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Testata registrata presso il Tribunale di Patti Reg. n. 197 del 19/07/2006 - ISSN 1974-9562
CORTE DI CASSAZIONE PENALE Sez. III, 22/6/2011 (Ud. 25/05/2011), Sentenza n.
25041
RIFIUTI - Appaltatore - Smaltimento abusivi dei rifiuti - Committente dei
lavori edili e direttore dei lavori - Obbligo giuridico di impedire l’evento -
Esclusione - D.Lgs. n. 22/1997 oggi D. Lgs n. 152/2006 - Art. 29 DPR n.
380/2001. In materia di rifiuti, il committente dei lavori edili e il
direttore dei lavori non possono essere ritenuti responsabili a titolo di
concorso con l'appaltatore per la raccolta e Io smaltimento abusivi dei rifiuti
non pericolosi connessi all'attività edificatoria. Infatti, nessuna fonte
legale, né scaturente da norma extrapenale (ossia ricavabile dalle disposizioni
del D.Lgs. n. 22 del 1997 oggi D. Lgs n. 152/2006), né da contratto, pone in
capo a tali soggetti l'obbligo di garanzia in relazione all'interesse tutelato
ed il correlato potere giuridico di impedire che l'appaltatore commetta il reato
di abusiva gestione dei rifiuti. (Cass. sez. III, 22.9.2004 n. 40618, Bassi e
altro; Cass. sez. III, 28.1.2003 n. 15165, Capecchi Massimo, con specifico
riferimento alla posizione del committente dei lavori). (annulla sentenza in
data 16.2.2010 del Tribunale di Avellino) Pres. Petti , Est. Lombardi. Ric.
Spagnuolo. CORTE DI CASSAZIONE PENALE Sez. III, 22/6/2011 (Ud. 25/05/2011),
Sentenza n. 25041
RIFIUTI - DIRITTO URBANISTICO - Lavori edili - Abusiva gestione dei rifiuti
dell’appaltatore - Concorso nel reato del committente dei lavori e direttore dei
lavori - Presupposti e limiti - Art. 6 della L. n. 47/1985 ed attualmente
dell'art. 29 del DPR n. 380/2001 - D.Lgs. n. 22/1997 oggi D. Lgs n. 152/2006.
In particolare, è stato osservato, con riferimento alla posizione del
committente e del direttore dei lavori, che i doveri di controllo imposti a tali
soggetti, ai sensi dell'art. 6 della L. n. 47/1985 ed attualmente dell'art. 29
del DPR n. 380/2001, riguardano esclusivamente la conformità della costruzione
alla normativa urbanistica, alle previsioni di piano, al permesso di costruire,
nonché l'osservanza delle altre prescrizioni contenute nel testo unico per
l'edilizia, mentre nessun obbligo è imposto dalla legge a tali soggetti riguardo
alla osservanza della disciplina in materia di smaltimento dei rifiuti. (Cass.
sez. IIl, 21.10.2009 n. 44457, Leone; Cass. sez. 3°, 21.1.2000 n. 4957, Rigotti
e altri). Sicché, salva l'ipotesi di un diretto concorso nella commissione del
reato, non può ravvisarsi alcuna responsabilità a carico di tali soggetti, ai
sensi dell'art. 40, comma secondo, c.p., per non essere intervenuti al fine di
impedire violazioni della normativa in materia di rifiuti da parte della ditta
appaltatrice. (annulla sentenza in data 16.2.2010 del Tribunale di Avellino)
Pres. Petti , Est. Lombardi. Ric. Spagnuolo. CORTE DI CASSAZIONE PENALE Sez.
III, 22/6/2011 (Ud. 25/05/2011), Sentenza n. 25041
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REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
Sez. III Penale
Composta dagli ill.mi Signori:
Presidente Dott. Ciro Petti
Consigliere Dott. Alfredo Maria Lombardi
Silvio Amoresano
Elisabetta Rosi
Santi Gazzara
ha pronunciato la seguente:
SENTENZA
Sul ricorso proposto dall'Avv. Alberico Villani, difensore di fiducia di
Spagnuolo Clemente, n. a Capriglia Irpina 1'8.2.1959, avverso la sentenza in
data 16.2.2010 del Tribunale di Avellino, con la quale venne condannato alla
pena di € 15.000,00 di ammenda, oltre al risarcimenti dei danni in favore della
parte civile, quale colpevole del reato di cui agli art. 110, 113 c.p. e 256,
comma 2, del D. Lgs n. 152/2006.
Visti gli atti, la sentenza denunziata ed il ricorso;
Udita in pubblica udienza la relazione del Consigliere Dott. Alfredo Maria
Lombardi;
Udito il P.M., in persona del Sost. Procuratore Generale Dott. Guglielmo
Passacantando, che ha concluso per il rigetto del ricorso;
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
Con la sentenza impugnata il Tribunale di Avellino ha affermato la colpevolezza
di Spagnuolo Clemente in ordine al reato di cui agli art. 110, 113 c.p. e 256,
comma 2, del D. Lgs n. 152/2006, a lui ascritto perché, in qualità di legale
rappresentante della ditta NITA S.r.l., esercente lavori di recupero abitativo
del sottotetto di un immobile, in cooperazione con Mazzariello Carmine, quale
esecutore dei lavori, effettuava nell'area di cantiere un deposito incontrollato
di rifiuti di demolizioni edilizie in violazione delle disposizioni sul deposito
temporaneo di cui all'art. 183 lett. m) del D. Lgs n. 152/2006.
Il giudice di merito ha affèrmato il concorso dello Spagnuolo nella commissione
del reato in considerazione della sua qualità di responsabile della ditta
appaltatrice dei lavori, eseguiti in subappalto dalla ditta del Mazzariello, e
di direttore dei lavori.
Avverso la sentenza ha proposto ricorso il difensore dell'imputato, che la
denuncia per violazione di legge e vizi di motivazione.
MOTIVI DELLA DECISIONE
Con un unico mezzo di annullamento il ricorrente denuncia la violazione ed
errata applicazione dell'art. 256 del D. Lgs n. 152/2006, dell'art. 192 c.p.p.,
nonché difetto logico della motivazione della sentenza.
In estrema sintesi si deduce che il giudice di merito, avendo accertato che i
lavori edili erano stati affidati dalla ditta di cui è legale rappresentante
l'imputato a quella del Mazzariello, non poteva affermare la colpevolezza dello
Spagnolo in ordine all'operato del subappaltatore.
Si deduce inoltre che la sentenza non ha tenuto conto delle risultanze delle
dichiarazioni del teste Capossela, il quale ha riferito di non avere avuto mai
rapporti con lo Spagnuolo e di avere sollecitato varie volte la ditta
subappaltatrice a rimuovere i materiali di risulta delle demolizioni, da cui
doveva desumersi che l'imputato aveva ignorato la stessa esistenza del deposito.
Il ricorso è fondato.
Preliminarmente la Corte rileva che tuttora non si è verificata la prescrizione
del reato, essendone stata accertata dalla sentenza la commissione fino al 21
marzo 2007.
In ogni caso i motivi di ricorso, che sostanzialmente hanno ad oggetto solo una
questione di diritto, devono essere esaminati ai sensi dell'art. 129, comma 2,
c.p.p..
La giurisprudenza dì questa Suprema Corte ha già reiteratamente affermato che
entrambe le qualità, di committente, cui deve essere equiparata quella di
appaltante nell'ipotesi del subappalto, e di direttore dei lavori, non
determinano alcun obbligo di legge di intervenire nella gestione dei rifiuti
prodotti dalla ditta appaltatrice o subappaltatrice ovvero di garantire che la
stessa venga effettuata correttamente.
E' stato, infatti, affermato da questa Corte che "In materia di rifiuti, il
committente dei lavori edili e il direttore dei lavori non possono essere
ritenuti responsabili a titolo di concorso con l'appaltatore per la raccolta e
Io smaltimento abusivi dei rifiuti non pericolosi connessi all'attività
edificatoria infatti nessuna fonte legale, né scaturente da norma extrapenale
(ossia ricavabile dalle disposizioni del D.Lgs. n. 22 del 1997), né da
contratto, pone in capo a tali soggetti l'obbligo di garanzia in relazione
all'interesse tutelato ed il correlato potere giuridico di impedire che
l'appaltatore commetta il reato di abusiva gestione dei rifiuti." (sez. III,
22.9.2004 n. 40618, Bassi e altro, RV 230181; sez. III, 28.1.2003 n. 15165,
Capecchi Massimo, RV 224706, con specifico riferimento alla posizione del
committente dei lavori).
In particolare, è stato osservato, con riferimento alla posizione del
committente e del direttore dei lavori, che i doveri di controllo imposti a tali
soggetti, ai sensi dell'art. 6 della L. n. 47/1985 ed attualmente dell'art. 29
del DPR n. 380/2001, riguardano esclusivamente la conformità della costruzione
alla normativa urbanistica, alle previsioni di piano, al permesso di costruire,
nonché l'osservanza delle altre prescrizioni contenute nel testo unico per
l'edilizia, mentre nessun obbligo è imposto dalla legge a tali soggetti riguardo
alla osservanza della disciplina in materia di smaltimento dei rifiuti. (sez.
IIl, 21.10.2009 n. 44457, Leone, RV 245269; sez. III, 21.1.2000 n. 4957, Rigotti
e altri, RV 215945)
Né dai principi generali che regolano i compiti del direttore dei lavori o i
rapporti tra la ditta appaltante e quella appaltatrice o subappaltatrice
derivano obblighi di intervenire per il rispetto da parte della ditta esecutrice
dei lavori della normativa in materia di rifiuti.
Sicché, salva l'ipotesi di un diretto concorso nella commissione del reato, non
può ravvisarsi alcuna responsabilità a carico di tali soggetti, ai sensi
dell'art. 40, comma secondo, c.p., per non essere intervenuti al fine di
impedire violazioni della normativa in materia di rifiuti da parte della ditta
appaltatrice.
Orbene, il giudice di merito ha affermato la colpevolezza dell'imputato soltanto
in considerazione delle predette qualità, non risultando dalla sentenza alcun
coinvolgimento diretto dello Spagnuolo nelle operazioni di gestione dei rifiuti
prodotti dalla ditta del Mazzariello.
La sentenza impugnata deve essere, pertanto, annullata senza rinvio, perché il
ricorrente non ha commesso il fatto.
P.Q.M.
La Corte annulla senza rinvio la sentenza impugnata perché il ricorrente non ha
commesso il fatto.
Così deciso in Roma nella pubblica
udienza del 25.5.2011.
DEPOSITATA IN CANCELLERIA 22/06/2011
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