AmbienteDiritto.it - Rivista giuridica - Electronic Law Review - Tutti i diritti sono riservati - Copyright © - AmbienteDiritto.it
Testata registrata presso il Tribunale di Patti Reg. n. 197 del 19/07/2006
CORTE DI CASSAZIONE Sezione Lavoro, 18/05/2007, Sentenza
n. 11622
LAVORO SUBORDINATO - Sicurezza
del lavoro - Apprendisti (marmista) - Obblighi di formazione e addestramento -
Dovere di sicurezza a carico del datore di lavoro - Rispetto delle norme
antinfortunistiche - Responsabilità - Esonero dell’onere della prova -
Esclusione - Artt. 47 e 48 d.P.R. n.626/1994. Nei confronti dei lavoratori
di giovane età e professionalmente inesperti, è necessaria una più specifica
intensità e pregnanza al dovere di sicurezza a carico del datore di lavoro
esaltandone il contenuto in presenza di apprendisti nei cui confronti la legge
pone precisi obblighi di formazione e addestramento, tra i quali primeggia
l’educazione alla sicurezza del lavoro (art.11, legge n.25 del 1955). Sicché,
l’accertato rispetto delle norme antinfortunistiche di cui agli artt. 47 e 48
del d.P.R. n.626 del 1994 e dell’allegato VI a tale decreto, non esonera il
datore di lavoro dall’onere di provare di aver adottato tute le cautele
necessarie ad impedire il verificarsi dell’evento, con particolare riguardo
all’assetto organizzativo del lavoro, ai compiti dell’apprendista, alle
istruzioni impartite, all’informazione e formazione sui rischi nelle
lavorazioni, senza che in contrario possa assumere rilievo l’imprudenza
dell’infortunato nell’assumere, come nella specie, un’iniziativa di
collaborazione nel cui ambito l’infortunio si sia verificato. Presidente e
Relatore S. Senese. CORTE DI CASSAZIONE Sezione Lavoro, 18/05/2007, Sentenza
n. 11622
LAVORO - Sicurezza sul lavoro - Infortunio - Responsabilità dei lavoratori -
Individuazione - Presupposti - Responsabilità ex art. 2087 c.c. del datore di
lavoro - Nesso causale - Norme antinfortunistiche - Altre misure necessarie a
tutelare l'integrità fisica. In materia di sicurezza sul lavoro, la
responsabilità del datore di lavoro, per l'infortunio occorso ad un dipendente,
non è esclusa dalla condotta imprudente del lavoratore, se non nei casi in cui
quest'ultima presenti i caratteri dell'abnormità ed imprevedibilità (v., e
plurimis, cass. nn.4782/1997, 5024/2002, 8365/2004, 12445/2006). Per altro
verso, il lavoratore che assuma la responsabilità ex art. 2087 c.c. del datore
di lavoro, in relazione ad un infortunio occorsogli, non ha l'onere di provare
specifiche omissioni del datore in relazione alle norme antinfortunistiche,
essendo soltanto tenuto a provare l'infortunio, il danno derivatone, il nesso
causale tra l'uno e l'altro e la nocività dell'ambiente di lavoro, gravando sul
datore- una volta provate tali circostanze l'onere di dimostrare di aver
adottato tutte le cautele necessarie ad evitare il verificarsi dell'evento
dannoso (e plurimis, cass. nn. 9856/2002, 7629/2004, 11932/2004, 4840/2006,
16881/2006). Tra tali cautele, poi, non rientra soltanto l'osservanza di
puntuali precetti relativi alle macchine impiegate o a specifiche lavorazioni,
ma anche l'adozione di misure relative all'organizzazione del lavoro, tali da
evitare che lavoratori inesperti siano coinvolti in lavorazioni pericolose, ed
all'informazione dei dipendenti sui rischi e la pericolosità di macchine o
lavorazioni. E tale dovere si atteggia in maniera particolarmente intensa nei
confronti di lavoratori di giovane età e professionalmente inesperti ( cfr. e
plurimis , cass. nn. 9805/1998, 326/2002) e si esalta in presenza di apprendisti
nei cui confronti la legge pone a carico del datore di lavoro precisi obblighi
di formazione e addestramento, tra i quali non può che primeggiare l'educazione
alla sicurezza del lavoro ( cfr. art 11 L. n. 25/1955). Presidente e Relatore S.
Senese. CORTE DI CASSAZIONE Sezione Lavoro, 18/05/2007, Sentenza n. 11622
www.AmbienteDiritto.it
Udienza pubblica del
SENTENZA N.
REG. GENERALE N.
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE LAVORO
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Omisssis
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
Ariano Polito, apprendista marmista alle dipendenze di Alfredo Ingrosso, subiva-
il 30 aprile 1999- un infortunio sul lavoro mentre tentava di aiutare due
esperti operai a collocare una lastra di marmo sul banco di lavoro.
Il Polito- assumendo che l'infortunio era addebitabile all'omessa adozione, da
parte del datore di lavoro, delle misure necessarie a tutelare l'integrità
fisica dei lavoratori chiedeva la condanna dell'Ingrosso a risarcirgli il danno
morale e il danno biologico conseguiti all'infortunio, quantificandoli nella
complessiva somma di L. 90 milioni.
La domanda era rigettata sia in primo grado che in appello.
In particolare, la corte d'appello di Lecce- dopo aver disposto una CTU al fine
di accertare quale fosse " il reale assetto organizzativo dell'impresa
Ingrosso"- riteneva:
-che non fossero ravvisabili violazioni delle specifiche norme
antinfortunistiche indicate dal Polito ( e cioè gli artt. 47 e 48 del DPR n.
626/1994 e dell'allegato VI a tale decreto );
-che la verificazione del sinistro non è sufficiente, di per sé, a " far
scattare a carico dell'imprenditore l'onere probatorio di aver adottato ogni
sorta di misura idonea ad evitare l'evento, atteso che la prova liberatoria..
presuppone sempre la dimostrazione, da parte del lavoratore, che vi è stata
omissione nel predisporre le misure di sicurezza... necessarie ad evitare il
danno, e non può essere estesa ad ogni ipotetica misura di prevenzione...." ;
-che, infine, sulla scorta delle deposizioni testimoniali e della stessa CTU,
l'infortunio risultava addebitabile ad una condotta maldestra eseguita dal
Polito, che di propria iniziativa aveva inteso aiutare gli operai che stavano
sollevando la lastra di marmo.
Avverso la sentenza della corte d'appello di Lecce il Polito ricorre in
cassazione con un unico articolato motivo che sostanzialmente sviluppa tre
ordini di censura.
L'Ingrosso resiste con controricorso e propone ricorso incidentale.
Motivi della decisione.
1. I due ricorsi devono essere riuniti a norma dell'art. 335 cpc.
2. Con l'unico motivo del ricorso principale il Polito denuncia violazione e
falsa applicazione dell'art. 2087 c.c. e del DPR n. 626/1994, delle disposizioni
relative all'onere della prova nonché vizio di motivazione.
In particolare addebita alla sentenza impugnata: A) di non aver tenuto alcun
conto delle numerose violazioni, da parte dell'Ingrosso, del D.P.R. n. 626/1994,
al di là di quelle specifiche indicate dall'infortunato, violazioni risultanti
dall' esperita consulenza tecnica, con riferimento in particolare agli
adempimenti imposti al datore di lavoro per prevenire i rischi dell'attività
lavorativa, essendosi invece limitata a registrare che non risultavano provate
le specifiche violazioni allegate dal lavoratore. B) Di aver inoltre ritenuto
che l'onere del datore di lavoro di provare di aver adottato tutte le misure
necessarie ad impedire l'evento dannoso presupponga la previa dimostrazione, da
parte dell'infortunato, di un'omissione nel predisporre le misure di sicurezza.
C) Infine, di aver ritenuto esaustiva, ai fini dell'esonero di responsabilità
dell'Ingrosso, la circostanza che l'infortunio si fosse verificato a seguito di
una condotta maldestra del lavoratore.
I tre profili di censura, sopra evocati, tra loro strettamente connessi, sono
fondati.
Costituisce, infatti, principio consolidato della giurisprudenza di questa corte
l'affermazione che la responsabilità del datore di lavoro, per l'infortunio
occorso ad un dipendente, non è esclusa dalla condotta imprudente del
lavoratore, se non nei casi in cui quest'ultima presenti i caratteri
dell'abnormità ed imprevedibilità ( v., e plurimis, cass. nn.4782/1997,
5024/2002, 8365/2004, 12445/2006). Per altro verso, il lavoratore che assuma la
responsabilità ex art. 2087 c.c. del datore di lavoro, in relazione ad un
infortunio occorsogli, non ha l'onere di provare specifiche omissioni del datore
in relazione alle norme antinfortunistiche, essendo soltanto tenuto a provare
l'infortunio, il danno derivatone, il nesso causale tra l'uno e l'altro e la
nocività dell'ambiente di lavoro, gravando sul datore- una volta provate tali
circostanze l'onere di dimostrare di aver adottato tutte le cautele necessarie
ad evitare il verificarsi dell'evento dannoso (e plurimis, cass. nn. 9856/2002,
7629/2004, 11932/2004, 4840/2006, 16881/2006). Tra tali cautele, poi, non
rientra soltanto l'osservanza di puntuali precetti relativi alle macchine
impiegate o a specifiche lavorazioni, ma anche l'adozione di misure relative
all'organizzazione del lavoro, tali da evitare che lavoratori inesperti siano
coinvolti in lavorazioni pericolose, ed all'informazione dei dipendenti sui
rischi e la pericolosità di macchine o lavorazioni. E tale dovere si atteggia in
maniera particolarmente intensa nei confronti di lavoratori di giovane età e
professionalmente inesperti ( cfr. e plurimis , cass. nn. 9805/1998, 326/2002) e
si esalta in presenza di apprendisti nei cui confronti la legge pone a carico
del datore di lavoro precisi obblighi di formazione e addestramento, tra i quali
non può che primeggiare l'educazione alla sicurezza del lavoro ( cfr. art 11 L.
n. 25/1955).
Nella specie, risultando accertato che il lavoratore infortunato era un
apprendista, che l'ambiente di lavoro ove si movimentavano grossi blocchi di
marmo era pericoloso, che l'infortunio ha avuto luogo mentre l'apprendista
tentava di aiutare due operai a collocare una lastra di marmo sul banco di
lavoro e, quindi, a seguito di una condotta non certo imprevedibile e abnorme,
la corte territoriale non ha fatto corretto governo dei principi sopra
richiamati, ritenendo esonerato il datore di lavoro dall'onere di aver adottato
tutte le cautele, anche quelle relative all'assetto del lavoro e/o
all'informazione e formazione del dipendente, sol perché risultavano escluse
alcune specifiche violazioni di norme antinfortunistiche e l'evento si era
prodotto per un ritenuto eccesso di zelo dell'apprendista.
3. La sentenza impugnata dev'esser dunque cassata e la causa rimessa ad altra
corte, che si designa nella corte d'appello di Bari, perché riesamini l'appello
del Polito attenendosi al seguente principio di diritto:
"Nell'ipotesi di infortunio sul lavoro occorso ad un apprendista marmista mentre
aiutava degli operai a sollevare una lastra di marmo, l'accertato rispetto- da
parte del datore di lavoro- delle norme antinfortunistiche di cui agli artt. 47
e 48 DPR n. 626/1994 e dell'allegato VI a tale decreto, non esonera lo stesso
datore dall'onere di provare di aver adottato tutte le cautele necessarie ad
impedire il verificarsi dell'evento con particolare riguardo all'assetto
organizzativo del lavoro, specie per quanto riguarda i compiti dell'apprendista
e le istruzioni impartitegli, ed all'informazione e formazione di quest'ultimo
sui rischi insiti nelle lavorazioni.
Conseguendo al mancato o incompleto assolvimento di tale onere, la
responsabilità dello stesso datore ai sensi dell'art. 2087 c.c., senza che in
contrario possa assumere rilievo l'imprudenza dell'infortunato nell'assumere
l'iniziativa di collaborazione nel cui ambito l'infortunio si è verificato".
4. In conseguenza dell'accoglimento del ricorso principale, resta assorbito il
ricorso incidentale dell'Ingrosso avente ad oggetto il regolamento delle spese
operato nella sentenza impugnata.
5. Il giudice di rinvio provvederà sulle spese anche di questo giudizio di
cassazione.
P.Q:M.
La corte riunisce i ricorsi. Accoglie il ricorso principale e dichiara assorbito
quello incidentale. Cassa la sentenza impugnata e rinvia la causa, anche per le
spese, alla Corte di appello di Bari.
Così deciso in Roma il 16 gennaio 2007. 1
Vedi
altre:
SENTENZE PER ESTESO
Ritorna alle
MASSIME della sentenza - Approfondisci
con altre massime:
GIURISPRUDENZA -
Ricerca in:
LEGISLAZIONE
- Ricerca
in:
DOTTRINA
www.AmbienteDiritto.it
AmbienteDiritto.it - Rivista giuridica - Electronic Law Review - Tutti i diritti sono riservati - Copyright © - AmbienteDiritto.it
Testata
registrata presso il Tribunale di Patti Reg. n. 197 del 19/07/2006