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Scorie radioattive: uno sguardo oltre i confini italiani

Antonio Sileo e Hermann Franchini



Premessa


Il presente lavoro prende spunto dalle vicende accadute nei mesi scorsi in ordine al DL n.314 del 14 Novembre 2003, provvedimento attraverso il quale, in un primo momento, il Governo aveva intenzione di collocare il cimitero delle scorie nucleari nell’area del Comune di Scanzano Jonico (Matera).
A seguito di forti proteste, da parte delle PPAA locali, delle parti sociali e soprattutto, della popolazione, si è deciso di togliere il nome di Scanzano Jonico dal testo del decreto e di individuare una nuova destinazione entro 18 mesi (art. 1 comma 1 L.. 24 dicembre 2003, n.368).
Ciò detto sulla scorta di quanto accaduto in Italia, si intende rappresentare una breve ricognizione analitica della situazione relativa allo smaltimento delle scorie radioattive in altri stati.
Come spesso accade, infatti, è assai probabile che dal confronto e dalla valutazione delle esperienze altrui, emergano modalità e pratiche utili alla risoluzione di analoghe problematiche. E’ dunque, in questa ottica, che intendiamo analizzare gli aspetti salienti delle soluzioni adottate da paesi esteri, comunitari ed extracomunitari, sia sotto un profilo normativo che -per quanto ci è concesso- tecnico.

1. L’esperienza di alcuni paesi europei

Francia
In Francia sono in esercizio 56 reattori che forniscono tre quarti dell’energia elettrica al paese.
Il Governo, nel 1979 ha costituito l’agenzia ANDRA finalizzata alla gestione dei rifiuti radioattivi e finanziata dai principali produttori di rifiuti EDF, CEA e COGEMA. L’agenzia ha una triplice missione: costruzione e gestione dei depositi superficiali, per i rifiuti a media e bassa attività, studio e progettazione di depositi geologici, per i rifiuti ad alta attività (inclusa la realizzazione di laboratori sotterranei), costituzione di un osservatorio nazionale per tutti i rifiuti radioattivi in Francia e pubblicazione su base annuale dell’inventario degli stessi.
La gestione dei rifiuti ad alta attività è regolamentata dalla legge sui rifiuti del 30 dicembre 1991.
La Direzione per la sicurezza delle installazioni nucleari (DSIN), che riferisce ai Ministeri dell’Industria
e dell’Ambiente, è l’organismo regolatorio per il licensing degli impianti nucleari.
La legge del 1991, modificata nel 1998, prevede per i rifiuti ad alta attività lo studio di tre soluzioni:
- ripartizione e trasmutazione dei radiotopi a lunga vita presenti nei rifiuti (affidata al CEA);
- valutazione dello smaltimento in formazioni geologiche profonde, mediante creazione di laboratori sotterranei;
- valutazione dell’ immagazzinamento di lungo periodo (secoli).
E’ stato predisposto lo smaltimento di rifiuti radioattivi a vita breve in depositi ingegneristici superficiali.
Il primo deposito realizzato è quello del centro di La Manche, localizzato vicino all’impianto di La Hague. Tale deposito è stato saturato con 500.000 m3 ed è in corso di sigillatura.
Un secondo deposito superficiale, il Centre dell’Aube, nel nord est della Francia, è entrato in funzione nel 1992, ed ha una capacità di 1.000.000 di m3 di rifiuti; la selezione del deposito è stata accompagnata da un pacchetto di benefici a favore delle comunità locali.
La ricerca per deposito geologico di smaltimento dei rifiuti ad alta attività è iniziata fin dai primi anni 80. Attualmente è stata decisa la costruzione di un laboratorio sotterraneo per lo studio della soluzione geologica.

Svizzera
In Svizzera sono in funzione 5 centrali nucleari (2 BWR e 3 PWR), entrate in esercizio tra il 1969 ed il 1984; attualmente vi è una moratoria fino al 2000 per la costruzione di nuove centrali.
La maggior parte dei rifiuti radioattivi deriva dalla produzione nucleare, ma vi sono anche rifiuti di origine medica, industriale e di ricerca. Esiste un’Agenzia federale NAGRA, per le attività di progettazione e gestione dei sistemi di deposito definitivo, costituita e finanziata dagli operatori delle centrali di potenza, sotto il controllo federale.
La costituzione Svizzera stabilisce che la legislazione in campo nucleare è di pertinenza del Governo Federale, il quale emette i regolamenti per la protezione dalle radiazioni ionizzanti.
Le leggi specifiche sono la Legge Federale sull’uso pacifico dell’energia atomica e sulla radioprotezione del 1959, ed un Decreto del Consiglio Federale del 1989.
Il licensing per lo smaltimento dà luogo ad una procedura molto complicata, articolata a livello federale e locale. Sono poi di responsabilità cantonale e locale le licenze di traffico, la tutela dell’acqua ed i regolamenti forestali.
Il quadro legislativo, sopra descritto, ha avuto un forte impatto sul progetto per il deposito di Wellenberg.
La Svizzera, data la sua conformazione morfologica (aree collinari o pianeggianti scarse e densamente popolate), ha previsto per lo smaltimento dei rifiuti a bassa attività un deposito in formazione geologica non superficiale.
La NAGRA ha iniziato fin dal 1978, la ricerca di un sito idoneo.
E’ stato selezionato nel 1993 il sito di Wellemberg, 20 km a Sud-Est di Lucerna, nel quale ambito si è previsto di realizzare un deposito scavato nel fianco di una montagna; dunque nel 1994, si è attivata la macchinosa procedura per il rilascio della licenza di costruzione. Successivamente, un referendum locale del 1995 ha bocciato il progetto, ritenuto invece sicuro, dall’autorità preposta alla sicurezza. Attualmente sono in corso una modifica legislativa ed una di natura tecnica per consentire la riproposizione del referendum.
Per il deposito dei rifiuti ad alta attività invece è in corso un programma da parte di NAGRA che ha allo studio due formazioni geologiche, una cristallina ed una argillosa. La realizzazione del deposito non è certa e dipende anche dagli sviluppi di eventuali opzioni internazionali.
Per lo studio delle formazioni geologiche esistono in Svizzera due laboratori sotterranei: quello di Grimsel, in roccia cristallina ad una profondità di 450 m ed operante dal 1987, dove sono condotti esperimenti di idrogeologia e geomeccanica in collaborazione con l’Unione Europea ed altri paesi (Francia, Giappone, USA, Spagna), e quello di Monte Terri per studi idrogeologici, geochimici e geomeccanici su roccia argillosa.

Spagna
In Spagna sono attive 10 centrali nucleari, di cui una in corso di disattivazione; non si prevede la costruzione di ulteriori centrali. E’ stato deciso di non ritrattare il combustibile irraggiato, per cui quello scaricato dalle centrali è destinato allo smaltimento definitivo.
Diverse leggi e normative regolano l’impiego dell’energia nucleare in Spagna: fondamentale è la disciplina dettata dalla “Legge sugli usi dell’energia nucleare” risalente al 1964.
A mente di tale legge, il Ministero dell’Industria e dell’Energia (MIE) è responsabile dell’applicazione della legislazione nucleare e del licensing, laddove il Consiglio di sicurezza nucleare (CSN) è competente nel campo della sicurezza nucleare e della radioprotezione.
Il MIE supervisiona inoltre il programma nucleare spagnolo, esercitando il controllo a mezzo di 3 società statali: CIEMAT( ex Junta de Energia Nuclear) per la ricerca e sviluppo, ENDUSA per la fabbricazione del combustibile e l’approvvigionamento di uranio: ENRESA per la gestione dei rifiuti radioattivi.
L’ ENRESA (Impresa Nacional de Residuos Radiactivos SA), creata nel 1984, ha iniziato ad operare nella seconda metà del 1985 ed ha il compito di gestire le operazioni di smaltimento dei rifiuti e di smantellamento delle centrali dimesse.
Un deposito superficiale per i rifiuti a bassa attività è in esercizio in Spagna dal 1992. E’ situato ad El Cabril in Andalusia, a 100 km a nordest di Siviglia, su un’area già sede di una vecchia miniera di uranio.
Il deposito è del tipo superficiale con barriere ingegneristiche di tipo avanzato. La capacità totale del deposito è di 100.000 m3, con una ricezione annuale di 5000 m3.
Per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti ad alta attività (che in Spagna sono costituiti dal combustibile irraggiato), un programma di ricerca è iniziata nel 1986 con l’obbiettivo di trovare un sito nel 2000 e di renderlo operativo nel 2025. Tuttavia i problemi di accettabilità nelle aree individuate ha indotto il governo a dare istruzioni ad ENRESA di sospendere ogni attività di ricerca geografica.

Belgio
In Belgio sono operative 7 centrali elettronucleari, 4 a Doel e 3 a Tihange.
Nel 1980 è stata creata dal governo belga l’Agenzia Nazionale per la Gestione dei Rifiuti Radioattivi ONDRAF/NIRAS, le cui attività sono finanziate dai produttori dei rifiuti. L’ attività di ricerca sui rifiuti sono condotte dal Centro Nazionale di Ricerca Nucleare (CEN/SCR) a Mol/Dessel.
La legge che regola la gestione dei rifiuti radioattivi in Belgio è la novella dell’ 8/8/1980, modificata ed intregrata nel 1991 e nel 1997. Un Decreto Reale del 1981, poi modificato nel 1991, fissa i compiti di ONDRAF/NIRAS, cui è demandata, sulla base dell’art.2 del decreto, lo smaltimento di tutti i rifiuti radioattivi. Le norme internazionali di IRCP e AIEA sono prese in considerazione come riferimenti, ma non sono incorporate nelle leggi nazionali.
I rifiuti radioattivi di bassa e media attività fino alla moratoria di Londra del 1983 sono stati smaltiti in mare;
a partire da tale data, sono conservati temporaneamente presso i siti di produzione. ONDRAF/NIRAS, fin dagli anni 90, ha tentato di individuare un sito per lo smaltimento superficiale dei rifiuti di bassa attività. Nel 1994 ha individuato nel Paese 98 siti potenziali, di cui 66 su argilla e 23 su scisti; successivamente è stato richiesto alle Autorità locali di dare il consenso ad indagini sitologiche di dettaglio; le amministrazioni locali hanno risposto tutte negativamente tranne una che ha proposto di effettuare un referendum in merito.
In seguito si è proceduto ad una revisione della strategia della gestione dei rifiuti a bassa attività, confrontando tra loro anche economicamente tre opzioni: immagazzinamento a lungo termine, smaltimento superficiale e smaltimento geologico. Questa revisione, nota come progetto “Altsurf”, è stata affidata ad un comitato di esperti di nomina governativa. Dopo l’esame del progetto “Altsurf” il governo nel gennaio 1998 ha dato ad ONDRAF/NIRAS il mandato riguardante i seguenti punti:
- predisporre uno studio concettuale per lo smaltimento superficiale;
- preparare uno studio di fattibilità sullo smaltimento geologico ed un’analisi dei costi;
- sviluppare una metodologia per la scelta dei siti che preveda il coinvolgimento delle comunità locali;
- limitare l’attività di indagini alle aree nucleari già esistenti oppure a quelle ove le autorità locali manifestino interesse.
Su tale base sono attualmente allo studio i quattro siti nucleari esistenti ed uno alternativo.
Per quanto riguarda i rifiuti ad alta attività è previsto il deposito geologico. Nell’ attesa viene praticato l’immagazzinamento temporaneo a Mol. Dal 1984 sono in corso gli studi per lo smaltimento geologico. E’ stato realizzato a Mol dal SCK/CEN un laboratorio a 229 m di profondità in formazione argillosa.

Regno Unito
Nel Regno Unito sono attualmente in esercizio 19 centrali nucleari di tipo Magnox, 14 di tipo AGR (a gas avanzati) ed 1 tipo PWR (acqua pressurizzata). Le centrali AGR e PWR vengono gestite dalla società British Energy, recentemente privatizzata, mentre quelle Magnox sono di proprietà statale della Magnox Electric che nel 1998 si è fusa con la BNFL (British Nuclear Fuels) anch’essa statale.
I produttori di rifiuti radioattivi sono elettroproduttori, gli impianti del ciclo del combustibile, le industrie ed altri soggetti che impiegano radioisotopi.
Dal 1982 la Società NIREX (Nuclear Industry Radioactive Management Executive), costituita da tutti i membri dell’industria nucleare, ha la responsabilità per la policy di smaltimento e per l’individuazione dei siti.
Lo smaltimento dei rifiuti radioattivi è regolato dalla RSA (Radioactive Substanees Act) del 1993 e successive modifiche.
Attualmente, in seguito alle riforme introdotte dall’ultimo governo soprattutto in materia di federalismo, è in atto una profonda riorganizzazione basata sul decentramento anche delle Authorities con funzione autorizzative o di emissione degli standard.
Gli organismi attualmente competenti per la gestione dei rifiuti radioattivi sono: la Environment Agency per l’Inghilterra ed il Galles; la SEPA (Scottish Environment Protection Agency), per la Scozia.
Gli enti preposti al licensing: il Nuclear Istallation Inspectorate ed il National Radiological Protection Board, sono ancora unificati.
Nel Regno Unito esiste per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi il solo deposito di Drigg, operante dal 1959 e gestito dalla BNFL, idoneo per i rifiuti a bassa attività, di cui ne sono depositati fino ad ora 800.000 m3 . Per i rifiuti a media attività (long lived) e per quelli ad alta attività è previsto lo smaltimento in un sito geologico profondo. La ricerca del sito è stata in corso per anni dalla Nirex, che ha svolto un’indagine estesa a tutto il paese che ha portato ad individuare nel 1991 due siti, a Dounray ed a Sellafield.
Tra questi è stato scelto il secondo, in seguito a indagini sitologiche dettagliate costate 250 milioni di sterline. La Nirex ha richiesto nel 1994 la licenza per realizzare un laboratorio sotterraneo per la caratterizzazione geologica del sito. Al termine di una pubblica inquiry è stata negata la licenza con motivazioni fortemente critiche verso la Nirex.
La riorganizzazione in corso, che quasi certamente sfocerà nella soppressione della stessa Nirex, ha preso le mosse proprio dal fallimento del tentativo sul sito di Sellafields.

Svezia
In Svezia sono in funzione 12 centrali nucleari in 4 siti. A seguito di un referendum del 1980 il Parlamento
svedese ha deciso di non istallare altre centrali nucleari e di chiudere quelle in esercizio entro il 2010.
I rifiuti di bassa e media attività, prodotti nelle centrali, vengono smaltiti nel deposito SFR di Forsmark, situato presso la centrale nucleare omonima; la capacità del deposito SFR è tale da ospitare tutti i rifiuti prodotti dalle centrali nucleari nei 40 anni della loro vita.
In Svezia, che non ritratta il combustibile irraggiato scaricato dalle centrali, è stato realizzato un sistema centrale di immagazzinamento presso la centrale di Oskarsham (CLAB) costituito da 5 piscine sotterranee scavate nel granito.
Tutte le attività nucleari della Svezia, incluse quelle relative alla gestione e smaltimento dei rifiuti radioattivi, sono concentrate nei quattro siti, tutti sul mare, che ospitano i 12 reattori.
Le attività nel campo dei rifiuti radioattivi sono regolamentate da diversi atti legislativi tra i quali una legge sulle attività nucleari, una legge per la radioprotezione, una legge per il finanziamento.
I principali organi istituzionali, che sovraintendono alle attività relative ai rifiuti radioattivi, sono l'SKI, Ente per la sicurezza e l'SKB, Compagnia responsabile per la gestione dei rifiuti e del combustibile irraggiato, incluso lo smaltimento (la Svezia, non praticando il ritrattamento, considera il combustibile irraggiato un materiale da smaltire).
Per lo smaltimento dei rifiuti a bassa e media attività è in esercizio dal 1988 il deposito SFR di Forsmark, la cui costruzione è iniziata nel 1983. Esso (che è uno dei più spettacolari del suo genere) è costituito da silos e gallerie costruite 60 m al di sotto del Mar Baltico ad una distanza di 1 km dalla costa, accessibile dalla terra ferma tramite un tunnel, ha una capacità di 65000 m3 di rifiuti, sufficiente per l'intera produzione stimata per tutto il periodo di impiego dell'energia nucleare.
Come deposito geologico per il combustibile irraggiato (assimilato ad un rifiuto ad alta attività) è previsto il ricorso ad una formazione granitica, per approfondire gli studi su tale formazione è stato costituito ed è in funzione un laboratorio sotterraneo ad Aspo, località prossima alla centrale di Oskarshamn.
Per l'individuazione del sito geologico finale, per il quale sono stati indagati inizialmente 8 siti, è in corso una vasta campagna diretta all'acquisizione del consenso delle comunità locali ed al loro coinvolgimento alla scelta finale.

2. Oltre l’Oceano: gli Stati Uniti

Attualmente, negli Stati Uniti sono in esercizio 105 centrali nucleari, che forniscono il 20% dell’energia elettrica prodotta nel Paese. Queste centrali danno origine, ogni anno, a 1800-2000 tonnellate di combustibile irraggiato: non essendo in USA praticato il ritrattamento, il combustibile costituisce un materiale da smaltire definitivamente in un sito geologico, sebbene non venga ufficialmente considerato alla stregua di un rifiuto.
Il maggior detentore e produttore di rifiuti radioattivi in USA è il Department of Energy, proprietario dei siti storici teatro dello sviluppo dell’energia nucleare e civile in USA, tra cui i tre principali di Savannah River, Hanford e Idaho.
La Nuclear Waste Policy Act, emendata varie volte, è la legge quadro che regola in USA le attività attinenti ai rifiuti ed ai materiali radioattivi; la legge stabiliva tra l’altro che, a partire dal 1988, il DOE avrebbe iniziato il ritiro del combustibile irraggiato dalle centrali per avviarlo al deposito definitivo (impianto di immagazzinamento centralizzato o sito di smaltimento).
Successivamente il DOE ha comunicato alle società esercenti di non essere in grado di farlo. Attualmente è stato individuato il sito geologico di Yucca Mountain, nello stato del Nevada, nel quale sono in corso le attività di caratterizzazione.
Per quanto riguarda i rifiuti di bassa attività, nel 1980 il Low Level Radioactive Waste Policy Act stabiliva che ciascuno Stato era responsabile dei propri rifiuti ed incoraggiava la formazione di 1985, non essendo stato trovato fino a quel momento alcun sito di smaltimento, fu approvato un emendamento alla legge del 1980 (Low Level Radioactive Waste Policy Amendament Act), che stabiliva che gli Stati ed anche i Compacts senza un sito di smaltimento avrebbero potuto avere accesso ad un altro sito.
Vi sono negli Stati Uniti diversi depositi per rifiuti radioattivi di basso livello:nello specifico si tratta di siti superficiali con o senza barriere ingegneristiche, a seconda delle condizioni geologiche in cui si trovano. Per quanto riguarda i nuovi depositi di smaltimento, previsti dalla Legge del 1980, e da quella emendata nel 1985, vi si sono cimentati diversi Stati, con esiti prevalentemente negativi.
Per il deposito geologico dei materiali ad alta attività, nel sito di Yucca Montain è stato costituito un tunnel di 8 km per la caratterizzazione meccanica, geochimica ed idrogeologica della barriera naturale.
Per i rifiuti transuranici di origine federale (i cosiddetti defense wastes) è stato realizzato un deposito geologico in un giacimento salino a Carlsbad nel New Mexico, denominato WIPP (Waste Isolation Plant) capace di accogliere circa 175.000 mc di rifiuti TRU. L’impianto, dopo un procedimento di licensing che è durato quasi un quarto di secolo, è operativo dal Maggio 1999.

3. Gli orientamenti internazionali e comunitari in materia

Durante la più recente riunione dei rappresentanti degli Stati che hanno sottoscritto e/o ratificato la “Convenzione comune sulla sicurezza della gestione del combustibile esaurito e sulla sicurezza della gestione delle scorie radioattive” (“Joint Convention on the Safety of Spent Fuel Management and on the Safety of Radioactive Waste Management” )2. Gli stati contraenti la Convenzione comune sembrano essere giunti alla medesima soluzione. Infatti, dal 3 al 14 novembre 2003, nella prima riunione tenutasi presso l’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) a Vienna per fare un quadro sulla situazione e sulla convezione stessa, è stata evidenziata la necessità che i processi decisionali e dunque amministrativi, relativi alle modalità di gestione dei rifiuti radioattivi, debbano essere, il più possibile, oggetto di concertazione tra i soggetti politici locali, gli attori sociali e le popolazioni coinvolte. Solo un’azione improntata alla condivisione delle soluzioni da adottare consente una risoluzione efficace del problema.
Questa determinazione segna un passo in avanti considerevole se solo si tiene conto che, in precedenza, all’interno dei processi decisionali in materia, la filosofia portante era quella del “decidere, annunciare e difendere”, una filosofia i cui risultati non potevano non tradursi in provvedimenti imposti “dall’alto”.
Ai fini di una visione complessiva degli orientamenti politico-normativi internazionali e comunitari in materia di gestione delle scorie radioattive, ci sembra giusto prendere le mosse dalla suddetta Convenzione.
Questo atto, infatti, rappresenta il risultato di un indirizzo volto all’implementazione di una politica internazionale che si prefigge di mantenere livelli assai elevati in termini di sicurezza nella gestione delle scorie radioattive, passando attraverso sia la cooperazione internazionale e portando i singoli stati a rafforzare le misure interne già esistenti e ad adottarne di nuove, facendo riferimento alle buone pratiche implementate in campo internazionale, contro i rischi potenziali derivanti dalle scorie radioattive.
La convenzione è un riferimento di carattere internazionale importante, tenuto conto che l’Unione Europea, pur mostrando un forte interesse in merito alla gestione del combustibile nucleare esaurito e dei residui radioattivi e delle problematiche relative alla sicurezza degli impianti, non aveva mai affrontato tali tematiche in modo complessivo e compiuto, con un provvedimento normativo3.
A tal proposito le Istituzioni comunitarie hanno avvertito la necessità di individuare delle risposte rispetto a tali problematiche, che sappiano guardare oltre i confini di ogni singolo stato membro e vadano, invece, a creare un quadro normativo omogeneo, valido per tutti gli stati dell’Unione Europea, compresi quelli che ne entreranno, a breve, a far parte.
Sulla scorta di questo recente approccio al problema, la Commissione ha adottato, nel gennaio del 2003, due proposte di direttive riguardo a :

• Sicurezza delle istallazioni nucleari nella fase di esercizio ed in quella di decommissioning (“Safety Directive”)

• Gestione del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi (“Waste Directive”)


Si evince dalla proposta fatta, che la Commissione ha la chiara intenzione di dare una risposta completa ed in tempi brevi, non solo in merito alla gestione dei rifiuti radioattivi, ma anche alle altre problematiche inerenti il nucleare, a tal proposito ricordiamo anche la comunicazione del Consiglio, che delegava alla Commissione l’apertura dei negoziati tra Euratom e Russia circa lo scambio di materiale nucleare.
Nell’esaminare più attentamente la proposta di direttiva attinente alla gestione delle scorie (COM/32/2003), possiamo affermare che, ad oggi, essa è in discussione sia nelle Commissioni Ambiente ed Industria del Parlamento Europeo che nel gruppo di lavoro “questioni atomiche “del Consiglio.
Volendo sintetizzare i risultati principali del confronto in atto nell’una e nell’altra sede, poniamo in evidenza due punti fondamentali:

• L’obbligo per gli Stati Membri di adottare dei programmi nazionali di stoccaggio chiari e dettagliati per la gestione a lungo termine dei rifiuti nucleari, con l’indicazione di scadenze temporali precise per lo smaltimento dei rifiuti4.

• La possibilità di trasferire scorie radioattive da un Paese ad un altro all’interno della comunità (e secondo alcuni anche verso Paesi terzi), ovviamente nel rispetto degli standard comunitari ed internazionali. Tale possibilità dovrebbe essere introdotta all’interno dei programmi nazionali di stoccaggio e si fonderebbe sul principio di cooperazione tra gli stati.

Con riferimento a quest’ultimo passaggio, si ritiene che l’individuazione di “siti regionali”, ovvero luoghi localizzati all’interno di alcuni Stati membri e destinati a divenire centri di stoccaggio dei rifiuti radioattivi condivisi da gruppi di Stati dell’Unione, se da un lato, sembra essere la soluzione più sostenibile sia da un punto di vista della sicurezza ambientale sia da un punto di vista economico5, dall’altro presenta rilevanti problemi di accettabilità sociale.


 

                                                         

 

1 Negli USA, sulla base di una legge federale, I singoli Stati possono associarsi per realizzare un deposito comune per lo smaltimento dei rifiuti a bassa attività (l’associazione è denominata Compact).E’ invece materia esclusivamente federale il deposito geologico per il combustibile irraggiato.

2 La Convenzione, aperta alla firma il 29 settembre 1997, è entrata in vigore il 18 giugno 2001, sottoscritta da 42 paesi e ratificata da 33. Tra i paesi sottoscrittori figurano tutti gli Stati componenti l’UE tranne il Portogallo, mentre l’Italia (insieme con la Lituania e l’Estonia), pur avendola sottoscritta nel 1998, non ha ancora provveduto a ratificarla.
www. iaea.org/Publication/Documents/Conventions/jointconv.html

3 In materia di nucleare, infatti, l’Unione Europea ha adottato nell’ambito del Trattato Euratom (1957), la Direttiva 92/3/Euratom inerente alle spedizioni di residui radioattivi e la Direttiva 96/29/Euratom relativa alla protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori; nonostante ciò, il Trattato Euratom non ha stabilito alcuna norma di sicurezza nucleare che abbia forza di legge.

4 Su questo punto è necessario evidenziare che, da una parte c’è ancora una considerevole difficoltà nel trovare un punto d’incontro in ordine alle diverse scadenze previste dal calendario, mentre, per quanto attiene all’approccio metodologico relativo allo smaltimento, c’è un notevole consenso intorno alla tesi che riconosce priorità all’interramento geologico dei residui radioattivi.

5 Questa soluzione converrebbe anche e soprattutto, agli stati privi di un programma nazionale di stoccaggio o che ne abbiano uno limitato, come ad esempio gli stati dell’Est europeo.