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CORTE DI CASSAZIONE PENALE, Sezione III, 9 febbraio 2005 (ud. 11/01/2005), Sentenza n. 4682
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
CORTE DI CASSAZIONE PENALE, Sezione III,
9 febbraio 2005 (ud. 11/01/2005), Sentenza n. 4682
Omissis
Svolgimento del processo
Con la sentenza indicata in epigrafe, il Tribunale di Marsala, in composizione
monocratica, condannava Licari Vincenzo, quale amministratore della ditta
"Ittica Mediterranea s.r.l.", opponente a decreto penale, alla pena di euro
5.000,00 di ammenda in ordine alla contravvenzione di cui all'art. 59 D. L.vo n.
152/1999, accertata l'11/7/2000, per aver effettuato, senza autorizzazione,
scarichi in mare di acque reflue industriali. Avverso detta sentenza ricorre
l'imputato, deducendo erronea applicazione della legge penale in relazione
all'art. 59 D. L.vo n. 152/1999, non avendo il giudice correttamente valutato la
"conducenza probatoria" della richiesta di autorizzazione allo scarico delle
acque reflue, da lui inoltrata al Comune di Marsala il 18/2/98 e rimasta
inevasa. Invero, a suo avviso, contrariamente a quanto ritenuto dal Tribunale,
l'autorizzazione doveva ritenersi tacitamente concessa per mancato rifiuto entro
sei mesi dalla presentazione della domanda, con conseguente insussistenza del
reato. All'odierna udienza il P.M. conclude come riportato in epigrafe.
Il ricorso merita accoglimento.
E' pacifico che:
- la "Ittica Stagnone s.r.l." era titolare, dall'11/3/1983, di regolare
autorizzazione allo scarico in mare delle acque reflue provenienti dal proprio
impianto di itticoltura intensiva a ciclo completo;
- con contratto di affitto decennale, stipulato il 22/4/96, alla detta società
subentrava la "Ittica Mediterranea s.r.l.", svolgente la medesima attività,
caratterizzata dunque dallo stesso ciclo produttivo e da uguali modalità e
qualità dello scarico;
- l'1/6/95 entrava in vigore la L. n. 172/1995, che poneva a carico delle
competenti autorità l'onere di riesaminare (entro sei mesi) tutte le
autorizzazioni in corso, stabilendo una validità quadriennale di esse;
- quando è entrata in vigore la detta legge, quindi, la autorizzazione della
Ittica Stagnone era "in corso" e, non essendo stata "riesaminata" d' ufficio
entro l'1/12/95, avrebbe avuto comunque validità quadriennale;
- in data 18/2/98, prima dello scadere del quadriennio, l'imputato, quale
presidente della società affittuaria, aveva chiesto il rinnovo dell'originaria
autorizzazione, precisando che gli scarichi avevano le medesime caratteristiche
quali-quantitative di quelli prodotti dalla vecchia società;
- nessun provvedimento era stato adottato dalla P.A. con riferimento anche a
tale istanza e, in data 11/7/2000, il ricorrente veniva contravvenzionato per il
reato di cui all'art. 59 D. L.vo n. 152/1999.
Da questa premessa in fatto, non contestata, è evidente - ad avviso del Collegio
- l'insussistenza del reato de quo; invero, benchè non specificamente indicato
il riferimento normativo, l'addebito riguarda l'effettuazione di scarico
"industriale" in carenza della prescritta autorizzazione, come si legge nel capo
di imputazione, e cioè il reato previsto dal primo comma dell'art. 59.
Ritiene il Collegio, in relazione a detta imputazione, che lo scarico per cui si
procede debba qualificarsi "esistente", pur volendo aderire alla tesi
maggioritaria (tra altre: Cass. Sez. 3^, 17 dicembre 1999, Scaramozza; 3 marzo
2000, Fresia; 5 dicembre 2003, Marziano) secondo cui devono ritenersi "nuovi"
anche gli scarichi di acque reflue industriali in esercizio al momento di
entrata in vigore della legge, ma non autorizzati. Lo scarico in questione,
infatti, era regolarmente autorizzato, almeno fino all'1/6/99 (calcolando la
durata quadriennale dell'autorizzazione con decorrenza dalla data di entrata in
vigore, della legge n, 172/1995) ed il titolare ne aveva chiesto il rinnovo un
anno prima della detta scadenza senza ottenere risposta, nonostante che, a
termini della menzionata legge 172 - come si è detto - i Comuni dovevano
esaminare ex officio questo tipo di autorizzazione entro sei mesi dalla data di
entrata in vigore della legge. Nè si sarebbe potuto ragionevolmente pretendere
l'interruzione (o chiusura) dell'attività imprenditoriale esercitata dal Licari,
con prevedibile rilevante danno economico, fino al rinnovo dell'autorizzazione.
Quindi con l'avvento del D, L.vo nr. 152/1999 lo scarico de quo doveva
considerarsi esistente ed autorizzato, pur non potendosi applicare ad esso la
disciplina dell'"autorizzazione provvisoria tacita", prevista dall'art. 15,
comma 10, L. n. 319/1976, come modificato dall'art. 7 L, n. 172/1995,
trattandosi di scarico diretto nelle acque del mare, e perciò soggetto alla
disciplina dell'art. 11 L. n, 319/1976 (v. in tal senso Cass. Sez. 3^, 22 giugno
2004, Tringali). Consegue a detta qualificazione dello scarico, non risultando
esservi stata sospensione o revoca dell'autorizzazione, la non configurabilità
del reato di cui all'art. 59 D. L.vo n. 152/1999.
P.Q.M.
la Corte annulla senza rinvio la sentenza impugnata perchè il fatto non
sussiste.
Così deciso in Roma, il 11 gennaio 2005.
Depositato in Cancelleria il 9 febbraio 2005
Inquinamento idrico - Scarico diretto in mare di acque reflue industriali - Tutela delle acque – Disciplina applicabile - Qualificazione dello scarico - Art. 59 D. L.vo n. 152/1999 - Artt. 11 e 15, c. 10, L. n, 319/1976 - Art. 7 L, n. 172/1995. In tema di tutela delle acque dall'inquinamento, va considerato esistente lo scarico diretto in mare di acque reflue industriali in esercizio al momento dell’entrata in vigore del D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152 e regolarmente autorizzato, pur non potendosi applicare ad esso la disciplina dell'"autorizzazione provvisoria tacita", prevista dall'art. 15, comma 10, L. n. 319/1976, come modificato dall'art. 7 L, n. 172/1995, trattandosi di scarico diretto nelle acque del mare, e perciò soggetto alla disciplina dell'art. 11 L. n, 319/1976 (Cass. Sez. 3^, 22 giugno 2004, Tringali). Consegue a detta qualificazione dello scarico, non risultando esservi stata sospensione o revoca dell'autorizzazione, la non configurabilità del reato di cui all'art. 59 D. L.vo n. 152/1999. CORTE DI CASSAZIONE PENALE, Sezione III, 9 febbraio 2005 (ud. 11/01/2005), Sentenza n. 4682
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