestato
all'estero ai fini della partecipazione ai concorsi indetti a livello
regionale ed infraregionale, ed ai fini dell'accesso alle convenzioni con le
USL per l'assistenza generica e specialistica, di cui alla legge 10 luglio
1960, n. 735, e all'articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica 20
dicembre 1979, n. 761.
Ricerca scientifica.
1. Sono mantenute allo Stato le
funzioni amministrative in materia di ricerca scientifica, ai sensi
dell'articolo 1, comma 3, lettera p), della legge 15 marzo 1997, n. 59, tra
cui quelle concernenti:
a) la sperimentazione clinica di medicinali, presidi medico-chirurgici,
dispositivi medici, nonché la protezione e tutela degli animali impiegati a
fini scientifici e sperimentali;
b) la cooperazione scientifica internazionale.
Profilassi internazionale.
1. Ai sensi dell'articolo 1, comma
3, lettera i), della legge 15 marzo 1997, n. 59, sono mantenute allo Stato,
anche avvalendosi delle aziende USL sulla base di apposito accordo definito in
sede di Conferenza unificata, le funzioni amministrative in materia di
profilassi internazionale, con particolare riferimento ai controlli
igienico-sanitari alle frontiere, ai controlli sanitari delle popolazioni
migranti, nonché ai controlli veterinari infracomunitari e di frontiera.
Riordino di strutture.
1. Ai sensi dell'articolo 7, comma
3, della legge 15 marzo 1997, n. 59, si provvede al riordino dell'Istituto
superiore di sanità, del Consiglio superiore di sanità, dell'Istituto
superiore di prevenzione e sicurezza del lavoro.
Oggetto e definizioni.
1. Il presente capo ha come
oggetto le funzioni e i compiti amministrativi relativi alla materia dei
"servizi sociali".
2. Ai sensi del presente decreto legislativo, per "servizi sociali" si
intendono tutte le attività relative alla predisposizione ed erogazione di
servizi, gratuiti ed a pagamento, o di prestazioni economiche destinate a
rimuovere e superare le situazioni di bisogno e di difficoltà che la persona
umana incontra nel corso della sua vita, escluse soltanto quelle assicurate
dal sistema previdenziale e da quello sanitario, nonché quelle assicurate in
sede di amministrazione della giustizia.
Competenze dello Stato.
1. Ai sensi dell'articolo 1 della
legge 15 marzo 1997, n. 59, sono conservate allo Stato le seguenti funzioni:
a) la determinazione dei princìpi e degli obiettivi della politica sociale;
b) la determinazione dei criteri generali per la programmazione della rete
degli interventi di integrazione sociale da attuare a livello locale;
c) la determinazione degli standard dei servizi sociali da ritenersi
essenziali in funzione di adeguati livelli delle condizioni di vita;
d) compiti di assistenza tecnica, su richiesta dagli enti locali e
territoriali, nonché compiti di raccordo in materia di informazione e
circolazione dei dati concernenti le politiche sociali, ai fini della
valutazione e monitoraggio dell'efficacia della spesa per le politiche
sociali;
e) la determinazione dei criteri per la ripartizione delle risorse del Fondo
nazionale per le politiche sociali secondo le modalità di cui all'articolo 59,
comma 46, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, come modificato dall'articolo
133, comma 4, del presente decreto legislativo;
f) i rapporti con gli organismi internazionali e il coordinamento dei rapporti
con gli organismi dell'Unione europea operanti nei settori delle politiche
sociali e gli adempimenti previsti dagli accordi internazionali e dalla
normativa dell'Unione europea;
g) la fissazione dei requisiti per la determinazione dei profili professionali
degli operatori sociali nonché le disposizioni generali concernenti i
requisiti per l'accesso e la durata dei corsi di formazione professionale;
h) gli interventi di prima assistenza in favore dei profughi, limitatamente al
periodo necessario alle operazioni di identificazione ed eventualmente fino
alla concessione del permesso di soggiorno, nonché di ricetto ed assistenza
temporanea degli stranieri da respingere o da espellere;
i) la determinazione degli standard organizzativi dei soggetti pubblici e
privati e degli altri organismi che operano nell'ambito delle attività sociali
e che concorrono alla realizzazione della rete dei servizi sociali;
l) le attribuzioni in materia di riconoscimento dello status di rifugiato ed
il coordinamento degli interventi in favore degli stranieri richiedenti asilo
e dei rifugiati, nonché di quelli di protezione umanitaria per gli stranieri
accolti in base alle disposizioni vigenti;
m) gli interventi in favore delle vittime del terrorismo e della criminalità
organizzata; le misure di protezione degli appartenenti alle Forze armate e di
polizia o a Corpi militarmente organizzati e loro familiari;
n) la revisione delle pensioni, assegni e indennità spettanti agli invalidi
civili e la verifica dei requisiti sanitari che hanno dato luogo a benefìci
economici di invalidità civile.
2. Le competenze previste dal comma 1, lettere d) e g) del presente articolo
sono esercitate sulla base di criteri e parametri individuati dalla Conferenza
unificata. Le competenze previste dalle lettere b), c) ed i) del medesimo
comma 1 sono esercitate sentita la Conferenza unificata.
Trasferimenti di competenze
relative agli invalidi civili.
1. A decorrere dal centoventesimo
giorno dalla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo, la
funzione di erogazione di pensioni, assegni e indennità spettanti, ai sensi
della vigente disciplina, agli invalidi civili è trasferita ad un apposito
fondo di gestione istituito presso l'Istituto nazionale della previdenza
sociale (INPS).
2. Le funzioni di concessione dei nuovi trattamenti economici a favore degli
invalidi civili sono trasferite alle regioni, che, secondo il criterio di
integrale copertura, provvedono con risorse proprie alla eventuale concessione
di benefìci aggiuntivi rispetto a quelli determinati con legge dello Stato,
per tutto il territorio nazionale.
3. Fermo restando il principio della separazione tra la fase dell'accertamento
sanitario e quella della concessione dei benefìci economici, di cui
all'articolo 11 della legge 24 dicembre 1993, n. 537, nei procedimenti
giurisdizionali ed esecutivi, relativi alla concessione delle prestazioni e
dei servizi, attivati a decorrere dal termine di cui al comma 1 del presente
articolo, la legittimazione passiva spetta alle regioni ove il procedimento
abbia ad oggetto le provvidenze concesse dalle regioni stesse ed all'INPS
negli altri casi, anche relativamente a provvedimenti concessori antecedenti
al termine di cui al medesimo comma 1.
4. Avverso i provvedimenti di concessione o diniego è ammesso ricorso
amministrativo, secondo la normativa vigente in materia di pensione sociale,
ferma restante la tutela giurisdizionale davanti al giudice ordinario.
Conferimenti alle regioni e agli
enti locali.
1. Sono conferiti alle regioni e
agli enti locali tutte le funzioni e i compiti amministrativi nella materia
dei "servizi sociali", salvo quelli espressamente mantenuti allo Stato
dall'articolo 129 e quelli trasferiti all'INPS ai sensi dell'articolo 130.
2. Nell'ambito delle funzioni conferite sono attribuiti ai comuni, che le
esercitano anche attraverso le comunità montane, i compiti di erogazione dei
servizi e delle prestazioni sociali, nonché i compiti di progettazione e di
realizzazione della rete dei servizi sociali, anche con il concorso delle
province.
Trasferimento alle regioni.
1. Le regioni adottano, ai sensi
dell'articolo 4, comma 5, della legge 15 marzo 1997, n. 59, entro sei mesi
dall'emanazione del presente decreto legislativo, la legge di puntuale
individuazione delle funzioni trasferite o delegate ai comuni ed agli enti
locali e di quelle mantenute in capo alle regioni stesse. In particolare la
legge regionale conferisce ai comuni ed agli altri enti locali le funzioni ed
i compiti amministrativi concernenti i servizi sociali relativi a:
a) i minori, inclusi i minori a rischio di attività criminose;
b) i giovani;
c) gli anziani;
d) la famiglia;
e) i portatori di handicap, i non vedenti e gli audiolesi;
f) i tossicodipendenti e alcooldipendenti;
g) gli invalidi civili, fatto salvo quanto previsto dall'articolo 130 del
presente decreto legislativo.
2. Sono trasferiti alle regioni, che provvederanno al successivo conferimento
alle province, ai comuni ed agli altri enti locali nell'ambito delle
rispettive competenze, le funzioni e i compiti relativi alla promozione ed al
coordinamento operativo dei soggetti e delle strutture che agiscono
nell'ambito dei "servizi sociali", con particolare riguardo a:
a) la cooperazione sociale;
b) le istituzioni di pubblica assistenza e beneficenza (IPAB);
c) il volontariato.
Fondo nazionale per le politiche
sociali.
1. Il Fondo istituito presso la
Presidenza del Consiglio dei Ministri dall'articolo 59, comma 44, della legge
27 dicembre 1997, n. 449, è denominato "Fondo nazionale per le politiche
sociali".
2. Confluiscono nel Fondo nazionale per le politiche sociali le risorse
statali destinate ad interventi in materia di "servizi sociali", secondo la
definizione di cui all'articolo 128 del presente decreto legislativo.
3. In particolare, ad integrazione di quanto già previsto dall'articolo 59,
comma 46, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, sono destinati al Fondo
nazionale per le politiche sociali gli stanziamenti previsti per gli
interventi disciplinati dalla legge 23 dicembre 1997, n. 451 e quelli del
Fondo nazionale per le politiche migratorie di cui all'articolo 43 della legge
6 marzo 1998, n. 40.
4. (Omissis) (1).
(1) Modifica il comma 46 dell'art. 59, l. 27 dicembre 1997, n. 449.
Soppressione delle strutture
ministeriali.
1. Presso la direzione generale
dei servizi civili del Ministero dell'interno è soppresso il servizio
assistenza economica alle categorie protette e sono riordinati, con le
modalità di cui all'articolo 7 della legge 15 marzo 1997, n. 59, i servizi
interventi di assistenza sociale, affari assistenziali speciali, gestioni
contabili.
Oggetto.
1. Il presente capo ha come
oggetto la programmazione e la gestione amministrativa del servizio
scolastico, fatto salvo il trasferimento di compiti alle istituzioni
scolastiche previsto dall'articolo 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59.
Definizioni.
1. Agli effetti del presente
decreto legislativo, per programmazione e gestione amministrativa del servizio
scolastico si intende l'insieme delle funzioni e dei compiti volti a
consentire la concreta e continua erogazione del servizio di istruzione.
2. Tra le funzioni e i compiti di cui al comma 1 sono compresi, tra l'altro:
a) la programmazione della rete scolastica;
b) l'attività di provvista delle risorse finanziarie e di personale;
c) l'autorizzazione, il controllo e la vigilanza relativi ai vari soggetti ed
organismi, pubblici e privati, operanti nel settore;
d) la rilevazione delle disfunzioni e dei bisogni, strumentali e finali, sulla
base dell'esperienza quotidiana del concreto funzionamento del servizio, le
correlate iniziative di segnalazione e di proposta;
e) l'adozione, nel quadro dell'organizzazione generale ed in attuazione degli
obiettivi determinati dalle autorità preposte al governo del servizio, di
tutte le misure di organizzazione amministrativa necessarie per il suo
migliore andamento.
Competenze dello Stato.
1. Restano allo Stato, ai sensi
dell'articolo 3, comma 1, lettera a), della legge 15 marzo 1997, n. 59, i
compiti e le funzioni concernenti i criteri e i parametri per l'organizzazione
della rete scolastica, previo parere della Conferenza unificata, le funzioni
di valutazione del sistema scolastico, le funzioni relative alla
determinazione e all'assegnazione delle risorse finanziarie a carico del
bilancio dello Stato e del personale alle istituzioni scolastiche, le funzioni
di cui all'articolo 138, comma 3, del presente decreto legislativo.
2. Restano altresì allo Stato i compiti e le funzioni amministrative relativi
alle scuole militari ed ai corsi scolastici organizzati, con il patrocinio
dello Stato, nell'ambito delle attività attinenti alla difesa e alla sicurezza
pubblica, nonché i provvedimenti relativi agli organismi scolastici istituiti
da soggetti extracomunitari, ai sensi del decreto del Presidente della
Repubblica 18 aprile 1994, n. 389.
Deleghe alle regioni.
1. Ai sensi dell'articolo 118,
comma secondo, della Costituzione, sono delegate alle regioni le seguenti
funzioni amministrative:
a) la programmazione dell'offerta formativa integrata tra istruzione e
formazione professionale;
b) la programmazione, sul piano regionale, nei limiti delle disponibilità di
risorse umane e finanziarie, della rete scolastica, sulla base dei piani
provinciali, assicurando il coordinamento con la programmazione di cui alla
lettera a);
c) la suddivisione, sulla base anche delle proposte degli enti locali
interessati, del territorio regionale in ambiti funzionali al miglioramento
dell'offerta formativa;
d) la determinazione del calendario scolastico;
e) i contributi alle scuole non statali;
f) le iniziative e le attività di promozione relative all'ambito delle
funzioni conferite.
2. La delega delle funzioni di cui al comma 1 opera dal secondo anno
scolastico immediatamente successivo alla data di entrata in vigore del
regolamento di riordino delle strutture dell'amministrazione centrale e
periferica, di cui all'articolo 7 della legge 15 marzo 1997, n. 59.
3. Le deleghe di cui al presente articolo non riguardano le funzioni relative
ai conservatori di musica, alle accademie di belle arti, agli istituti
superiori per le industrie artistiche, all'accademia nazionale d'arte
drammatica, all'accademia nazionale di danza, nonché alle scuole ed alle
istituzioni culturali straniere in Italia (1).
(1) I Conservatori di musica, l'Accademia nazionale di danza e gli Istituti
musicali pareggiati sono stati trasformati in Istituti superiori di studi
musicali e coreutici dall'art. 2, l. 21 dicembre 1999, n. 508.
Trasferimenti alle province ed ai
comuni.
1. Salvo quanto previsto
dall'articolo 137 del presente decreto legislativo, ai sensi dell'articolo 128
della Costituzione sono attribuiti alle province, in relazione all'istruzione
secondaria superiore, e ai comuni, in relazione agli altri gradi inferiori di
scuola, i compiti e le funzioni concernenti:
a) l'istituzione, l'aggregazione, la fusione e la soppressione di scuole in
attuazione degli strumenti di programmazione;
b) la redazione dei piani di organizzazione della rete delle istituzioni
scolastiche;
c) i servizi di supporto organizzativo del servizio di istruzione per gli
alunni con handicap o in situazione di svantaggio;
d) il piano di utilizzazione degli edifici e di uso delle attrezzature,
d'intesa con le istituzioni scolastiche;
e) la sospensione delle lezioni in casi gravi e urgenti;
f) le iniziative e le attività di promozione relative all'ambito delle
funzioni conferite;
g) la costituzione, i controlli e la vigilanza, ivi compreso lo scioglimento,
sugli organi collegiali scolastici a livello territoriale.
2. I comuni, anche in collaborazione con le comunità montane e le province,
ciascuno in relazione ai gradi di istruzione di propria competenza,
esercitano, anche d'intesa con le istituzioni scolastiche, iniziative relative
a:
a) educazione degli adulti;
b) interventi integrati di orientamento scolastico e professionale;
c) azioni tese a realizzare le pari opportunità di istruzione;
d) azioni di supporto tese a promuovere e sostenere la coerenza e la
continuità in verticale e orizzontale tra i diversi gradi e ordini di scuola;
e) interventi perequativi;
f) interventi integrati di prevenzione della dispersione scolastica e di
educazione alla salute.
3. La risoluzione dei conflitti di competenze è conferita alle province, ad
eccezione dei conflitti tra istituzioni della scuola materna e primaria, la
cui risoluzione è conferita ai comuni.
Oggetto.
1. Il presente capo ha come
oggetto le funzioni e i compiti amministrativi in materia di "formazione
professionale", ad esclusione di quelli concernenti la formazione
professionale di carattere settoriale oggetto di apposita regolamentazione in
attuazione dell'articolo 12, comma 1, lettere s) e t), della legge 15 marzo
1997, n. 59, anche in raccordo con quanto previsto dalla legge 24 giugno 1997,
n. 196, e dal decreto legislativo 23 dicembre 1997, n. 469.
Definizioni.
1. Agli effetti del presente
decreto legislativo, per "formazione professionale" si intende il complesso
degli interventi volti al primo inserimento, compresa la formazione tecnico
professionale superiore, al perfezionamento, alla riqualificazione e
all'orientamento professionali, ossia con una valenza prevalentemente
operativa, per qualsiasi attività di lavoro e per qualsiasi finalità, compresa
la formazione impartita dagli istituti professionali, nel cui ambito non
funzionano corsi di studio di durata quinquennale per il conseguimento del
diploma di istruzione secondaria superiore, la formazione continua, permanente
e ricorrente e quella conseguente a riconversione di attività produttive.
Detti interventi riguardano tutte le attività formative volte al conseguimento
di una qualifica, di un diploma di qualifica superiore o di un credito
formativo, anche in situazioni di alternanza formazione-lavoro. Tali
interventi non consentono il conseguimento di un titolo di studio o di diploma
di istruzione secondaria superiore, universitaria o post-universitaria se non
nei casi e con i presupposti previsti dalla legislazione dello Stato o
comunitaria, ma sono comunque certificabili ai fini del conseguimento di tali
titoli.
2. Agli stessi effetti rientra, fra le funzioni inerenti la materia, la
vigilanza sull'attività privata di formazione professionale.
3. Sempre ai medesimi effetti la "istruzione artigiana e professionale" si
identifica con la "formazione professionale".
4. Gli istituti professionali che devono essere trasferiti alle regioni sulla
base di quanto previsto al comma 1 del presente articolo ed a norma
dell'articolo 144, sono individuati con le procedura di cui al medesimo
articolo 144, comma 2.
Competenze dello Stato.
1. Ai sensi dell'articolo 3, comma
1, lettera a), della legge 15 marzo 1997, n. 59, sono conservati allo Stato le
funzioni e i compiti amministrativi inerenti a:
a) i rapporti internazionali e il coordinamento dei rapporti con l'Unione
europea in materia di formazione professionale, nonché gli interventi
preordinati ad assicurare l'esecuzione a livello nazionale degli obblighi
contratti nella stessa materia a livello internazionale o delle Comunità;
b) l'indirizzo e il coordinamento e le connesse attività strumentali di
acquisizione ed elaborazione di dati e informazioni, utilizzando a tal fine
anche il Sistema informativo lavoro previsto dall'articolo 11 del decreto
legislativo 23 dicembre 1997, n. 469;
c) l'individuazione degli standard delle qualifiche professionali, ivi
compresa la formazione tecnica superiore e dei crediti formativi e delle loro
modalità di certificazione, in coerenza con quanto disposto dall'articolo 17
della legge 24 giugno 1997, n. 196;
d) la definizione dei requisiti minimi per l'accreditamento delle strutture
che gestiscono la formazione professionale;
e) le funzioni statali previste dalla legge 24 giugno 1997, n. 196, in materia
di apprendistato, tirocini, formazione continua, contratti di
formazione-lavoro;
f) le funzioni statali previste dal decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148,
convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, in
particolare per quanto concerne la formazione continua, l'analisi dei
fabbisogni formativi e tutto quanto connesso alla ripartizione e gestione del
Fondo per l'occupazione (1);
g) il finanziamento delle attività formative del personale da utilizzare in
programmi nazionali d'assistenza tecnica e cooperativa con i paesi in via di
sviluppo;
h) l'istituzione e il finanziamento delle iniziative di formazione
professionale dei lavoratori italiani all'estero;
i) l'istituzione e l'autorizzazione di attività formative idonee per il
conseguimento di un titolo di studio o diploma di istruzione secondaria
superiore, universitaria o postuniversitaria, ai sensi dell'articolo 8, comma
3, della legge 21 dicembre 1978, n. 845, e in particolare dei corsi
integrativi di cui all'articolo 191, comma 6, del decreto legislativo 16
aprile 1994, n. 297;
l) la formazione professionale svolta dalle Forze armate e dai Corpi dello
Stato militarmente organizzati e, in genere, dalle amministrazioni dello
Stato, anche ad ordinamento autonomo, a favore dei propri dipendenti.
2. In ordine alle competenze mantenute in capo allo Stato dal comma 1 del
presente articolo, ad esclusione della lettera l), la Conferenza Stato-regioni
esercita funzioni di parere obbligatorio e di proposta. Sono svolti altresì
dallo Stato, d'intesa con la Conferenza stessa, i seguenti compiti e funzioni:
a) la definizione degli obiettivi generali del sistema complessivo della
formazione professionale, in accordo con le politiche comunitarie;
b) la definizione dei criteri e parametri per la valutazione
quanti-qualitativa dello stesso sistema e della sua coerenza rispetto agli
obiettivi di cui alla lettera a);
c) l'approvazione e presentazione al Parlamento di una relazione annuale sullo
stato e sulle prospettive dell'attività di formazione professionale, sulla
base di quelle formulate dalle regioni con il supporto dell'ISFOL;
d) la definizione, in sede di Conferenza unificata, ai sensi del decreto
legislativo 28 agosto 1997, n. 281, dei programmi operativi multi-regionali di
formazione professionale di rilevanza strategica per lo sviluppo del paese.
3. Permangono immutati i compiti e le funzioni esercitati dallo Stato in
ordine agli istituti professionali di cui al regio decreto 29 agosto 1941, n.
1449, e di cui agli articoli da 64 a 66 e da 68 a 71 del decreto legislativo
16 aprile 1994, n. 297.
(1) Lettera così modificata dall'art. 18, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
Conferimenti alle regioni.
1. Sono conferiti alle regioni,
secondo le modalità e le regole fissate dall'articolo 145 tutte le funzioni e
i compiti amministrativi nella materia "formazione professionale", salvo
quelli espressamente mantenuti allo Stato dall'articolo 142. Spetta alla
Conferenza Stato-regioni la definizione degli interventi di armonizzazione tra
obiettivi nazionali e regionali del sistema.
2. Al fine di assicurare l'integrazione tra politiche formative e politiche
del lavoro la regione attribuisce, ai sensi dell'articolo 14, comma 1, lettera
i), della legge 8 giugno 1990, n. 142, di norma alle province le funzioni ad
essa trasferite in materia di formazione professionale.
Trasferimenti alle regioni.
1. Sono trasferiti, in
particolare, alle regioni, ai sensi dell'articolo 118, comma primo, della
Costituzione:
a) la formazione e l'aggiornamento del personale impiegato nelle iniziative di
formazione professionale;
b) le funzioni e i compiti attualmente svolti dagli organi centrali e
periferici del Ministero della pubblica istruzione nei confronti degli
istituti professionali, trasferiti ai sensi del comma 2 del presente articolo,
ivi compresi quelli concernenti l'istituzione, la vigilanza, l'indirizzo e il
finanziamento, limitatamente alle iniziative finalizzate al rilascio di
qualifica professionale e non al conseguimento del diploma.
2. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del
Ministro per la pubblica istruzione, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni,
da emanare entro sei mesi dall'approvazione del presente decreto legislativo,
sono individuati e trasferiti alle regioni gli istituti professionali di cui
all'articolo 141.
3. I trasferimenti hanno effetto dal secondo anno scolastico successivo alla
data di entrata in vigore del presente decreto legislativo, con la
salvaguardia della prosecuzione negli studi degli alunni già iscritti
nell'anno precedente.
4. Per effetto dei trasferimenti di cui alla lettera b) del comma 1 del
presente articolo, gli istituti professionali assumono la qualifica di enti
regionali. Ad essi si estende il regime di autonomia funzionale spettante alle
istituzioni scolastiche statali, anche ai sensi dell'articolo 21 della legge
15 marzo 1997, n. 59 (1).
(1) Comma così modificato dall'art. 19, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 443.
Modalità per il trasferimento di
beni, risorse e personale.
1. Ai sensi dell'articolo 3, comma
1, lettere b) ed e), e dell'articolo 7, commi 1 e 2, della legge 15 marzo
1997, n. 59, il Presidente del Consiglio dei Ministri, sentiti il Ministro del
tesoro, del bilancio e della programmazione economica e, rispettivamente, il
Ministro del lavoro e della previdenza sociale ed il Ministro della pubblica
istruzione, provvede con propri decreti a trasferire dal Ministero del lavoro
e della previdenza sociale, a seguito dell'attuazione del decreto legislativo
23 dicembre 1997, n. 469, e dal Ministero della pubblica istruzione alle
regioni beni, risorse finanziarie, strumentali e organizzative, e personale
nel rispetto dei seguenti criteri:
a) i beni e le risorse da trasferire sono individuati in rapporto alle
funzioni e ai compiti in precedenza svolti dal Ministero del lavoro e della
previdenza sociale e dal Ministero della pubblica istruzione, e trasferiti dal
presente decreto legislativo;
b) il personale dirigenziale, docente e amministrativo, tecnico ed ausiliario
degli istituti professionali di cui all'articolo 144 è trasferito alle
regioni.
2. Il decreto di cui al comma 1 è adottato entro diciotto mesi dalla data di
entrata in vigore del presente decreto legislativo ed ha effetto con l'entrata
in vigore del regolamento di cui all'articolo 146.
Riordino di strutture.
1. Ai sensi dell'articolo 3, comma
1, lettera d), e dell'articolo 7, comma 3, della legge 15 marzo 1997, n. 59,
entro novanta giorni dalla adozione del decreto di cui all'articolo 145 del
presente decreto legislativo, si provvede con regolamento, da emanarsi in base
all'articolo 17, comma 4-bis, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e successive
modificazioni, al riordino delle strutture ministeriali interessate dai
conferimenti disposti dal presente capo.
Abrogazione di disposizioni.
1. Sono abrogate le seguenti
disposizioni:
a) (Omissis) (1);
b) (Omissis) (2);
c) (Omissis) (3).
(1) Abroga l'art. 7, d.p.r. 15 gennaio 1972, n. 10.
(2) Abroga gli artt. 35 e 40, d.p.r. 24 luglio 1977, n. 616.
(3) Abroga il comma 1 dell'art. 2 e l'art. 18, l. 21 dicembre 1978, n. 845.
Definizioni.
1. Ai fini del presente decreto
legislativo si intendono per:
a) "beni culturali", quelli che compongono il patrimonio storico, artistico,
monumentale, demo-etno-antropologico, archeologico, archivistico e librario e
gli altri che costituiscono testimonianza avente valore di civiltà così
individuati in base alla legge;
b) "beni ambientali", quelli individuati in base alla legge quale
testimonianza significativa dell'ambiente nei suoi valori naturali o
culturali;
c) "tutela", ogni attività diretta a riconoscere, conservare e proteggere i
beni culturali e ambientali;
d) "gestione", ogni attività diretta, mediante l'organizzazione di risorse
umane e materiali, ad assicurare la fruizione dei beni culturali e ambientali,
concorrendo al perseguimento delle finalità di tutela e di valorizzazione;
e) "valorizzazione", ogni attività diretta a migliorare le condizioni di
conoscenza e conservazione dei beni culturali e ambientali e ad incrementarne
la fruizione;
f) "attività culturali", quelle rivolte a formare e diffondere espressioni
della cultura e dell'arte;
g) "promozione", ogni attività diretta a suscitare e a sostenere le attività
culturali.
Funzioni riservate allo Stato.
1. Ai sensi dell'articolo 1, comma
3, lettera d), della legge 15 marzo 1997, n. 59, sono riservate allo Stato le
funzioni e i compiti di tutela dei beni culturali la cui disciplina generale è
contenuta nella legge 1° giugno 1939, n. 1089, e nel decreto del Presidente
della Repubblica 30 settembre 1963, n. 1409, e loro successive modifiche e
integrazioni.
2. Lo Stato, le regioni e gli enti locali concorrono all'attività di
conservazione dei beni culturali.
3. Sono riservate allo Stato, in particolare, le seguenti funzioni e compiti:
a) apposizione di vincolo, diretto e indiretto, di interesse storico o
artistico e vigilanza sui beni vincolati;
b) autorizzazioni, prescrizioni, divieti, approvazioni e altri provvedimenti,
anche di natura interinale, diretti a garantire la conservazione, l'integrità
e la sicurezza dei beni di interesse storico o artistico;
c) controllo sulla circolazione e sull'esportazione dei beni di interesse
storico o artistico ed esercizio del diritto di prelazione;
d) occupazione d'urgenza, concessioni e autorizzazioni per ricerche
archeologiche;
e) espropriazione di beni mobili e immobili di interesse storico o artistico;
f) conservazione degli archivi degli Stati italiani preunitari, dei documenti
degli organi giudiziari e amministrativi dello Stato non più occorrenti alle
necessità ordinarie di servizio, di tutti gli altri archivi o documenti di cui
lo Stato abbia la disponibilità in forza di legge o di altro titolo;
g) vigilanza sugli archivi degli enti pubblici e sugli archivi privati di
notevole interesse storico, nonché le competenze in materia di consultabilità
dei documenti archivistici;
h) le ulteriori competenze previste dalla legge 1° giugno 1939, n. 1089, e dal
decreto del Presidente della Repubblica 30 settembre 1963, n. 1409, e da altre
leggi riconducibili al concetto di tutela di cui all'articolo 148 del presente
decreto legislativo.
4. Spettano altresì allo Stato, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera a),
della legge 15 marzo 1997, n. 59, le seguenti funzioni e compiti:
a) il controllo sulle esportazioni, ai sensi del regolamento CEE n. 3911/1992
del Consiglio del 9 dicembre 1992 e successive modificazioni;
b) le attività dirette al recupero dei beni culturali usciti illegittimamente
dal territorio nazionale, in attuazione della direttiva 93/7/CEE del Consiglio
del 15 marzo 1993;
c) la prevenzione e repressione di reati contro il patrimonio culturale e la
raccolta e coordinamento delle informazioni relative;
d) le funzioni relative a scuole e istituti nazionali di preparazione
professionale operanti nel settore dei beni culturali nonché la determinazione
dei criteri generali sulla formazione professionale e l'aggiornamento del
personale tecnico-scientifico, ferma restando l'autonomia delle università;
e) la definizione, anche con la cooperazione delle regioni, delle metodologie
comuni da seguire nelle attività di catalogazione, anche al fine di garantire
l'integrazione in rete delle banche dati regionali e la raccolta ed
elaborazione dei dati a livello nazionale;
f) la definizione, anche con la cooperazione delle regioni, delle metodologie
comuni da seguire nell'attività tecnico-scientifica di restauro.
5. Le regioni, le province e i comuni possono formulare proposte ai fini
dell'esercizio delle funzioni di cui al comma 3, lettere a) ed e), del
presente articolo, nonché ai fini dell'esercizio del diritto di prelazione. Lo
Stato può rinunciare all'acquisto ai sensi dell'articolo 31 della legge 1°
giugno 1939, n. 1089, trasferendo alla regione, provincia o comune interessati
la relativa facoltà.
6. Restano riservate allo Stato le funzioni e i compiti statali in materia di
beni ambientali di cui all'articolo 82 del decreto del Presidente della
Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, come modificato dalla legge 8 agosto 1985,
n. 431 di conversione con modificazioni del D.L. 27 giugno 1985, n. 312.
La gestione.
1. Una commissione paritetica,
composta da cinque rappresentanti del Ministero per i beni e le attività
culturali e da cinque rappresentanti degli enti territoriali designati dalla
Conferenza unificata, individua, ai sensi dell'articolo 17, comma 131, della
legge 15 maggio 1997, n. 127, i musei o altri beni culturali statali la cui
gestione rimane allo Stato e quelli per i quali essa è trasferita, secondo il
principio di sussidiarietà, alle regioni, alle province o ai comuni.
2. La commissione è presieduta dal Ministro per i beni e le attività culturali
o da un Sottosegretario da lui delegato e conclude i lavori entro due anni con
la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana
dell'elenco dei musei o altri beni culturali di cui al comma 1.
3. La Commissione entro un anno dal suo insediamento formula una proposta di
elenco sulla quale le commissioni di cui all'articolo 154 esprimono parere.
4. Il trasferimento della gestione ai sensi del comma 1, salve le funzioni e i
compiti di tutela riservati allo Stato, riguarda, in particolare, l'autonomo
esercizio delle attività concernenti:
a) l'organizzazione, il funzionamento, la disciplina del personale, i servizi
aggiuntivi, le riproduzioni e le concessioni d'uso dei beni;
b) la manutenzione, la sicurezza, l'integrità dei beni, lo sviluppo delle
raccolte museali;
c) la fruizione pubblica dei beni, concorrendo al perseguimento delle finalità
di valorizzazione di cui all'articolo 152, comma 3.
5. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, adottato ai sensi
dell'articolo 7 della legge 15 marzo 1997, n. 59, si provvede al trasferimento
alle regioni, alle province o ai comuni della gestione dei musei o altri beni
culturali indicati nell'elenco di cui al comma 2 del presente articolo, nonché
all'individuazione dei beni, delle risorse finanziarie, umane, strumentali e
organizzative da trasferire e loro ripartizione tra le regioni e tra regioni,
province e comuni.
6. Con proprio decreto il Ministro per i beni e le attività culturali
definisce i criteri tecnico-scientifici e gli standard minimi da osservare
nell'esercizio delle attività trasferite, in modo da garantire un adeguato
livello di fruizione collettiva dei beni, la loro sicurezza e la prevenzione
dei rischi. Con apposito protocollo tra il Ministro per i beni e le attività
culturali e l'ente locale cui è trasferita la gestione possono essere
individuate ulteriori attività da trasferire.
7. Le regioni provvedono, con proprie norme, alla organizzazione, al
funzionamento ed al sostegno dei musei o degli altri beni culturali la cui
gestione è stata trasferita ai sensi del presente decreto legislativo.
8. Ai fini dell'individuazione di eventuali modifiche dell'elenco di cui al
comma 2, la commissione paritetica può essere ricostituita, su iniziativa del
Ministro per i beni e le attività culturali o della Conferenza unificata,
entro due anni dalla pubblicazione dell'elenco medesimo. La commissione svolge
i propri lavori con le procedure di cui al presente articolo e le conclude
entro un anno dalla ricostituzione.
Biblioteche pubbliche statali
universitarie.
1. Le università possono
richiedere il trasferimento delle biblioteche pubbliche statali ad esse
collegate. Ai fini del trasferimento, il Ministro per i beni e le attività
culturali stipula con le università apposita convenzione, sentito il parere
del [Consiglio nazionale per i beni culturali e ambientali] (1) e del Ministro
dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Nell'ambito della
convenzione sono anche individuati i beni del patrimonio bibliografico da
riservare al demanio dello Stato.
(1) Ora Consiglio per i beni culturali e ambientali e comitati
tecnico-scientifici, ex art. 4, d.lg. 20 ottobre 1998, n. 368.
La valorizzazione.
1. Lo Stato, le regioni e gli enti
locali curano, ciascuno nel proprio ambito, la valorizzazione dei beni
culturali. Ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera c), della legge 15 marzo
1997, n. 59, la valorizzazione viene di norma attuata mediante forme di
cooperazione strutturali e funzionali tra Stato, regioni ed enti locali,
secondo quanto previsto dagli articoli 154 e 155 del presente decreto
legislativo.
2. Per le regioni a statuto speciale le norme di attuazione possono prevedere
forme di cooperazione anche mediante l'istituzione di organismi analoghi a
quello di cui al predetto articolo 154.
3. Le funzioni e i compiti di valorizzazione comprendono in particolare le
attività concernenti:
a) il miglioramento della conservazione fisica dei beni e della loro
sicurezza, integrità e valore;
b) il miglioramento dell'accesso ai beni e la diffusione della loro conoscenza
anche mediante riproduzioni, pubblicazioni ed ogni altro mezzo di
comunicazione;
c) la fruizione agevolata dei beni da parte delle categorie meno favorite;
d) l'organizzazione di studi, ricerche ed iniziative scientifiche anche in
collaborazione con università ed istituzioni culturali e di ricerca;
e) l'organizzazione di attività didattiche e divulgative anche in
collaborazione con istituti di istruzione;
f) l'organizzazione di mostre anche in collaborazione con altri soggetti
pubblici e privati;
g) l'organizzazione di eventi culturali connessi a particolari aspetti dei
beni o ad operazioni di recupero, restauro o ad acquisizione;
h) l'organizzazione di itinerari culturali, individuati mediante la
connessione fra beni culturali e ambientali diversi, anche in collaborazione
con gli enti e organi competenti per il turismo.
La promozione.
1. Lo Stato, le regioni e gli enti
locali provvedono, ciascuno nel proprio ambito, alla promozione delle attività
culturali. Ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera c), della legge 15 marzo
1977, n. 59, la promozione viene di norma attuata mediante forme di
cooperazione strutturali e funzionali tra Stato, regioni ed enti locali,
secondo quanto previsto dagli articoli 154 e 155 del presente decreto
legislativo.
2. Per le regioni a statuto speciale le norme di attuazione possono prevedere
forme di cooperazione anche mediante l'istituzione di organismi analoghi a
quello di cui all'articolo 154.
3. Le funzioni e i compiti di promozione comprendono in particolare le
attività concernenti:
a) gli interventi di sostegno alle attività culturali mediante ausili
finanziari, la predisposizione di strutture o la loro gestione;
b) l'organizzazione di iniziative dirette ad accrescere la conoscenza delle
attività culturali ed a favorirne la migliore diffusione;
c) l'equilibrato sviluppo delle attività culturali tra le diverse aree
territoriali;
d) l'organizzazione di iniziative dirette a favorire l'integrazione delle
attività culturali con quelle relative alla istruzione scolastica e alla
formazione professionale;
e) lo sviluppo delle nuove espressioni culturali ed artistiche e di quelle
meno note, anche in relazione all'impiego di tecnologie in evoluzione.
Commissione per i beni e le
attività culturali.
1. È istituita in ogni regione a
statuto ordinario la commissione per i beni e le attività culturali, composta
da tredici membri designati:
a) tre dal Ministro per i beni e le attività culturali;
b) due dal Ministro per l'università e la ricerca scientifica e tecnologica;
c) due dalla regione; due dall'associazione regionale dei comuni; uno
dall'associazione regionale delle province;
d) uno dalla Conferenza episcopale regionale;
e) due dal CNEL tra le forze imprenditoriali locali.
2. I componenti di cui al comma 1, lettere a) e c) sono individuati tra i
dirigenti delle rispettive amministrazioni o anche tra esperti esterni.
3. Il presidente della commissione è scelto tra i suoi componenti dal
Presidente della Giunta regionale d'intesa con il Ministro per i beni e le
attività culturali. I componenti della commissione restano in carica tre anni
e possono essere confermati (1).
(1) Il soprintendente regionale per i beni culturali e ambientali di cui
all'art. 7, d.lg. 20 ottobre 1998, n. 368, è anch'esso componente della
commissione di cui al presente articolo.
Funzioni della commissione.
1. Ciascuna commissione, ai fini
della definizione del programma nazionale e di quello regionale, istruisce e
formula una proposta di piano pluriennale e annuale di valorizzazione dei beni
culturali e di promozione delle relative attività, perseguendo lo scopo di
armonizzazione e coordinamento, nel territorio regionale, delle iniziative
dello Stato, della regione, degli enti locali e di altri possibili soggetti
pubblici e privati.
2. La commissione svolge inoltre i seguenti compiti:
a) monitoraggio sull'attuazione dei piani di cui al comma 1;
b) esprime, su iniziativa delle amministrazioni statali e regionali, pareri in
ordine a interventi di tutela e valorizzazione dei beni culturali e
ambientali.
Compiti di rilievo nazionale in
materia di spettacolo.
1. Lo Stato svolge i seguenti
compiti:
a) definisce gli indirizzi generali per il sostegno delle attività teatrali,
musicali e di danza, secondo princìpi idonei a valorizzare la qualità e la
progettualità e in un'ottica di riequilibrio delle presenze e dei soggetti e
delle attività teatrali sul territorio;
b) promuove la presenza della produzione nazionale di teatro, di musica e di
danza all'estero, anche mediante iniziative di scambi e di ospitalità
reciproche con altre nazioni;
c) definisce, previa intesa con la Conferenza unificata, i requisiti della
formazione del personale artistico e tecnico dei teatri;
d) promuove la formazione di una videoteca, al fine di conservare la memoria
visiva delle attività teatrali, musicali e di danza;
e) garantisce il ruolo delle compagnie teatrali e di danza e delle istituzioni
concertistico-orchestrali, favorendone, in collaborazione con le regioni e con
gli enti locali, la promozione e la circolazione sul territorio;
f) definisce e sostiene il ruolo delle istituzioni teatrali nazionali;
g) definisce gli indirizzi per la presenza del teatro, della musica, della
danza e del cinema nelle scuole e nelle università;
h) concede sovvenzioni e ausili finanziari ai soggetti operanti nel settore
della cinematografia, di cui alla legge 4 novembre 1965, n. 1213, e successive
modificazioni ed integrazioni;
i) provvede alla revisione delle opere cinematografiche, di cui alla legge 21
aprile 1962, n. 161;
l) autorizza l'apertura delle sale cinematografiche, nei limiti di cui
all'articolo 5 del decreto legislativo 8 gennaio 1998, n. 3;
m) contribuisce al sostegno delle attività della Scuola nazionale di cinema,
fermo quanto previsto dal decreto legislativo 18 novembre 1997, n. 426;
n) programma e promuove, unitamente alle regioni e agli enti locali, la
presenza delle attività teatrali, musicali e di danza sul territorio,
perseguendo obiettivi di equilibrio e omogeneità della diffusione della
fruizione teatrale, musicale e di danza, favorendone l'insediamento in
località che ne sono sprovviste e favorendo la equilibrata circolazione delle
rappresentazioni sul territorio nazionale, a questo fine e per gli altri fini
di cui al presente articolo utilizzando gli ausili finanziari di cui alla
legge 30 aprile 1985, n. 163, e successive modificazioni ed integrazioni;
o) contribuisce ad incentivare la produzione teatrale, musicale e di danza
nazionale, con particolare riferimento alla produzione contemporanea;
p) preserva ed incentiva la rappresentazione del repertorio classico del
teatro greco-romano in coordinamento con la fondazione "Istituto nazionale per
il dramma antico";
q) promuove le forme di ricerca e sperimentazione teatrale, musicale e di
danza e di rinnovo dei linguaggi;
r) contribuisce al sostegno degli enti lirici ed assimilati di cui al decreto
legislativo 29 giugno 1996, n. 367.
Competenze in materia di sport.
1. L'elaborazione dei programmi,
riservata alla commissione tecnica di cui all'articolo 1, commi 4 e 5, del
decreto-legge 3 gennaio 1987, n. 2, convertito con modificazioni dalla legge 6
marzo 1987, n. 65, e successive modificazioni, è trasferita alle regioni. I
relativi criteri e parametri sono definiti dall'autorità di governo
competente, acquisito il parere del Comitato olimpico nazionale italiano
(CONI) e della Conferenza unificata.
2. Il riparto dei fondi è effettuato dall'autorità di governo competente con
le modalità di cui al comma 1. È soppressa la commissione tecnica di cui
all'articolo 1, commi 4 e 5, del citato decreto-legge n. 2 del 1987.
3. Resta riservata allo Stato la vigilanza sul CONI di cui alla legge 16
febbraio 1942, n. 426, e successive modificazioni e sull'Istituto per il
credito sportivo di cui alla legge 24 dicembre 1957, n. 1295.
4. Con regolamento di cui all'articolo 7, comma 3, della legge 15 marzo 1997,
n. 59, si provvede al riordino dell'Istituto per il credito sportivo, anche
garantendo una adeguata presenza nell'organo di amministrazione di
rappresentanti delle regioni e delle autonomie locali.
Oggetto.
1. Il presente titolo ha come
oggetto le funzioni e i compiti amministrativi relativi alla materia "polizia
amministrativa regionale e locale".
2. Le regioni e gli enti locali sono titolari delle funzioni e dei compiti di
polizia amministrativa nelle materie ad essi rispettivamente trasferite o
attribuite. La delega di funzioni amministrative dallo Stato alle regioni e da
queste ultime agli enti locali, anche per quanto attiene alla sub-delega,
ricomprende anche l'esercizio delle connesse funzioni e compiti di polizia
amministrativa.
Definizioni.
1. Le funzioni ed i compiti
amministrativi relativi alla polizia amministrativa regionale e locale
concernono le misure dirette ad evitare danni o pregiudizi che possono essere
arrecati ai soggetti giuridici ed alle cose nello svolgimento di attività
relative alle materie nelle quali vengono esercitate le competenze, anche
delegate, delle regioni e degli enti locali, senza che ne risultino lesi o
messi in pericolo i beni e gli interessi tutelati in funzione dell'ordine
pubblico e della sicurezza pubblica.
2. Le funzioni ed i compiti amministrativi relativi all'ordine pubblico e
sicurezza pubblica di cui all'articolo 1, comma 3, lettera l), della legge 15
marzo 1997, n. 59, concernono le misure preventive e repressive dirette al
mantenimento dell'ordine pubblico, inteso come il complesso dei beni giuridici
fondamentali e degli interessi pubblici primari sui quali si regge l'ordinata
e civile convivenza nella comunità nazionale, nonché alla sicurezza delle
istituzioni, dei cittadini e dei loro beni.
Competenze dello Stato.
1. Ai sensi dell'articolo 1, commi
3 e 4, e dell'articolo 3, comma 1, lettera a), della legge 15 marzo 1997, n.
59, sono conservati allo Stato le funzioni e i compiti di polizia
amministrativa nelle materie elencate nel predetto comma 3 dell'articolo 1 e
quelli relativi ai compiti di rilievo nazionale di cui al predetto comma 4 del
medesimo articolo 1.
2. L'ordinamento dell'amministrazione della pubblica sicurezza resta
disciplinato dalla legge 1° aprile 1981, n. 121, e successive modifiche ed
integrazioni, che individua, ai fini della tutela dell'ordine e della
sicurezza pubblica, le forze di polizia.
2-bis. (Omissis) (1).
(1) Comma aggiunto dall'art. 1, d.lg. 27 luglio 1999, n. 279, modifica l'art.
20, l. 1° aprile 1981, n. 121.
Conferimenti alle regioni e agli
enti locali.
1. Sono conferiti alle regioni e
agli enti locali, secondo le modalità e le regole fissate dal presente titolo,
tutte le funzioni ed i compiti di polizia amministrativa nelle materie ad essi
rispettivamente trasferite o attribuite, salvo le riserve allo Stato di cui
all'articolo 160.
Trasferimenti alle regioni.
1. È trasferito alle regioni, in
particolare, il rilascio dell'autorizzazione per l'espletamento di gare con
autoveicoli, motoveicoli, ciclomotori su strade ordinarie di interesse di più
province, nell'ambito della medesima circoscrizione regionale, di cui
all'articolo 9 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285. Del
provvedimento è tempestivamente informata l'autorità di pubblica sicurezza.
2. Il servizio di polizia regionale e locale è disciplinato dalle leggi
regionali e dai regolamenti degli enti locali, nel rispetto dei princìpi di
cui al titolo V della parte II della Costituzione e della legislazione statale
nelle materie alla stessa riservate.
Trasferimenti agli enti locali.
1. Le funzioni e i compiti di
polizia amministrativa spettanti agli enti locali sono indicati nell'articolo
161 del presente decreto legislativo.
2. Ai sensi dell'articolo 128 della Costituzione, sono trasferiti ai comuni le
seguenti funzioni e compiti amministrativi:
a) il rilascio della licenza di vendita ambulante di strumenti da punta e da
taglio, di cui all'articolo 37 del testo unico delle leggi di pubblica
sicurezza, approvato con regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e all'articolo
56 del regolamento di pubblica sicurezza, approvato con regio decreto 6 maggio
1940, n. 635;
b) il rilascio delle licenze concernenti le agenzie d'affari nel settore delle
esposizioni, mostre e fiere campionarie, di cui all'articolo 115 del predetto
testo unico delle leggi di pubblica sicurezza;
c) il ricevimento della dichiarazione relativa all'esercizio dell'industria di
affittacamere o appartamenti mobiliati o comunque relativa all'attività di
dare alloggio per mercede, di cui all'articolo 108 del citato testo unico
delle leggi di pubblica sicurezza;
d) il rilascio delle licenze concernenti le agenzie di affari, di cui
all'articolo 115 del richiamato testo unico delle leggi di pubblica sicurezza,
ad esclusione di quelle relative all'attività di recupero crediti, pubblici
incanti, agenzie matrimoniali e di pubbliche relazioni;
e) il rilascio della licenza per l'esercizio del mestiere di fochino, previo
accertamento della capacità tecnica dell'interessato da parte della
Commissione tecnica provinciale per gli esplosivi, di cui all'articolo 27 del
decreto del Presidente della Repubblica 19 marzo 1956, n. 302;
f) il rilascio dell'autorizzazione per l'espletamento di gare con autoveicoli,
motoveicoli o ciclomotori su strade ordinarie di interesse esclusivamente
comunale, di cui all'articolo 68 del predetto testo unico delle leggi di
pubblica sicurezza e all'articolo 9 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n.
285;
g) il rilascio dell'autorizzazione allo svolgimento dell'attività di direttore
o istruttore di tiro, di cui all'articolo 31 della legge 18 aprile 1975, n.
110;
h) le autorizzazioni agli stranieri per l'esercizio dei mestieri girovaghi, di
cui all'articolo 124 del citato testo unico delle leggi di pubblica sicurezza.
3. Ai sensi dell'articolo 128 della Costituzione, sono trasferite alle
province le seguenti funzioni e compiti amministrativi:
a) il riconoscimento della nomina a guardia giurata degli agenti venatori
dipendenti dagli enti delegati dalle regioni e delle guardie volontarie delle
associazioni venatorie e protezionistiche nazionali riconosciute, di cui
all'articolo 27 della legge 11 febbraio 1992, n. 157;
b) il riconoscimento della nomina di agenti giurati addetti alla sorveglianza
sulla pesca nelle acque interne e marittime, di cui all'articolo 31 del regio
decreto 8 ottobre 1931, n. 1604, e all'articolo 22 della legge 14 luglio 1965,
n. 963;
c) il rilascio dell'autorizzazione per l'espletamento di gare con autoveicoli,
motoveicoli e ciclomotori su strade ordinarie di interesse sovracomunale ed
esclusivamente provinciale, di cui all'articolo 9 del decreto legislativo 30
aprile 1992, n. 285.
4. Dei provvedimenti di cui al comma 2, lettere a), e), f) e g), e di cui al
comma 3 è data tempestiva informazione all'autorità di pubblica sicurezza.
Abrogazione di norme.
1. Sono abrogate le seguenti
disposizioni:
a) (Omissis) (1);
b) l'articolo 76 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza approvato
con regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, fermo restando l'obbligo di
informazione preventiva all'autorità di pubblica sicurezza;
c) (Omissis) (2);
d) l'articolo 19, comma 4, del medesimo decreto del Presidente della
Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, nella parte in cui prevede la comunicazione
al prefetto e i poteri di sospensione, revoca e annullamento in capo a
quest'ultimo in ordine: all'articolo 19, comma 1, numero 13), in materia di
licenza agli stranieri per mestieri ambulanti; all'articolo 19, comma 1,
numero 14), in materia di registrazione per mestieri ambulanti; all'articolo
19, comma 1, numero 17), in materia di licenza di iscrizione per portieri e
custodi, fermo restando il dovere di tempestiva comunicazione al prefetto dei
provvedimenti adottati;
e) gli articoli 72, 74, 75, 81 e 83 del predetto testo unico delle leggi di
pubblica sicurezza, in materia di attestazione dell'attività di fabbricazione
e commercio di pellicole cinematografiche;
f) l'articolo 111 del citato testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, in
materia di rilascio delle licenze per l'esercizio dell'arte fotografica, fermo
restando l'obbligo di informazione tempestiva all'autorità di pubblica
sicurezza.
2. È altresì abrogato il comma 5 dell'articolo 19 del decreto del Presidente
della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, nella parte in cui si riferisce ai
numeri 13), 14) e 17) del comma 1 dello stesso articolo 19.
3. (Omissis) (3).
(1) Abroga la l. 13 dicembre 1928, n. 3086 e il riferimento alla legge
medesima contenuto nella tabella A allegata al d.p.r. 26 aprile 1992, n. 300.
(2) Abroga il n. 3) del comma 1, art. 19, d.p.r. 24 luglio 1977, n. 616.
(3) Modifica il primo comma dell'art. 68, r.d. 18 giugno 1931, n. 773.