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Il primo luglio, un anno dopo

 

SILVIA CONCETTINI

 

 

E’ trascorso più di un anno dal 1° luglio 2007, data della completa liberalizzazione del mercato elettrico (quella del gas, come noto, risale al lontano 1° gennaio 2003), ma forse è ancora presto per fare un primo bilancio. Data la giovane età della riforma, l’espressione di un giudizio complessivo sui suoi effetti può risultare fuorviante o poco significativa. Appare, dunque, più ragionevole procedere ad un primo screening del mercato, finalizzato a verificare se e in che modo i principali attori coinvolti nel processo hanno risposto ai cambiamenti intervenuti.
Il primo dato interessante è senza dubbio il numero dei nuovi operatori comparsi nel segmento della vendita al dettaglio ai clienti connessi in bassa tensione: sono ben 54 le imprese che si sono sottoposte alla verifica dei requisiti di forma societaria, di capacità finanziaria e patrimoniale, necessaria per l’iscrizione all’elenco dei venditori reperibile sul sito dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas. Sebbene l’iscrizione all’albo non sia obbligatoria, essa rappresenta un vantaggio sia per gli operatori, che ottengono una forma di pubblicità presso il mass market, tra l’altro gratuita, sia per i consumatori, che possono sentirsi più sicuri nel compiere le loro scelte in merito al fornitore. L’elenco contiene, oltre al link che rimanda al sito della società, una scheda di sintesi che raccoglie i dati identificativi dell’operatore, la tipologia di clienti serviti e le regioni di competenza; tuttavia, se lo scopo del database è quello di ridurre i costi di ricerca delle offerte, invogliando il consumatore a navigare sui siti di interesse, si può dire che, almeno in parte, tale obiettivo sia disatteso: infatti, la maggior parte dei siti non propone offerte esplicite, ma richiede il più delle volte di completare un form di richiesta di informazioni. Non è così, evidentemente, per le imprese di maggiori dimensioni che già operano nel mercato da diversi anni. In quest’ultimo caso è possibile consultare una serie di offerte standardizzate.
Le principali novità contrattuali introdotte riguardano prodotti energetici certificati come “verdi”, piani tariffari con prezzi dell’energia bloccati per 2 o 3 anni o bollette “leggere”, ossia consultabili via internet, senza spese di spedizioni.
Una volta raccolto un certo numero di proposte, il consumatore può trovarsi di fronte a piani tariffari molto eterogenei che spesso non consentono un confronto immediato sulla base di considerazioni di convenienza relativa.
Infatti, oltre al costo dell’energia al Kw/h, esistono altri costi fissi legati alla gestione del contratto, nonché bonus o premi, non sempre quantificabili in termini monetari (si pensi al caso dei punti o degli sconti offerti nell’ambito di promozioni realizzate congiuntamente con imprese appartenenti ad altri settori).
Quanto mai interessante è, dunque, l’esperimento dell’associazione di consumatori “Altroconsumo” che offre sul proprio sito la possibilità di accedere ad una semplice schermata tramite la quale, inseriti pochi dati, vengono elaborati e ordinati un elenco di offerte sulla base della corrispondenza con le esigenze di consumo del cliente. E’ significativo che il servizio copra tutta Italia, con dettaglio per regioni e città più grandi, per l’energia elettrica, mentre per il gas è disponibile solo per le città capoluogo di provincia del Lazio e della Lombardia.
A tal proposito è senz’altro da apprezzare il nuovo sito web dell’AEEG, il cui layout segna una svolta includendo il consumatore in maniera diretta sia tra i destinatari dell’informazioni sia come utente vero è proprio (è significativo che il menu a tendina inizi proprio con Consumatori); un buon primo passo affinché l’Autorità, o meglio, il suo sito diventi una bacheca di riferimento, anche per la confrontabilità delle offerte, perseguendo così la strada tracciata dai migliori modelli stranieri. Il recente documento di consultazione (DCO 25/08) sull’attivazione di un sistema di ricerca delle offerte commerciali lascia ben sperare, anche se il rischio di tempi di realizzazione “italiani” è piuttosto alto.
Resta il fatto, ed è certamente un tasto dolente, che i clienti di piccole dimensioni spesso hanno una bassa percezione dei propri consumi, soprattutto per quanto riguarda la distribuzione del carico di prelievo nell’arco della giornata, cosa che rappresenta una variabile fondamentale per il confronto delle condizioni contrattuali proposte. E’ difficile, quindi, pensare di voler cambiare operatore per risparmiare se non si conosce molto bene il proprio profilo di consumo sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo. Forse è proprio su questo aspetto che ci potrebbe essere un maggiore impegno da parte delle istituzioni: gran parte del pubblico, infatti, non solo non è al corrente dei propri consumi, ma non è neanche spinto a conoscerli. Lo sforzo compiuto nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica non pare essere stato sufficiente, non si è (intra)visto lo slancio, ci riferiamo ad esempio a campagne di pubblicità, fatto in altre occasioni.
I clienti più “attivi”, comunque, hanno la possibilità di contattare il call centre istituito presso l’Acquirente Unico (delibera AEEG n. 140/07) proprio per fornire, per conto dell’Autorità, informazioni ai consumatori sulla completa liberalizzazione della vendita dell’energia elettrica attivo dal 1° luglio 2007, la cui attività è stata estesa anche alla liberalizzazione del gas da ottobre 2007. Si sono avute 11.731 chiamate, dal 1° luglio ’08 al 31 marzo ’08, di queste solo il 10% hanno riguardato il settore gas il restante 90% sono state tutte per il settore elettrico.

Per quanto riguarda, invece, i dati di switching vero e proprio, bisogna dire che al momento esiste una forte confusione. Molte ricerche e articoli di giornale hanno tirato fuori numeri non sempre corrispondenti alla realtà e spesso dettati dall’entusiasmo. Nella presentazione della relazione annuale dell’Autorità, il presidente Ortis ha parlato di un flusso migratorio che ha interessato in un anno 1,8 milioni di clienti, il 5% del totale complessivo che ammonta a 34 milioni. Questo dato include anche i consumatori che hanno deciso di ritornare verso il mercato della maggior tutela, dopo una breve esperienza sul mercato libero, dato comunque relativamente basso (1 famiglia su 100).
Più interessanti sono invece i dati qualitativi: l’80% dei clienti domestici che è uscito dalla maggior tutela ha preferito sottoscrivere un contratto con la società di vendita legata al vecchio distributore; sebbene in complesso il tasso di switching sia in linea con quello dei Paesi che hanno già liberalizzato il segmento della vendita, quest’ultimo dato evidenzia l’importanza che rivestono i canali di comunicazione utilizzati per contattare il cliente finale.
Tra l’altro, sul piano della comunicazione e dei canali di vendita utilizzati per i segmenti retail (utenze domestiche) e business (partite Iva e medie tensioni) possono ravvisarsi strategie diverse per i vari attori: i grandi player nazionali operano con offerte e pubblicità standardizzate su tutto il territorio italiano, i nuovi entranti stranieri prevedono delle campagne generaliste, non tanto incentrate su una particolare offerta, quanto volte alla creazione e al consolidamento del brand, le multiutility, invece, più focalizzate sul proprio territorio, comunicano attraverso radio locali, manifesti, stand in centri commerciali e gazebo in strada o mezzi più fantasiosi come camper e veicoli personalizzati.
Il ricorso alle vendite porta a porta, infine, sembra minore rispetto a quanto si era fatto nei primi anni dopo la completa apertura del mercato gas.

La materia, quindi, è inevitabilmente in divenire; tuttavia, alcuni elementi, a nostro avviso, emergono significativamente vale a dire che il peso (specie in termini di percezione) dell’energia elettrica nel portafoglio dei consumi domestici è molto maggiore di quello del gas (cosa che, tra l’altro, meriterebbe ulteriori approfondimenti in materia di servizio universale) e che il web diventerà sempre più piazza di confronto.

 


 

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