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IL DIRITTO E IL CAOS: ITINERARI DI DEMARCAZIONE.

Recensione a Rivolte e rivoluzioni di Renato Federici

 

Matteo Carrer1

 

SOMMARIO: 1. Piano dell’opera. – 2. Osservazioni di struttura: le idee portanti. – 2.1. definizioni e punti fissi. – 2.2. La guerra e la pace. – 2.3. La pluralità degli ordinamenti. – 2.4. Filosofia e religione. – 2.5. Il diritto e la Storia. – 3. Alcune domande inespresse.

 

1. Piano dell’opera.

Il volume uscito nel 2019 per i tipi dell’Editoriale Scientifica di Napoli dal titolo “Rivolte e rivoluzioni. Gli ordinamento giuridici dello Stato e dell’anti-Stato. Sulla differenza fra strutture e sovrastrutture” a firma di Renato Federici presenta, sin dal titolo, articolato con il lungo duplice sottotitolo, una pluralità di temi.

Le pagine che seguono vogliono offrire, più che una recensione in senso classico, che forse potrebbe esaurirsi in uno spazio minore o con un disegno espositivo diverso, alcuni spunti di riflessione ordinandoli in serie di complessità crescente.

Infatti, l’opera presenta molteplici aspetti degni di riflessione. Lo si nota anche dal tortuoso cammino che intraprende il lettore, chiamato a confrontarsi con osservazioni che spaziano dalla storia alla filosofia, da vicende recenti a problemi antichi quanto l’esperienza giuridica, tutti inquadrati sotto il profilo giuridico ma di certo non limitati ad un solo aspetto. In questo, Rivolte e rivoluzioni si caratterizza per essere una summa, nel suo genere, del pensiero dell’Autore. Ciò traspare dai riferimenti interni, dall’andamento del testo, dagli stessi temi trattati.

Per fare ordine, le prime osservazioni saranno dedicate a descrivere, nel modo più piano possibile, la struttura del volume. Seguiranno osservazioni sugli aspetti centrali presentati in diversi luoghi nel contenuto. E, in terzo luogo, vi sarà occasione per ulteriori riflessioni a partire dal testo.

A livello fondamentale, il testo si struttura in quattro capitoli di lunghezza ineguale, cui seguono le conclusioni e due appendici.

Il primo capitolo è dedicato a “lo Stato e l’anti-Stato nelle rivoluzioni e nelle controrivoluzioni”, il secondo è “sull’acquisto della sovranità a titolo originario” ed è diviso in tre sezioni: introduzione (I); Comuni, Chiesa e Impero (II); La valorizzazione del potere parlamentare (III); il capitolo terzo è su “la pluralità degli ordinamenti spiegata da Emmanuel Josef Sieyés. Che cos’era il Terzo Stato?”; il capitolo quarto è su “il sogno e il tramonto dell’idea comunista e dei suoi ordinamenti giuridici” ed è di nuovo in sezioni: “sulla identità tra il concetto di classi sociali (come inteso nel manifesto del partito comunista) e quello di ordinamenti giuridici (I); Parigi 1848/1851 (II); Il Machiavelli del proletariato (Marx) ed il principe dei revisionisti (Croce) (III); Un grande salto, una pagina bianca (virtuale) sulla conquista del potere da parte dei Soviet in Russia. Gli avvenimenti successivi alla Seconda Guerra Mondiale. Il comunismo trionfante (IV); Il tramonto (V). Seguono le Conclusioni.

Sono presenti due appendici, che riportano altrettanti articoli del medesimo A. già apparsi in altra sede: “Ubi societas ibi ius. Ubi ius ibi societas. Alla ricerca dell’origine e del significato di due formule potenti” (appendice 1) e “Collegamenti ed intrecci fra origine delle lingue, delle religioni e dei sistemi giuridici” (appendice 2).

Un’osservazione di stile. L’A. utilizza uno stile diretto, spesso non paludato da vestigia accademiche2, non risparmiando osservazioni personali, espressioni nette.

Ciò ha un diretto impatto sul contenuto: se ne porgono un paio esempi, volutamente decontestualizzati. Non certo per mettere in discussione la scelta né tantomeno sminuire l’argomentazione, piuttosto per mettere in luce soltanto l’aspetto più prettamente retorico, lo stile di presentazione indipendentemente dal contenuto: «noi giuristi eravamo abituati a pensare che la madre di tutti i diritti occidentali fosse il diritto romano, mentre il padre (per fare una battuta spiritosa) fosse ignoto»3; oppure «attenzione alle sovrastrutture! L’odore troppo intenso, spesso, nasconde la puzza. Le coreografie servono anche a questo, così come la propaganda più becera»4.

Una seconda osservazione di sistema. Sin dalla prima pagina, è citato il “manifesto del partito comunista” e proprio all’“idea comunista” è dedicato il lungo capitolo IV, che da solo rappresenta circa un terzo del lavoro. Non si può, dunque, non vedere come scorra anche un impegno latamente politico nella lettura della storia e del concetto di diritto, sia pure – pare di vedere – non nel senso di una lettura secondo categorie puramente marxiste, cioè inevitabilmente diverse in radice da quelle cui sono abituati i giuristi insieme moderni ed occidentali.

Si può dire che vi è un costante confronto con Marx e con studiosi marxisti (Gramsci, Labriola), filosofi (soprattutto Croce), col pensiero di uomini politici (Togliatti), e in particolare con la storia della messa a sistema delle idee marxiste nella realtà storica, seguendo un percorso che dal manifesto del partito comunista passa per il 1848 francese e poi la rivoluzione russa e l’instaurazione dell’URSS (fino al suo discioglimento). Si tornerà sul punto, poiché la “rivoluzione”, che è sicuramente una delle parole-chiavi del volume, è un concetto intimamente legato con il marxismo, in particolare nel senso di richiedere un profondo cambiamento di sistema (che corrisponde ad una definizione sommaria di rivoluzione, che si vedrà declinato in modo differente, seppur non diverso, dall’A.) per l’effettiva instaurazione della dittatura del proletariato. Diverse idee di fondo, di cui si darà conto poco sotto, derivano dall’adesione ad alcune teorie di Marx.

A questo proposito, il volume presenta svariate argomentazioni e alcune conclusioni di sistema che si possono dire autenticamente generali, nel senso di compendiare e ordinare un pensiero elaborato nel corso del tempo e in diverse occasioni di pubblicazione, iniziando dai due articoli riportati in appendice e in un altro volume del medesimo A., spesso citato e richiamato in nota, cioè Guerra o diritto?5

1 Ricercatore RTDB in Istituzioni di diritto pubblico, Università degli studi di Bergamo.

2 Nelle parole dell’A.: «senza pedanterie scolastiche» così il titolo del par. 20.4 del capitolo IV.

3 D’ora in poi R. Federici, Rivolte e rivoluzioni, Esi, Napoli, 2019, p. 14. D’ora in poi le citazioni delle pagine riporteranno soltanto il numero. Saranno riportati l’autore e il titolo soltanto nel caso di citazioni di opere diverse.

4 P. 235.

5 R. Federici, Guerra o diritto? Il diritto umanitario e i conflitti armati tra ordinamenti giuridici, Editoriale scientifica, Napoli, 2010; su cui M. Stipo, Guerra o diritto? Il diritto umanitario e i conflitti armati, in Renato Federici, in Archivio giuridico Filippo Serafini, 2014.


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