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CORTE
DI CASSAZIONE Penale, Sez. III,
09/04/2008 (Ud.
11/03/2008), Sentenza n.14747
RIFIUTI - Ordinanza di rimozione - Dolo o colpa - Necessità - Principio della
inesigibilità - Art. 50 c. 2° D.L.vo n. 22/1997, ora art. 255 c. 3° D. L.gs. n.
152/2006.
Il principio della non esigibilità di una condotta diversa - sia che lo si
voglia ricollegare alla "ratio" della colpevolezza riferendolo ai casi in
cui l'agente operi in condizioni soggettive tali da non potersi da lui
"umanamente" pretendere un comportamento diverso, sia che lo si voglia
ricollegare alla "ratio" dell'antigiuridicita' riferendolo a situazioni
in cui non sembri coerente ravvisare un dovere giuridico dell'agente di
uniformare la condotta al precetto penale - non può trovare collocazione e
spazio al di fuori delle cause di giustificazione e delle cause di esclusione
della colpevolezza espressamente codificate, in quanto le condizioni e i limiti
di applicazione delle norme penali sono posti dalle norme stesse senza che sia
consentito al giudice di ricercare cause ultralegali di esclusione della
punibilità attraverso l' "analogia juris" (Cass. n. 973/1993). Il reato
di cui all'articolo 50 comma secondo decreto legislativo n 22 del 1997, ora
sostituito dall'articolo 255 comma terzo decreto legislativo n 152 del 2006, può
essere punito sia a titolo di dolo che di colpa per negligenza, imprudenza,
ecc.. La punibilità dell'agente è esclusa solo dall'ignoranza incolpevole
sull'esistenza dell'ordine ovvero dall'errore incolpevole sul contenuto
dell'ordine stesso e ciò anche a seguito della nota sentenza della Corte
Costituzionale n 364 del 1988. Se invece l'errore è colposo residua una
responsabilità dell'agente per colpa. Pres. Grassi Est. Petti Ric. Clementi.
CORTE DI CASSAZIONE Penale, Sez. III, 09/04/2008 (Ud. 11/03/2008), Sentenza
n.14747
RIFIUTI - Bonifica dell'area - Ordinanza di rimessione in pristino o di
rimozione - Presupposti - Criterio generale della inesigibilità - Art. 14 D.
L.vo n. 22/1997 oggi art. 192 c. 3° D. L.vo n. 152/2006 - Fattispecie. Ai
sensi dell'articolo 14 del decreto legislativo n. 22 del 1997, ora sostituito
dall'articolo 192 comma terzo decreto legislativo n. 152 del 2006, il
proprietario o il possessore dell'area, era ed é tenuto a bonificare l'area solo
se a suo carico sia configurabile quanto meno la colpa (Cfr. Consiglio di Stato
sez. V 2/04/2001 n. 1904, Cass. sez. III, 2/07/1997, Gargani: Cass. 23/03/1998
Fiacco; Cass. 1°/07/2002, Ponzio). Pertanto, non può essere destinatario di
un'ordinanza di rimessione in pristino o di rimozione ex articolo 14 citato, con
sanzione penale in caso d'inosservanza, un soggetto se non viene individuato a
suo carico quanto meno un profilo di colpa, per omessa recinzione del suolo, per
omessa denuncia all'autorità, ecc, altrimenti si configurerebbe una
responsabilità oggettiva. Nella specie, poiché la legittimità dell'ordinanza non
è stata contestata e non è stata contestata neppure con la memoria difensiva, si
deve presumere che sia stata accertata quanto meno la colpa del destinatario
dell'ordinanza stessa, ovvero l'esistenza di una posizione di garanzia. Pres.
Grassi Est. Petti Ric. Clementi. CORTE DI CASSAZIONE Penale, Sez. III,
09/04/2008 (Ud. 11/03/2008), Sentenza n.14747
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UDIENZA DEL 11/03/2008
SENTENZA N.674
REG. GENERALE N. 41242/2007
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
Sez. III Penale
Composta dai sigg. magistrati:
Dott. Aldo Grassi Presidente
Dott. Ciro Petti consigliere
Dott. Margherita Marmo consigliere
Dott. Giulio Sarno consigliere
Dott. Santi Gazzara consigliere
ha pronunciato la seguente
SENTENZA
Sul ricorso proposto dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di
Tivoli nei confronti di Clementi Antonio, nato a Sacrofano il 5 gennaio del 1966
avverso la sentenza del tribunale della città anzidetta sezione distaccata di
Castelnuovo Di Porto del 21 giugno del 2007;
- udita la relazione svolta del consigliere dott. Ciro Petti;
- sentito il sostituto procuratore generale dott.Francesco Bua, il quale ha
concluso per il rigetto del ricorso;
- Udito il difensore avv. Carlo
Testa, il quale ha concluso per il rigetto del ricorso;
- letti il ricorso e la sentenza denunciata, osserva quanto segue:
IN FATTO
Con sentenza del 21 giugno del 2007, il tribunale di Tivoli ,sezione distaccata
di Castelnuovo Di Porto, assolveva Clementi Antonio dal reato di cui
all'articolo 50 del decreto
legislativo n 22 del 1997, per non avere ottemperato a quanto disposto con
ordinanza n 13 del 15 ottobre del 2003 del Comune di Magliano Romano, con cui si
era imposta la rimozione dei rifiuti abbandonati in un fondo di sua proprietà,
per l'insussistenza del fatto.
A fondamento della decisione il tribunale osservava che non si poteva esigere
dal prevenuto l'osservanza dell'ordinanza perché il fondo era stato sequestrato
e perciò, se avesse dato esecuzione all'ordinanza, avrebbe commesso il reato di
violazione dei sigilli.
Ricorre per cassazione il procuratore della Repubblica presso il tribunale di
Tivoli deducendo la violazione della norma incriminatrice per l'insussistenza di
una situazione di inesigibilità della condotta.
Resiste al ricorso il prevenuto con memoria depositata il 28 febbraio del 2008.
IN DIRITTO
Il ricorso va accolto ,non sussistendo alcuna causa di giustificazione
legislativamente prevista.
Va premesso che l'articolo 14 del decreto legislativo n. 22 del 1997, ora
sostituito dall'articolo 192 comma terzo decreto legislativo n. 152 del 2006, ha
escluso in radice qualsiasi ipotesi di responsabilità a carico del proprietario
o del possessore dell'area sulla quale altri hanno depositato i propri rifiuti
per il semplice fatto di essere proprietario o possessore. Invero l'articolo 14
citato al terzo comma disponeva che, fatta salva l'applicazione delle sanzioni
di cui agli artt. 50 e 51, chiunque avesse violato i divieti di cui ai commi 1 e
2 era tenuto a procedere alla rimozione, all'avvio a recupero o allo smaltimento
dei rifiuti ed al ripristino dello stato dei luoghi in solido con il
proprietario o con i titolari di diritti reali o personali di godimento
sull'area, ai quali tale violazione fosse imputabile a titolo di dolo o colpa.
Quindi il proprietario o il possessore dell'area, secondo la giurisprudenza
amministrativa e secondo l'orientamento di questa sezione, era ed é tenuto a
bonificare l'area solo se a suo carico sia configurabile quanto meno la colpa (Cfr.
Consiglio di Stato sez. V 2 aprile 2001 n. 1904, Cass. sez. III 2 luglio 1997, Gargani:
Cass. 23 marzo 1998 Fiacco; Cass. 1° luglio del 2002, Ponzio). Pertanto non può
essere destinatario di un'ordinanza di rimessione in pristino o di rimozione ex
articolo 14 citato, con sanzione penale in caso d'inosservanza, un soggetto se
non viene individuato a suo carico quanto meno un profilo di colpa, per omessa
recinzione del suolo, per omessa denuncia all'autorità, ecc. altrimenti si
configurerebbe una
responsabilità oggettiva. Nella fattispecie, poiché la legittimità
dell'ordinanza non è stata contestata e non viene contestata neppure con la
memoria difensiva depositata davanti a questa corte, si deve presumere che sia
stata accertata quanto meno la colpa del destinatario dell'ordinanza
stessa, ovvero l'esistenza di una posizione di garanzia.
Si deve altresì premettere che, secondo l'orientamento espresso da questa corte, il principio della non esigibilità di una condotta diversa
- sia che lo si
voglia ricollegare alla "ratio" della colpevolezza riferendolo ai casi in cui
l'agente operi in condizioni soggettive tali da non potersi da lui "umanamente"
pretendere un comportamento diverso, sia che lo si voglia ricollegare alla "ratio"
dell'antigiuridicita' riferendolo a situazioni in cui non sembri coerente
ravvisare un dovere giuridico dell'agente di uniformare la condotta al precetto
penale - non può trovare collocazione e spazio al di fuori delle cause di
giustificazione e delle cause di esclusione della colpevolezza espressamente
codificate, in quanto le condizioni e i limiti di applicazione delle norme
penali sono posti dalle norme stesse senza che sia consentito al giudice di
ricercare cause ultralegali di esclusione della punibilità attraverso l'
"analogia juris".(cfr Cass n 973 del 1993).
Ciò precisato, si rileva che il reato di cui all'articolo 50 comma secondo
decreto legislativo n 22 del 1997, ora sostituito dall'articolo 255 comma terzo
decreto legislativo n 152 del 2006, può essere punito sia a titolo di dolo che
di colpa per negligenza, imprudenza, ecc.. La punibilità dell'agente è esclusa
solo dall'ignoranza incolpevole sull'esistenza dell'ordine ovvero dall'errore
incolpevole sul contenuto dell'ordine stesso e ciò anche a seguito della nota
sentenza della Corte Costituzionale n 364 del 1988. Se invece l'errore è colposo
residua una responsabilità dell'agente per colpa.
La presenza del vincolo del sequestro non impediva l'osservanza dell'ordinanza
poiché il proprietario del fondo o il possessore dello stesso avrebbe potuto
chiedere al giudice l'autorizzazione ad accedere al fondo per effettuare la
rimozione dei rifiuti imposta con l'ordinanza sindacale. Anzi la bonifica del
sito poteva costituire l'occasione per chiedere ed ottenere la definitiva
restituzione del bene. Il sequestro probatorio è destinato a cessare una volta
espletato l'accertamento per il quale è stato imposto il vincolo. Solo se
l'autorità giudiziaria si fosse rifiutata di aderire alla richiesta
dell'istante, l'inosservanza dell'ordine sarebbe stata incolpevole.
La circostanza dedotta nella memoria difensiva, secondo la quale il destinatario
del provvedimento sindacale non sarebbe l'attuale imputato ma il proprio
genitore Clementi Roberto, non emerge dagli atti accessibili a questa corte,
ossia dalla sentenza impugnata e dai motivi di ricorso. Questa Corte ha accesso
agli atti del processo solo se viene dedotta una nullità processuale ex articolo
606 lettera c) c.p.p. Dalla sentenza impugnata e dai motivi di ricorso risulta
che l'imputato è stato assolto, non perché estraneo all'ordinanza sindacale o
per la sua illegittimità, ma perché si è considerata l'inosservanza dell'ordine
giustificata dal sequestro dell'area. Pertanto la circostanza dedotta nella
memoria difensiva, implicando accertamenti di fatto preclusi a questa corte,
potrà essere accertata dal giudice del merito avuto però riguardo al fatto che
l'ordinanza sindacale può essere pronunciata, sia nei confronti del proprietario
che di colui il quale ha la materiale disponibilità del fondo.
Alla stregua delle considerazioni svolte la sentenza impugnata va annullata con
rinvio alla corte d'appello di Roma ex art 569 comma quarto c.p.p. trattandosi
di ricorso per saltum
P.Q.M.
LA CORTE
Letto l'articolo 623 c.p.p.
Annulla
la sentenza impugnata con rinvio alla corte d'appello di Roma per un nuovo esame
Così deciso in Roma l'11 marzo del 2008.
Depositato in cancelleria il 9/04/2008.
Il consigliere estensore Il Presidente
Ciro Petti Aldo Grassi
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