La rete elettrica di trasmissione tra tecnologia e sicurezza*
Massimo La Scala (1) - Fabio Tambone(2)
Che cosa significa black-out ?
Il black-out si può definire come: “la totale assenza di tensione su
porzioni più o meno estese della rete elettrica a seguito di disservizi che, per
durata e estensione, possono provocare rilevanti disalimentazioni dell’utenza”.
Il funzionamento corretto di un sistema elettrico in condizioni di “sicurezza”
viene espresso tecnicamente dal concetto di affidabilità.
L'affidabilità di un sistema elettrico è caratterizzata da due aspetti distinti:
• adeguatezza: capacità di coprire la domanda complessiva di energia e potenza
rispettando i vincoli del sistema;
• sicurezza: capacità di superare specifiche perturbazioni, mantenendo
l’integrità ed un corretto funzionamento del sistema.
Il primo aspetto viene garantito tramite la programmazione per la copertura del
fabbisogno di energia elettrica per il giorno successivo. Oggi, in Italia, tale
attività è svolta del GRTN - Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale.
Il secondo aspetto viene garantito attraverso alcuni servizi essenziali per il
mantenimento della sicurezza del sistema elettrico (riserva, regolazione di
frequenza e di tensione, etc… ).
Una perdita grave dell’affidabilità della rete elettrica può condurre al
black-out.
Uno dei compiti dell' Independent System Operator - ISO (GRTN per la rete
italiana) è quello di limitare per quanto possibile gli effetti dei disservizi,
attraverso un insieme di azioni coordinate di tipo manuale e automatico, che
devono essere eseguite sia a livello preventivo (criteri di sicurezza), sia a
livello correttivo, cioè quando l’incidente è già avvenuto (piani di difesa).
I piani di produzione devono rispondere a criteri di sicurezza
bilanciando la potenza dagli impianti di generazione, quella disponibile in
riserva, e quella di importazione attraverso le linee di frontiera (e’ anche
possibile utilizzare i piani di distacco a rotazione di utenze in via
preventiva, come è successo in durante l’estate del 2003 estivo di quest’anno).
I piani di difesa, che seguono una logica di intervento correttivo, hanno
come primo obiettivo quello di preservare, per quanto possibile, l'integrità
delle connessioni sia tra la rete italiana ed il sistema europeo, che
all'interno della rete italiana stessa, per sfruttare tutte le risorse in
condizioni di emergenza. Questo obiettivo è raggiungibile tramite diversi tipi
di azioni:
• sistemi di controllo automatici che proteggono parti di rete con transito di
potenza rilevante (sezioni critiche), attraverso un distacco rapido di
quantità di carico predeterminate;
• qualora il primo livello di azione non risulti sufficiente, i piani di difesa
cercano di garantire un bilanciamento tra la potenza prodotta dai generatori e
quella assorbita dai carichi, al fine di contenere le variazioni di frequenza e
di tensione che porterebbero al collasso del tramite il distacco automatico di
utenze (alleggerimento di carico);
• ultima linea di difesa è costituita dal partizionamento della rete e dalla
creazione di porzioni limitate di rete (isole di carico) con l'obiettivo
di “amputare” la parte malata del sistema impedendo che l’infezione si propaghi
alle parti sane della rete e, nel contempo, di mantenere in servizio dei
generatori che possono essere utilizzati per il ripristino delle condizioni di
funzionamento normali del sistema.
Da quanto detto ne deriva che il sistema di trasporto dell’energia risulta
essere centrale per garantire ai cittadini un servizio pubblico efficiente e
sicuro.
Esso tuttavia, pur risultando essenziale per lo scambio fisico del prodotto
energia elettrica, non ha comportato in molti Paesi l’attenzione da parte degli
investitori, poiché sinora la fase della filiera energetica considerata di
maggiore appeal è quella a monte della filiera energetica
(approvvigionamento e produzione).
Un’ultima considerazione da fare è che non è spesso chiara la ripartizione
dell’onere del mantenimento e della ristrutturazione del sistema stesso tra gli
attori del mercato, considerando anche che il potenziamento del sistema di
trasmissione si confronta anche con difficoltà derivanti dal processo
autorizzativo e dalla difficile accettabilità pubblica dell’impatto ambientale
ad esso dovuto.
La rete e il coordinamento internazionale
In alcuni Paesi la mancata ripartizione degli oneri di mantenimento e
ristrutturazione della rete sono alla base del processo di obsolescenza di
questa importante infrastruttura, ciò ha causato il collasso di alcuni tra i
sistemi elettrici più grandi al mondo.
E’ il caso, come sembra dalle prime analisi, del black-out di New York e di una
parte considerevole del Nord-Est degli USA e dell’Ontario, in data 14 agosto
2003.
L’analisi di questi fatti può essere di aiuto a Paesi come l’Italia e gli altri
Paesi dell’Unione Europea che in questo momento di accingono a realizzare
pienamente il mercato competitivo dell’energia.
Una gestione coordinata degli interventi necessari alla ristrutturazione ed al
potenziamento dei sistemi elettrici aiutati dall’utilizzo delle nuove tecnologie
possono consentire di affrontare le nuove sfide, nei tempi dovuti, con vantaggio
per tutti.
Soluzioni sostenibili richiedono un attento bilanciamento tra generazione e
trasmissione, profitto e rischio, il ruolo delle istituzioni private e
governative, forze di mercato ed interesse pubblico.
In un recente lavoro dell’EPRI (Electric Power Research Institute, un
importante istituto di ricerca negli Stati Uniti) intitolato :”The Western
States Power Crisis: Imperative and Opportunities”, si afferma che per
superare la crisi, dovuta alla transizione verso il mercato competitivo
dell’energia elettrica, è necessario ridefinire le sinergie tra i ruoli critici,
cioè la tecnologia e la politica.
Nel contesto statunitense si è raggiunta la consapevolezza che è necessario
l’uso di tecnologie avanzate che possano essere efficacemente applicate ai
sistemi energetici (e non solo nel chiuso dei laboratori) e si è arrivati alla
conclusione che per raggiungere questi risultati è opportuno risolvere i nodi
istituzionali che spesso impediscono la comunicazione tra il mondo della
tecnologia e della politica.
Recentemente in Italia un’attenzione particolare è stata posta dagli organi
d’informazione di massa nei confronti del settore elettrico per effetto degli
ultimi eventi (i distacchi programmati del 26 Giugno 2003 ed il black-out del 28
settembre dello stesso anno) che hanno interessato il nostro Paese, l’Europa e
gli Stati Uniti.
In molti casi si è trattato di interruzioni programmate finalizzate ad evitare
un black-out del sistema.
Diversamente, il black-out di New York del 2003 deriva dal modo in cui il
sistema di trasmissione statunitense è stato progettato e sviluppato in questi
ultimi 30 anni. Infatti, il sistema americano di trasmissione dell’energia
elettrica sembra sia stato considerato una infrastruttura di importanza
secondaria per quanto attiene all’individuazione della scala delle priorità da
soddisfare: pochi investimenti sono stati fatti sulla rete americana.
Si pensi che il Regno Unito ha investito sulla rete di trasmissione la stessa
quantità di denaro degli Stati Uniti per un sistema di trasmissione che è circa
1/6 di quest’ultimo.
Ma il sistema di trasmissione italiano in che stato è?
A questo punto è necessario fare alcune considerazioni che sicuramente aiutano a
comprendere meglio il quadro della situazione a livello mondiale:
• il sistema di trasmissione in molte parti del mondo non è stato al centro
della dovuta attenzione e gli investimenti sono risultati insufficienti spesso a
causa di problemi autorizzativi e di compatibilità ambientale;
• anche in presenza di un parco di generazione sufficiente, come nel caso degli
USA, il mercato competitivo mette in difficoltà l’attuale sistema di
trasmissione poiché i flussi sono variabili e incerti e seguono le direttrici
della maggiore convenienza economica (non considerando il fatto che lo stesso
sistema è stato progettato alcuni decenni fa con altri scopi e per flussi di
potenza che erano generalmente costanti e, comunque, diversi dagli attuali);
• le reti di interconnessione tra sistemi diversi erano state progettate con
l’obiettivo di svolgere una funzione prevalentemente in condizioni di soccorso e
di emergenza, oggi invece questi sistemi sono utilizzati prevalentemente con
funzione di scambio commerciale dell’energia elettrica;
• la tecnologia utilizzata per la realizzazione e per il controllo dei sistemi
di trasmissione risale ad almeno 30 anni fa e con il mercato competitivo
l’attenzione si è centrata sulla realizzazione delle nuove centrali poiché
queste costituiscono il cuore del business elettrico; tale considerazione spinge
naturalmente a trascurare il sistema di trasmissione che costituisce
l’infrastruttura senza la quale non è possibile alcuna attività commerciale.
Ad oggi negli Stati Uniti manca un coordinamento centrale che sia
sufficientemente efficace per la gestione della rete di trasmissione elettrica;
successivamente alla liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica nei
primi anni ’90, ogni Stato federale si è mosso autonomamente in assenza di uno
stretto coordinamento.
In Europa, la Commissione UE ha fatto delle scelte di cooperazione e di
coordinamento delle procedure operative delle reti ed ha favorito
l’interconnessione dei sistemi di trasmissione scommettendo anche sulla
possibilità di libero scambio con i Paesi dell’Est europeo (alcuni dei quali
entreranno nell’Unione Europea nel 2002).
Nel giugno 2003, è stato approvato un regolamento specifico sul commercio
transfrontaliero dell’energia elettrica (un vero a proprio manuale
tecnico/operativo). Nonostante tutte queste azioni, anche in Europa si avverte
l’esigenza di un maggior coordinamento (non a caso le prime indagini sul
black-out dell’UCTE mostrano che il coordinamento è una parte importantissima
della gestione di un sistema così complesso e vulnerabile).
E’ un fatto che guardando alla casistica dei più recenti black-out che il danno
provocato è direttamente proporzionale allo sviluppo tecnologico.
Il danno finora quantificato per il black-out del 14 agosto 2003 è di oltre
diverse centinaia di milioni di dollari USA, limitatamente alla metropoli di New
York ed è comparabile con il danno subito dagli italiani il 28 Settembre 2003.
Sicuramente, in termini di costo totale, questi black-out segneranno un altro
record, superando di gran lunga quelli del passato.
In televisione abbiamo visto spesso le associazioni degli industriali, dei
commercianti e via dicendo quantificare i danni subiti (ad esempio il mancato
funzionamento di un’acciaieria rappresenta un costo opportunità altissimo se
consideriamo i costi fissi e la mancata attività, oppure per un commerciante o
un ipermercato tutti gli alimenti che non possono più essere conservati e devono
essere distrutti, etc..), tuttavia dobbiamo anche considerare i trasporti
pubblici (tram, treni), le telecomunicazioni (telefono, internet, etc..). E’
possibile quantificare un danno del genere? Probabilmente no.
Risulta evidente che l’infrastruttura elettrica, ed in particolare la rete, sia
critica per il benessere economico e lo sviluppo della società. La crescente
complessità ed interconnessione la rende maggiormente vulnerabile, accrescendo
la gravità delle possibili disfunzioni e guasti. Far fronte a questo nuovo
problema costituisce una nuova sfida per la tecnologia, la politica e
l'economia.
Un sistema vulnerabile, complesso ed in evoluzione
La complessità del sistema elettrico è dovuta all’eterogeneità delle varie fasi
della filiera energetica (produzione, trasformazione, trasmissione,
distribuzione e utilizzazione), all’estesa distribuzione geografica,
all’interconnessione con altre infrastrutture critiche, quali
telecomunicazioni, sistemi finanziari, reti e mercati delle materie prime, reti
informatiche.
Pur rivestendo un ruolo cruciale per ogni attività, per lo sviluppo sociale e
per il miglioramento della qualità della vita, il sistema elettrico risulta
sensibile ad una molteplicità di eventi o pericoli che lo rendono estremamente
vulnerabile. Ad esempio, alcuni pericoli derivano dalla complessità intrinseca
del sistema elettrico e, conseguentemente, dalla crescente difficoltà di operare
e controllarne la sicurezza e l’affidabilità (le statistiche mostrano come la
frequenza dei guasti si riduce nel corso degli anni anche se la loro severità
aumenta).
Una conoscenza imperfetta della dinamicità dei fenomeni o un controllo
insoddisfacente è stata probabilmente la causa più frequente dei più severi
black-out.
Altri pericoli derivano da disastri naturali provocati da uragani, terremoti, o
addirittura a causa di fenomeni che provengono dallo spazio siderale come nel
caso del black-out degli Stati Uniti e del Canada del 1989 (la causa del
black-out era dovuta, in quel caso, ad una intensa attività solare e ad una
tempesta geomagnetica di particolare intensità).
Attacchi ostili possono derivare dal terrorismo cyber, dovuto all’uso
massivo della tecnologia informatica; sono possibili sabotaggi fisici per
effetto della vasta estensione, su scala continentale, del sistema nonché per
l’uso esteso dell’automazione e dell’elettronica che porta a realizzare centrali
elettriche completamente automatizzate e poco o per nulla presidiate (è il caso
delle centrali idroelettriche e di alcune centrali di pompaggio fondamentali per
la flessibilità del sistema poiché facili ed economiche da spegnere e rimettere
in funzione).
Questa tematica assume sempre maggiore importanza a causa del nuovo scenario
politico internazionale venutosi a creare dopo gli eventi del 11 settembre 2001;
non è un caso, che durante il recente black-out di New York si sia pensato come
prima causa ad un attacco terroristico (ancora oggi, nonostante le
rassicurazioni, tali dubbi non sono del tutto fugati, poiché una serie di
piccoli sabotaggi su piccola scala ma realizzati in maniera coerente potrebbe
essere considerata forse, e perché no, la causa del black-out che ha visto
milioni di cittadini statunitensi al buio per circa 36 ore). Nuovi piani di
difesa devono essere proposti ed analizzati in questo nuovo scenario.
Nello nuovo scenario del settore energetico, le incertezze del libero mercato
pongono nuovi problemi da affrontare per la sicurezza del servizio. La creazione
dei mercati competitivi, con la separazione (unbundling) dei servizi di
produzione, trasmissione, distribuzione e vendita dell’energia, ha introdotto
una differente complessità dovuta a varie cause:
• nuovi stili di gestione e procedure operazionali
• elevata incertezza e intense interazioni col sistema bancario e finanziario
• diverse entità di controllo (Stato, Regioni, Autonomie locali, regolatori,
gestori della trasmissione)
• scarsità di informazione a causa della necessaria riservatezza di alcuni di
dati, ad esempio di natura economica.
La nuova organizzazione, orientata a favorire la competizione tra operatori
economici del mercato dell’energia elettrica, tende a rendere più oneroso e
complesso il controllo dei sistemi di trasmissione.
Si pensi, ad esempio, al passaggio da una gestione monopolistica e centralizzata
ad un approccio decentralizzato e a scarsa informazione, oppure al maggiore
utilizzo della rete di interconnessione con l’estero (che è già utilizzata
prevalentemente per il traffico commerciale piuttosto che per le funzioni
d’integrazione e soccorso come progettato in uno scenario di sistemi elettrici
nazionali autonomi e, per lo più indipendenti, l’uno dall’altro).
Poichè il valore della sicurezza e dell'affidabilità è difficile da valutare ed
associarsi ad un attore specifico del mercato, si può verificare una scarsa
attenzione a queste tematiche nel caso di un mercato deregolamentato
dell’energia.
Per effetto della liberalizzazione e della ristrutturazione di importanti
infrastrutture appare evidente quanto sia opportuno in questo momento
riprogettare il sistema elettrico di trasmissione ed incentivarne lo sviluppo,
introducendo nuove tecnologie che permettano di realizzare una rete di
trasmissione più attiva e flessibile con minore impatto sul mercato.
In Italia, in questi mesi, l’infrastruttura elettrica ha dovuto fronteggiare
situazioni nuove che sono alla base di alcune difficoltà (diversi sono i motivi
che hanno portato a sollevare un giusto livello di attenzione nei confronti
delle problematiche concernenti la sicurezza del sistema energetico nazionale).
Uno dei principali motivi di preoccupazione è dato da un incremento della
domanda di energia non accompagnata da un’adeguata crescita della generazione.
Un ulteriore elemento di preoccupazione è costituito dal passaggio del mercato
da verticalmente integrato ad un mercato competitivo in cui l'acquirente può
acquistare energia dal produttore che ritiene più conveniente indipendentemente
dalla sua allocazione sul territorio.
Quindi, grazie alle interconnessioni delle reti, si realizzano transazioni
d’energia fra aree (regioni, nazioni…), tra di loro contigue e non, che non
possono più considerarsi indipendenti fra loro; un guasto, un non corretto
funzionamento o gestione in un'area può ripercuotersi su regioni remote.
A livello europeo esiste la necessità di uno stretto coordinamento tra aree di
controllo. Diventa indispensabile, nella corretta gestione di un moderno sistema
elettrico, la conoscenza statica e dinamica dell’operatore dell’area che egli
controlla ma anche di quella più remota ma collegata.
E’ da considerare la possibilità di disporre di sistemi di controllo tali
da permettere un uso più flessibile della rete elettrica di trasmissione
trasformandola in un componente “attivo” nelle mani di chi la gestisce e, nel
contempo, realizzare una nuova risorsa di controllo tale da poter essere
utilizzata al fine di garantire l’invulnerabilità del sistema elettrico.
Ad ogni modo, dall’esperienza fatta da altri Paesi che hanno sperimentato una
crescente disattenzione verso le problematiche delle reti di trasmissione (con
effetti conseguenti che sono agli onori della cronaca di questi ultimi tempi) è
importante richiamare l’attenzione del pubblico sulla rete, questa importante
infrastruttura che è alla base del libero commercio dell’energia elettrica da
cui tutti gli attori possono trarre vantaggio.
I dati ed il coordinamento , un’ aiuto fondamentale
Con la liberalizzazione del mercato esiste di fatto una barriera artificiale in
termini di scambio di informazione tra generazione e trasmissione. In questo
“ambiente”, il coordinamento tra queste due funzioni del sistema elettrico è
indiretto ed è basato su segnali di mercato.
La tecnologia oggi offre la possibilità di coordinamento diretto, su scala
continentale, mettendo in relazione anche aree geografiche remote. Le tecnologie
informatiche e di comunicazione possono svolgere un ruolo chiave nella
fattibilità di tale coordinamento.
Un problema è la prassi per cui i dati disponibili in tempo-reale sono
considerati dalle imprese come dati proprietari (oggi solo un piccolo gruppo di
addetti ai lavori ha accesso a tali dati di esercizio). Sebbene i motivi di tale
comportamento sono chiari, è anche evidente, ad esempio dalla crisi della
California degli anni scorsi o i black-out più recenti, come il collasso di un
sistema elettrico coinvolge sicuramente l’interesse collettivo.
Inoltre, la natura della rete di trasmissione, come sistema di utilità generale,
e l’osservazione che problemi originati in una certa area possono rapidamente
propagarsi verso aree remote e sull’intero sistema continentale, rende questa
particolare infrastruttura unica nel suo genere.
Una possibile soluzione, a questa tipologia di problemi, potrebbe essere
la visualizzazione di dati di esercizio quasi in tempo reale da parte di tutti
gli attori del mercato.
In linea di principio, l’accesso ai dati di trasmissione da parte delle unità
produttive non è proibito purché esso sia non discriminatorio. Rendere pubblici
tali dati potrebbe stimolare lo spirito imprenditoriale dell’industria
energetica. Come risultato ci si potrebbe attendere che un gruppo ristretto di
attori interessato a tali dati possa rapidamente estendersi a traders,
produttori, investitori, regolatori, consulenti e cosi via dicendo.
Ad oggi imprese di produzione fanno investimenti di centinaia di milioni di Euro
basandosi su una quantità di dati molto limitata circa l’esercizio della rete.
Questa condizione può portare a scelte strategiche errate. Lo stesso discorso
può riproporsi a maggior ragione per chi deve affrontare investimenti sulle
cosiddette Merchant lines (cioè linee di interconnessione con l’estero per
incrementare i flussi di energia da un’area all’altra evitando le congestioni),
da costruirsi con capitale privato.
Una maggiore disponibilità di dati permetterebbe la nascita di nuovi prodotti
informatici sviluppati da terzi al fine di rispondere alle esigenze
dell’industria elettrica. La disponibilità di dati consentirebbe, agli organi di
controllo o agli attori del mercato, di avere una migliore conoscenza delle
scelte effettuate nella gestione del sistema e, conseguentemente, avere la
possibilità di esprimere giudizi indipendenti e dirimere contenziosi.
Questa esigenza è in contrasto oggi con la necessità di non divulgare
eccessivamente notizie appetibili per una eventuale attività terroristica di
tipo sia fisico che cyber. Un esempio di restrizione all’accesso dei dati è
fornito dal FERC (Federal Energy Regulatory Commission, l’Autorità di
regolazione del mercato energetico degli Stati Uniti) che l’11 ottobre 2001 (un
mese dopo l’attacco alle Twin Towers) con una sua delibera impediva
l’accesso ad una quantità importante di dati.
La diffusione pubblica di dati sulla infrastruttura elettrica è possibile senza
mettere a repentaglio la sicurezza del sistema. Il problema da risolvere
consiste nel capire quali dati diffondere, per quale scopo e con quali regole.
Le tecnologie per realizzare questo obiettivo sono tutte del settore delle
Information Communication technology (ICT) e comprendono: la comunicazione
digitale, high-performance computing, matematica computazionale, data management
and data mining, collaboration networks, information security, operations
analysis.
L’efficacia di alcune di queste tecnologie sono state analizzate all’interno di
alcun progetti dell’EPRI e del progetto WAMS del Department Of Energy americano
(DOE).
Gestire le incertezze con i nuovi mercati competitivi
Quando si opera in un mercato competitivo le incertezze nella gestione del
sistema crescono per diversi motivi.
Si consideri ad esempio il fatto che i “profili di generazione” (cioè la
quantità di energia da produrre) in fase di pianificazione non sono noti se non
attraverso modelli di simulazione del mercato (o dei mercati nel caso di
transazioni transfrontaliere). Oppure, il numero delle contingenze da
considerare nelle analisi, già oggi enorme, diventa ancora maggiore considerando
che le transazioni avvengono, in generale, su distanze maggiori rispetto al
passato.
Una piena utilizzazione del sistema di trasmissione implica che esso sia
utilizzato fino ai suoi limiti ultimi per un esercizio sicuro.
Nella letteratura internazionale sono riportati molti casi che rivelano come i
sistemi elettrici siano stati utilizzati oltre i propri limiti di sicurezza.
In maniera meno drammatica, ma di pari o superiore importanza, sono riportati
casi in cui la capacità di trasporto della rete risulta sotto utilizzata a causa
di una non perfetta conoscenza dei limiti di sicurezza reali del sistema.
Purtroppo, uno scarso utilizzo nel sistema si riflette in un maggior costo
dell’energia elettrica agli utenti finali (i limiti di funzionamento in
condizioni di sicurezza sono definiti sulla base di una molteplicità di fattori
che risultano, in generale, molto difficili da prevedere, modellare e misurare
in maniera diretta).
Diverse quindi possono essere le “cause di incertezza”, vediamo alcuni esempi:
• Una possibilità di errore può derivare da una non perfetta conoscenza del
sistema, specialmente nel caso in cui si considerano aree di controllo, che nel
caso europeo, fanno riferimento a sistemi elettrici per lo più nazionali.
Risulta importante, quindi, un’attività di coordinamento su larga scala dei vari
sistemi e della disponibilità di una maggiore quantità di dati con una frequenza
maggiore rispetto a quanto è avvenuto ultimamente.
Un aspetto importante a questo riguardo è la non perfetta coincidenza dei
percorsi contrattuali (contract path) tra aree di controllo e i percorsi
fisici che si distribuiscono sulla intera rete. Considerando che transazioni
economiche tra due aree possono interessare l’intera rete e che il numero di
transazioni si incrementa ogni giorno, come conseguenza di una sempre maggiore
apertura del mercato elettrico, è facile capire quali incertezze possono essere
introdotte in una gestione per aree di controllo in assenza di un forte
coordinamento.
• Un ulteriore causa di incertezza è dato dal fatto che le condizioni di
funzionamento assunte in fase di pianificazione possono differire
significativamente dalle condizioni realizzatesi in real-time. In questo caso,
alcune attività del mercato devono essere contratte (congestion management)
altrimenti il sistema può incorrere in condizioni di funzionamento che possono
causare fuori-servizi a cascata su tutta la rete.
• Un altro elemento da considerare è che i limiti di trasporto della rete di
trasmissione (NTC - Net Transfer Capacity) sono fortemente dipendenti
dalle condizioni ambientali (temperatura dei conduttori delle linee, etc….). La
nuova tecnologia può consentire di monitorare in maniera continua le condizioni
di funzionamento delle linee.
• Un’altra fonte di incertezza nella valutazione dei limiti operativi sta nella
rappresentazione del sistema che viene adottata per i calcoli. Molte analisi
post-mortem di sistemi elettrici a fronte di grandi perturbazioni hanno
mostrato come molti casi di black-out fossero dovuti a margini di sicurezza
affetti da errore e a carenze di modello o all’uso di dati non aggiornati. In
questo ambito, lo sviluppo di modelli dinamici sofisticati del sistema elettrico
sono stati l’oggetto di una lunga attività di ricerca che ha portato negli anni
’90 allo sviluppo dei primi strumenti di Dynamic Security Assessment (DSA);
• Un ultimo elemento di imprecisione nella valutazione di limiti è costituito
dalla non perfetta conoscenza relativa alla quantità di energia offerta
disponibile, infatti l’incertezza è maggiore quanto più il mercato è
liberalizzato e competitivo. E’ necessario, quindi, sviluppare nuovi modelli
computerizzati che permettano di rappresentare la interrelazione esistente tra
mercato e sicurezza del sistema.
Fornire energia elettrica in maniera affidabile ed economica quindi è una sfida
che si deve confrontare con il problema della gestione delle incertezze; sembra
inevitabile ridurre le incertezze tramite migliori sistemi di misura e l’uso di
maggiori risorse ICT.
In ogni caso, comunque, le incertezze residue devono essere trattate
individuando opportuni sistemi di supporto alle decisioni (DSS - Decision
Support Systems).
Una rete più flessibile e intelligente
L’attuale rete di trasmissione in corrente alternata è un sistema
sostanzialmente passivo in cui il passaggio di energia è vincolato da leggi
fisiche (Leggi di Kirchhoff) che limitano fortemente la capacità di controllo e
regolazione.
La rivoluzione nella gestione dei sistemi elettrici dovuta alla liberalizzazione
del mercato richiede un ripensamento dei sistemi di controllo e della rete di
trasmissione che costituisce il supporto principale per l’attività commerciale.
Una riflessione particolare merita il concetto di flessibilità. Ad oggi è
possibile, grazie alle nuove tecnologie, adattare la rete alle condizioni di
funzionamento richieste dal mercato e dai vincoli di sicurezza. Ciò
consentirebbe di operare il controllo in tempo reale della rete senza che
anomalie e distorsioni siano introdotte nel mercato, rendendo più precisa la
sovrapposizione di flussi fisici e finanziari.
Sistemi flessibili garantiscono, quindi, oltre ad una maggiore sicurezza ed
affidabilità del sistema di trasmissione in condizione di regime perturbato,
anche il pieno sfruttamento dell’infrastruttura a fini commerciali.
Alcuni esempi moderni possono essere portati per garantire una maggiore
flessibilità al sistema:
• Molteplici categorie di dispositivi elettrici possono rendere flessibile una
rete di trasmissione. Nel corso degli ultimi 10-12 anni, ampi dibattimenti in
sede internazionale hanno riconosciuto il possibile ruolo dei dispositivi
FACTS - Flexible AC Transmission System nello sviluppo di reti di
trasmissione flessibili;
• Una maggiore capacità di controllo alla rete può essere anche garantita
tramite la trasmissione dell’energia elettrica con linee in corrente continua in
alta tensione (High Voltage Direct Current – HVDC). Queste linee, poiché
dispongono di capacità di controllo, sono, al contrario delle linee in corrente
alternata, attraversate solo da flussi di potenza attiva pari ai valori
programmati. Questa particolare caratteristica rende questi componenti immuni da
deviazioni non intenzionali dei flussi di potenza (loop flow) e per
questo risultano particolarmente appetibili (sia per le Merchant Lines
che per il controllo della sicurezza dei sistemi di trasmissione su interfacce
caratterizzate da intensi loop flow).
• Carichi controllabili e generazione distribuita permettono di distribuire sul
sistema elettrico una capacità di controllo in maniera diffusa che, con
opportune garanzie sui tempi di risposta e sulla tecnologia adottata, può essere
utilizzata a fini di controllo o per il ripristino della integrità della rete a
seguito di black-out.
• Il Wide Area Measurement and Control (WAMC) costituisce uno stadio
particolarmente avanzato verso l’obiettivo del controllo globale del sistema
elettrico. Allo stato attuale sono disponibili sistemi di misura e di
comunicazione ad alta velocità su scala continentale (ad esempio la tecnologia
satellitare e GPRS). Esse rappresentano metodologie di controllo caratterizzate
da prestazioni compatibili con il controllo in tempo reale della infrastruttura
elettrica.
L’uso integrato di WAMC, FACTS, generazione distribuita, controllo diretto e
indiretto del carico, sistemi di accumulo di energia, anche tramite
l’interazione con il sistema di distribuzione del gas che può fornire la
possibilità di accumulare virtualmente energia elettrica, costituiscono gli
elementi essenziali verso la realizzazione di quello che è stato denominato IES:
Intelligent Energy System.
L’esperienza americana del sistema WSCC (Western System Coordination Council),
utilizzato in occasione del black-out del 1996, ha mostrato come in alcuni casi
sia poco pratico prevenire tali eventi disastrosi ma che può risultare utile
pensare a presidi in grado di minimizzarne le conseguenze. Si è parlato in
quell’occasione di sistemi in grado di autoripararsi (self-healing).
L’idea di rimuovere una parte del sistema elettrico per salvarne il resto è
invece tipico della cultura dei sistemi elettrici che da sempre hanno utilizzato
i relay di protezione o la partizione della rete di trasmissione (islanding)
come una delle ultime linee di difesa in grado di ridurre gli effetti dei
disturbi più pericolosi.
Dopo il black-out del 1996, la novità in questo campo è data dalla introduzione
del Dynamic Islanding che consiste, in estrema sintesi, in un sistema di
controllo in emergenza che separa il sistema elettrico in isole predefinite o
isole definite, sulla base di una stima delle condizioni di rete avvertite
localmente durante il disservizio, ed in grado di ridurre al minimo la
disalimentazione dei carichi ed il ripristino della alimentazione dei carichi
eventualmente distaccati.
Piu’ energia e infrastrutture. Ma lo spazio?
Oggi accade spesso che la realizzazione di nuove infrastrutture elettriche,
necessarie al completo sviluppo del mercato e alla realizzazione di una idonea
ridondanza del sistema che garantisca l’affidabilità richiesta, è ostacolato
dalla carenza di spazio fisico, da problemi di compatibilità ambientale, da
difficoltà ad individuare nuove servitù (spazi fisici) e da processi
amministrativi complessi.
Alcune indicazioni possono risultare di estrema utilità:
• è possibile sostituire i conduttori sulle linee di trasmissione utilizzando
nuovi materiali per trasportare più corrente agli stessi livelli di tensione o
di esercire linee a livelli più elevati di tensione;
• si può incrementare la capacità di trasmissione calcolando più frequentemente
i limiti reali di trasporto delle linee, in relazione alle effettive condizioni
ambientali in cui esse operano;
• i cavi interrati pongono minori problemi dal punto di vista delle questioni
ambientali e della accettabilità da parte della pubblica opinione, da una parte
essi garantiscono un maggiore affidabilità, poiché meno soggetti alle condizioni
atmosferiche avverse, dall’altra comportano costi superiori di almeno un ordine
di grandezza rispetto alle linee aeree;
• l’uso di apparecchiature e cavi superconduttori permettono un incremento di
capacità di trasporto a parità di dimensioni e peso iniziale (problemi alla
pratica applicazione di tale tecnologia sono costituiti dai costi di
investimento iniziali molto elevati e dalla particolarità delle procedure
necessarie per le riparazioni e la manutenzione);
• una interessante alternativa per risolvere parzialmente il problema degli
attraversamenti urbani e della carenza di spazio da utilizzare per i percorsi
delle linee di trasmissione è costituito da un maggior uso di cavi sottomarini
(una iniziativa interessante a New York, nota come progetto Neptune,
riguarda il collegamento di Brooklyn a Long Island tramite due linee sottomarine
HVDC da 600 MW esercite a 345kV all’interno di una area fortemente urbanizzata);
l’Italia essendo una penisola ed avendo la maggior parte delle città distribuite
sulla costa potrebbe trarre vantaggio da questa tecnologia.
Sicurezza e terrorismo
L’obiettivo principale di un sistema di controllo orientato alla protezione di
infrastrutture critiche è quello di garantire un idoneo grado di invulnerabilità
e di sopravvivenza nel caso di eventi catastrofici.
Un evento viene solitamente classificato come “catastrofico” a seconda del
numero di persone coinvolte e del tempo durante il quale queste vengono escluse
dal servizio.
Guasti catastrofici della rete non sono né nuovi né sono completamente evitabili
e si sono verificati a volte per cause naturali ed a causati dall’uomo.
Le esigenze di sicurezza non devono però sacrificare le possibilità di crescita
economica legate al libero commercio (trading) dell’energia.
Tale osservazione implica la necessità di realizzare un sistema di trasmissione
più “flessibile”, tale cioè da potersi adattare alle condizioni di funzionamento
dell’infrastruttura e garantire maggiore affidabilità e sicurezza nei momenti in
cui l’invulnerabilità è messa a repentaglio da minacce di natura diversa.
Possiamo ragionare poi su un aspetto, piuttosto rilevante: a causa degli eventi
del 11 settembre 2001 è cresciuta la coscienza circa la possibilità che un
attacco terroristico possa essere avere come obiettivo l’infrastruttura
elettrica. Si pensi che moltissimi americani hanno creduto alla tesi
dell’attacco terroristico quando c’è stato il black-out a New York.
Un sistema elettrico si estende spesso per migliaia di chilometri e questo lo
rende difficilmente controllabile in tutta la sua estensione. Fortunatamente
però, esso è progettato per continuare a funzionare anche in presenza di
distruzione di singole parti.
L’interrogativo fondamentale in questo contesto riguarda la possibilità che una
serie di attacchi terroristici mirati e coordinati su più punti del sistema
possano o meno metterne in crisi la sopravvivenza.
In generale, la risposta che sembra derivare da diversi studi, alcuni dei quali
ancora in corso, è purtroppo positiva anche se i tempi di ripristino
dell’integrità del sistema elettrico di trasmissione dovrebbero essere comunque
limitati.
Una ulteriore preoccupazione è costituita dagli attacchi informatici.
Allo stato attuale, data la connotazione locale dei sistemi di controllo e l’uso
di reti proprietarie, sarebbe logico concludere che tale rischio è limitato.
E’ opportuno considerare però che il sistema elettrico del futuro sempre più
dipenderà probabilmente da reti pubbliche, o comunque indipendenti dagli
interessi degli operatori del mercato, in un’ottica di pubblica utilità. Per
questi motivi è ragionevole attendersi che il sistema elettrico sia più
vulnerabile dal punto di vista della sicurezza informatica.
La ricerca è orientata sia allo studio di nuove metodologie per la realizzazione
di piani di difesa nel caso di attacchi fisici e, per quanto riguarda la
cyber security, allo sviluppo di linee guida, politiche e standard per la
selezione e l’implementazione di misure di sicurezza a basso costo.
* Il presente articolo riprende, in gran parte, un analogo lavoro pubblicato con titolo simile in BLACK-OUT, energia fra mercato e interesse pubblico (a cura di Fabio Tambone, Palomar editore, Bari)
(1) Professore
ordinario di sistemi elettrici per l’energia presso il Politecnico di Bari.
Senior member dell’Institute of Electrical & Electronics Engineers (IEEE) e
presidente della sezione pugliese dell’Associazione Elettrotecnica ed
Elettronica Italiana (AEI)
(2) Affari Internazionali e Relazioni Esterne, Autorità per
l'energia elettrica e il gas.