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Testata registrata presso il Tribunale di Patti Reg. n. 197 del 19/07/2006 - ISSN 1974-9562
CORTE
DI CASSAZIONE PENALE, Sez. III, 21/01/2011 (Ud. 15/12/2010) Sentenza n. 1874
RIFIUTI - DANNO AMBIENTALE - Reati ambientali - Inquinamento e risarcimento
del danno - Fattispecie. In tema di reati ambientali, ai fini
dell'integrazione del fatto illecito quale fonte dell'obbligo di risarcimento
del danno cosiddetto "ambientale", non è necessario che l'ambiente venga in
tutto o in parte alterato, deteriorato o distrutto, essendo sufficiente una
condotta, sia pure soltanto colposa, in violazione di disposizioni di legge o di
provvedimenti legittimamente adottati. Fattispecie: abbandono incontrollato in
discarica abusiva di una carcassa di autoveicolo e percolamento con inquinamento
del terreno di olii esausti. (annulla con rinvio , limitatamente alle
statuizioni civili, Sentenza della Corte d'appello di Firenze in data 30.10.09)
Pres. Ferrua, Est. Mulliri, Ric. P.c. in proc. Palma. CORTE DI CASSAZIONE
PENALE, Sez. III, 21/01/2011 (Ud. 15/12/2010) Sentenza n. 1874
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REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
Sez. III Penale
Composta dai Signori:
1. dr.ssa Giuliana Ferrua
Presidente
2. dr. Renato Grillo
Consigliere
3. dr.ssa Guida Mulliri
Consigliere rel.
4. dr. Luigi Marini
Consigliere
5. dr. Santi Gazzara
Consigliere
all'esito dell'udienza pubblica del 15 dicembre 2010
ha pronunciato e pubblicato mediante lettura del dispositivo la seguente
SENTENZA
- sul ricorso proposto da: P.C. Provincia di Firenze
nel proc. c/o
Pa.Sa., nato ad Avella il xx/xx/xx
imputato
...omissis
b) artt. 81 cpv. c.p. 28 e 51/b D.L.vo n. 22/97
c) artt. 81 cpv. c.p. 14 e 51, 2° co. D.L.vo n. 22/97
- avverso la Sentenza della Corte d'appello di Firenze in data 30.10.09;
- Sentita, in pubblica udienza, la
relazione del cons. Guicla Mùlliri;
- Sentito il P.M., nella persona del P.G. dr. Vito D'Ambrosio, che ha chiesto
l'annullamento senza rinvio della sentenza impugnata (con conseguente conferma
esplicita delle statuizioni civili) senza rimandare al giudice competente civile
perché l'ammontare della somma dovuta alla P.C. è già individuata);
- Sentito il difensore di P.C., avv. Stefania Gualtieri, che ha insistito per
l'accoglimento del ricorso;
osserva
1. Provvedimento impugnato e motivi del ricorso - Con la sentenza impugnata, la
Corte d'appello ha confermato la condanna inflitta a Palma Salvatore ritenuto
responsabile di avere violato gli artt. 81 cpv. c.p. 14, 28 e 51, co. 1 e 2/b
D.L.vo n.22/97 per avere, in qualità di legale rappresentante della ditta
omonima, esercitato attività non autorizzate di autodemolizione e di smaltimento
di rifiuti speciali pericolosi, in assenza di prescritta autorizzazione, nonché
abbandonato rifiuti in modo incontrollato, quali pneumatici, carcasse di una
betoniera, parti di auto, fusti di oli lubrificanti, senza prevenire ed evitare
percolamenti e sversamenti degli oli stessi con contaminazione del terreno in
misura pari a 30300 mg/kg.
Nell'adottare tale decisione, tuttavia, la Corte ha revocato le statuizioni
civili avendo ritenuto di escludere la ricorrenza di un danno ambientale vantato
dalla Provincia costituitasi parte civile.
Avverso tale decisione, la Provincia di Firenze ha proposto ricorso, tramite
l'avvocatura provinciale, deducendo:
1) contraddittorietà e manifesta illogicità della motivazione (art.
606 Iett e) c.p.p.) nella parte in cui vengono revocate le statuizioni
civili. In primo luogo si fa notare che la Corte pur dichiarando l'infondatezza
dell'appello dell'imputato, di fatto, lo ha parzialmente accolto nel momento in
cui ha revocato le statuizioni civili. Inoltre, nella stessa motivazione si
afferma per certa l'esistenza di un "percolamento con inquinamento del terreno
.. (e) superamento dei limiti tollerabili" come accertato dalle analisi dell'ARPAT.
La Corte ha, inoltre respinto l'appello dell'imputato sottolineando come sia
dato pacifico anche in giurisprudenza che quello dei rifiuti degli autoveicoli
fuori uso costituisce smaltimento di rifiuti speciali sì che, per i rinvenimenti
sul luogo, si era in presenza di un esercizio reiterato di attività di
autodemolizioni.
Nonostante, ciò, la Corte ha, poi, ritenuto "l'assenza di un danno da
percolamento di oli esausti nel terreno" e che "la creazione di una discarica di
rottami ferrosi ... stante la modesta dimensione e la facilità di rimozione è in
suscettibile di arrecare un danno all'ambiente".
Di qui l'evidente contraddittorietà della motivazione che contrasta anche con i
dati emersi in dibattimento a seguito delle dichiarazioni del teste Cipolli
dipendente dell'Arpa Tosacana.
Il ricorrente critica anche l'assunto della Corte secondo cui il danno per la
parte civile non può farsi consistere - come ritenuto nella sentenza di primo
grado - in una lesione del prestigio della istituzione pubblica.
Sostiene il ricorrente che il danno ambientale, da inosservanza delle
disposizioni in materia di rifiuti, è un danno proprio dell'Ente in quanto
soggetto pubblico rappresentativo dell'intera collettività. A tal fine si cita
una decisione di questa S.C. (Sez. III, 30.9.08, n. 41828) secondo cui ai fini
del risarcimento del danno ambientale, non è necessario che l'ambiente venga in
tutto o in parte alterato, deteriorato o distrutto.
Il ricorrente conclude invocando l'annullamento della sentenza impugnata.
2. Motivi della decisione - Il ricorso è fondato.
Come bene evidenzia il ricorrente, la motivazione su cui si fonda la decisione
impugnata è contraddittoria. Essa, infatti, dà per acquisito che, secondo quanto
accertato dalle analisi dei tecnici dell'ARPA della Toscana, a seguito delle
attività poste in essere dal Palma, si era verificato un "percolamento con
inquinamento del terreno .. (e) ampio superamento dei limiti tollerabili'.
Inoltre, si afferma testualmente in sentenza, che "come ampiamente dimostrato
dalla deposizione dei testimoni, si è in presenza di un esercizio reiterato di
attività di autodemolizioni... e di abbandono incontrollato in discarica abusiva
di una carcassa di autoveicolo".
Ricorre, pertanto, una palese incompatibilità tra l'informazione esistente negli
atti processuali - di cui viene anche dato atto - e la successiva affermazione
posta alla base del provvedimento impugnato secondo cui vi sarebbe "assenza di
un danno da percolamento di olii esausti nel terreno" e, per di più, la "modesta
dimensione e la facilità di rimozione" della discarica di rottami ferrosi
sarebbe "insuscettibile di creare danno all'ambiente". Ciò, sul piano logico e
documentale, dà senz'altro luogo ad una situazione di contraddittorietà
motivazionale così come enucleata dalla L. n. 46/06 (come motivo autonomo e non
più come una spetto dell'illogicità) (Sez. Ill, 21.11.08, Campanella, 243247).
L'erroneità dell'argomentare è, poi accentuata dall'ulteriore affermazione
secondo cui il danno all'ambiente non può essere ravvisato nella lesione al
prestigio della istituzione pubblica.
L'assunto è smentito anche da recente decisione di questa S.C. (opportunamente
richiamata dal ricorrente) secondo cui "In tema di reati ambientali, ai fini
dell'integrazione del fatto illecito quale fonte dell'obbligo di risarcimento
del danno cosiddetto "ambientale", non è necessario che l'ambiente venga in
tutto o in parte alterato, deteriorato o distrutto, essendo sufficiente una
condotta, sia pure soltanto colposa, in violazione di disposizioni di legge o di
provvedimenti legittimamente adottati"' (Sez. III, 30.9.08, Petri, Rv. 241502).
E che la violazione vi sia, pacificamente, stata è la stessa Corte a ricordarlo
quando afferma che "la presenza di rottami ferrosi di ogni genere, di parti di
veicoli, di pneumatici usati, di bidoni per la raccolta degli olii industriali
esausti, denunciano chiaramente l'attività di autodemolizione, (come in effetti
è stata sorpresa in atto dai Vigili del Fuoco e dai Carabinieri)".
La motivazione in esame, dunque, nella parte in cui esclude il diritto al
risarcimento della parte civile, presta il fianco a più di una censura e merita
un nuovo esame sul punto imponendo, in questa sede, una decisione di
annullamento con rinvio ad altra sezione della Corte d'appello di Firenze.
P.Q.M.
Visti gli artt. 615 e ss. c.p.p.
annulla
la sentenza impugnata, limitatamente alle statuizioni civili, con rinvio ad
altra sezione della Corte d'appello di Firenze.
Così deciso in Roma nella pubblica udienza del 15 dicembre 2010
DEPOSITATO IN CANCELLERIA 21 Gen. 2011
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