AmbienteDiritto.it - Rivista giuridica - Electronic Law Review - Copyright © AmbienteDiritto.it
Testata registrata presso il Tribunale di Patti Reg. n. 197 del 19/07/2006
FILIPPO VANNUCCI
Introduzione
Le previsioni si stanno avverando. L'acqua potabile sta diventando sempre più un
business di vaste proporzioni per multinazionali che cercano di conquistare una
posizione dominante nel settore. Le cronache degli ultimi tempi ci dimostrano
come la posta in palio sia alta: già da alcuni anni gestendo soltanto il 5% dei
servizi idrici mondiali le multinazionali riescono ad avere profitti pari al 40%
di quelli del settore petroliferoi
. Sulle conseguenze di questo processo sono stati espressi giudizi a volte
contrastanti, tuttavia è innegabile come esista un contrasto tra privatizzazione
delle risorse e garanzia dell'accesso all'acqua come diritto fondamentale
dell'uomo. A ciò si oppongono, un po' ovunque, movimenti contro la
privatizzazione per il ritorno ad una gestione pubblica di un bene
indispensabile per la nostra sopravvivenza.
Cercheremo di presentare una breve panoramica del problema analizzando in tre
interventi separati alcune delle tematiche relative alla gestione delle risorse
idriche:
I. Risorse idriche ed emergenze umanitarie
II. Problemi di gestione di una risorsa comune: le cosiddette zone "idroconflittuali"
III. Ri-pubblicizzazione dell'acqua: la strada corretta per una gestione più
efficiente delle risorse?
Risorse idriche ed emergenze umanitarie
Allo stato attuale ci troviamo di fronte ad una serie di emergenze umanitarie di
vaste dimensioni dovute alla scarsità di acqua dolce. Ciò trova conferma nei
dati forniti dalle Nazioni Unite sulla crisi idrica che affligge il pianeta:
circa 80 paesi, che rappresentano il 40% della popolazione mondiale, non hanno
risorse sufficienti (meno di 2.7 litri al giorno per persona) di acqua dolce e
almeno un miliardo di persone non ha accesso a risorse di acqua potabileii
. Secondo le stime della Banca Mondiale, si possono individuare tre soglie che
indicano il livello di deficit idrico di un paese: il livello minimo si colloca
entro i mille m3 annui per persona, se il livello è inferiore a cinquecento m3
siamo in presenza di una situazione critica, mentre al di sotto dei cento m3
annui si deve ricorrere all'importazione di acqua o a strumenti alternativi
(come per esempio la desalinizzazione delle acque marineiii
). Rapportando i dati relativi alla disponibilità pro capite di acqua
con le tre soglie sopra citate ci accorgiamo come, attualmente, almeno trenta
paesi si collocano al di sotto della soglia più bassaiv
. La tabella qui riportata (tab. 1), relativa ai dati sull'accesso mondiale a
forniture di acqua nel periodo tra il 1990 e il 2000, mostra come ancora nel
2000 il 18% della popolazione mondiale non disponeva di un accesso a fonti
d'acqua dolce entro un chilometro dalla propria abitazione e ben il 53% del
totale non disponeva di un accesso a connessioni domestiche.
Anno |
Senza accesso
(milioni) |
Accesso a fonti d’acqua entro 1 chilometro (milioni) |
Accesso attraverso connessioni domestiche
(milioni) |
1990 |
21% (1126) |
38% (1981) |
41% (2159) |
2000 |
18% (1099) |
35% (4956) |
47% (2846) |
Tab. 1: Accesso a forniture idriche.
Fonte: WHO e UNICEF.
L'emergenza, com'è evidente, diventa di vaste proporzioni nei paesi in via di
sviluppo. In questi paesi, infatti, alla scarsità di risorse naturali, si
aggiunge frequentemente una forte carenza dal punto di vista gestionale. La
presenza di impianti per la distribuzione idrica non adeguati o gestiti in modo
non corretto comporta uno spreco di acqua quantificato, secondo le stime
effettuate dall'ONU, nella misura del 50% per l'acqua destinata al consumo umano
e del 60% per l'acqua usata in agricoltura. Tale carenza gestionale si
ripercuote anche sul lato qualitativo delle risorse in quanto l'assenza di
impianti di depurazione per il trattamento delle acque reflue genera un
progressivo impoverimento delle risorse esistentiv
, aumentando di conseguenza anche la possibilità di contrarre infezioni e
malattie. Riguardo al problema dell'inquinamento delle fonti di acqua,
Shiklomanov rileva come:
"[...] ogni metro cubo di acqua contaminata scaricata nei bacini o flussi
idrici naturali rende inutilizzabili da 8 a 10 m3 di acqua pura. Ciò significa
che la maggior parte delle regioni e delle nazioni del mondo si trovano già oggi
di fronte alla minaccia di un catastrofico impoverimento qualitativo delle loro
risorse idriche"vi
.
La quantità minima di acqua di cui una persona necessita deve comprendere anche
una parte per l'igiene personale e per le funzioni domestiche. Il WHO/UNICEF
Joint Monitoring Programme indica in una quantità di 20 litri/giorno per persona
da una sorgente entro un chilometro di distanza come la quantità minima per
assolvere alle diverse esigenze nutritive e di igiene di una personavii
(altri autori indicano in 50 litri/giorno la quantità necessariaviii
). In assenza di questi standard minimi di acqua giornaliera risulta
difficile prevenire la trasmissione di molte malattie. In questo senso la
dichiarazione del Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, è
piuttosto chiara: "Nessuna singola misura riuscirà a far di più per prevenire
le malattie e salvare vite nel mondo in via di sviluppo che il rendere
accessibile a tutti acqua sicura e impianti igienici adeguati"ix
.
I dati forniti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità evidenziano le
dimensioni dell'emergenza: ogni 15 secondi un bambino muore per la diarrea e nel
solo 1998 ben due milioni persone sono morte per disturbi legati a questa
malattiax .
Come facile intuire la situazione tenderà al peggioramento, in assenza di
interventi strutturali, a causa dell'aumento dei consumi e del peggioramento
qualitativo delle risorse dovuto a fenomeni di inquinamento. Possiamo vedere
sinteticamente come il peggioramento sarà dovuto a fenomeni strettamente
collegati tra loro come l'aumento della popolazione mondiale e la necessità di
incrementare la produzione agricola.
Analizzando i dati relativi alla richiesta di acqua dolce ci accorgiamo che i
consumi maggiori si hanno proprio nel settore agricoloxi
. Nel caso dell'agricoltura, il problema della scarsità di acqua si collega
strettamente ad un altro problema di primaria importanza costituito dalla
necessità di garantire il cibo per tutti. E' evidente come sia necessario
incrementare la produzione per sopperire alla richiesta, considerando che esiste
tuttora una parte consistente di popolazione che non ha accesso ad una quantità
sufficiente di ciboxii
(tale richiesta aumenterà nei prossimi anni come conseguenza diretta della
crescita della popolazione mondiale). La popolazione crescerà, secondo le stime
più recenti effettuate dalla FAO, nei prossimi trenta anni fino ad arrivare a
più di otto miliardi di persone e l'incremento maggiore si avrà nei paesi in via
di sviluppo.
Il consumo di acqua per scopi industriali costituisce la seconda fonte di
prelievi dopo l'agricoltura; si calcola inoltre che questi tenderanno ad
aumentare fino a rappresentare circa il 24% del totale entro il 2025xiii
.
TABELLA 2
Fig. 2: Prelievi e consumi per settore.
Fonte: Shiklomanov, Igor A., State Hydrological Institute e UNESCO,
1999.
Strettamente connesso all'incremento della popolazione mondiale, il problema
della formazione e dell'espansione delle grandi metropoli costituisce un altro
fattore di crisi nella gestione delle riserve idriche del pianetaxiv
. Secondo le stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità la popolazione
mondiale raggiungerà la soglia di otto miliardi di persone entro il 2024xv
. La crescita maggiore si avrà nei PVS, mentre nei paesi industrializzati si
prevede un calo della popolazione di circa il 6%.
Alla luce di questi dati, s'intuisce come il rapporto tra scarsità delle risorse
ed aumento della richiesta delle stesse possa portare ad un aumento esponenziale
del prezzo dell'acqua laddove si decida di lasciare l'intero settore in mani
private. Inoltre, come avremo modo di vedere successivamente, la situazione
potrebbe portare tra non molto all'esplosione di vere e proprie "guerre
dell'acqua". Scopo del prossimo intervento sarà quello di mostrare una
panoramica delle regioni più a rischio di un conflitto per il controllo delle
risorse idriche.
i Fantini Emanuele, "La privatizzazione fa acqua", in Volontari
per lo sviluppo, n° 46, Marzo 2006, pag. 8.
ii ONU: 2003 Anno internazionale dell'acqua dolce, pubblicato
dal Dipartimento delle Nazioni Unite per l'informazione Pubblica; sito internet:
http://www.wateryear2003.org.
iii Esistono pareri discordanti circa le possibilità di
utilizzo di questa tecnica di trattamento delle acque saline, sia per i costi
elevati sia per l'impatto ambientale che può avere.
iv Di questi 30 paesi, 11 si trovano nel continente africano e
14 in quello asiatico. Fonte: water resources, FAO AQUASTAT 2002; sito internet:
http://www.fao.org/ag/agl/aglw/aquastat/main/index.stm
v Si calcola che nei paesi in via di sviluppo il 90% delle acque
reflue non subisca trattamenti di alcun genere.
vi Shiklomanov, Igor, in AAVV, Del diritto alla buona acqua,
a cura di Fondazione Roberto Franceschi., Milano, Fondazione Roberto Franceschi,
2002, p. 23; sito internet:
http://www.fondfranceschi.it/
vii Fonte: World Health Organization, Domestic water quantity, service level and health; sito internet: http://www.who.int/water_sanitation_health/diseases/wsh0302/en/index.html
viii Ibidem.
ix Dichiarazione del Segretario Generale ONU Kofi Annan;
Rapporto del millennio ONU: 2003 Anno Internazionale dell'acqua dolce; sito
internet: http://www.wateryear2003.org.
x World Health Organization, Global water supply and sanitation assessment 2000 report, World health organization and United nations childrens fund, 2000; sito internet: http://www.who.int.
xi Consumo di acqua dolce nel 2000: 69% per le attività agricole, 21% per l'industria e il 10% per le attività domestiche; sito internet: http://www.fao.org/english/newsroom/news/2002/9700-en.html
xii Nel World Food Summit del 1996, si è posto come obiettivo
la riduzione del numero di persone che soffrono di malnutrizione di 400 milioni
di unità entro il 2015.
xiii Secondo le previsioni, l'uso di acqua per scopi
industriali tenderà ad aumentare passando da circa752 km3/anno del 1995 a circa
1170 km3/anno nel 2025, arrivando quindi a rappresentare circa il 24% dei
consumi totali di acqua.
xiv Gleick, H. Peter, Water in crisis, op. cit., p.
105; Petrella, Riccardo, Il manifesto dell'acqua, op. cit., pp. 31-33.
xv La popolazione mondiale ha superato la soglia di 6 miliardi
di persone nel 1999. Nel 1804 la popolazione era circa pari ad 1 miliardo di
persone, nel 1927 raggiunse la soglia di 2 miliardi. Nel 1960 la popolazione
contava 3 miliardi di persone . Dopo 14 anni era salita a 4 miliardi e nel 1987
si superarono i 5 miliardi di unità; World Health Organization, Global water
supply and sanitation assessment 2000 report, op. cit.
Pubblicato su www.AmbienteDiritto.it il 07/05/2006