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Testata registrata presso il Tribunale di Patti Reg. n. 197 del 19/07/2006 - ISSN 1974-9562
CONSIGLIO DI STATO Sez. IV - 12 maggio 2011, Sentenza n.
2865
DIRITTO URBANISTICO - PRG - Modifiche introdotte d’ufficio dall’amministrazione
regionale a tutela del paesaggio in coerenza con il P.U.T.T.- Obbligo di
ripubblicazione - Esclusione. Le modifiche allo strumento urbanistico
generale, introdotte d’ufficio dall’amministrazione regionale al fine specifico
della tutela del paesaggio e dell’ambiente in coerenza con il Piano urbanistico
territoriale tematico (P.U.T.T.), non comportano l’obbligo per il Comune
interessato a riavviare il procedimento di approvazione dello strumento, con
conseguente ripubblicazione dello stesso (così Consiglio di Stato, IV, 7 aprile
2008, n.1417). Pres. Giaccardi, Est. De Felice - M.C. (avv. Pappalepore) c.
Comune di Cassano delle Murge (avv.ti De Marco e Paccione) - (Conferma T.A.R.
PUGLIA, Bari, n. 2600/2004) -
CONSIGLIO DI STATO, Sez. IV - 12 maggio 2011, n. 2865
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REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
N. 02865/2011REG.PROV.COLL.
N. 09368/2004 REG.RIC.
Il Consiglio di Stato
in sede giurisdizionale (Sezione Quarta)
ha pronunciato la presente
SENTENZA
sul ricorso numero di registro generale 9368 del 2004, proposto da:
Montelli Carmela, rappresentato e difeso dall'avv. Vito Aurelio Pappalepore, con
domicilio eletto presso Antonia Studio De Angelis in Roma, via Portuense, 104;
contro
Comune di Cassano delle Murge, rappresentato e difeso dagli avv. Nicolo' De
Marco, Luigi Paccione, con domicilio eletto presso Alfredo Placidi in Roma, via
Cosseria, 2; Regione Puglia;
e con l'intervento di
ad adiuvandum:
Orsola Albenzio, Domenica e Arcangela Campanale, Sabino Iannuzzi e Altri,
rappresentati e difesi dall'avv. Angelo Clarizia, con domicilio eletto presso
Angelo Clarizia in Roma, via Principessa Clotilde, 2;
per la riforma
della sentenza del T.A.R. PUGLIA - BARI: SEZIONE III n. 02600/2004, resa tra le
parti, concernente APPROVAZIONE PIANO REGOLATORE GENERALE
Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nell'udienza pubblica del giorno 3 maggio 2011 il Cons. Sergio De
Felice e uditi per le parti gli avvocati Corrado De Simone, su delega dell'avv.
Vito Aurelio Pappalepore, Sandro de Marco, su delega dell'avv. Nicolò de Marco,
nonché Angelo Clarizia;
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.
FATTO
La signora Montelli Carmela ha proposto rituale appello avverso la sentenza del
T.A.R. Puglia – Bari n. 2600/2004, che ha respinto l’impugnativa dalla medesima
proposta (unitamente a Zullo Ignazio) e tesa all’annullamento, con l’ atto
introduttivo del giudizio, dei seguenti atti amministrativi emessi nel quadro di
una sequenza procedimentale volta all’adeguamento del piano regolatore generale,
e costituiti da:
1) delibera consiliare comunale (n.18 del 24.5.2002) recante approvazione
definitiva del PRG, in adeguamento a prescrizioni regionali;
2) delibera consiliare comunale (n.17 del 24.5.2002) di presa d’atto del piano
paesistico comunale;
3) delibera consiliare della Regione. Puglia n.7019 del 26.9.1997, recante
approvazione del PRG , con prescrizioni in materia di ambiente, del PRG
adottato;
4) deliberazione di Giunta regionale n.270 dell’11 marzo 2003 di approvazione
definitiva del PRG del Comune di Cassano delle Murge.
Il TAR ha respinto il ricorso ritenendolo infondato sotto tutti i profili.
Avverso la sentenza di primo grado, come detto, propone appello la signora
Montelli, deducendo in sostanza quattro motivi di appello, che consistono nella
riproposizione di motivi già proposti e respinti in prime cure.
Con l’appello deduce che per effetto del contestato procedimento di variante al
PRG, i suoli di sua proprietà - destinati prima a zona di completamento dal PRG
adottato nel 1990 e poi come tali inseriti nel progetto di lottizzazione
adottato con delibera di C.C. 22 del 1990 ed approvato con delibera n.162 del
1990 - a seguito delle osservazioni regionali mosse in sede di approvazione e
recepite dalla delibera di approvazione definitiva della variante, siano stati
sottoposti al regime della zona E, agricola .
Con i motivi in sostanza si deduce - sia pure sovrapponendo in parte il ricorso
originario i cui motivi sono riproposti e in parte le censure alla impugnata
sentenza - che:
1) si è illegittimamente ritenuto da parte dell’amministrazione che l’area
boscata dovrebbe avere soltanto destinazione agricola (pagina 21 dell’appello) e
si è esteso tale concetto anche alle aree annesse alla zona boscata (pagine 22 e
23 dell’appello); nella specie non si tratterebbe di “territori costruiti” (art.
142 T.U. B.C.); si tratterebbe di aree incluse in piani di lottizzazione (con
esigenza, deve ritenersi, di motivazione adeguata);
2) le modifiche apportate dalla Regione fanno ritenere che si tratti di una
nuova variante e non di un semplice adeguamento alle prescrizioni regionali;
3) il primo giudice avrebbe erroneamente avallato la procedura utilizzata dal
Comune per il recepimento dei vincoli del PUTT, vincoli che invece, secondo
parte appellante, dovevano essere adottati e approvati con apposita specifica
variante (pagine 21 e seguenti dell’appello);
4) illegittimamente la Regione Puglia avrebbe formulato osservazioni e
prescrizioni ultronee rispetto alle scelte pianificatorie del PUTT ed
ingiustamente il primo giudice ha ritenuto che la Regione potesse invece
apportare modifiche introducendo numerosi vincoli derivanti da leggi statali e
regionali; con le modifiche di ufficio si sarebbe provveduto all’adeguamento al
PUTT soltanto “adottato” e non ancora approvato (pagina 26 dell’appello);
sussisterebbe l’obbligo di ripubblicazione mentre si è sostenuto che si
tratterebbe di vincoli ambientali, che non necessiterebbero di ripubblicazione
(pagina 20 dell’appello).
Si è costituito il Comune di Cassano delle Murge chiedendo il rigetto
dell’appello perché infondato.
Si sono costituiti ad adiuvandum i su menzionati intervenienti, che concludono
per l’accoglimento dell’appello, sostenendo che i terreni di loro proprietà si
troverebbero in situazione peggiorativa quanto a destinazione.
Alla udienza pubblica del 3 maggio 2011 la causa è stata trattenuta in
decisione.
DIRITTO
1.L’appello è infondato in ordine a tutti i motivi, potendosi richiamare i
precedenti della sezione relativi proprio ai medesimi atti impugnati in prime
cure (ex plurimis, Consiglio di Stato, IV, 1789 depositata in data 21 aprile
2008), potendosi prescindere dalla eccezione di improcedibilità, sollevata dal
Comune perché non sarebbe stato impugnato il Piano di Assetto Idrogeologico.
Con il primo motivo si deduce che i suoli in questione non sarebbero
qualificabili come area boscata, che non sarebbe quindi soggetta ai vincoli
relativi, limitati alla destinazione agricola.
Il motivo è infondato.
Come ha controdedotto il Comune resistente, richiamando le disposizioni del
P.U.T.T. (Piano Urbanistico Territoriale Tematico ex art. 8 della legge Regione
Puglia 31 maggio 1980 n.56) viene stabilito un regime di tutela anche per le
aree “annesse” alla zona boscata – in una fascia di rispetto di 100 metri – con
conseguente vincolo di inedificabilità assoluta in conformità alle disposizioni
dell’art. 1, lettera d), della legge Regione Puglia 11 maggio 1990, n.30.
Pertanto, nella specie, l’area di proprietà della parte appellante rientrava
nella definizione di area boscata e come tale assoggettata a vincoli di
inedificabilità.
La parte appellante sostiene che in ogni caso nella specie ricorrevano i
presupposti della deroga ai vincoli paesaggistici, ai sensi dell’art. 142 del
codice del paesaggio, trattandosi di “territori costruiti”.
Il motivo è sotto tale profilo parimenti infondato.
Nella specie non si tratta in concreto di “territorio costruito”, avendo il
legislatore, nella prospettiva di non vanificare una più penetrante tutela
paesaggistica ed ambientale, tenuto conto della rilevanza di tali situazioni e
stabilito con la norma derogatoria richiamata che la deroga si pone soltanto nel
caso che le previsioni dei piani pluriennali di attuazione “siano state
concretamente realizzate”.
Non ha pregio neanche il rilievo con il quale si fa riferimento al fatto che
nella specie si tratterebbe di aree incluse in piani di lottizzazione, non
avendo la parte appellante adeguatamente superato le conclusioni del primo
giudice, che ha osservato che il piano di lottizzazione approvato nel dicembre
1990 non è stato mai attuato e l’area è non edificata.
2. Con altro motivo di appello si sostiene che le modifiche apportate dalla
Regione e recepite dal Comune fanno ritenere che si tratti di una nuova variante
e non di un semplice adeguamento alle prescrizioni regionali; inoltre, in virtù
della natura di tali modifiche, sarebbe stata necessaria una nuova
pubblicazione.
Il motivo è infondato.
Con riguardo al primo profilo, il Collegio ritiene che vadano avallate le
considerazioni svolte dal primo giudice sul fatto che il territorio del Comune
di Cassano delle Murge è interessato dalla presenza di vincoli e emergenze
culturali e ambientali derivanti sia da leggi statali che regionali, sicché le
modifiche in relazione a tali numerosi vincoli ben potevano incidere sulle
caratteristiche originarie del piano, adottato alcuni anni addietro.
Ciò si poneva del resto in correlazione con le indicazioni della delibera della
Giunta Regionale del 1997, che demandava all’amministrazione comunale una
compiuta valutazione del territorio, con la individuazione di tutti i vincoli
esistenti, mediante la esecuzione di una attività di tipo ricognitivo
dell’esistente nell’ambito della quale non residuava, in sostanza, alcuno spazio
per autonome determinazioni da parte comunale, atteso che le soluzioni da
adottare per le varie tipologie di vincoli potevano direttamente desumersi dalla
logica stessa delle prescrizioni regionali (in tal senso, anche Consiglio di
Stato, IV, n.4506 depositata in data 5 marzo 2008).
Con riguardo alla esigenza di ripubblicazione del piano regolatore sulla base
delle modifiche apportate, in ragione della esorbitanza delle suddette
modifiche, il Collegio non può che richiamare i numerosi precedenti con i quali,
anche in relazione ai medesimi atti impugnati in primo grado, si è sostenuto che
le modifiche allo strumento urbanistico generale, introdotte d’ufficio
dall’amministrazione regionale al fine specifico della tutela del paesaggio e
dell’ambiente in coerenza con il Piano urbanistico territoriale tematico (P.U.T.T.),
non comportano l’obbligo per il Comune interessato a riavviare il procedimento
di approvazione dello strumento, con conseguente ripubblicazione dello stesso
(così Consiglio di Stato, IV, 7 aprile 2008, n.1417 in relazione a controversia
avverso atti del Comune di Cassano delle Murge).
3. Con altri motivi si deduce: che la procedura utilizzata dal Comune avrebbe
illegittimamente consentito il recepimento dei vincoli del PUTT, vincoli che
invece dovevano essere adottati e approvati con apposita specifica variante; che
illegittimamente la Regione Puglia avrebbe formulato osservazioni e prescrizioni
ultronee rispetto alle scelte pianificatorie del PUTT e che, ingiustamente, il
primo giudice ha ritenuto che la Regione potesse invece apportare modifiche
introducendo numerosi vincoli derivanti da leggi statali e regionali; che con le
modifiche di ufficio si sarebbe provveduto all’adeguamento al PUTT soltanto
adottato e non ancora approvato.
I rilievi sono infondati.
Il primo profilo è infondato, alla luce di quanto sopra esposto riguardo alla
mancanza di necessità di adottare nuova variante.
Il Collegio ritiene che sussista la legittimità del procedimento utilizzato,
poichè la normativa invocata (art. 5.6 del titolo V del P.U.T.T.) secondo cui la
disciplina di tale piano verrebbe introdotta nel PRG con “specifica variante”
significa soltanto, come ha rilevato il Comune, che l’adeguamento “può” (non
deve) essere effettuato con una variante.
Resta fermo però in ogni caso che debba ritenersi legittimo l’operato
dell’amministrazione, in quanto nella specie l’adeguamento è avvenuto
nell’ambito del medesimo procedimento di formazione dello strumento urbanistico.
E’ infondato anche il profilo che attiene alla natura delle prescrizioni
formulate dalla Regione, qualificate come ultronee: è evidente, sulla base di
quanto sopra dedotto in ordine alla mancanza di obbligo di ripubblicazione, che
si tratta di modifiche di ufficio obbligatorie, che assumono il carattere di
doverosità, in quanto indispensabili per assicurare il rispetto delle previsioni
del piano territoriale di coordinamento, la tutela del paesaggio e
dell’ambiente.
E’ infondato anche il motivo con il quale si deduce che erroneamente si sarebbe
fatto riferimento, nell’apportare le modifiche, alle scelte soltanto adottate e
non ancora approvate.
Il riferimento alle “scelte operate” da parte dell’art. 16 legge regionale 31
maggio 1980 n.56 consente di ritenere che la lettera della norma non precluda
l’adeguamento a piani soltanto adottati.
Come ha già ritenuto questo Consesso in fattispecie analoga (Consiglio di Stato,
IV, 30 settembre 2002, n.4984) lo strumento attraverso cui tali scelte, non
ancora approvate, possono essere inserite di ufficio da parte della Giunta
regionale negli strumenti urbanistici sottoposti al suo esame, è stato
correttamente individuato nell’art. 10, comma 2, lettera c) L.17 agosto 1942,
n.1150, che espressamente acconsente, in sede di approvazione dei piani
regolatori generali, l’introduzione di modifiche d’ufficio indispensabili per
assicurare “la tutela del paesaggio e di complessi storici, monumentali,
ambientali ed archeologici”.
4. In conclusione l’appello non può trovare accoglimento.
La condanna alle spese del presente grado di giudizio segue in parte il
principio della soccombenza; per il resto sussistono giustificati motivi per
disporre la compensazione parziale delle spese di giudizio.
P.Q.M.
Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quarta), definitivamente
pronunciando sull'appello, come in epigrafe proposto, lo respinge, con
conseguente conferma della impugnata sentenza. Condanna parte appellante al
pagamento delle spese del presente grado di giudizio in favore del Comune di
Cassano delle Murge, liquidandole in complessivi euro tremila; compensa per il
resto.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.
Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 3 maggio 2011 con
l'intervento dei magistrati:
Giorgio Giaccardi, Presidente
Sergio De Felice, Consigliere, Estensore
Sandro Aureli, Consigliere
Diego Sabatino, Consigliere
Raffaele Potenza, Consigliere
L'ESTENSORE
IL PRESIDENTE
DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 12/05/2011
IL SEGRETARIO
(Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)
Ritorna alle
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