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Decreto 4 maggio 2006
Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Disposizioni generali per la produzione di materiale di moltiplicazione delle specie arbustive ed arboree da frutto, nonche' delle specie erbacee a moltiplicazione agamica.
(GU n. 168 del 21-7-2006)
IL MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE E FORESTALI
Visto il decreto ministeriale 16 giugno 1993 «Norme tecniche per la produzione
di materiale di propagazione vegetale certificato di olivo», pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 147 del 25 giugno 1993;
Visto il decreto ministeriale 29 ottobre 1993 «Norme tecniche per la produzione
di materiale di propagazione vegetale certificato di noce», pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 265 dell'11 novembre 1993;
Visto il decreto ministeriale 29 ottobre 1993 «Norme tecniche per la produzione
di materiale di propagazione vegetale certificato delle Pomoidee», pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 265 dell'11 novembre 1993;
Visto il decreto ministeriale 29 ottobre 1993 «Norme tecniche per la produzione
di materiale di propagazione vegetale certificato di agrumi», pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 265 dell'11 novembre 1993;
Visto il decreto ministeriale 27 marzo 1995 «Norme tecniche per la produzione di
materiale di propagazione vegetale certificato di fragola (Fragaria \chi
Ananassa)», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 76
del 31 marzo 1995;
Visto il decreto ministeriale 21 febbraio 1997 relativo a «Modificazioni al
decreto ministeriale 31 dicembre 1992 relativo alle norme tecniche per la
produzione di materiale di propagazione vegetale certificato delle Prunoidee e
dei relativi portinnesti», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica
italiana n. 128 del 4 giugno 1997;
Visto il decreto ministeriale 24 luglio 2003 sull'organizzazione del servizio
nazionale di certificazione volontaria del materiale di propagazione vegetale
delle piante da frutto, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica
italiana n. 240 del 15 ottobre 2003;
Ritenuta l'opportunita' di dettare disposizioni generali comuni relative alle
norme tecniche per la produzione di materiale di propagazione vegetale
certificato delle specie arbustive ed arboree da frutto nonche' delle specie
erbacee a moltiplicazione agamica;
Sentito il parere del Comitato nazionale per la certificazione (CNC) nella
riunione del 30 gennaio 2006;
Acquisito il parere favorevole della Conferenza permanente per i rapporti tra lo
Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, espresso nella
seduta del 16 marzo 2006;
Decreta:
Art. 1.
Finalita'
1. Le disposizioni contenute nel presente decreto si applicano per la
certificazione genetico-sanitaria volontaria del materiale di moltiplicazione
delle specie arbustive ed arboree da frutto nonche' delle specie erbacee a
moltiplicazione agamica disciplinata dal decreto ministeriale del 24 luglio
2003, Organizzazione del servizio nazionale di certificazione volontaria del
materiale di propagazione vegetale delle piante da frutto, di seguito denominato
decreto ministeriale.
Art. 2.
Registrazione
1. Per il riconoscimento della Fonte primaria delle specie arbustive ed
arboree da frutto nonche' delle specie erbacee a moltiplicazione agamica, deve
essere presentata apposita domanda corredata dalla documentazione indicata
all'art. 13 del decreto ministeriale, secondo le modalita' e la modulistica
riportata nell'allegato 1 del presente decreto.
Art. 3.
Immissione dei materiali nel sistema di certificazione
1. Per le accessioni libere da vincoli di libera moltiplicazione e' fatto
obbligo al responsabile della conservazione della Fonte primaria di una nuova
accessione registrata di consegnare i materiali di propagazione derivanti dalla
Fonte primaria, unitamente alla documentazione prevista dai singoli disciplinari
delle singole specie e alla dichiarazione di filiazione, di cui all'allegato 2
del presente decreto, ai Centri di conservazione per la premoltiplicazione (CCP)
che ne facciano richiesta.
2. Per le nuove costituzioni o nel caso di carente disponibilita' di materiale
di propagazione, il Comitato nazionale per la certificazione (CNC) puo'
autorizzare:
a) l'immissione di piante, prodotte
sotto la responsabilita' del costitutore, nelle fasi di Conservazione per la
Premoltiplicazione (CCP), di Premoltiplicazione (CP) e di Moltiplicazione (CM).
Il costitutore deve sottoscrivere specifica dichiarazione di filiazione, come
indicato all'allegato 2 del presente decreto;
b) l'utilizzazione di tecniche di propagazione in vitro secondo quanto previsto
dai disciplinari delle singole specie predisposti dal Comitato nazionale per la
certificazione (CNC);
c) la realizzazione di sezioni
incrementali secondo quanto previsto dai disciplinari delle singole specie
predisposti dal Comitato nazionale per la certificazione (CNC). Le sezioni
incrementali nelle fasi di conservazione per la Premoltiplicazione (CCP) e di
Premoltiplicazione (CP) sono riconosciute dal Comitato nazionale per la
certificazione (CNC) ed autorizzate dal Ministero delle politiche agricole e
forestali. Le sezioni incrementali realizzate nella fase di moltiplicazione (CM)
sono riconosciute ed autorizzate dal Servizio fitosanitario regionale,
competente per territorio.
Art. 4.
Conservazione per la Premoltiplicazione
1. Le strutture dei Centri di Conservazione per la Premoltiplicazione (CCP)
ed i mezzi necessari alla conservazione e alla produzione in vivo ed in vitro
dei materiali di categoria «Prebase» devono rispondere ai requisiti tecnici
indicati nei disciplinari adottati per le singole specie.
2. I materiali di categoria «Prebase» devono soddisfare i requisiti fitosanitari
indicati nei disciplinari adottati per singole specie.
3. I controlli sul materiale di
propagazione di categoria «Prebase», previsti dai disciplinari delle singole
specie, sono effettuati sotto la supervisione del servizio fitosanitario
regionale competente per territorio, e la responsabilita' del Centro di
conservazione per la premoltiplicazione (CCP). Le analisi possono essere
effettuate da laboratori accreditati ai sensi del decreto ministeriale 14 aprile
1997, pubblici o privati, riconosciuti idonei dal Servizio nazionale di
certificazione (SNC).
4. Presso il Centro di Conservazione per la Premoltiplicazione (CCP) devono
essere tenute le mappe relative all'esatta collocazione delle accessioni
presenti, nonche' un registro di conduzione, vidimato dal servizio fitosanitario
regionale competente per territorio.
5. Entro il 31 gennaio di ogni anno il Centro di Conservazione per la
Premoltiplicazione (CCP) deve trasmettere, al Servizio fitosanitario regionale
competente per territorio ed al Comitato nazionale per la certificazione (CNC),
una relazione sulla conduzione e sull'attivita' svolta nell'anno precedente,
comprensiva delle relative mappe.
6. La certificazione del materiale di propagazione di categoria «Prebase»,
prodotto nei Centri di Conservazione per la Premoltiplicazione (CCP), avviene
dopo la verifica dell'avvenuto attecchimento dell'innesto per le piante
innestate, della radicazione per le piante autoradicate, e del possesso delle
caratteristiche biometriche, previste dai disciplinari di produzione delle
singole specie, nonche' del possesso delle caratteristiche biometriche, previste
dai disciplinari di produzione delle singole specie, per i portinnesti.
7. La certificazione del materiale di moltiplicazione di categoria «Prebase»
prodotto in vitro avviene dopo la verifica del possesso dei requisiti previsti
dai disciplinari delle singole specie predisposti dal Comitato nazionale per la
certificazione (CNC).
8. Le operazioni di taglio ed
innesto del materiale di «prebase» e l'eliminazione di piante madri, devono
avvenire sotto il controllo del responsabile tecnico del Centro di Conservazione
per la Premoltiplicazione (CCP) e comunicate preventivamente al Servizio
fitosanitario regionale competente per territorio.
Art. 5.
Premoltiplicazione
1. Le strutture dei Centri di Premoltiplicazione (CP) ed i mezzi necessari
alla conduzione delle piante madri ed alla produzione in vivo ed in vitro dei
materiali di categoria «base» devono rispondere ai requisiti indicati nei
disciplinari adottati per le singole specie.
2. I materiali di propagazione di categoria «base» devono soddisfare i requisiti
fitosanitari indicati nei disciplinari delle singole specie.
3. I controlli sul materiale di propagazione di categoria «Base», previsti dai
disciplinari delle singole specie, sono effettuati sotto la supervisione del
Servizio fitosanitario regionale competente per territorio, e la responsabilita'
del Centro di Premoltiplicazione (CP). Le analisi possono essere effettuate da
laboratori accreditati ai sensi del decreto ministeriale 14 aprile 1997,
pubblici o privati, riconosciuti idonei dal servizio nazionale di certificazione
(SNC).
4. Presso il Centro di
Premoltiplicazione (CP) devono essere tenute le mappe relative all'esatta
collocazione delle accessioni presenti, nonche' un registro di conduzione,
vidimato dal Servizio fitosanitario regionale competente per territorio.
5. Le strutture per la produzione di materiale di propagazione di categoria
«Base» da destinarsi al centro di moltiplicazione, sono parte integrante del
Centro di Premoltiplicazione (CP) e pertanto devono rispondere agli stessi
requisiti indicati per tale fase, nei disciplinari delle singole specie.
6. Entro il 31 gennaio di ogni anno il Centro di Premoltiplicazione (CP) deve
trasmettere, al Servizio fitosanitario regionale competente per territorio ed al
Comitato nazionale per la certificazione (CNC), una relazione sulla conduzione e
sull'attivita' svolta nell'anno precedente, comprensiva delle relative mappe.
7. La certificazione del materiale di propagazione di categoria «Base», prodotto
nei Centri di Premoltiplicazione (CP), avviene dopo la verifica dell'avvenuto
attecchimento dell'innesto per le piante innestate, della radicazione per le
piante autoradicate, e del possesso delle caratteristiche biometriche, previste
dai disciplinari di produzione delle singole specie, nonche' del possesso delle
caratteristiche biometriche, previste dai disciplinari di produzione delle
singole specie, per i portinnesti.
8. La certificazione del materiale di moltiplicazione di categoria «Base»
prodotto in vitro avviene dopo la verifica del possesso dei requisiti previsti
dai disciplinari delle singole specie.
9. Le operazioni di taglio ed
innesto del materiale di «Base» e l'eliminazione di piante madri, devono
avvenire sotto il controllo del responsabile tecnico del Centro di
Premoltiplicazione (CP) e comunicate preventivamente al Servizio fitosanitario
regionale competente per territorio.
Art. 6.
Moltiplicazione
1. Le strutture ed i mezzi necessari alla produzione in vivo ed in vitro dei
materiali di categoria «Certificato» devono rispondere ai requisiti indicati nei
disciplinari delle singole specie.
2. I materiali di propagazione di
categoria «Certificato» devono soddisfare i requisiti fitosanitari indicati nei
disciplinari delle singole specie.
3. Presso il Centro di Moltiplicazione (CM) devono essere tenute le mappe
relative agli impianti e alle strutture di moltiplicazione, riportanti l'esatta
collocazione delle piante madri presenti, nonche' un registro di conduzione,
vidimato dal Servizio fitosanitario regionale competente per territorio.
4. I controlli sul materiale di propagazione di categoria «Certificato» previsti
dai disciplinari delle singole specie, sono effettuati sotto la supervisione del
Servizio fitosanitario regionale competente per territorio, e la responsabilita'
del Centro di Moltiplicazione (CM). Le analisi possono essere effettuate da
laboratori accreditati ai sensi del decreto ministeriale 14 aprile 1997,
pubblici o privati, riconosciuti idonei dal Servizio nazionale di certificazione
(SNC).
5. Entro il 31 gennaio di ogni anno il Centro di Moltiplicazione (CM) deve
trasmettere, al Servizio fitosanitario regionale competente per territorio, la
mappa aggiornata degli impianti e delle strutture di moltiplicazione.
6. La certificazione delle produzioni a vivaio, fermo restando quanto previsto
dalle disposizioni vigenti sullo stato fitosanitario e sulla corrispondenza
varietale e clonale, potra' avvenire dopo la verifica dell'avvenuto
attecchimento dell'innesto per le piante innestate, della radicazione per le
piante autoradicate e del possesso delle caratteristiche biometriche, previste
dai disciplinari di produzione delle singole specie, per i portinnesti.
7. La certificazione del materiale di propagazione di categoria certificato
prodotto in vitro potra' avvenire dopo la verifica dei requisiti previsti dai
disciplinari predisposti dal Comitato nazionale per la certificazione (CNC) ed
emanati dal Ministero delle politiche agricole e forestali.
8. I campi di piante madri devono avere dimensioni sufficienti a produrre
annualmente un numero di talee e di marze idoneo a soddisfare le richieste
prevedibili dal mercato. Il Ministero delle politiche agricole e forestali,
acquisito il parere del Comitato nazionale per la certificazione (CNC), potra'
dare indicazioni sulle dimensioni minime per le singole specie.
9. Le operazioni di taglio ed
innesto del materiale «Certificato» e l'eliminazione di piante madri, devono
avvenire sotto il controllo del responsabile tecnico del Centro di
Moltiplicazione (CM) e comunicate preventivamente al Servizio fitosanitario
regionale competente per territorio.
Art. 7.
Laboratori di micropropagazione
1. La produzione in vitro dei materiali di categoria «Prebase» e «Base» e'
eseguita dai laboratori di micropropagazione dei Centri di Conservazione per la
Premoltiplicazione (CCP) e dei Centri di Premoltiplicazione (CP) riconosciuti
dal Ministero delle politiche agricole e forestali o affidata ad enti e
istituzioni private e pubbliche, comunque riconosciute dal Ministero delle
politiche agricole e forestali, sentito il parere del Comitato nazionale per la
certificazione (CNC).
2. Il riconoscimento di idoneita', dei laboratori di micropropagazione, per la
produzione in vitro dei materiali di
categoria «Prebase», «Base» e «Certificato» e' subordinato all'accettazione ed
al rispetto delle norme che regolano l'attivita' di micropropagazione contenute
nei disciplinari delle singole specie.
3. I laboratori di micropropagazione
devono essere in possesso di adeguati locali:
a) sala o area separata per la preparazione dei substrati di coltura;
b) sala per i trapianti, debitamente attrezzata, climatizzata ed illuminata;
c) camera di crescita.
Art. 8.
Certificazione delle produzioni vivaistiche
1. La certificazione delle produzioni vivaistiche di cui all'art. 12 del
decreto ministeriale riguarda tutti i materiali delle diverse fasi di
produzione, come indicato nei disciplinari delle singole specie.
2. Il fornitore e' responsabile della rispondenza alle caratteristiche riportate
in etichetta del materiale certificato,
conformemente a quanto stabilito dal presente decreto e dai relativi
disciplinari per le singole specie.
3. L'idoneita' del materiale prodotto in vivaio ad essere certificato e'
stabilita di volta in volta dal Servizio fitosanitario
regionale competente per territorio, dopo aver espletato le attivita' ispettive
e di controllo previste dai disciplinari per le singole specie. Tali attivita'
ispettive possono essere realizzate anche mediante specifiche intese di
collaborazione fra i Servizi fitosanitari regionali.
Art. 9.
Cartellino-certificato
1. Il materiale certificato delle diverse categorie, prodotto secondo quanto
previsto nell'art. 10, comma 1 del decreto ministeriale, e' accompagnato dal
cartellino-certificato riportante i dati di cui al successivo comma 6. Il
cartellino-certificato puo' contenere anche le informazioni previste dal
documento di commercializzazione di cui all'art. 13 del decreto ministeriale 14
aprile 1997.
2. I colori del cartellino-certificato sono i seguenti:
a) per il materiale «prebase»: di colore bianco con barra viola;
b) per il materiale «base»: di colore bianco;
c) per il materiale «certificato» virus-esente (VF) e virus-controllato (VT): di
colore azzurro.
3. Le dimensioni del cartellino-certificato sono 30 mm x 180 mm, fatto salve
misure diverse previste dai relativi disciplinari delle singole specie.
4. Il cartellino-certificato deve essere stampato con inchiostro indelebile e
realizzato con materiale biodegradabile in grado di resistere alle intemperie
per almeno due anni.
5. Il cartellino-certificato deve essere fissato ai materiali in modo da
impedirne il loro riutilizzo.
6. Nel cartellino-certificato devono essere obbligatoriamente riportati i
seguenti dati:
a) logo del Ministero delle politiche agricole e forestali;
b) dicitura: Servizio nazionale di certificazione volontaria;
c) regione o provincia autonoma e Servizio fitosanitario regionale competente;
d) dicitura: passaporto delle piante CE, con eventuale sigla ZP;
e) codice fornitore - codice
produttore;
f) denominazione botanica;
g) denominazione della varieta' e del portinnesto (cosi' come registrati);
h) categoria (Prebase o Base o Certificato);
i) stato sanitario (virus esente - VF o virus controllato - VT),
j) numero progressivo alfanumerico, ove la lettera indica l'anno di produzione
mentre la numerazione e' progressiva da una a infinito per il materiale nelle
diverse categorie: prebase, base, certificato-campi di piante madri, e
certificato-vivaio, preceduto dal codice ISTAT della regione o provincia
autonoma il cui Servizio fitosanitario regionale ha svolto la supervisione,
k) indicazione sul numero di esemplari di materiale di propagazione per cui vale
il cartellino-certificato.
7. Al termine dei controlli amministrativi e di campo il Servizio fitosanitario
regionale competente comunica al vivaista e all'organizzazione preposta alla
stampa dei cartellini-certificato, l'idoneita' alla certificazione,
l'autorizzazione alla stampa e all'applicazione del cartellino-certificato. I
cartellini-certificato sono predisposti e distribuiti dal CIVI-Italia o, su
delega, dalle organizzazioni dei vivaisti presenti sul territorio.
8. Il CIVI-Italia, deve trasmettere annualmente, ai Servizi fitosanitari
regionali competenti per territorio ed al Ministero delle politiche agricole e
forestali, i prospetti finali con le numerazioni assegnate ai
cartellini-certificati prodotti.
9. E' espressamente vietato, per materiale di categoria «CAC» di cui al decreto
ministeriale 14 aprile 1997, l'utilizzo di etichette simili per dimensioni o
colore alla tipologia dei cartellini-certificato previsti dal presente decreto.
Art. 10.
Modificazioni ed integrazioni
1. Dopo il comma 2 dell'art. 5 del decreto ministeriale 24 luglio 2003,
recante «Organizzazione del servizio nazionale di certificazione volontaria del
materiale di propagazione vegetale delle piante da frutto» e' aggiunto il
seguente comma 2-bis:
«Le regioni e province autonome per garantire l'espletamento delle attivita'
ispettive e di controllo di cui al precedente comma 2 possono avvalersi di
organismi, riconosciuti idonei dal Comitato nazionale per la certificazione (CNC),
che mettono a disposizione del personale appositamente addestrato ed aggiornato
attraverso corsi di formazione obbligatoria.».
2. Il comma 1 dell'art. 15 del decreto ministeriale 24 luglio 2003, recante
«Organizzazione del servizio nazionale di certificazione volontaria del
materiale di propagazione vegetale delle piante da frutto», e' sostituito dal
seguente comma:
«1. Sui materiali di propagazione prodotti nel rispetto del presente decreto e
dei disciplinari di produzione delle singole specie deve essere apposta una
etichetta di colore diverso in relazione alla fase in cui sono stati prodotti.
L'etichetta deve riportare anche i dati richiesti per il passaporto delle
piante.».
Art. 11.
Norme transitorie e finali
1. I materiali ammessi alla certificazione nazionale ai sensi dell'art. 17,
comma 1, del decreto ministeriale 24 luglio 2003 devono conformarsi a quanto
stabilito nel presente decreto e negli specifici disciplinari per singola specie
entro tre anni dall'entrata in vigore del presente decreto, fermo restando
l'unificazione delle etichette.
2. Al fine del presente decreto l'allegato 3 definisce il glossario dei termini
tecnici in uso nel processo di certificazione.
3. Deroghe a quanto previsto dal comma 1, possono essere preventivamente
autorizzate dal Ministero delle politiche agricole e forestali, sentito il
parere del Comitato nazionale per la certificazione (CNC).
4. Condizioni diverse da quelle previste dal presente decreto possono essere
preventivamente autorizzate dal Comitato nazionale per la certificazione (CNC),
sentito il parere del servizio fitosanitario regionale competente per
territorio.
5. Le norme tecniche per la produzione di materiali di propagazione certificato
delle singole specie, proposte dal Comitato nazionale per la certificazione (CNC),
ai sensi dell'art. 3, comma 4, lettera a) del decreto ministeriale 24 luglio
2003, sono adottate dal Ministero delle politiche agricole e forestali, sentito
il parere del Comitato fitosanitario di cui all'art. 52 del decreto legislativo
del 19 agosto 2005, n 214.
Art. 12.
Abrogazioni
1. Con l'entrata in vigore del presente decreto cessa di avere efficacia
ogni altra disposizione in contrasto con le disposizioni del presente decreto.
Il presente decreto sara' inviato all'Organo di controllo per la registrazione
ed entrera' in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta
Ufficiale della Repubblica italiana.
Roma, 4 maggio 2006
Il Ministro: Alemanno
Registrato alla Corte dei conti il 26 giugno 2006
Ufficio di controllo atti Ministeri delle attivita' produttive, registro n. 3,
foglio n. 339
Allegato 1
DOCUMENTAZIONE NECESSARIA PER LA REGISTRAZIONE DELLE FONTI PRIMARIE
1. Relazione relativa alle metodologie utilizzate per la produzione della «fonte
primaria».
2. Scheda pomologica, secondo la modulistica riportata nei disciplinari delle
singole specie, corredata da documentazione fotografica e possibilmente
documentazione relativa alla caratterizzazione molecolare che evidenzi, nel caso
dei cloni, le differenze.
3. Scheda fitosanitaria secondo la modulistica riportata nei disciplinari delle
singole specie, attestante lo stato sanitario per le malattie e gli organismi
indicati negli stessi.
4. Dichiarazione attestante che la «fonte primaria» e' esente da patogeni da
quarantena.
5. Dichiarazione relativa al luogo, alle modalita' di conservazione in
condizioni di sanita' della «fonte primaria» e al
soggetto responsabile.
6. Per le accessioni di cultivar
soggette a vincoli di moltiplicazione, copia della documentazione sulla
privativa (domanda e rilascio) con elenco dei beneficiari.
7. Per le accessioni di cultivar non soggette a vincoli di moltiplicazione
dichiarazione attestante tale stato.
8. Dichiarazione di appartenenza o non appartenenza a organismi geneticamente
modificati (OGM).
Allegato 2
DICHIARAZIONE DI FILIAZIONE
Data, ..................
Il sottoscritto................. nato a............. il......... residente
in..................., in qualita' di...................
protempore del (Istituzione)..........................., a conoscenza che in
caso di mendaci dichiarazioni saranno applicate nei suoi confronti le pene
stabilite dal codice penale e dalle leggi speciali in materia,
DICHIARA
sotto la sua personale responsabilita' che il materiale di moltiplicazione,
consistente in n. ....... piante/talee/semi del Genere.... Specie.... cv. ....
Clone.... Brevetto/Marchio.... consegnato al................... deriva dalla
prima moltiplicazione della fonte primaria conservata presso.........
Il Dichiarante
...................
Allegato 3
GLOSSARIO
1. Accessione: insieme di individui geneticamente uniformi, derivato per
moltiplicazione agamica di un singolo individuo (fonte primaria) caratterizzato
da stato sanitario differente da quello di altri individui appartenenti alla
stessa cultivar o popolazione.
2. Astone: pianta di uno o due anni proveniente dal vivaio.
3. Barbatella: talea radicata.
4. Barbatella innestata: talea radicata e innestata a marza o con gemma
dormiente/vegetante.
5. Barbatellaio: settore del vivaio destinato alla produzione di talee radicate.
6. Base: materiale prodotto da piante ottenute dalla prima moltiplicazione di
materiale di prebase e mantenuto presso il centro di premoltiplicazione in un
numero di piante madri variabili (minimo 2) in relazione all'importanza e alle
tecniche di moltiplicazione della specie e della cultivar considerata.
7. Campo di piante madri: luogo ove si coltivano piante madri per la produzione
di materiali di propagazione nel rispetto dei disciplinari delle singole specie
predisposti dal CNC.
8. Cartellino-certificato: etichetta
apposta sui singoli materiali di propagazione o sulle confezioni, riportante i
dati
relativi allo stato sanitario e alla corrispondenza varietale, cosi' come
previsto dai disciplinari tecnici delle singole specie.
9. Centro aziendale: unita'
produttiva autonoma stabilmente costituita, presso la quale sono tenuti i
registri ed i documenti previsti dai disciplinari delle singole specie.
10. Centro di conservazione per la premoltiplicazione (CCP):
struttura per l'allevamento di piante madri portasemi e portamarze e per la
produzione di materiali di propagazione di categoria prebase.
11. Centro di moltiplicazione (CM): struttura per l'allevamento di piante madri
e per la produzione di materiali di propagazione di categoria certificato.
12. Centro di premoltiplicazione (CP): struttura per l'allevamento di piante
madri e per la produzione di materiali di
propagazione di categoria base.
13. Ceppaia: campo di piante madri
destinato alla produzione di talee radicate.
14. Certificato: materiale prodotto da piante ottenute dalla prima
moltiplicazione del materiale di base e mantenuto presso il centro di
moltiplicazione, in numero di piante madri variabili in relazione all'importanza
e alle tecniche di moltiplicazione della specie e della cultivar considerata, da
utilizzare per le produzioni commerciali da certificare.
15. Certificazione: procedura cui viene sottoposto il materiale di propagazione,
in base a specifiche norme tecniche, per l'accertamento ed il mantenimento dello
stato sanitario e della corrispondenza varietale o clonale stabilita dai
disciplinari delle singole specie.
16. Clone: insieme di individui geneticamente uniformi, che deriva dalla
moltiplicazione agamica di un singolo individuo in possesso di uno o piu'
caratteri specifici che lo differenziano da altri individui appartenenti alla
stessa cultivar.
17. Commercializzazione: tenuta a disposizione o di scorta, esposizione o
offerta alla vendita, vendita o consegna ad un'altra persona, sotto qualunque
forma, di materiali di moltiplicazione o di piante da frutto.
18. Costitutore: persona fisica o giuridica che ha costituito o scoperto una
cultivar ovvero che ha costituito una fonte primaria o una accessione di una
cultivar gia' nota.
19. Cultivar: entita' tassonomica costituita da piante coltivate contraddistinte
da caratteri morfologici, biologici od agronomici comuni ed originate o
mantenute solo in coltivazione.
20. Dichiarazione di filiazione: dichiarazione attestante la provenienza diretta del materiale di moltiplicazione dalla fonte primaria o dalle piante madri di categoria prebase o base.
21. Disciplinare: documento
contenente le modalita' di svolgimento delle attivita' di produzione dei
materiali di
moltiplicazione nel sistema nazionale di certificazione volontaria, predisposto
dal CNC.
22. Fonte primaria: Materiale di origine prodotto dal costitutore e conservato
dal medesimo o dagli aventi causa. Pianta capostipite ottenuta mediante
selezione clonale (se necessaria) e sanitaria (eventualmente risanata),
sottoposta a controlli fitosanitari per l'esenzione dai virus ed agenti
virus-simili, previsti dai disciplinari delle singole specie, per la
corrispondenza varietale o clonale e conservata in serre a rete a prova
d'insetto.
23. Fornitore: qualsiasi persona fisica o giuridica che esercita
professionalmente almeno una delle seguenti attivita' riguardanti i materiali di
moltiplicazione o le piante, quali: riproduzione, produzione, conservazione,
condizionamento e commercializzazione.
24. Innesto: unione di parti di
piante per costituire un unico individuo.
25. Laboratorio accreditato: struttura laboratoristica accreditata ai sensi del
decreto ministeriale 14 aprile 1997.
26. Laboratorio di micropropagazione: struttura ove si effettua propagazione
delle piante mediante la coltura in vitro secondo quanto previsto dai
disciplinari delle singole specie predisposti dal CNC.
27 Lotto: e' l'insieme omogeneo di materiali di propagazione prodotto in uno
stesso luogo e avente la stessa origine.
28. Marza: parte di ramo asportata dalla pianta madre e destinata a fornire le
gemme per l'esecuzione di innesti.
29. Materiali di propagazione: le sementi, le parti di piante e tutti i
materiali di piante, incluso il materiale ottenuto mediante riproduzione in
vitro, destinati alla moltiplicazione e alla produzione di piante, compresi i
portainnesti, nonche' le piante da cui si prelevano detti materiali.
30. Nestaio: settore del vivaio destinato alla moltiplicazione per innesto.
31. Nesto: parte di pianta utilizzata come epibionte (marza o gemma) nella
propagazione per innesto.
32. Organismo ufficiale responsabile: il Servizio nazionale di certificazione
(SNC) di cui all'art. 2 del decreto ministeriale del 24 luglio 2003;
33. Partita: insieme omogeneo di materiali di propagazione costituito da uno o
piu' lotti.
34. Piante da frutto: piante che sono destinate, dopo la commercializzazione, ad
essere piantate o trapiantate per la produzione di frutti.
35. Pianta madre: pianta che fornisce il materiale di propagazione.
36. Piantonaio: settore del vivaio nel quale vengono allevati gli astoni nel
rispetto dei disciplinari delle singole specie.
37. Portamarze: pianta madre utilizzata per la produzione di marze.
38. Portaseme: pianta madre utilizzata per la produzione di semi. 39.
Portinnesto: pianta utilizzata come ipobionte (talea radicata) nella
propagazione per innesto.
40. Prebase: materiale prodotto da piante ottenute dalla prima moltiplicazione
della fonte primaria e mantenuto presso il centro di conservazione per la
premoltiplicazione in numero minimo di 2 piante madri.
41. Semenzaio: settore del vivaio destinato alla produzione di semenzali secondo
quanto previsto dai disciplinari delle singole specie.
42. Serra a rete a prova di insetto (screen house): struttura in possesso di
specifici requisiti atti a garantire condizioni di isolamento al fine di evitare
qualsiasi contaminazione.
43. Sezione incrementale:
procedimento attuabile, in qualsiasi fase della certificazione, per effettuare
moltiplicazioni rapide di materiali carenti in quantita'.
44. Talea: parte di pianta asportata da una pianta madre ed utilizzata nella
moltiplicazione per radicazione diretta.
45. Talea innestata: talea radicata e innestata a marza o con gemma
dormiente/vegetante.
46. Varieta': entita' tassonomica costituita da piante coltivate contraddistinte
da caratteri morfologici, biologici od agronomici comuni.
47. Vegetali: piante vive e determinate parti vive di piante, comprese le
sementi.
48. Virus-controllato (VT): materiale esente da virus, viroidi, fitoplasmi ed
altri agenti infettivi di particolare importanza economica, come
specificatamente indicato dai disciplinari dellesingole specie.
49. Virus-esente (VF): materiale esente da virus, viroidi, fitoplasmi ed altri
agenti infettivi noti per la specie considerata, come specificatamente indicato
dai disciplinari delle singole specie.
50. Vivaio: luogo ove si effettua la
propagazione delle piante secondo quanto previsto dai disciplinari delle singole
specie.