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CORTE DI CASSAZIONE Sez. III, 31/01/2008 (Ud.
28/11/2007), Sentenza n. 4962
URBANISTICA E EDILIZIA - Demolizione delle opere abusive - Inottemperanza
all’ordine di demolizione dell’ente comunale - Conseguenze - Acquisizione
immobile abusivo e dissequestro. Laddove il giudice disponga il dissequestro
dell’immobile abusivo dopo che il responsabile non abbia ottemperato
all’ingiunzione comunale di demolizione, tale manufatto andrà restituito non già
al privato responsabile, che per avventura sia ancora in possesso del bene,
bensì allo stesso ente comunale, ormai divenutone proprietario a tutti gli
effetti. Per individuare l'avente diritto alla restituzione, infatti, non è
sufficiente il favor possessionis, occorrendo invece la prova positiva
dello jus possidendi, che non compete più al privato inottemperante. Non
può quindi essere condiviso quell'orientamento giurisprudenziale secondo cui il
giudice può restituire all'ente comunale l'immobile dissequestrato solo quando
l'autorità comunale abbia provveduto alla trascrizione dell'acquisto nei
registri immobiliari. Presidente E. Papa, Relatore P. Onorato, Ric. Mancini.
CORTE DI CASSAZIONE Sez. III, 31/01/2008 (Ud. 28/11/2007), Sentenza n. 4962
URBANISTICA E EDILIZIA - Trasferimento automatico dell'immobile abusivo al
patrimonio comunale - Privato responsabile - Esecuzione dell'ordine di
demolizione - Limiti. Il trasferimento automatico dell'immobile abusivo al
patrimonio comunale non costituisce impedimento giuridico alla possibilità del
privato responsabile di eseguire l'ordine di demolizione impartitogli. Sicché,
il privato, ancora nel possesso dell'immobile, benché privato della sua
proprietà, potrà ottenere dall'ente comunale la facoltà di eseguire proprio
quella demolizione a cui è preordinato il trasferimento della proprietà all'ente
medesimo. (Cass. Sez. III, n. 49397 del 16.11.2004, Sposato rv. 230652, nonché
da Cass. Sez. III, n. 43294 del 29.9.2005, Gambino, rv. 23246). Solo se e quando
l'autorità comunale competente, a norma del citato quinto comma dell'art. 31,
del D.P.R. 6.6.2001 n. 380 avrà dichiarato l'esistenza di interessi pubblici
prevalenti rispetto a quello del ripristino dell'assetto urbanistico violato (ma
sempre che l'opera abusiva non contrasti con rilevanti interessi urbanistici o
ambientali), la demolizione diventerà giuridicamente impossibile anche per il
privato responsabile dell'abuso, con ogni necessaria conseguenza in relazione
alla esecuzione dell'ordine di demolizione disposto a suo carico dal giudice
penale. Presidente E. Papa, Relatore P. Onorato, Ric. Mancini. CORTE DI
CASSAZIONE Sez. III, 31/01/2008 (Ud. 28/11/2007), Sentenza n. 4962
URBANISTICA E EDILIZIA - Ingiunzione di demolire - Scadenza del termine -
Effetto ablatorio - Art. 31, c. 3°, d.p.r. n. 380/ 2001 (Testo unico in materia
edilizia) - Sequenza amministrativa. Sulla base dell’esegesi del testo
dell’art. 31, comma terzo, del d.p.r. n. 380 del 2001, l’effetto ablatorio si
verifica ope legis alla inutile scadenza del termine fissato per
ottemperare all’ingiunzione di demolire, senza che possano avere rilievo gli
ulteriori adempimenti della notifica all’interessato dell’accertamento
dell’inottemperanza e della trascrizione nei registri immobiliari del titolo
dell’acquisizione. (La procedura disciplinata prima dall'art. 7 della legge
28.2.1985 n. 47 e ora dall'art. 31 del D.P.R. 6.6.2001 n. 380 (testo unico in
materia edilizia), prevede questa sequenza amministrativa: a) l'autorità
comunale, accertato l'abuso edilizio, ingiunge al proprietario e al responsabile
dell'abuso la demolizione dell'immobile abusivo; b) se il responsabile non
provvede alla demolizione nel termine di novanta giorni dall'ingiunzione,
l'immobile è acquisito di diritto gratuitamente al patrimonio comunale; c)
l'autorità comunale accerta formalmente l'inottemperanza all'ordine di
demolizione e notifica detto accertamento all'interessato; d) la notifica
dell'accertamento costituisce titolo per l'immissione nel possesso da parte del
comune e per la trascrizione nei registri immobiliari). Presidente E. Papa,
Relatore P. Onorato, Ric. Mancini. CORTE DI CASSAZIONE Sez. III, 31/01/2008 (Ud.
28/11/2007), Sentenza n. 4962
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UDIENZA del
SENTENZA N.
REG. GENERALE N.
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
Sez. III Penale
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Omissis
ha pronunciato la seguente:
SENTENZA
omissis
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
Svolgimento del procedimento
1 - Franco Mancini, quale legale rappresentante della ditta Nanino Costruzioni,
proprietaria e committente dei lavori, e Evaristo Canarini, quale direttore dei
lavori, venivano indagati in ordine al reato di cui all'art. 44 lett. b) D.P.R.
380/2001 e reati satelliti, per aver realizzato lavori edilizi in totale
difformità dal progetto assentito, in particolare trasformando materialmente due
locali al quinto piano del fabbricato e modificandone la destinazione da uso
servizi a uso abitazione (reati accertati in Tivoli il 10.5.2006).
Il manufatto abusivo veniva sottoposto a sequestro probatorio, eseguito il
giorno 10.5.2006.
In data 4.7.2006 l'amministrazione comunale emetteva ordinanza di demolizione
delle opere abusive, regolarmente notificata agli indagati, i quali chiedevano e
ottenevano dal pubblico ministero presso il tribunale di Tivoli (decreto del
13.7.2006) l'accesso temporaneo all'immobile sequestrato per poter procedere
alla demolizione stessa.
In seguito, il difensore degli stessi indagati chiedeva la revoca del sequestro,
sostenendo che erano venuti meno i presupposti della misura. Ma il pubblico
ministero rigettava la richiesta sul rilievo che la demolizione era rimasta
incompleta, non essendo state eliminate tutte le opere abusive.
II difensore proponeva opposizione al g.i.p., che però la respingeva con
provvedimento del 24.11.2006.
In data 6.3.2007 il difensore chiedeva ancora il dissequestro dell'immobile; ma
l'istanza veniva respinta dal pubblico ministero, non solo perché la demolizione
era ancora incompleta e fittizia, ma anche perché nel frattempo la proprietà
dell'immobile era passata all'amministrazione comunale in seguito all'accertata
inottemperanza all'ordine di demolizione.
Su nuova opposizione degli indagati, il g.i.p. questa volta l'accoglieva,
osservando:
a) che la verifica dell'inottemperanza è di competenza esclusiva della pubblica amministrazione;
b) che gli interessati, al fine di ottemperare all'ordine di demolizione, avevano avuto dal pubblico ministero la disponibilità dell'immobile solo per venti giorni;
c) che infine gli stessi interessati avevano espressamente manifestato la volontà di procedere al completamento della demolizione. Per questi motivi, il giudice revocava il sequestro, al solo fine di consentire "gli interventi di ripristino dello status quo ante", ai quali gli interessati procederanno "sotto il controllo e la vigilanza dell'ufficio preposto della pubblica amministrazione e del consulente tecnico nominato dal P.M.".
2 - Avverso quest'ultimo provvedimento, il procuratore della Repubblica ha
proposto ricorso per cassazione ai sensi dell'art. 263 e 127 c.p.p.,
Sostiene che prima l'art. 7 della legge 47/1985 e ora l'art. 31 del D.P.R.
380/2001 prevedono una precisa sequenza procedimentale in base alla quale,
trascorsi novanta giorni dalla notifica dell'ordinanza di demolizione senza che
il destinatario vi abbia ottemperato, l'immobile abusivo e la relativa area di
sedime sono trasferiti di diritto gratuitamente al patrimonio
dell'amministrazione comunale.
L'accertamento dell'inottemperanza, notificato all'interessato - continua il
ricorrente, seguendo un'orientamento giurisprudenziale - costituisce solo il
titolo per l'immissione in possesso e per la trascrizione nei registri
immobiliari, ma non è costitutivo del trasferimento di proprietà, che è già
avvenuto ope legis.
Infine, anche prima di questo trasferimento di proprietà, il vincolo sul bene
non impedisce al proprietario privato di ottemperare all'ordine di demolizione,
giacché egli può chiedere a tal fine la disponibilità temporanea del bene
sequestrato ovvero la restituzione condizionata a norma dell'art. 85 di sp. att.
c.p.p..
Motivi della decisione
3 - Il ricorso ripropone il problema della individuazione del momento in cui la
proprietà dell'immobile abusivo sequestrato è trasferita al patrimonio dell'ente
comunale, a seguito di inottemperanza all'ordine di demolizione delle opere
abusive impartito al contravventore dallo stesso ente comunale.
Sul tema, un orientamento giurisprudenziale sostiene che l'effetto ablatorio a
favore del patrimonio comunale si verifica ope legis alla scadenza del
termine di novanta giorni imposto dalla legge al contravventore per ottemperare
all'ordine comunale di demolizione (v. da ultimo Cass. Sez. III, n. 14638 del
16.2.2005, P.G. in proc. Di Giacomo, rv. 231509; Cass. Sez. III, n. 16283 del
16.3.2005, Greco, rv. 231521). Un contrario orientamento ritiene invece che
l'acquisizione dell'immobile abusivo al patrimonio comunale si verifica solo al
termine del procedimento amministrativo, che si perfeziona dopo la notifica
all'interessato dell'accertamento della intemperanza e la trascrizione nei
registri immobiliari del titolo della acquisizione (v. da ultimo Cass. Sez. III,
n. 42192 del 22.9.2004, Cammalleri, rv. 230076; Cass. Sez. III, n. 44695 del
19.10.2004, Sbalzo, rv. 230092).
Il contrasto è già stato segnalato dall'ufficio del massimario di questa corte
con una relazione del 1996 e con la relazione n. 97 del 2004.
Ritiene però il collegio che il contrasto può dirsi superato o comunque in via
di risoluzione in considerazione delle ultime pronunce di questa sezione.
4 - Invero, com'è noto, la procedura disciplinata prima dall'art. 7 della legge
28.2.1985 n. 47 e ora dall'art. 31 del D.P.R. 6.6.2001 n. 380 (testo unico in
materia edilizia), prevede questa sequenza amministrativa:
a) l'autorità comunale, accertato l'abuso edilizio, ingiunge al proprietario e al responsabile dell'abuso la demolizione dell'immobile abusivo;
b) se il responsabile non provvede alla demolizione nel termine di novanta giorni dall'ingiunzione, l'immobile è acquisito di diritto gratuitamente al patrimonio comunale;
c) l'autorità comunale accerta formalmente l'inottemperanza all'ordine di demolizione e notifica detto accertamento all'interessato;
d) la notifica dell'accertamento costituisce titolo per l'immissione nel possesso da parte del comune e per la trascrizione nei registri immobiliari.
Orbene, dal tenore letterale di questa disciplina (comma 3 del predetto art. 31:
"se il responsabile dell'abuso non provvede alla demolizione e al ripristino
dello stato dei luoghi nel termine di novanta giorni dall'ingiunzione, il bene e
l'area di sedime ... sono acquisiti di diritto gratuitamente al patrimonio del
comune") risulta evidente che l'effetto ablatorio si verifica ope legis
alla inutile scadenza del termine fissato per ottemperare all'ingiunzione di
demolire, mentre la notifica dell'accertamento formale dell'inottemperanza si
configura solo come titolo necessario per l'immissione in possesso e per la
trascrizione nei registri immobiliari (comma 4 dello stesso art. 31:
"l'accertamento della inottemperanza alla ingiunzione a demolire, nel termine di
cui al comma 3, previa notifica all'interessato, costituisce titolo per
l'immissione nel possesso e per la trascrizione nei registri immobiliari, che
deve essere eseguita gratuitamente").
Del resto, questa interpretazione letterale risponde perfettamente alla logica
degli istituti giuridici che connotano la specifica disciplina.
La scadenza del termine per ottemperare configura il presupposto per
l'applicazione automatica della sanzione amministrativa, che consiste nel
trasferimento coattivo all'ente comunale della proprietà sull'immobile non
demolito. Scopo evidente di questa sanzione è quello di consentire all'ente
pubblico di provvedere d'ufficio alla demolizione dell'immobile a spese del
responsabile dell'abuso, salvo che si accerti in concreto un prevalente
interesse pubblico alla conservazione dell'immobile stesso (comma 5 dell'art.
31).
Tuttavia, anche dopo il trasferimento all'ente comunale della proprietà e del
relativo jus possidendi, può capitare, e anzi generalmente capita, che il
privato responsabile dell'abuso non voglia spontaneamente spogliarsi del
possesso (jus possessionis), sicché l'ente comunale che intenda procedere
concretamente alla demolizione, dovrà notificare formalmente all'interessato
l'accertamento della inottemperanza alla ingiunzione, in tal modo acquisendo il
titolo per l'immissione in possesso contro il privato possessore.
Infine, per quanto invece riguarda i rapporti con i terzi, la predetta notifica
dell'accertamento di inottemperanza consente all'ente comunale di trascrivere il
trasferimento della proprietà nei registri immobiliari al fine di poter opporre
ai sensi dell'art. 2644 cod. civ. il trasferimento stesso ai terzi che abbiano
acquistato diritti sull'immobile.
Per queste ragioni va condivisa l'opzione ermeneutica adottata dalle menzionate
sentenze Greco e Di Giacomo e da altre conformi pronunce di questa sezione non
massimate.
5 - Inoltre si va consolidando un altro principio giuridico di grande rilievo
nella soggetta materia, secondo il quale il trasferimento automatico
dell'immobile abusivo al patrimonio comunale non costituisce impedimento
giuridico alla possibilità del privato responsabile di eseguire l'ordine di
demolizione impartitogli. Il principio, affermato da Cass. Sez. III, n. 49397
del 16.11.2004, Sposato rv. 230652, nonché da Cass. Sez. III, n. 43294 del
29.9.2005, Gambino, rv. 23246, va assolutamente condiviso in quanto il privato,
ancora nel possesso dell'immobile, benché privato della sua proprietà, potrà
ottenere dall'ente comunale la facoltà di eseguire proprio quella demolizione a
cui è preordinato il trasferimento della proprietà all'ente medesimo.
Solo se e quando l'autorità comunale competente, a norma del citato quinto comma
dell'art. 31, avrà dichiarato l'esistenza di interessi pubblici prevalenti
rispetto a quello del ripristino dell'assetto urbanistico violato (ma sempre che
l'opera abusiva non contrasti con rilevanti interessi urbanistici o ambientali),
la demolizione diventerà giuridicamente impossibile anche per il privato
responsabile dell'abuso, con ogni necessaria conseguenza in relazione alla
esecuzione dell'ordine di demolizione disposto a suo carico dal giudice penale.
6 - Evidente corollario dei principi sopra esposti è che il giudice che dispone
il dissequestro di un immobile abusivo, dopo che il responsabile dell'abuso non
ha ottemperato nel termine di legge all'ingiunzione comunale di demolire, e
quindi dopo che si è verificato l'effetto ablativo a favore dell'ente comunale,
deve disporre la restituzione dell'immobile allo stesso ente comunale e non al
privato responsabile, che per avventura sia ancora in possesso del bene. Per
individuare l'avente diritto alla restituzione, infatti, non è sufficiente il
favor possessionis, occorrendo invece la prova positiva dello jus
possidendi, che non compete più al privato inottemperante.
Non può quindi essere condiviso quell'orientamento giurisprudenziale secondo cui
il giudice può restituire all'ente comunale l'immobile dissequestrato solo
quando l'autorità comunale abbia provveduto alla trascrizione dell'acquisto nei
registri immobiliari.
In conclusione, nel caso di specie, il giudice, una volta accertato che il
privato responsabile non aveva completamente ottemperato entro il termine legale
di novanta giorni all'ordine di demolizione e riduzione in pristino dello stato
dei luoghi - anche indipendentemente dall'accertamento dell'inottemperanza
notificato dall'autorità comunale - in mancanza della dichiarazione
amministrativa di prevalenti interessi pubblici alla conservazione delle opere
abusive, non aveva altra scelta che o mantenere il sequestro dell'immobile o
restituirlo all'ente comunale, ormai divenutone proprietario, al fine di
completare la demolizione delle opere abusive (salva la possibilità di
dichiarare l'interesse pubblico alla loro conservazione).
P.Q.M.
la corte suprema di cassazione annulla l'ordinanza impugnata con rinvio al
g.i.p. del tribunale di Tivoli.
Così deciso in Roma il 28.11.2007.
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