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Testata registrata presso il Tribunale di Patti Reg. n. 197 del 19/07/2006 - ISSN 1974-9562
CORTE
DI CASSAZIONE PENALE Sez. III, 14/01/2011 (Cc. 2 /12/2010), Sentenza n. 761
BENI CULTURALI ED AMBIENTALI - DIRITTO URBANISTICO - Condono edilizio ed
autorizzazione paesaggistica in sanatoria - Art. 36 DPR n. 380/2001 - Art. 2,
c.1 lett. s), D. Lgs n. 63/2008 - Art. 146, c.4, D. Lgs. n. 42/2004 - L. n.
724/94 ovvero del D.L. n. 269/2003, convertito in L. n. 326/03. La normativa
sul condono edilizio assume certamente carattere di specialità rispetto alle
disposizioni che disciplinano la possibilità di sanatoria degli abusi edilizi in
via ordinaria (art. 36 del DPR n. 380/2001), sicché il divieto di rilascio
dell'autorizzazione paesaggistica in sanatoria, di cui all'art. 146, comma 4,
del D. Lgs n. 42/2004, come sostituito dall'art. 2, comma 1 lett. s), del D. Lgs
n. 63/2008, non si applica alle ipotesi in cui la sanatoria stessa sia prevista
da una normativa speciale quale quella in materia di condono edilizio. Tuttavia,
va osservato che il predetto divieto deve ritenersi applicabile esclusivamente
agli abusi commessi successivamente all'entrata in vigore del D. Lgs n. 42/2004.
Pertanto, il giudice dell'esecuzione, ai fini dell'accoglimento o rigetto della
domanda di sospensione dell'esecuzione, deve accertare se nel caso in esame é
stata presentata domanda di condono ai sensi della L. n. 724/94 ovvero del D.L.
n. 269/2003, convertito in L. n. 326/03, nonché la tempestività della domanda e
l'esistenza degli altri requisiti sopra precisati. (annulla con rinvio ordinanza
del 13.1.2010 del Tribunale di Napoli, sez. dist. di Portici) Pres. Ferrua, Est.
Lombardi, Ric. Terracciano. CORTE DI CASSAZIONE PENALE Sez. III, 14/01/2011 (Cc.
2 /12/2010), Sentenza n. 761
DIRITTO URBANISTICO - Manufatto abusivo - Ordine di demolizione impartito con
sentenza di condanna - Sospensione dell'esecuzione - Presupposti e poteri del
giudice. In sede di esecuzione dell'ordine di demolizione dei manufatto
abusivo, impartito con la sentenza di condanna, il giudice, al fine di
pronunciarsi sulla sospensione dell'esecuzione a seguito dell'avvenuta
presentazione della domanda di condono edilizio, deve accertare la esistenza
delle seguenti condizioni: a) la tempestività e proponibilità della domanda; b)
la effettiva ultimazione dei lavori entro il termine previsto per l'accesso al
condono; c) il tipo di intervento e le dimensioni volumetriche; d) la
insussistenza di cause di non condonabilità assoluta; e) l'avvenuto integrale
versamento della somma dovuta ai fini dell'oblazione; f) l'eventuale rilascio di
un permesso in sanatoria o la sussistenza di un permesso in sanatoria tacito.
(Cass. sez. III, 12.12.2003 n. 3992 del 2004, Russetti; Cass. sez. IV, 5.3.2008
n. 15210, Romano; Cass. sez. III, 26.9.2007 n. 38997, Di Somma). (annulla con
rinvio ordinanza del 13.1.2010 del Tribunale di Napoli, sez. dist. di Portici)
Pres. Ferrua, Est. Lombardi, Ric. Terracciano. CORTE DI CASSAZIONE PENALE
Sez. III, 14/01/2011 (Cc. 2 /12/2010), Sentenza n. 761
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REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
Sez. III Penale
Composta dagli Ill.mi Signori:
Giuliana Ferrua
Alfredo Maria Lombardi
Giovanni Amoroso
Elisabetta Rosi
Santi Gazzara
ha pronunciato la seguente:
SENTENZA
- Sul ricorso proposto da Terracciano Anna, n. a Ercolano il xx.xx.xxxx, avverso
l'ordinanza in data 13.1.2010 del Tribunale di Napoli, sezione distaccata di
Portici, con la quale è stata respinta l'istanza di revoca dell'ingiunzione
emessa dal P.M. in esecuzione dell'ordine di demolizione di cui alla sentenza
del Pretore di Portici del 28.5.1993, divenuta irrevocabile il 12.10.1994.
- Udita la relazione fatta dal Consigliere Dott. Alfredo Maria Lombardi;
- Visti gli atti, la ordinanza denunziata ed il ricorso;
- Lette le richieste del P.M., in persona del Sost. Procuratore Generale, Dott.
Giuseppe Volpe, che ha concluso per il rigetto del ricorso;
CONSIDERATO IN FATTO E DIRITTO
Con la impugnata ordinanza il Tribunale di Napoli, sezione distaccata di
Portici, in funzione di giudice dell'esecuzione, ha respinto l'istanza, proposta
da Terracciano Anna, di revoca dell'ingiunzione emessa dal P.M. in esecuzione
dell'ordine di demolizione di cui alla sentenza del Pretore di Portici in data
28.5.1993, divenuta irrevocabile il 12.10.1994.
Il giudice dell'esecuzione ha osservato che nel caso in esame non sussistono
elementi idonei a dimostrare che l'istanza di condono edilizio presentata dalla
interessata sia suscettibile di concludersi favorevolmente con l'emanazione di
atti incompatibili con l'ordine di demolizione emesso dall'autorità giudiziaria.
E' stata, al contrario, rilevata nell'ordinanza la inapplicabilità della
normativa sul condono edilizio al manufatto di cui è stato disposto
l'abbattimento, in quanto ubicato in zona vincolata, in cui è possibile ottenere
la sanatoria solo per gli interventi edilizi di minore rilevanza, corrispondenti
alle tipologie di cui ai n. 4, 5 e 6 dell'allegato l (restauro, risanamento
conservativo e manutenzione straordinaria), previa parere favorevole
dell'autorità preposta alla tutela del vincolo.
E' stato inoltre osservato che l'art. 146, comma 10, del D. Lgs n. 42/2004 ha
espressamente sancito il divieto e l'inefficacia di nulla osta paesaggistici
rilasciati dopo l'esecuzione delle opere, sicché la possibilità di sanatoria ex
art. 36 del DPR n. 380/2001 deve intendersi limitata alle sole zone non
vincolate.
Avverso l'ordinanza ha proposto ricorso la Terracciano, che la denuncia per
violazione di legge e vizi di motivazione.
Con il primo mezzo di annullamento la ricorrente denuncia la violazione ed
errata applicazione dell'art. 39 della L. n. 724 del 23.12.1994.
Si deduce, in sintesi, che la norma citata non prevede alcun limite alla
condonabilità dei manufatti realizzati in zona vincolata, previo rilascio del
nulla osta da parte dell'amministrazione competente alla tutela del vincolo,
sicché il giudice dell'esecuzione, nel disporre la sospensione o revoca
dell'ordine di demolizione, deve controllare esclusivamente che la domanda sia
stata proposta tempestivamente, nonché la regolarità formale e sostanziale della
stessa in relazione alle previsioni della predetta legge.
Si osserva inoltre che nel caso in esame non risulta applicabile il divieto di
emissione della autorizzazione paesaggistica in sanatoria, di cui all'art. 146
del D. Lgs n. 42/2004, costituendo la citata normativa sul condono edilizio una
legge speciale che deroga alla norma ordinaria e, pertanto, la norma speciale
avrebbe dovuto formare oggetto di espressa abrogazione.
Si osserva inoltre che l'ordinanza ha fatto impropriamente riferimento all'art.
36 del DPR n. 380/2001, che disciplina la possibilità di sanatoria ordinaria
degli abusi edilizi, mentre nella specie si applicano le disposizioni sul
condono edilizio.
Il ricorso è fondato nei limiti di seguito precisati.
Secondo l'ormai consolidato indirizzo interpretativo di questa Suprema Corte, in
sede di esecuzione dell'ordine di demolizione dei manufatto abusivo, impartito
con la sentenza di condanna, il giudice, al fine di pronunciarsi sulla
sospensione dell'esecuzione a seguito dell'avvenuta presentazione della domanda
di condono edilizio, deve accertare la esistenza delle seguenti condizioni: a)
la tempestività e proponibilità della domanda; b) la effettiva ultimazione dei
lavori entro il termine previsto per l'accesso al condono; c) il tipo di
intervento e le dimensioni volumetriche; d) la insussistenza di cause di non
condonabilità assoluta; e) l'avvenuto integrale versamento della somma dovuta ai
fini dell'oblazione; f) l'eventuale rilascio di un permesso in sanatoria o la
sussistenza di un permesso in sanatoria tacito. (cfr. sez. III, 12.12.2003 n.
3992 del 2004, Russetti, RV 227558; sez. IV, 5.3.2008 n. 15210, Romano, RV
239606; sez. III, 26.9.2007 n. 38997, Di Somma, RV 237816).
Va quindi rilevato che l'art. 39, comma 8, della n. 724 del 23.12.1994
stabilisce che "Nel caso di interventi edilizi nelle zone e fabbricati
sottoposti a vincolo ai sensi delle leggi 1 giugno 1939 n. 1089, 29 giugno 1939
n. 1497, e del decreto legge 27 giugno 1985 n. 312, convertito con modificazioni
dalla legge 8 agosto 1985 n. 431, il rilascio della concessione edilizia o della
autorizzazione in sanatoria, subordinato al conseguimento delle autorizzazioni
delle Amministrazioni preposte alla tutela del vincolo, estingue il reato per la
violazione del vincolo stesso".
La citata legge sul condono edilizio inoltre, a differenza di quanto previsto
dall'art. 32, comma 26 lett. a) e b), del D. L. n. 269/2003, convertito con
modificazioni dalla legge n. 326/2003, non limita la possibilità di fruire della
sanatoria ai soli abusi minori, ma pone quali limiti quelli stabiliti in
generale dal primo comma del medesimo articolo per tutte le tipologie di abuso.
La giurisprudenza citata nell'impugnato provvedimento, infatti, si riferisce
esclusivamente alla applicabilità del condono edilizio previsto dal D.L. n.
269/03, convertito in L. n. 326/03.
Deve essere inoltre osservato che la normativa sul condono edilizio assume
certamente carattere di specialità rispetto alle disposizioni che disciplinano
la possibilità di sanatoria degli abusi edilizi in via ordinaria (art. 36 del
DPR n. 380/2001), sicché il divieto di rilascio dell'autorizzazione
paesaggistica in sanatoria, di cui all'art. 146, comma 4, del D. Lgs n. 42/2004,
come sostituito dall'art. 2, comma 1 lett. s), del D. Lgs n. 63/2008, non si
applica alle ipotesi in cui la sanatoria stessa sia prevista da una normativa
speciale quale quella in materia di condono edilizio.
Peraltro, va anche osservato che il predetto divieto deve ritenersi applicabile
esclusivamente agli abusi commessi successivamente all'entrata in vigore del D.
Lgs n. 42/2004.
Alla luce dei citati principi di diritto e riferimenti normativi, pertanto, il
giudice dell'esecuzione, ai fini dell'accoglimento o rigetto della domanda di
sospensione dell'esecuzione, deve accertare se nel caso in esame é stata
presentata domanda di condono ai sensi della L. n. 724/94 ovvero del D.L. n.
269/2003, convertito in L. n. 326/03, nonché la tempestività della domanda e
l'esistenza degli altri requisiti sopra precisati.
La ordinanza impugnata deve essere, pertanto, annullata con rinvio per un nuovo
esame che tenga conto dei precisati riferimenti normativi e principi di diritto.
P.Q.M.
La Corte annulla l'ordinanza impugnata con rinvio al Tribunale di Napoli per un
nuovo esame.
Così deciso in Roma nella Camera di
Consiglio del 2.12.2010.
DEPOSITATO IN CANCELLERIA 14 Gen. 2011
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