AmbienteDiritto.it
- Rivista giuridica - Electronic Law Review - Tutti i diritti sono riservati -
Copyright © - AmbienteDiritto.it
Testata registrata presso il Tribunale di Patti n. 197 del 19/07/2006 - ISSN
1974-9562
TAR CAMPANIA, Salerno, Sez. I - 15 maggio 2009, n. 2278
LAVORO - PUBBLICO IMPIEGO - Dipendente - Doppia tutela giurisdizionale - Giudice
ordinario e giudice amministrativo - Lesione di situazioni soggettive non
sovrapponibili. E’ pur vero che il dipendente può rivolgersi, oltre che al
giudice ordinario per la tutela dei diritti soggettivi lesi in via mediata
dall’atto amministrativo presupposto, anche al giudice amministrativo per fare
valere l’interesse legittimo al corretto esercizio dei pubblici poteri
nell’adozione degli atti di auto-organizzazione, chiedendone in questa sede
l’annullamento. Tuttavia questa ipotesi di doppia tutela nel pubblico impiego è
del tutto particolare essendo possibile solo qualora ricorra cumulativamente una
duplicità di situazioni soggettive tra di loro non sovrapponibili, entrambe
lese: l’interesse alla dichiarazione di annullamento dell’atto di organizzazione
presupposto, da fare valere davanti al giudice amministrativo onde evitare che
l’atto continui a produrre ulteriori effetti; l’interesse all’eliminazione
dell’atto specificamente lesivo del diritto soggettivo al mantenimento della
posizione lavorativa, in quanto tale tutelabile davanti al giudice ordinario.
Pres. f.f. Guadagno, Est. Palliggiano - G.D. (avv.ti Modestino e Musto) c.
Università degli Studi di Salerno (Avv. Stato).
T. A. R. CAMPANIA, Salerno, sez. I - 15/05/2009, n. 2278
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
N. 02278/2009 REG.SEN.
N. 00442/2009 REG.RIC.
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Campania
sezione staccata di Salerno (Sezione Prima)
ha pronunciato la presente
SENTENZA
Ai sensi dell’art. 9 L. 21 luglio 2000 n. 205
sul ricorso Reg. Gen n. 442 del 2009 proposto da Grillo Domenico rappresentato e
difeso dagli avvocati Acone Modestino e Pietro Musto con i quali elettivamente
domicilia in Salerno, Via Manzo n. 31, presso lo studio dell’avv. Antonino
Sessa,
contro
- l’Università degli Studi di Salerno, in persona del Rettore pro tempore,
rappresentato e difeso dall’Avvocatura distrettuale dello Stato di Salerno,
domiciliataria ope legis;
per l'annullamento:
1. del decreto del direttore amministrativo dell’Università degli studi di
Salerno rep. n. 4043 del 18.11.2008, notificato l’89.1.2009, di revoca del
Decreto n. 1065 del 2.4.2008, contenente l’autorizzazione per il ricorrente alla
permanenza in servizio per un biennio oltre il compimento del sessantacinquesimo
anno di età;
2. della nota prot. n. 59986-VII/2 del 28.10.2008;
3. ove necessario, della delibera del Senato accademico di data e numero ignoti,
intervenuta in materia.
Visto il ricorso con i relativi allegati.
Visti l'atto di costituzione in giudizio dell’Avvocatura distrettuale dello
Stato per conto dell’Amministrazione intimata, la relativa documentazione e la
memoria.
Vista la domanda di sospensione dell'esecuzione dei provvedimenti impugnati.
Viste le note d’udienza presentate dalla ricorrente.
Vista la documentazione tutta in atti.
All’udienza camerale del 19 marzo 2009, designato relatore il dott. Gianmario
Palliggiano ed uditi altresì gli avvocati delle parti come da verbale Visto
l’art. 21 della legge 6 dicembre 1971, n. 1034, nel testo modificato ed
integrato dagli artt. 1 e 3 della legge n. 205 del 21 luglio 2000, nonché l’art.
9 della stessa legge, che consentono al Giudice amministrativo, chiamato a
pronunciarsi sulla domanda cautelare, di decidere il merito della causa con
sentenza succintamente motivata, ove la stessa sia di agevole definizione in
rito o nel merito.
Ritenuto di potere adottare tale tipologia di sentenza, stante la superfluità di
ulteriore istruzione, la completezza delle difese dispiegate dalle parti e
l’avviso in tal senso a queste ultime fornito in camera di consiglio.
Ritenuto in fatto e considerato in diritto quanto segue.
FATTO
Col presente ricorso, notificato il
6 marzo 2009 e depositato il successivo 10, Grillo Domenico, dipendente in
servizio presso l’Università degli Studi di Salerno, ha impugnato il decreto del
direttore n. 4043/2008, come in epigrafe meglio specificato, contenente la
revoca del precedente decreto 1065/2008 di autorizzazione alla permanenza in
servizio per un biennio oltre il compimento del sessantacinquesimo anno di età.
Ha dedotto diversi articolati motivi di censura con i quali, oltre a contestare
la violazione delle norme sul procedimento amministrativo (art. 4, 7 e 8 L. n.
241/1990), l’eccesso di potere per incompletezza e difetto d’istruttoria, ha
dedotto la violazione degli artt. 16 e 72 del d. lgs. 503/1992, come
recentemente modificato dall’art. 72, commi 7 e 9 del D. L. n. 112/2008
convertito in L. n. 133/2008, nonché dell’art. 1, comma 5, lett. b della L.
247/2007.
Ha chiesto in accoglimento del ricorso, l’annullamento degli atti impugnati
oltre al risarcimento per i danni subiti, vinte le spese.
L’intimata università si è costituita in giudizio per il tramite dell’Avvocatura
dello Stato ed ha depositato memoria deducendo il difetto di giurisdizione del
giudice adito e comunque l’infondatezza nel merito del ricorso.
Alla camera di consiglio del 19 marzo 2009, la causa, iscritta al ruolo per la
discussione dell’istanza cautelare, è stata trattenuta per essere decisa in
forma semplificata, ravvisandone il Collegio la sussistenza delle condizioni
previste dall’art. 9 della legge 205 del 2000.
DIRITTO
1.- Il ricorso è inammissibile per
difetto di giurisdizione di questo giudice nella materia controversa.
Ed invero, l’art. 63 del d. lgs. n. 165 del 2001 devolve al giudice ordinario in
funzione del giudice del lavoro tutte le controversie relative ai rapporti di
lavoro alle dipendenze della PA…ancorché vengano in questione atti
amministrativi presupposti. Quando questi ultimi siano rilevanti ai fini della
decisione, il giudice li disapplica se illegittimi.”
Parte ricorrente, come illustrato anche nel corso della discussione in camera di
consiglio, reputa che il caso controverso rientri nella giurisdizione di questo
giudice, dovendo considerarsi che oggetto della controversia non è solo l’atto
direttamente lesivo dell’interesse del ricorrente in qualità di dipendente
dell’Università, ma anche la delibera del Senato accademico, atto presupposto di
macro-organizzazione.
2.- Questa prospettazione non è dal Collegio condivisa.
In tutti i casi nei quali vengono in considerazione atti amministrativi
presupposti, ove si agisca a tutela delle posizioni di diritto soggettivo in
materia di lavoro pubblico, è consentita esclusivamente l'instaurazione del
giudizio ordinario; in questo caso la pienezza della tutela è assicurata dalla
disapplicazione dell'atto e dagli ampi poteri riconosciuti al giudice ordinario
dal comma 2 dell'articolo 63 del d.lgs. 165/2001 (cfr. Cass. Civ. SS.UU., 5
giugno 2006, n. 13169).
3.- E’ pur vero, come chiarito di recente dal Tar Umbria (sentenza n. 34/2009),
che il dipendente può rivolgersi, oltre che al giudice ordinario per la tutela
dei diritti soggettivi lesi in via mediata dall’atto amministrativo presupposto,
anche al giudice amministrativo per fare valere l’interesse legittimo al
corretto esercizio dei pubblici poteri nell’adozione degli atti di
auto-organizzazione, chiedendone in questa sede l’annullamento. Tuttavia questa
ipotesi di doppia tutela nel pubblico impiego è del tutto particolare essendo
possibile solo qualora ricorra cumulativamente una duplicità di situazioni
soggettive tra di loro non sovrapponibili, entrambe lese: l’interesse alla
dichiarazione di annullamento dell’atto di organizzazione presupposto, da fare
valere davanti al giudice amministrativo onde evitare che l’atto continui a
produrre ulteriori effetti; l’interesse all’eliminazione dell’atto
specificamente lesivo del diritto soggettivo al mantenimento della posizione
lavorativa, in quanto tale tutelabile davanti al giudice ordinario.
4.- Nel caso di specie, tuttavia, non si rinviene alcuna duplicità delle
pretese, atteso che il ricorrente fa valere il suo specifico interesse alla
conservazione del posto di lavoro, impugnando anche l’atto presupposto soltanto
perché quest’ultimo si pone come antecedente logico-giuridico del decreto di
revoca alla permanenza in servizio e che esaurisce i suoi effetti lesivi proprio
nello specifico provvedimento di revoca oggetto d’impugnazione.
Il ricorso è pertanto inammissibile per difetto di giurisdizione del giudice
amministrativo e conseguente giurisdizione del giudice ordinario.
La declaratoria d’inammissibilità esime il Collegio dall’esame di merito dei
motivi di ricorso.
5.- Ciò posto, in linea con quanto chiarito di recente dal Consiglio di Stato (Sez.
VI - sentenza 13 marzo 2008 n. 1059) alla luce dei recenti arresti della Corte
costituzionale (12 marzo 2007 n. 77) e delle Sezioni Unite della Corte di
Cassazione (22 febbraio 2007 n. 4109), il Collegio è dell’avviso che il
principio della translatio iudicii sia operante anche nei rapporti tra
giudice amministrativo e giudice ordinario perché altrimenti si verificherebbe
l'inaccettabile conseguenza di un processo che si conclude con una sentenza
sulla sola giurisdizione senza decidere sull'esistenza o meno della pretesa.
Alla declinatoria di giurisdizione da parte di questo Tribunale deve pertanto
seguire il rinvio della causa al giudice ordinario, con salvezza degli effetti
sostanziali e processuali della domanda proposta davanti al giudice privo di
giurisdizione (così anche, Cons. Stato, VI Sez., 28 giugno 2007 n. 3801).
A tal fine, ai sensi dell’art. 50 c.p.c., sono dichiarati salvi gli effetti
sostanziali e processuali della domanda, disponendosi il termine di sei mesi
dalla comunicazione o, se anteriore, dalla notificazione della presente
decisione, per la riassunzione davanti al giudice ordinario.
Considerata la natura e l’esito della controversia, si compensano le spese tra
le parti.
P.Q.M.
Il Tribunale Amministrativo
Regionale per la Campania, sezione di Salerno, Sezione I, definitivamente
pronunciando sul ricorso n. 442/2009 R.G. come in epigrafe indicato, proposto da
Grillo Domenico, lo dichiara inammissibile per difetto del giudice
amministrativo.
Rimette, ai sensi dell’art. 50 c.p.c., le parti davanti al giudice ordinario
perché dia luogo al giudizio di merito nei termini indicati in motivazione.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.
Così deciso in Salerno nella camera di consiglio del giorno 19/03/2009 con
l'intervento dei Magistrati:
Sabato Guadagno, Presidente FF
Ferdinando Minichini, Consigliere
Gianmario Palliggiano, Primo Referendario, Estensore
IL PRESIDENTE
L'ESTENSORE
DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 15/05/2009
(Art. 55, L. 27/4/1982, n. 186)
IL SEGRETARIO
AmbienteDiritto.it
- Rivista giuridica - Electronic Law Review - Tutti i diritti sono riservati -
Copyright © - AmbienteDiritto.it
Testata registrata presso il Tribunale di Patti n. 197 del 19/07/2006 - ISSN
1974-9562
Vedi
altre:
SENTENZE PER ESTESO
Ritorna alle
MASSIME della sentenza - Approfondisci
con altre massime:
GIURISPRUDENZA -
Ricerca in:
LEGISLAZIONE
- Ricerca
in:
DOTTRINA
www.AmbienteDiritto.it