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Analisi dei Rischi del CDM(Clean Development Mechanism): focus sui Progetti A/R

 

DAVIDE MALDERA
 

 



LA PREVISIONE DEI RISCHI PER I PROGETTI AMBIENTALI:

Il Clean Development Mechanism (CDM) ha creato notevoli aspettative per la riduzione delle emissioni di gas serra, soprattutto perché la struttura di questo strumento flessibile consentirebbe un abbattimento dei costi incrementando l'uso di tecnologie alternative.
In pratica per l'attuazione del CDM, invece, si notano molti aspetti problematici riguardanti i seguenti argomenti: rischi di investimento, rischi di approvazioni e rischi in materia ambientale.
Un punto essenziale da affrontare per sviluppare dei progetti CDM consiste nella previsione dei rischi di investimento.
I rischi di investimento sono delle variabili preponderanti nello sviluppo dei progetti e soprattutto nella scelta dell'area di intervento.
Tale momento consiste nel valutare le aspettative ed il rapporto fra spese da sostenere e i ricavi generati dalla vendita di CER.
Inoltre, esistono anche molti rischi che riguardano la mancata approvazione del progetto – intesa come qualifica di progetto CDM – e le incertezze geopolitiche legate alle aree selezionate – variazione della forma di governo o di stato – .
Il rischio di registrazione è una variabile importante e difficile da prevedere a causa delle norme CDM avvolte troppo evasive e poco efficienti.
La registrazione del progetto nell'ambito del Protocollo di Kyoto è un elemento vincolante per ricevere le certificazioni necessarie per ridurre le perdite di progetti non convenienti economicamente ma ad emissioni zero.
Per questo motivo la previsione della conformità alle norme CDM garantisce un elemento non trascurabile per gli sviluppatori dei progetti.
In questi casi l'eleggibilità dei progetti è soggetta a standard tecnici specifici ed ad una documentazione molto esaustiva per l'EB (Executive Board).
Queste variabili sono difficilmente prevedibili, soprattutto per il fatto che interpretazioni troppo estensive potrebbero comportare un rigetto e una consecutiva perdita di fondi.
Altro limite consiste nella materia trattata che secondo gli esperti è molto ampia e complessa quindi necessita di conoscenze e competenze per analizzare e stimare le variazioni delle emissioni e soprattutto per l'interpretazione delle metodologie definite nelle norme CDM.
In sede di sviluppo i progetti devono affrontare molti problemi fra i quali il primo consiste nella mancanza di qualifiche professionali nella zone scelta per avviare il programma CDM, infatti nei paesi in via di sviluppo (non-Annex I) è difficile trovare personale qualificato, per questo motivo gli sviluppatori dei progetti devono inizialmente incrementare le capacità professionali degli abitanti delle aree interessate promuovendo corsi di formazione, però queste attività comporteranno un aumento dei costi di transizione che saranno difficili da ammortizzare.
In alcuni casi – soprattutto per i progetti industriali – i ricavi riescono a compensare i costi iniziali (poiché si aggiungono ai ricavi derivanti dalla produzione), purtroppo per altre tipologie di progetti come quelli forestali di rimboschimento e imboschimento gli incentivi derivanti da tali attività sono quasi nella totalità delle attività altamente insufficienti a sanare la spesa iniziale.
Possiamo ben comprendere come nelle attività CDM vi siano progetti più convenienti ed altri meno (come ad esempio quelli forestali), per il fatto che in quest'ultimi sono necessari investimenti a lungo termine.
In base a quanto delineato le spese da sostenere sono inversamente proporzionali rispetto alle conoscenze del luogo prescelto per svolgere l'attività CDM.
Quindi nei paesi dove è presente un buon livello di istruzione i costi per la formazione saranno minori rispetto ad altre aree più disagiate, perché non saranno necessari corsi prolungati di aggiornamento, sempre qualora si postulasse come obiettivo il coinvolgimento delle popolazioni locali.
Ci sono casi nei quali le popolazioni autoctone non sono coinvolte nello sviluppo delle attività CDM e quindi i costi di formazione diventano pari a zero anche se tale ratio è in netto contrasto con le finalità del CDM stesso che delinea all'art. 12 del Protocollo di Kyoto tra gli obiettivi la crescita economica sociale dei paesi e delle popolazioni nelle aree interessate.


IL RUOLO DEI PROGETTI FORESTALI:

I progetti forestali sono uno strumento molto importante per la riduzione delle emissioni, infatti esistono delle tipologie di progetti a livello CDM riguardanti l'imboschimento e il rimboschimento.
I progetti forestali rappresentano uno dei quindici scopi dei progetti CDM, ma momentaneamente non sono molto diffusi.
Il motivo primario del loro scarso utilizzo consiste nel fatto che in questo settore si è deciso di non inserire gli incentivi per la preservazione delle foreste – che avrebbe garantito maggiori investimenti – perché tale argomento ha mostrato molti aspetti problematici che saranno risolti nella conferenza di Copenaghen di dicembre 2009, perciò l'ambito forestale nel CDM appare incompleto e quindi non può soddisfare la totalità delle richieste derivanti dagli sviluppatori dei progetti stessi.
È chiaro che i progetti forestali CDM devono essere considerati solo negli ambiti di “imboschimento” e “rimboschimento”.
Per Imboschimento si intende l'azione umana diretta attraverso la semina o la rigenerazione alla conversione di terreni che non sono stati definiti come forestali per un periodo di almeno cinquant'anni (decisione 16/CMP.1 , allegato, punto 1 (b)).
Per Rimboschimento si intende l'azione umana di semina o rigenerazione oppure coltivazione di piantagioni diretta a convertire un'area che è stata trasformata in non-foresta. Per questo tipo di attività saranno considerati solo quei territori che non erano considerati boschivi entro il 31 dicembre 1989 (decisione 16/CMP.1, allegato, paragrafo 1 (c)) .
Una delle priorità di queste attività consiste nel considerare e favorire la flora e la fauna del luogo secondo quanto delineato dalla Convenzione di Rio così da preservare gli ecosistemi e la biodiversità che negli ultimi decenni sono in piena diminuzione a causa delle attività umane.
Qualora i progetti forestali riuscissero a raggiungere tali finalità potrebbero diventare un valido strumento per ridurre le emissioni nel modo più naturale possibile.
La biodiversità è un elemento fondamentale per evitare il cambiamento climatico e per ristabilire quel fragile equilibrio ambientale evitando invasioni di specie non autoctone.
Purtroppo la biodiversità è minacciata costantemente dall'azione dell'uomo.
La diversità ambientale è il primo punto da rispettare per raggiungere l'obiettivo della sostenibilità. Qualora non si riuscissero a preservare le peculiarità ambientali delle aree interessate allora le generazioni future non potrebbero più godere di tale varietà; questa visione appare in netto contrasto con il principio di sostenibilità che mira, invece, a mantenere gli ecosistemi tali così da trasformarli in risorsa per le generazioni future.
Lo scopo dei progetti forestali secondo i parametri di sostenibilità non doverebbe solo considerare la riduzione delle emissioni, ma anche utilizzare un approccio per incrementare la crescita degli ecosistemi così da conformasi agli obiettivi della Conferenza di Rio e solo come conseguenza ovvia anche la riduzione delle emissioni.
Per questo motivo per raggiungere un pieno sviluppo sostenibile i progetti forestali dovranno considerare altre priorità come ad esempio l'uso sostenibile delle risorse idriche e un livello accettabile di biodiversità.
Le riduzioni delle emissioni e il mantenimento della biodiversità sono due requisiti essenziali per rendere i progetti forestali conformi alla Conferenza di Rio.
Analizzando lo scopo dei progetti forestali si può comprendere il valore reale degli stessi in termini ambientali, infatti se lo scopo di tali attività consistesse nella sola riduzione delle emissioni si rischierebbe di incentivare attività con pochi vantaggi ambientali e sociali; diversamente l'avvio di progetti sinergici che mirino sia alla riduzione delle emissioni che alla crescita sociale ed all'incremento degli ecosistemi conferirebbero vantaggi maggiori.
Il vantaggio economico di tali tipologie se comparata ad altre classificazioni (soprattutto quelli riguardanti le industrie chimiche) appare sicuramente inferiore, però non inversamente proporzionale alla crescita sociale ed ecologica delle zone interessate – come invece accade in molte altre attività più convenienti – , infatti questi due obiettivi possono essere raggiunti in modo soddisfacente e simultaneo, di guisa l'archetipo dei progetti forestali rappresenta uno strumento virtuoso e poco invasivo per ridurre il problema dell'inquinamento atmosferico qualora si riuscisse a raggiungere un giusto equilibrio fra l'interesse economico-finanziario e il rispetto degli ecosistemi.


POSSIBILE OTTIMIZZAZIONI DEL CDM

Dalle analisi effettuate si possono notare alcuni dei problemi del CDM soprattutto per gli sviluppatori dei progetti e per un'etica ambientale e sociale.
Sicuramente il CDM ed il protocollo di Kyoto rappresentano un importante punto di partenza per sensibilizzare le persone riguardo un tema importante come la salvaguardia ambientale; inoltre, tale accordo rappresenta al momento l'unico strumento di convergenza della politica ambientale mondiale.
Il CDM è uno strumento importante per le riduzioni delle emissioni di gas serra, però può essere di maggiore ausilio attraverso delle piccole variazioni.
Abbiamo sottolineato come l'obiettivo principale da raggiungere per i progetti forestali non dovrebbe consistere solo nella riduzione delle emissioni, ma soprattutto in una crescita degli equilibri fra gli ecosistemi e di guisa alla riduzione delle emissioni di gas serra.
Primariamente non bisogna permettere la strumentalizzazione di un problema – quello dell'inquinamento – per giustificare i massimi guadagni anche a costo di una perdita grave in termini ambientali.
Dopo aver fissato l'obiettivo primario (la tutela e lo sviluppo degli ecosistemi) e di conseguenza gli effetti derivanti da tale attività – riduzione delle emissioni, maggiore equilibrio ambientale ed una maggiore varietà di specie – possiamo delineare come il CDM debba orientarsi per facilitare determinati scopi.
Gli strumenti flessibili del protocollo di Kyoto hanno la peculiarità di essere creati per raggiungere lo scopo del massimo interesse economico, ciò è dimostrato dagli incentivi che tendono a ridurre i costi dell'uso di nuove tecnologie non inquinanti, però tale approccio non è molto efficienti in alcuni casi ed in altri sarebbe utile una ottimizzazione
Probabilmente un primo elemento significativo potrebbe consistere nella semplificazione dei procedimenti di approvazione che di norma sono molto lunghi e costosi e quindi scoraggiano l'avvio di progetti poco convenienti in termini economici anche se molto importanti in ambito sociale ed ambientale.
La semplificazione appare come un punto essenziale da raggiungere per rendere l'apparato burocratico più snello e flessibile a secondo delle esigenze dei vari progetti.
Altro elemento fondamentale per favorire i progetti forestali consisterebbe nel ridurre i costi legati alla burocrazia come ad esempio la tassa di registrazione che potrebbe essere ridotta in modo significativo qualora ricorrano determinati requisiti come la cura e lo sviluppo degli ecosistemi naturali.
Appare molto semplice stabilire i miglioramenti da effettuare, il problema si riscontra invece nelle norme che dovranno essere sviluppate per raggiungere tali finalità.
Ad oggi non esistono nel CDM norme che stabiliscano criteri per verificare la qualità dei progetti in ambientali, quindi sarebbe opportuno creare un apparato di norme che garantisca un certo livello di conformità a dei criteri stabiliti e da stabilirsi a livello internazionale, così da creare una reale crescita nel paese ospitante sia a livello ambientale, sociale ed economico.
Il problema dell'analisi e della valutazione della sostenibilità è un elemento molto controverso, ad oggi tale giudizio è espresso dalle DNA (Designated National Autority) che hanno la mansione di vigilare e controllare la reale sostenibilità del progetto proposto.
Teoricamente appare ovvio come il migliore organo per stabilire la sostenibilità di un eventuale progetto sia un ente del paese ospitante interessato, ciò sarebbe efficiente qualora ogni stato interessato abbia un certo grado di tutela ambientale o delle norme interne ferree su certi argomenti. Purtroppo in pratica le premesse sono differenti e quindi bisogna considerare anche la scarsa completezza legislativa di stati dittatoriali o scarsamente sviluppati dove il mal governo e la poca chiarezza giuridica rischiano di disincentivare l'avvio di progetti o peggio sviluppare attività puramente economiche.
Per questi motivi il ruolo delle DNA è di fondamentale importanza, ma deve essere coadiuvato da norme certe e chiare riguardo la sostenibilità, per individuare delle caratteristiche e dei settori pienamente sostenibili e di guisa ridurre costi per lo studio e l'analisi dei singoli progetti in modo tale da poter essere destinati alla crescita dei progetti stessi.
Appare chiaro che per ottimizzare il CDM bisognerà creare dei requisiti sinergici fra gli obiettivi internazionali, nazionali e del CDM stesso, questo sarà possibile solo tramite strette cooperazioni fra i paesi non industrializzati e le organizzazioni internazionali legate allo sviluppo.
Solo con tali accorgimenti si potranno raggiungere dei risultati ottimali derivanti dalle attività CDM, altrimenti si rischiano di incrementare le inefficienze ed avere problemi a causa della distruzione di alcuni ecosistemi.
Concludendo possiamo affermare che il CDM ha creato molti cambiamenti positivi in ambito ambientale, basterebbe pensare al grande uso delle tecnologie alternative per la produzione di energia pulita. Diversamente in ambito forestale, che rappresenta solo 1% di tutti i progetti approvati, e in molti altri, questo strumento flessibile non è riuscito a raggiungere livelli di efficienza.
Per incentivare maggiormente l'avvio di progetti di tali tipologie è necessario intervenire prontamente riducendo i costi, semplificando l'iter di approvazione, creando norme che stabiliscano criteri di sostenibilità certi ed internazionalmente riconosciuti ed incrementare in modo sinergico gli enti nazionali preposti come le DNA per l'analisi della sostenibilità dei progetti ambientali.

 

 


Pubblicato su www.AmbienteDiritto.it il 10/12/2009

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